La Storia dei Rams

L’avventura di questa storica franchigia ebbe inizio nel lontano 1934, allorquando i St. Louis Gunners entrarono nella NFL acquistando i defunti Cincinnati Reds.
Questi ultimi avevano perso le prime otto partite, prima di essere sospesi dalla Lega per inadempimento nei pagamenti.
I St. Louis Gunners, guidati dal coach Charles ‘Chile’ Walsh, chiusero le tre ultime partite della stagione con una vittoria e due sconfitte. Anche i Gunners vennero poi estromessi dalla Lega per fallimento.

Tre anni più tardi, il 13 Febbraio 1937, la National Football League garantì una franchigia a Cleveland, fondata dalla Homer Marshman and Associates, un influente gruppo di uomini d’affari locale.
Il medesimo gruppo, nel 1936, era stato proprietario di una squadra nella rivale American Football League.
Anche quel team era conosciuto come Rams, ed aveva concluso con il secondo miglior record nella Lega (5-2-2). La nuova franchigia NFL fu invece un’entità completamente separata, poichè non vi fu alcun travaso di tecnici o giocatori dall’una all’altra squadra.

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Il logo dei Cleveland Rams

Il primo head coach dei nuovi Rams fu Hugo Bezdek; la prima partita, disputata al Cleveland Municipal Stadium il 10 Settembre, li vide soccombere per mano dei Detroit Lions, che si imposero per 28-0.
Undici giorni più tardi, i Rams vinsero il loro primo incontro, sconfiggendo in trasferta i Philadelphia Eagles con il punteggio di 21-3.
Comunque, i Rams non avrebbero segnato più di dieci punti in alcuna delle restanti partite, chiudendo con il pessimo record stagionale di 1-10.

Nel 1938, i Rams disputarono le proprie partite casalinghe allo Shaw Stadium, impianto di high school. Dopo tre sconfitte in altrettanti incontri, coach Bezdek venne silurato.
La mossa parve funzionare, poichè l’arrivo di Art Lewis in panchina coincise con tre successi consecutivi.
Ma i Rams avrebbero vinto solo una delle restanti cinque partite, terminando sul 4-7-0.

La stagione successiva vide il ritorno degli Arieti al Municipal Stadium: a mettersi in luce fu il rookie HB Parker Hall, che conquistò il titolo di MVP; per la prima volta, i Rams terminarono con un record positivo (5-5-1), sotto la guida del nuovo coach Earl “Dutch” Clark.

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Parker Hall in azione

Tuttavia, la squadra non seppe ripetersi nel 1940, chiudendo sul 4-6-1.

Nel 1941, la franchigia venne acquistata da Daniel F. Reeves e Fred Levy, Jr.
Il cambio di proprietà sembrò inizialmente giovare ai Rams, che vinsero le prime due gare stagionali, ma persero poi le restanti nove.

La stagione successiva vide entrambi i proprietari impegnati in guerra; Bob Kelley venne chiamato a dirigere la società.
Dopo tre stagioni al Municipal Stadium, i Rams decisero di disputare le proprie partite casalinghe al League Park. L’ultima stagione di Dutch Clark come allenatore capo si chiuse sul 5-6.

Nel 1943, Daniel F. Reeves rilevò le quote del socio, divendendo l’unico proprietario della franchigia. Tuttavia, a causa del conflitto in corso e della carenza di manodopera, i Rams furono costretti a sospendere l’attività.

Quest’ultima riprese nel 1944, con un roster imbottito di free agent e giocatori di scarso livello.
In ogni caso, sotto la guida di coach Buff Donelli, gli Arieti partirono alla grande, con tre vittorie in altrettante gare; tuttavia, i Rams pagarono l’inesperienza di molti dei loro giocatori, chiudendo sul 4-6.
Charlie Walsh venne promosso GM, dopo essere stato ingaggiato come assistente allenatore nel 1942. Piccola curiosità: Walsh offrì 100 $ a chiunque avesse segnalato giocatori per la franchigia.

L’anno successivo, con coach Donelli impegnato al fronte, Walsh nominò allenatore capo suo fratello Adam.
Il grande QB Bob Waterfield, draftato nel 1944, si unì alla squadra e la guidò al suo primo Divisional Championship, con un record di 9-1.
Bob (che sarebbe diventato il primo giocatore di sempre a conquistare il titolo di NFL MVP all’unanimità) lanciò per 1.609 yds, mettendo a segno 14 TD pass. Il miglior ricevitore fu Jim Benton, con 1.067 yards e otto TDs all’attivo.
Tra i momenti da ricordare in quella stagione, la sfida del Thanksgiving Day a Detroit contro i Lions, nella quale Benton ricevette dieci passaggi, conquistando ben 303 yards e guidando i Rams alla vittoria per 28-21.
La conquista del primo titolo NFL avvenne in Dicembre sul campo ghiacciato del Cleveland Municipal Stadium: i Rams sconfissero i Washington Redskins per 15-14, con la sfida nella sfida tra il giovane Waterfield ed il veterano Sammy Baugh nel ruolo di QB.

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Ma la gioia, per i tifosi di Cleveland, fu davvero effimera: l’11 Gennaio del 1946, infatti, Reeves chiese l’autorizzazione a trasferire la franchigia a Los Angeles.
Molti proprietari espressero preoccupazioni per l’aumento dei costi necessari ad affrontare le trasferte fino in California. Dando il via ad una lodevole tradizione, Reeves si offrì di pagare agli altri proprietari 5.000 $, oltre alla cauzione già esistente, in occasione delle sfide sulla West Coast contro gli Arieti.
L’accordo fu approvato, ed i Rams furono la prima squadra a trasferirsi ad Ovest.
Questo fu l’inizio di un trend che avrebbe poi riguardato altri sport professionistici, continuando per interi decenni.
Con l’arrivo dei Campioni in carica, finalmente Los Angeles avrebbe avuto una squadra professionistica di alto livello.
I nuovi Los Angeles Rams dimostrarono di saper precorrere i tempi, ingaggiando il HB Kenny Washington ed il WR Woody Strode: essi furono i primi due atleti di colore a giocare nella NFL dal 1932, anno in cui la Lega aveva bandito gli afro-americani.
Il 29 Settembre, la città di Los Angeles ospitò il primo incontro di football nello storico impianto del Memorial Coliseum, in cui si erano svolti i Giochi Olimpici del 1932. All’esordio ufficiale, i Rams vennero sconfitti dai Philadelphia Eagles per 25-14.
Dopo una vittoria ed un pareggio esterni, gli Arieti conquistarono il primo successo casalingo il 20 Ottobre contro i Detroit Lions, ma persero tre dei successivi cinque incontri, e le speranze di bissare il titolo svanirono.
I Rams terminarono la loro prima stagione in California con un record di 6-4-1.

Nel 1947, il proprietario Dan F. Reeves assunse altresì il ruolo di GM, in seguito alle dimissioni di Charlie Walsh. Anche il fratello di quest’ultimo, Adam, se ne andò, e Bob Snyder fu chiamato a sostituirlo. Sotto la sua guida, i Rams, falcidiati dagli infortuni per tutta la stagione, chiusero sul 6-6.

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Dan F. Reeves

Nel 1948, gli Arieti si presentarono ai nastri di partenza con un nuovo coach ed un nuovo look.
Quest’ultimo fu opera del HB Fred Gehrke (designer industriale) nella offseason; Gehrke aveva infatti dipinto delle corna gialle sui lati del casco.
I Rams diedero così il via ad un trend: entro il 1960, infatti, tutte le squadre (tranne una, ovvero i Cleveland Browns) avrebbero seguito l’esempio della formazione di Los Angeles, ponendo un logo od un emblema sui propri caschi.
A guidare i Rams fu chiamato Charles Shaughnessy, allorquando Bob Snyder si dimise, a soli diciannove giorni dall’inizio della stagione.
Dopo una vittoria ed un pareggio nelle prime due partite, i Rams persero quattro dei successivi cinque incontri. Ma un ottimo finale di stagione, con quattro vittorie in cinque partite, consentì ai californiani di chiudere con un record di 6-5-1.

L’anno successivo, i Rams partirono a spron battuto, vincendo le prime sei partite stagionali.
La striscia vincente culminò nel successo casalingo contro i Chicago Bears per 27-24, con un’affluenza record di 86.080 spettatori al Coliseum.
Nelle restanti partite, i Rams conquistarono due successi, pareggiarono due incontri e ne persero altrettanti.
Il record di 8-2-2 valse loro il primo titolo divisionale a Los Angeles.
A mettersi in mostra, quell’anno furono i QBs Bob Waterfield e Norm Van Brocklin (quest’ultimo rookie), oltre a Elroy ‘Crazy Legs’ Hirsch, che ricevette 22 passaggi, diventando il miglior flanker della lega.
Tom Fears, invece, mise a segno ben 77 ricezioni, per complessive 1.013 yards.
Nonostante ciò, nella finale, disputatasi a Los Angeles, su un campo pesante e sotto un vero e proprio diluvio, i Philadelphia Eagles (con un record stagionale di 11-1-0) costrinsero i Rams a soli dieci completi per 98 yards, e concessero ai losangelini sole 21 yards su corsa, conquistando il titolo con il punteggio di 14-0.

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Da sinistra a destra: Tom Fears, Bob Waterfield e Norm Van Brocklin

Nel 1950, agli ordini del nuovo coach Joe Stydahar, i Rams realizzarono qualcosa come 22 record offensivi, terminando sul 9-3.
Il gioco dei californiani era basato principalmente sui passaggi, con Hirsch e Fears quali principali terminali offensivi; i Rams non riuscirono a realizzare almeno 30 punti in sole quattro delle 12 partite di regular season; in due di esse, consecutive, i losangelini segnarono rispettivamente 70 e 65 punti!!!
I Rams dovettero scontrarsi con i Chicago Bears nel Championship della Western Division, che conquistarono con il punteggio di 24-14, assicurandosi l’accesso alla finalissima.
Quest’ultima, una delle più belle e combattute di tutti i tempi, si disputò nel gelo polare di Cleveland, e si concluse a favore dei Browns, grazie ad un FG di Lou Groza, che fissò il punteggio sul 30-28.
Piccola curiosità: i californiani, in quell’anno, entrarono ancora una volta nella storia, divenendo la prima squadra ad avere tutte le proprie partite trasmesse in televisione.

Nel 1951, i Rams decisero di cambiare la propria politica mediatica, trasmettendo unicamente i propri match in trasferta.
Dopo il ritiro di Bob Waterfield, Norm Van Brocklin divenne il QB titolare, e l’attacco dei Rams continuò ad essere il migliore della Lega.
Gli Arieti superarono la barriera dei 40 punti in sei occasioni, e conquistarono il titolo nella Western Division.
Nella finalissima NFL (la prima ad essere trasmessa in televisione), i californiani si trovarono nuovamente di fronte i Browns, ma questa volta l’incontro si disputò tra le mura amiche del Coliseum.
La partita, bloccata sul 17-17, prese la svolta decisiva quando Van Brocklin imbeccò Tom Fears con una bomba da 73 yds, che diede ai Rams la vittoria per 24-17, ed alla Città degli Angeli il primo titolo in uno sport professionistico.

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L’anno successivo, dopo una sconfitta per 37-7 all’esordio, rimediata a Cleveland contro i Browns, coach Stydahar si dimise improvvisamente; al suo posto, venne chiamato Hampton Pool.
Sotto la sua guida, i Rams persero due partite su tre, tentando di prendere confidenza con un nuovo sistema di gioco.
Tuttavia, dopo il necessario rodaggio, gli Arieti innestarono tutte le marce, e vinsero le ultime otto partite stagionali. Ciò li portò a doversi giocare il titolo divisionale con i Detroit Lions, che però si imposero con il punteggio di 31-21.

Nel 1953, i Rams realizzarono l’eccellente record di 8-3-1, terminando al terzo posto nella Western Division. Quelle tre sconfitte furono decisive, poichè soli otto punti di differenza non consentirono loro di aggiudicarsi il titolo divisionale.

Il 1954 vide l’abbandono di Pool e dell’intero coaching staff, dopo un deludente 6-5-1. A prendere le redini della squadra fu chiamato Sid Gillman, allenatore dell’Università di Cincinnati.
Sotto la guida del nuovo coach, i Rams, grazie ad una difesa solida ed ai FG di Les Richter (record di 8-3-1 in stagione), vinsero nuovamente la loro Division nel 1955, ma furono sconfitti in finale dai Cleveland Browns (anch’essi con il medesimo record stagionale) per 38-14 al Coliseum.
Una piccola nota di colore: Richter era assurto agli onori delle cronache nel 1952, allorquando i Dallas Texans l’avevano ceduto ai Rams in cambio di ben undici giocatori!!!

Nel 1956, dopo aver vinto la prima partita stagionale, i Rams precipitarono, perdendo ben otto dei successivi nove incontri, terminando col record di 4-8, il primo di segno negativo dal loro sbarco a Los Angeles.

Il 1957 vide Pete Rozelle, già pubblicista dei Rams, assumere le funzioni di GM.
La squadra giocò in modo altalenante e mediocre, e concluse la stagione sul 6-6.
Degna di menzione fu la partita interna contro i San Francisco 49ers, vinta per 37-24 davanti a ben 102.368 spettatori (record di affluenza in regular season).

Prima dell’inizio della stagione 1958, i contrasti tra coach Gillman e Norm Van Brocklin si acuirono sempre più. Ciò portò “Dutch” a trasferirsi agli Eagles nell’ambito di una trade con Philadelphia; il suo posto fu preso da Bill Wade, che infranse numerosi record di franchigia in termini di passaggio, ed i Rams conclusero la stagione con un solido 8-4.

Nel 1959, nonostante le eccellenti prestazioni del FB Ollie Matson, i Rams faticarono notevolmente, e realizzarono il loro peggior record dal 1937 (2-10).
Al termine di quella deludente stagione (nella quale i Rams persero tutte le ultime otto partite), Sid Gillman si dimise.

Nel 1960, Pete Rozelle venne nominato Commissioner della NFL, in seguito alla morte di Bert Bell.
Rozelle avrebbe ricoperto l’incarico per quasi 30 anni, rendendo la NFL la più grande Lega sportiva professionistica al mondo, e divenendo altresì uno degli uomini più potenti nella storia dello sport.

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Pete Rozelle, prima GM dei Rams ed in seguito Commissioner della Lega

Un grande ex, il WR Elroy “Crazy Legs” Hirsch, venne nominato GM dei Rams. La sua prima mossa fu quella di ingaggiare l’ex QB Bob Waterfield come nuovo head coach, sperando di tornare agli antichi fasti.
Pia illusione: i Rams, infatti, chiusero la stagione sul 4-7-1.

I Rams seppero fare di peggio l’anno successivo: dopo aver ceduto Bill Wade, Del Shofner e John Guzik ai Chicago Bears, in cambio di due giocatori ed una scelta nel draft, i californiani terminarono con un terrificante 4-10.

Nel 1962, gli Arieti ebbero due delle prime tre scelte, con le quali selezionarono il QB Roman Gabriel ed il DT Merlin Olsen. Entrambi sarebbero divenuti due autentiche bandiere dei Rams nei successivi 10 anni.
Ma la loro prima stagione fu assolutamente da dimenticare, poichè si concluse con un terribile 1-12-1.

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Roman Gabriel

Nella stagione seguente, dopo una partenza con cinque sconfitte consecutive, Roman Gabriel si riprese il posto da titolare in cabina di regia, e, nelle ultime nove gare, guidò i suoi ad un parziale di 5-4.
Quell’anno vide altresì l’acquisto di Rosey Grier dai New York Giants.
Grier, insieme a Merlin Olsen, Deacon Jones e Lamar Lundy, avrebbe dato vita alla leggendaria Fearsome Foursome, una delle più forti linee difensive di ogni tempo.

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The Fearsome Foursome

Nel 1964, Deacon Jones realizzò il record (non ufficiale) di sack stagionali nella Lega, mettendone a segno ben 22.
La difesa dei Rams salì alla ribalta, ma i californiani chiusero con un deludente 5-7-2.

Nella stagione 1965, dopo aver vinto solo una delle prime dieci partite, i Rams si aggiudicarono tre delle ultime quattro sconfiggendo le migliori formazioni di ognuna delle Conference NFL.
Il coach Harland Svare venne licenziato alla fine della stagione.

In esito ad un contenzioso giudiziario, nel 1966 George Allen venne liberato da George Halas dal suo incarico di assistant coach dei Chicago Bears, divenendo così il nuovo allenatore capo dei Rams.
Sotto la sua guida, gli Arieti fecero progressi, e misero fine ad una striscia perdente durata sette stagioni, con un record di 8-6.

Nel 1967, la NFL passò a quattro Division.
I Rams, dopo aver vinto le prime tre gare, subirono la prima ed unica battuta d’arresto in regular season per mano dei 49ers, che li sconfissero al Coliseum per 27-24.
Dopo due pareggi consecutivi, i Rams vinsero le ultime otto partite, e conquistarono il titolo della neonata Coastal Division, con un record finale di 11-1-2.
Tuttavia, nel Championship della Western Conference, i Rams vennero sconfitti per 28-7 dai Packers, nella “Frozen Tundra” di Green Bay.

L’anno seguente, guidati dalla Fearsome Foursome, i Rams realizzarono un record per minor numero di yard concesse agli avversari in una stagione di 14 incontri, concludendo con un impressionante 10-3-1, e terminando al secondo posto nella Coastal, alle spalle dei Baltimore Colts (13-1-0).

I Rams tornarono alla vittoria nella Division nel 1969, con un record di 11-3-0, trascinati da Roman Gabriel (24 TD pass) e dalla Fearsome Foursome, ma furono poi sconfitti nella finale di Conference dai Minnesota Vikings per 23-20.

Come è noto, la NFL e la AFL si fusero nel 1970: i team della NFL divennero la National Football Conference (NFC), mentre quelli della AFL divennero l’American Football Conference (AFC).
Ogni Conference era costituita da tre Division. La vincente di ogni Division, oltre ad una wild card per ogni Conference, sarebbe andata ai playoff.
I Rams cominciarono la nuova era della NFL con un ottimo 9-4-1, che valse loro, però, solo il secondo posto nella NFC West.
Al termine di quella stagione, il contratto di coach Allen non venne rinnovato, e l’allenatore si trasferì ai Washington Redskins.

Il 15 Aprile 1971, i Rams subirono una perdita dolorosissima: Dan F. Reeves, il loro patriarca, fu stroncato dal cancro.
William A. Barnes, suo amico di vecchia data e socio in affari, divenne Presidente e General Manager.
I Rams, guidati dal nuovo coach, Tommy Prothro, dovettero affrontare il calendario più duro di tutta la Lega, chiudendo sull’8-5-1 (secondo posto nella NFC West).

Nel 1972, con un’operazione entrata nella storia, Carroll Rosenbloom, proprietario dei Baltimore Colts, cedette la franchigia del Maryland a Robert Irsay in cambio dei Rams!!! Irsay aveva acquistato gli Arieti poco prima che Dan Reeves morisse. Il trasferimento fu completato, e ne venne dato l’annuncio il 14 Luglio.
Rosenbloom, il proprietario di maggior successo nel ventennio precedente, portò con sè a Los Angeles anche Don Klosterman, GM di Baltimore.
Al termine della stagione, conclusasi con un record di 6-7-1, tutto il coaching staff venne licenziato.

Il 1973 vide il ritorno dei Rams al blu classico della loro uniforme.
Roman Gabriel venne ceduto ai Philadelphia Eagles, ed il nuovo allenatore capo, Chuck Knox (prima assistant coach dei Lions) guidò i Rams, con John Hadl (ex San Diego Chargers) in cabina di regia, al titolo della Western Division, con un record di 12-2-0.
I Rams uscirono dai playoff per mano dei Dallas Cowboys, che li sconfissero per 27-16.

Nel 1974, dopo un inizio con tre vittorie e due sconfitte, i Rams cedettero John Hadl a Green Bay in cambio di cinque scelte nel draft, il che suscitò non poco scalpore nel mondo del football.
I Rams tornarono a vincere la propria Division con un record di 10-4-0, guidati da James Harris (backup di Hadl), il primo quarterback afroamericano, dal secondo dopoguerra in avanti, ad essere stabilmente titolare.
La franchigia losangelina sconfisse i Redskins di George Allen nei playoff (19-10 al Coliseum).
Una settimana più tardi, tuttavia, gli Arieti persero il titolo della NFC contro Minnesota per 14-10, ed i Vichingi staccarono il biglietto per il Superbowl IX.

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James Harris

L’anno successivo, i Rams vinsero nuovamente il titolo della Western Division, con un record di 12-2-0 e la migliore difesa della NFC (guidata dal mitico Jack Youngblood), che concesse soli 135 punti nelle 14 gare disputate in stagione.
Sconfissero i St. Louis Cardinals nei playoffs, ma persero ancora il Championship della NFC: stavolta fu la difesa dei Dallas Cowboys a limitare i Rams, concedendo loro sole 22 yards su corsa e mettendo a segno ben tre intercetti, vincendo infine per 37-7.

Nel 1976, a causa di infortuni al titolare, il posto di QB fu preso da Pat Haden. L’attacco non ne risentì, mettendo a segno ben 351 punti, record della NFC.
I californiani, comunque, conquistarono ancora una volta il titolo divisionale, con un record di 10-3-1.
Batterono i Dallas Cowboys nei playoff, ma vennero nuovamente sconfitti dai Vikings nel Championship della NFC, col punteggio di 24-13.

Il 1977 vide l’arrivo del mitico QB Joe Namath, che però giocò pochissimo a causa dei molti infortuni.
Nonostante la riduzione di capienza del Coliseum (da 91.038 a 71.039 posti!!!), i Rams conquistarono il loro quinto titolo divisionale consecutivo, con un record di 10-4-0, ma ancora una volta trovarono sul loro cammino i Vikings, che li estromisero dai playoff, sconfiggendoli per 14-7 a Los Angeles.

Nel 1978, la stagione venne prolungata a 16 partite, con l’aggiunta di una wild card supplementare per ciascuna Division. La vincente di ogni Division, col miglior record, avrebbe ricevuto un bye per il primo turno di playoff.
Con Chuck Knox in procinto di abbandonare Los Angeles per trasferirsi a Buffalo ed allenare i Bills, i californiani richiamarono George Allen, che venne però silurato nella preseason.
Fu Ray Malavasi a condurre i Rams al loro sesto titolo divisionale consecutivo, con l’impressionante record di 12-4-0.
Gli Arieti giunsero al Championship NFC dopo aver sconfitto i Vikings per 34-14 al Coliseum, ma trovarono sulla loro strada i Dallas Cowboys, dai quali vennero a loro volta battuti per 28-0.

Il 2 Aprile 1979, il proprietario Carroll Rosenbloom morì, e fu la vedova, Georgia Frontiere, a succedergli.
I Rams furono decisamente incostanti, e nelle prime undici partite collezionarono cinque vittorie e sei sconfitte.
Un infortunio a Pat Haden costrinse l’inesperto Vince Ferragamo a scendere in campo. Ma i Rams conquistarono quattro successi di fila, assicurandosi anche il settimo titolo consecutivo nella Western Division con un ottimo 9-7.
Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul cammino dei Rams nei playoff: nonostante ciò, i californiani giocarono un football davvero ispirato, sconfiggendo i Cowboys per 21-19 a Dallas.
La principale spinta venne ai Rams da Jack Youngblood, che disputò quella partita con una fibula fratturata!!!

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Jack Youngblood, difensore da Hall of Fame

Una settimana più tardi, i californiani vinsero il titolo della propria Conference battendo i Tampa Bay Buccaneers per 9-0, e si assicurarono l’accesso al Grande Ballo.
Alla loro prima apparizione al Super Bowl, gli sfavoritissimi californiani sorpassarono i Pittsburgh Steelers per 19-17 nell’ultimo quarto, venendo però alla fine sconfitti per 31-19.

Nel 1980, trasferitisi all’Anaheim Stadium per le partite casalinghe, i Rams, dopo aver perso i primi due incontri, si ripresero alla grande, chiudendo col record di 11-5.
Quest’ultimo, però, non fu sufficiente per conquistare il titolo divisionale, ed i Rams furono costretti a lottare per una Wild Card, venendo però sconfitti per 34-13 dai Cowboys a Dallas.

L’anno successivo, Wendell Tyler corse per 1.074 yards, pareggiando il record di franchigia di Elroy Hirsch di 17 TDs in una singola stagione. Ciò nonostante, i Rams faticarono decisamente, e fallirono l’appuntamento con la postseason per la prima volta in nove anni, terrminando sul 6-10.

Nel 1982, prima dell’inizio della stagione, i Rams acquisirono Bert Jones dai Baltimore Colts. Ma il nuovo arrivato fu da subito in difficoltà, e gli Arieti erano fermi sullo 0-2 quando la NFL scese in sciopero.
Alla ripresa dell’attività, due mesi più tardi, Jones non fece molto meglio, e dovette gettare la spugna dopo che la sua squadra giunse sull’1-4.
Con una vittoria e cinque sconfitte, i Rams fecero ritorno al Coliseum per la prima volta in tre anni, per affrontare i Raiders, alla loro prima stagione in quel di Los Angeles. Al termine di una gara combattutissima, furono i Predoni ad imporsi per 37-31.
Una settimana più tardi, Vince Ferragamo lanciò per 509 yards all’Anaheim contro i Chicago Bears, seconda migliore prestazione nella storia della Lega, che però non servì ai Rams, nuovamente sconfitti.
L’ultima vittoria giunse una settimana dopo, ma i Rams terminarono sul 2-7, il peggiore record della NFC. Al termine della stagione, coach Malavasi fu licenziato.

Nel Febbraio 1983, Georgia Frontiere assunse l’ex allenatore di USC, John Robinson; al contempo, il front office studiò una dozzina di trade nella offseason, ed il grande Eric Dickerson venne selezionato al primo giro del draft. John Robinson introdusse un nuovo attacco (single back) ed una nuova difesa (3-4-4): i Rams terminarono sul 9-7, sufficiente per giocarsi una Wild Card.
I Rams sconfissero per l’ennesima volta i Cowboys a Dallas per 24-17, ma vennero poi battuti, al turno successivo, dai Washington Redskins, col pesantissimo punteggio di 51-7.

Nella stagione successiva, guidati da Dickerson (che stabilì il record, tuttora imbattuto, di 2.105 yds corse in regular season), i Rams giunsero nuovamente ai playoff, con un eccellente 10-6.
Nella sfida di Wild Card (prima partita in postseason all’Anaheim Stadium), i Rams vennero sconfitti dai New York Giants per 16-13, davanti ad oltre 67.000 spettatori.

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Eric Dickerson, uno dei più forti RBs di sempre

Nel 1985, con un reparto difensivo migliorato e special team determinanti, i Rams tornarono alla vittoria nella NFC West, con un record di 11-5.
Tra i molti momenti da ricordare, la straordinaria prestazione di Ron Brown nella Week 12 contro i Packers; il giocatore fece esplodere l’Anaheim Stadium riportando in meta due kickoff, eguagliando il record di Lega.
Nel Divisional Playoff, i Rams strapazzarono i Dallas Cowboys per 20-0, conquistando la prima vittoria all’Anaheim nella postseason, con Eric Dickerson che realizzò il nuovo record di yarsa su corsa nei playoff (248). Ma una settimama più tardi, i Rams furono gli agnelli sacrificali degli inarrestabili Bears, che li batterono 24-0 a Chicago nel Championship NFC.

Il 1986 vide l’arrivo del rookie QB Jim Everett dagli Houston Oilers, prima dell’inizio della stagione.
Everett fece il proprio debutto nella Week 10: nonostante i suoi TD passes, i Rams vennero sconfitti 30-28 davanti al proprio pubblico, per mano dei New England Patriots.
Jim fu titolare nelle ultime cinque partite stagionali, vincendo le prime tre prima di venire sconfitto all’overtime da Dan Marino ed i suoi Miami Dolphins.
I Rams persero anche l’ultimo incontro stagionale, ma con un record di 10-6 giunsero ai playoff per la quarta volta consecutiva.
Nell’incontro di Wild Card, disputato in trasferta contro i Redskins, i Rams dovettero cedere per 19-7: quello fu un colpo veramente duro per Jim Everett, alla sua prima partita di playoff da professionista.

Nel 1987, i Rams persero le prime due partite stagionali, prima che uno sciopero dei giocatori costringesse la NFL ad utilizzare dei rimpiazzi. Le riserve dei Rams vinsero una partita e ne persero due.
Quando i titolari rientrarono, le cose non andarono meglio: la squadra passò sull’1-5 con una sconfitta per 30-17 a Cleveland contro i Browns. Ma il colpo di grazia giunse pochi giorni dopo, quando i Rams cedettero Eric Dickerson agli Indianapolis Colts, nell’ambito di una trade che coinvolse tre squadre, e che fece acquisire ai Rams sei scelte al draft.
I Rams persero le successive due partite e giunsero sull’1-7, ma vinsero cinque incontri di fila, con Charles White a riempire il vuoto lasciato da Dickerson, tanto da conquistare il titolo NFL di miglior runner, correndo per ben 1.374 yards.
Gli Arieti mancarono l’appuntamento con i playoff, terminando col record negativo di 6-9.

I californiani cominciarono benissimo la stagione 1988, vincendo le prime quattro partite. Dopo averne conquistate tre delle successive cinque, i Rams si piazzarono al primo posto, con un record di 7-2. Tuttavia, quattro sconfitte di fila misero a repentaglio il primato e l’accesso alla postseason.
Ma i Rams seppero rimettersi in carreggiata, e con tre successi consecutivi ed un record di 10-6 si giocarono una Wild Card in casa dei Vikings, i quali però non diedero loro scampo e li sconfissero per 28-16.

Nel 1989, i Rams partirono nuovamente a spron battuto, vincendo le prime cinque partite stagionali, tra le quali una vittoria esterna contro i 49ers.
Tuttavia, come nella precedente stagione, gli Arieti persero i successivi quattro incontri; ancora una volta, i Rams dovettero recuperare per agganciare i playoff, vincendo sei delle ultime partite e dovendo lottare per una Wild Card.
Quest’ultima venne ottenuta battendo gli Eagles a Philadelphia per 21-7.
Una settimana dopo, i Rams sconfissero i New York Giants in overtime: Flipper Anderson ricevette un lunghissimo TD pass di Jim Everett, che ammutolì il pubblico di Meadowlands e mandò i Rams a San Francisco per il Championship.
Quella partita, però, non ebbe storia: i 49ers si imposero con un eloquente 30-3.

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Jim Everett in azione

Alla vigilia della stagione 1990, i Rams venivano considerati tra i favoriti per il Super Bowl. Ma una partenza sull’1-4 riportò tutti coi piedi per terra.
A differenza di quanto accaduto in precedenti stagioni, i Rams non rimontarono; al momento di sfidare i 49ers a San Francisco, le speranze di postseason degli Arieti non erano del tutto svanite (3-7).
In un impeto di orgoglio, i Rams inflissero alla formazione della Baia l’unica sconfitta stagionale, ma conclusero con un deludente 5-11.

Nel 1991, i Rams partirono con un 1-3. Vincendo le successive due partite, si portarono sul 3-3.
Ma quelle furono le ultime vittorie della stagione, dato che gli Arieti persero tutti e dieci i restanti incontri, chiudendo con un allucinante 3-13.
Al termine della stagione, John Robinson venne silurato, ed al suo posto venne richiamato l’ex coach Chuck Knox.

Dopo un’assenza di 15 anni, nei quali aveva allenato i Buffalo Bills ed i Seattle Seahawks, Knox ritornò ai Rams, e la sua giovane squadra mostrò qualcosa di buono, terminando sul 6-10.
Il momento migliore fu la gara del 15 Novembre a Dallas, allorquando i Rams inflissero ai Cowboys la loro unica sconfitta casalinga stagionale.

Il 1993 vide l’arrivo, dall’Università di Notre Dame, di un interessante rookie HB, un certo Jerome Bettis: quello che sarebbe divenuto “The Bus” mostrò da subito le sue qualità, guadagnandosi il titolo di Offensive Rookie of the Year, correndo per 1.429 yards.
Tuttavia, i Rams fecero un passo indietro, chiudendo col record negativo di 5-11.

Prima dell’avvio della stagione 1994, i Rams cedettero Jim Everett ed ingaggiarono il QB Chris Miller dagli Atlanta Falcons. Questo fu un altro cambiamento che suscitò le preoccupazioni dei tifosi.
Stante il calo di affluenze all’Anaheim Stadium, le voci di un trasferimento della franchigia cominciarono a diffondersi.
Nel bel mezzo di quella che sarebbe stata una stagione da 4-12, dalle ipotesi si passò ai fatti: la proprietaria Georgia Frontiere annunciò ufficialmente le proprie intenzioni di voler abbandonare la California.
La vigilia di Natale, meno di 30.000 tifosi si presentarono all’ultima gara dei Rams all’Anaheim Stadium, nella quale i padroni di casa furono sconfitti per 24-21 dai Washington Redskins.
Dopo qualche iniziale resistenza, il trasferimento venne approvato dagli altri proprietari della NFL, ponendo così fine ai 49 anni di storia dei Rams a Los Angeles.
Ma la Città degli Angeli, pochi mesi più tardi, dovette subire un altro brutto colpo: i Raiders di Al Davis, infatti, fecero ritorno nella loro città natale di Oakland, lasciando il secondo mercato televisivo del Paese senza alcuna franchigia NFL.

Nel 1995, pertanto, i Rams entrarono ancora una volta nella storia, come il primo team della NFL a spostarsi dall’Ovest all’Est.
La città di St. Louis, Missouri, era stata abbandonata dai Cardinals nel 1988; vennero mantenuti il logo, la divisa ed i colori della franchigia (anche se il giallo sarebbe poi divenuto oro, e si sarebbe passati ad un blu più intenso).
In attesa dell’inizio di stagione, fervevano i lavori per la costruzione di un nuovo impianto al coperto, dove i Rams avrebbero disputato le proprie partite casalinghe, nel centro di St. Louis.
Nonostante gli sforzi, il nuovo Trans World Dome (oggi Edward Jones Dome) non fu approntato in tempo, ed i Rams furono costretti a ripiegare sul Busch Stadium per le prime due gare interne.
Dopo aver sconfitto i Packers a Green Bay per 17-14 il 3 Settembre, i Rams tornarono a casa per la loro prima partita ufficiale a St. Louis.
L’entusiasmo dei fans era alle stelle, dopo sette anni avrebbero potuto tifare per una nuova squadra, ed il Busch Stadium registrò il tutto esaurito; il team non tradì le attese, battendo i New Orleans Saints col punteggio di 17-13. I Rams vinsero anche le successive due partite, con un parziale positivo di 4-0.
Dopo la sconfitta esterna per 21-18 contro i Colts, gli Arieti inaugurarono il Trans World Dome affrontando gli Atlanta Falcons, e lo fecero nel migliore dei modi, imponendosi per 21-19.
Giunti sul 5-1, arrivò il momento della verità per i Rams: la sfida contro i San Francisco 49ers. Sfortunatamente per gli Arieti, quella partita mostrò tutte le loro debolezze, delle quali costituì piena prova l’impietoso risultato di 44-10 in favore dei californiani.
Sul 5-2, i Rams erano ancora in corsa per i playoff, ma la sconfitta contro i ‘Niners fu solo l’inizio di una pesante striscia perdente: gli Arieti, infatti, vinsero solo due delle restanti nove partite, chiudendo con un deludente 7-9.

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Uno scorcio dell’Edward Jones Dome

Nel 1996, i Rams diedero una scossa alla squadra, cedendo gli scontenti Jerome Bettis e Shawn Gilbert.
Per rimpiazzare “The Bus”, gli Arieti pescarono nel draft la stella di Nebraska, Lawrence Phillips.
L’esordio stagionale fu positivo, con una vittoria per 26-16 contro i Cincinnati Bengals al Trans World Dome. Ma i Rams persero le successive quattro partite, con un Phillips in evidente difficoltà al suo primo anno da pro.
Dopo una vittoria contro i Jacksonville Jaguars, i Rams continuarono a faticare, con un parziale di 3-9. La squadra vinse tre delle ultime quattro gare, concludendo con un record negativo di 6-10.
Il coach Rich Brooks venne silurato al termine della stagione, nella quale Phillips corse per sole 632 yards, mettendo a segno quattro TDs.

Il 1997 vide l’arrivo di Dick Vermeil (che nel 1981 aveva guidato i Philadelphia Eagles al Super Bowl) come allenatore capo, oltre ad un completo rinnovamento del coaching staff.
Una delle prime mosse del nuovo coach fu quella di pescare nel draft l’OT Orlando Pace, che avrebbe costituito la pietra angolare sulla quale costruire una forte linea offensiva.
I Rams di Vermeil vinsero all’esordio contro i New Orleans Saints per 38-24. Ma la striscia positiva non durò a lungo, poichè i Rams persero dieci delle successive undici partite.
Ancora una volta, i Rams disputarono un buon finale di stagione, aggiudicandosi tre degli ultimi quattro incontri e chiudendo sul 5-11.

Nella offseason, i Rams furono costretti a rilasciare Lawrence Phillips, e non solo per le sue scarse prestazioni sul campo.
Alla partenza del campionato 1998, i problemi dei Rams continuarono, con un record finale di 4-12.
Al termine della loro nona stagione perdente consecutiva, gli Arieti rilasciarono Tony Banks, QB troppo incline ai turnover.

Molti esperti, alla vigilia della stagione 1999, pensavano che, con un QB sconosciuto, i Rams avrebbero vissuto la loro decima stagione negativa; Dick Vermeil veniva considerato un coach incapace, che aveva fatto ormai il suo tempo.
Guidati dal backup QB Kurt Warner (chiamato a sostituire l’infortunato titolare, Trent Green), i Rams partirono col piede giusto, vincendo le prime tre partite e realizzando ben 100 punti.
Nessuno prendeva i Rams sul serio, specie a pochi giorni dalla sfida contro i San Francisco 49ers, squadra che li aveva in precedenza ridicolizzati, e che gli Arieti non battevano da ben nove anni.
Non solo i Rams vinsero quell’incontro, ma il sonante 42-20 costrinse il pubblico e gli addetti ai lavori ad annotarsi il nome del QB degli Arieti.

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Kurt Warner

Due vittorie consecutive portarono i Rams ad un incredibile 6-0.
Nella Week 7, i Rams persero la loro prima partita stagionale per 24-21 in trasferta contro i Titans. Vennero sconfitti nuovamente una settimana più tardi a Detroit, con i Lions che si imposero per 31-27.
Quando tutti cominciavano a pensare che i Rams stessero tornando alle vecchie abitudini, la squadra si riprese alla grande, vincendo le successive sette gare e realizzando il miglior record della NFC.
Warner venne nominato MVP, lanciando per ben 4.353 yards e 41 TD passes; Marshall Faulk fu l’Offensive Player Of the Year, con 2.429 yards di total offense.

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Marshall Faulk in azione

A Dick Vermeil fu attribuito il titolo di Coach Of the Year, dimostrando che i vecchietti avevano ancora qualcosa da dire.
I Rams persero l’ultima partita stagionale, peraltro ininfluente, e giunsero ai playoff per la prima volta in dieci anni, con un eccellente record di 13-3.
Il 16 Gennaio 1999, la città di St. Louis ospitò per la prima volta una partita di postseason, che vide i Rams opposti ai Minnesota Vikings nel Divisional Playoff.
I due migliori attacchi della Lega battagliarono per tutto il pomeriggio, ed alla fine furono gli Arieti a spuntarla, con un impressionante 49-37.
A differenza di quanto accaduto contro i Vikings, il Championship NFC fu una sfida tra difesa ed attacco, dato che i Rams si trovarono di fronte il miglior reparto difensivo della Conference, quello dei Tampa Bay Buccaneers.
Non solo l’attacco, ma anche la difesa degli Arieti seppe farsi valere.
Verso la fine dell’ultimo quarto, i Rams si trovavano ancora in svantaggio per 6-5, quando Kurt Warner pescò libero il WR Ricky Proehl con un TD pass da 31 yds, che li portò in vantaggio per 11-6.
I Bucs si rifecero sotto, e sembravano in buona posizione per segnare il TD della vittoria, ma un passaggio decisivo in situazione di 3° down venne giudicato incompleto dopo l’instant replay. Nel gioco successivo, i Rams fermarono definitivamente i Buccaneers, e staccarono il biglietto per il Super Bowl XXXIV.

La prima finalissima del nuovo millennio ebbe luogo ad Atlanta, ed i Rams si trovarono nuovamente di fronte i Tennessee Titans.
A differenza di quanto accaduto in regular season, la partita si sarebbe giocata al coperto, la condizione prediletta dai Rams.
Questi ultimi conducevano per 16-0 nel terzo quarto, quando i Titans si rifecero sotto con un TD allo scadere della penultima frazione di gioco.
Dopo aver fallito una conversione da due punti, i Titans continuarono a giocare bene, giungendo al pareggio a 2’15” dalla fine del match.
La partita sembrava indirizzata sui binari dell’overtime, ma i Rams passarono nuovamente in vantaggio con un autentico missile da 73 yards, lanciato da Kurt Warner e ricevuto da Isaac Bruce, che portò gli Arieti a condurre per 23-16, con 1’54” sul cronometro. La partita era ben lungi dall’essere finita, ed i Titans continuarono a guadagnare terreno.
A 7″ dalla fine, partendo dalle 7 yds dei Rams, i Titans avevano ancora una possibilità di pareggiare. Steve McNair imbeccò Kevin Dyson a tre yards dalla end zone, ma quando il TD sembrava ormai cosa fatta, Mike Jones placcò l’avversario a pochi centimetri dalla goal line, ed il tempo scadde.
I St. Louis Rams divennero così Campioni del Mondo; Kurt Warner completò il suo lungo viaggio dall’anonimato al titolo di MVP del Super Bowl, e Dick Vermeil si ritirò (temporaneamente, dato che divenne poi head coach dei Kansas City Chiefs) con il Vince Lombardi Trophy tra le mani.

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Agli ordini del nuovo coach Mike Martz (in precedenza Offensive Coordinator di Dick Vermeil), nel 2000 i Rams vinsero le prime sei partite stagionali, realizzando 37 o più punti in ognuna di esse. Ma a preoccupare era la difesa, che concesse almeno 20 punti a partita.
La prima sconfitta stagionale giunse a Kansas City contro i Chiefs, che si imposero per 54-34, e ad aggravare la situazione vi fu la frattura ad un dito riportata da Kurt Warner.
Gli Arieti vinsero solo tre delle successive otto partite, nonostante le eccellenti prestazioni dell’Offensive Player of the Year, Marshall Faulk, del backup QB Trent Green, e di Kurt Warner, al suo rientro.
Il problema maggiore era rappresentato dal reparto difensivo, che concedeva più di 30 punti a partita.
La squadra giunse all’ultima giornata sul 9-6, ed aveva assoluto bisogno di vincere a New Orleans per aggiudicarsi l’ultimo posto disponibile per i playoff.
I Rams la spuntarono per 26-21, ed una settimana dopo affrontarono nuovamente i Saints nella sfida di Wild Card: la difesa porosa degli Arieti concesse la bellezza di 31 punti, ed un coraggioso Warner non riuscì a condurre al successo i suoi, che furono sconfitti col punteggio di 31-28.

Dopo una stagione nella quale la difesa aveva affossato la squadra, nel 2001 il reparto venne completamente rivoluzionato; Lovie Smith divenne il nuovo Defensive Coordinator, e sette dei dodici titolari vennero rimpiazzati.
La difesa mostrò evidenti progressi, ed i Rams partirono con sei vittorie e nessuna sconfitta.
Una battuta d’arresto giunse inaspettata in casa, con la sconfitta per 34-31 contro i New Orleans Saints.
I Rams si aggiudicarono le succesive due partite, prima di venire sconfittti dai Buccaneers in un combattutissimo Monday Night.
Gli Arieti rialzarono immediatamente la testa, vincendo le ultime sei partite stagionali, chiudendo con un incredibile 14-2; Marshall Faulk vinse per la terza volta consecutiva il titolo di Offensive Player of the Year, e Kurt Warner fu MVP per la seconda volta in tre anni.
Il sentiero verso il Super Bowl era tracciato; ciò di cui i Rams avevano bisogno erano due vittorie casalinghe.
I primi avversari furono i Green Bay Packers, e tutti si aspettavano una grande sfida tra gli attacchi: invece, i Rams dominarono su entrambi i fronti, forzando ben sei turnovers e chiudendo con un sonante 45-17.
Nel Championship NFL, i Rams sconfissero i Philadelphia Eagles per 29-24 e volarono al Grande Ballo di New Orleans.
Gli Arieti avevano il favore dei pronostici, e venivano accreditati di ben 14 punti di vantaggio. Ma la sorpresa era dietro l’angolo: l’attacco dei Rams faticò decisamente, e la fine del terzo quarto vedeva i Patriots avanti per 17-3.
Nell’ultima frazione, i Rams si risvegliarono, e con due TDs impattarono il punteggio sul 17-17.
Con 2′ sul cronometro, l’inerzia era tutta dalla parte dei Rams, ed i supplementari sembravano ormai scontati.
Tuttavia, la difesa di St. Louis permise ai Patriots di entrare in raggio da FG, che Adam Vinatieri mise a segno, ponendo fine all’incontro e dando inizio alla dinastia di New England.

Gli strascichi negativi della sconfitta nel Super Bowl si fecero decisamente sentire, dato che i Rams persero le prime quattro partite della stagione 2002. Ad aggravare una situazione già pesante, si aggiunse la frattura alla mano di Kurt Warner.
Con Jamie Martin in cabina di regia, i Rams precipitarono sullo 0-5, dopo essere stati sconfitti per 37-13 in trasferta dai San Francisco 49ers.
Nella sfida della Week 6 contro gli imbattuti Oakland Raiders, i Rams decisero di affidarsi ad un altro quarterback, Marc Bulger, sperando di dare una svolta positiva alla stagione.
Con grande sorpresa, Bulger guidò la squadra a cinque vittorie consecutive, cominciando con un 28-13 contro i Predoni.
Sul 5-5, i Rams erano tornati improvvisamente in corsa per la postseason, e Kurt Warner tornò in azione tempestivamente, dato che anche Bulger aveva riportato un infortunio alla mano.
Ma Warner continuò a faticare, ed i Rams persero due partite consecutive, prima che una frattura da stress ponesse fine alla stagione di Kurt.
Il Rookie Of the Year del 2001 non aveva vinto nemmeno una partita in sette apparizioni nel 2002, lanciando soli tre TD passes e ben undici intercetti.
Le cose peggiorarono ulteriormente la settimana successiva, allorquando i Rams (con Jamie Martin nel ruolo di QB) vennero maltrattati dai Chiefs, che si imposero per 49-10. Bulger ritornò una settimana più tardi, e migliorò il suo record come titolare, passando a 6-0. Ma la sua striscia positiva si arrestò sette giorni dopo, quando i Rams vennero sconfittti in trasferta dai Seattle Seahawks per 30-10.
Nell’ultimo Monday Night della stagione, Jamie Martin fu protagonista di un’eccezionale rimonta nell’ultimo quarto contro i 49ers. Tuttavia, i Rams chiusero con un deludente record di 7-9.

Nel 2003, dopo un anno di infortuni, Kurt Warner ritornò finalmente nello schieramento titolare dei Rams; gli Arieti esordirono in trasferta contro i New York Giants. Warner apparve fuori fuori forma sin da subito, commettendo qualcosa come sei fumble e subendo altrettanti sack: l’incontro vide il successo dei padroni di casa per 20-13. Warner riportò anche un trauma cranico, che lo fece finire in panchina e diede una chance al suo backup, Marc Bulger.
Con quest’ultimo alle spalle del centro, i Rams si ripresero, vincendo quattro delle successive cinque gare. Quando Warner fu di nuovo in grado di giocare, aveva però perso il posto in favore di Bulger, ormai saldamente ai comandi di un attacco esplosivo, nonostante l’assenza di Marshall Faulk per cinque turni a causa di un infortunio al ginocchio.
Addirittura, fu lo stesso Warner a suggerire che Bulger rimanesse titolare, per evitare controversie.
Nonostante due sconfitte ad inizio stagione, i Rams giocarono un football solido, chiudendo con un ottimo 12-4, che valse loro la conquista del titolo divisionale per la terza volta in cinque anni ed il bye al primo turno.
Tra i Rams, quell’annata fu davvero strepitosa per Torry Holt, che totalizzò ben 1.696 yards su ricezione e mise a segno 12 TDs.
Nei playoff, i Rams affrontarono i sorprendenti Carolina Panthers. La partita rimase in bilico per i primi trenta minuti, prima che gli avversari prendessero il controllo nella terza frazione di gioco.
Sotto per 23-12 verso la fine dell’ultimo quaerto, i Rams allestirono un drive da 15 giochi che si concluse con il TD da una yard di Marshall Faulk, che li riportò a un solo FG di distanza, dopo la conversione da due punti sull’asse Bulger – Looker.
Con la necessità di riconquistare subito palla, i Rams ricoprirono l’onside kick e sembravano pronti alla segnatura decisiva. Ma inspiegabilmente, dopo aver ripreso palla sulle 25 avversarie, Coach Martz decise di bruciare il tempo sul cronometro e lasciare a Jeff Wilkins il compito di mandare la gara in ovrtime. Ai supplementari, le squadre non segnarono per i primi 15′, fallendo un FG a testa. Ma nella seconda giocata del secondo overtime, la stagione dei Rams giunse ad una fine improvvisa, allorquando i Panthers si aggiudicarono l’incontro con una bomba da 69 yards, che diede loro la vittoria per 29-23.
Al termine della gara, Coach Martz subì durissime critiche. Inoltre, i rapporti tra Martz ed il due volte MVP Kurt Warner si guastarono irrimediabilmente, tanto da portare al taglio di Warner per liberare spazio salariale; al contempo, Marc Bulger venne finalmente nominato titolare, coronando la stagione con il titolo di MVP del Pro Bowl.

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Isaac Bruce e Torry Holt, grande coppia di ricevitori

La stagione 2004 è iniziata per i Rams col successo sugli Arizona Cardinals, prima di incappare in due sconfitte di fila: il loro football inconsistente sarebbe stato poi un marchio di fabbrica per il resto del campionato.
A volte sono stati anche brillanti, come nella gara vinta in rimonta in trasferta contro i Seattle Seahawks all’overtime, grazie ad un TD pass di Bulger per Shaun McDonald da 52 yards. Ma due settimane dopo, gli Arieti hanno deluso nuovamente i loro tifosi, perdendo per 31-14 contro i Miami Dolphins, all’epoca sullo 0-6.
Quella sconfitta è stata l’inizio di due mesi di stenti, con i Rams capaci di vincere solo due delle otto gare successive: le speranze di playoff erano rimaste in vita solo con la seconda vittoria sui Seahawks.
Col procedere della stagione, i Rams si erano affidati sempre meno a Marshall Faulk, rallentato dall’età e dagli infortuni, puntando sul rookie Steven Jackson.
Sul parziale di 6-8, i playoff sembravano a dir poco un miraggio. Ma con una convincente vittoria per 20-7 sui Philadelphia Eagles (privi delle loro maggiori stelle), gli Arieti potevano ancora approdare alla postseason vincendo l’ultima gara in calendario. Come per la maggior parte della stagione, i Rams dovevano rimontare: Marc Bulger ha passato per ben 450 yards, ed i Rams hanno superato i New York Jets in overtime per 32-29, conquistando l’accesso ai playoff col record di 8-8.
Al primo turno, i Rams hanno affrontato per la terza volta i Seahawks, stavolta a Seattle: ancora una volta, sono stati i bluoro ad avere la meglio per 27-20, divenendo la prima squadra di sempre a vincere una gara di playoff dopo esservi giunti col record di 8-8.
Ma una settimana più tardi, i Rams non hanno avuto scampo contro gli Atlanta Falcons, che al Georgia Dome li hanno maltrattati, imponendosi per 47-17.

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Marc Bulger

Nel 2005, i Rams hanno esordito perdendo l’opener per 31-28 contro i San Francisco 49ers, nonostante le 362 yards lanciate da Marc Bulger. Gli Arieti si sono ripresi prontamente con due vittorie, ma nella Week 4 la sconfitta esterna contro i New York Giants ha messo a nudo tutte le pecche della difesa, che hanno vanificato le 442 yards su passaggio di Bulger. Dopo la sconfitta casalinga per 37-31 contro i Seattle Seahawks, la stagione dei Rams ha preso un’altra brutta piega con l’infortunio alla spalla rimediato da Bulger nel Monday Night perso per 45-28 in casa degli Indianapolis Colts, nel quale gli Arieti hanno visto svanire l’iniziale vantaggio di 17-0.
Dopo il successo per 28-17 sui New Orleans Saints, Mike Martz è stato ricoverato in ospedale per un’infezione cardiaca. Con l’assistente Joe Vitt nominato head coach ad interim, i Rams, guidati dal backup QB Jamie Martin e dal RB Steven Jackson, ormai stabilmente titolare, hanno piegato i Jacksonville Jaguars per 24-21, passando sul 4-4.
I Rams hanno potuto di nuovo contare su Marc Bulger, giusto in tempo per la gara di ritorno contro i Seahawks: ma anche in quest’occasione hanno dovuto soccombere col punteggio di 31-16, e lo scoramento ha iniziato a diffondersi nel front office e nella squadra. A Martz, non in grado di allenare a causa dell’infezione, non è stato neppure permesso di parlare al team, ed è divenuto evidente che sarebbe stato licenziato a fine stagione.
Al contempo, Bulger si è nuovamente infortunato, seguito poi da Jamie Martin: i Rams si sono quindi dovuti affidare al terzo QB, il giovane Ryan Fitzpatrick, che ha giocato bene, trascinando i suoi alla vittoria in rimonta ai supplementari per 33-27 sugli Houston Texans all’esordio.
Ma ormai era troppo tardi per i Rams, che hanno terminato con un pessimo 6-10: l’ex stella dell’attacco, Marshall Faulk, era ormai l’ombra di se stesso, con solo un TD all’attivo, in quella che sarebbe stata la sua ultima stagione tra i pro, dato che i continui infortuni al ginocchio l’avrebbero poi costretto a saltare l’intero campionato 2006.
Al termine della stagione, Scott Linehan è stato nominato nuovo HC dei Rams.

L’era di Linehan è iniziata bene a St. Louis, col successo dei Rams per 18-10 sui Denver Broncos, grazie a sei FG messi a segno da Jeff Wilkins. Una settimana dopo, i Rams hanno però fatto un passo indietro, venendo sconfitti per 20-13 dai San Francisco 49ers. Altra prestazione altalenante nella Week 3, ma grazie a tre intercetti ai danni del grande ex Kurt Warner, gli Arieti si sono comunque imposti per 16-14 sugli Arizona Cardinals.
Nella Week 4, i Rams hanno fatto ritorno a casa per ospitare i Detroit Lions, che sulla sideline schieravano un altro ex, Mike Martz, assunto come OC. In una gara dal punteggio alto, i Rams si sono imposti per 41-34, grazie al TD pass decisivo da 5 yards di Bulger per Isaac Bruce in endzone. Dopo il terzo successo consecutivo, in trasferta contro i Green Bay Packers, gli Arieti hanno affrontato i Seattle Seahawks all’Edward Jones Dome, con in palio il primato nella NFC West. I padroni di casa si sono portati rapidamente sul 21-7, grazie alle 360 yards ed i tre TD pass di Bulger. Ma i Seahawks hanno rimontato e si sono imposti per 30-28 con un FG da 54 yards di Josh Brown a 4″ dalla sirena.
Quella sconfitta ha fatto precipitare i Rams in una spirale negativa, con cinque sconfitte di fila: la striscia perdente si è arrestata col successo per 20-17 sui 49ers, grazie al TD pass da 5 yards di Bulger per Kevin Curtis a soli 27″ dallo scadere. Ma gli Arieti non sono riusciti a costruire nulla su quella vittoria, divenendo i peggiori avversari di loro stessi nella sfida interna contro i Cardinals, persa per 34-20 anche grazie alle 126 yards regalate agli avversari a causa delle penalità commesse.
I Rams hanno seguitato a stentare la settimana successiva: i due kickoff riportati in meta da Devin Hester hanno trascinato i Chicago Bears, che hanno inflitto agli Arieti un pesantissimo 42-27 davanti al loro pubblico.
Opposti agli scarsi Oakland Raiders, i Rams hanno disputato la miglior partita in chiave difensiva dell’intera stagione, forzando cinque turnovers ed imponendosi per 20-0 in trasferta. Sette giorni dopo, in casa, è stato l’attacco a sospingere la squadra: i Rams hanno sconfitto i Washington Redskins per 37-31 in overtime, con Marc Bulger sugli scudi (388 yards e quattro TD passes). Il finale di stagione è stato positivo, grazie al successo per 41-21 sui Minnesota Vikings: in quella gara, il RB Steven Jackson ha corso per 142 yards, terminando il campionato con 2.334 yards totali e 16 mete, mentre Marshall Faulk si è ritirato serenamente.
Nonostante gli sforzi finali, i Rams hanno fallito l’appuntamento playoff, chiudendo sull’8-8.

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Steven Jackson

Dire che la stagione 2007 dei Rams non è iniziata nel migliore dei modi è un eufemismo: non solo hanno perso in casa contro i Carolina Panthers per 27-13, ma hanno anche perso Orlando Pace per l’intero campionato a causa di un infortunio alla spalla. La perdita di Pace è sembrata devastante per l’intero attacco, con Stephen Jackson incapace di trovare varchi e sempre alle prese con gli infortuni, capace di superare a stento le 1.000 yards su corsa.
Ma qualcuno ha puntato il dito contro le chiamate di Scott Linehan, che sono sembrate trasformare l’attacco dei Rams dal Greatest Show On Turf in un reparto noioso e prevedibile, con evidenti difficoltà a mettere punti a referto.
Alla sconfitta del primo turno ne è seguita un’altra, sempre in casa, contro i San Francisco 49ers: in quella gara, Dante Hall ha commesso muff su un punt verso la fine della partita, mettendo i ‘Niners in condizione di calciare il FG del definitivo 17-16. Dopo le prime due battute d’arresto casalinghe, i Rams hanno faticato a trovare la competitività, e sono precipitati sullo 0-8, segnando meno di dieci punti in quattro occasioni e concedendone più di 30 in altrettante gare. Dopo il bye, i Rams si sono finalmente risvegliati dal letargo, e trascinati dalle 302 yards lanciate da Bulger hanno piegato i New Orleans Saints per 37-29; quella era la scintilla di cui gli Arieti avevano bisogno, tanto che hanno vinto tre delle successive quattro gare in calendario. Ma si è trattato di un fuoco di paglia, dato che i Rams hanno chiuso la stagione con quattro sconfitte consecutive, venendo bastonati tre volte, tra le quali un imbarazzante 48-19 nell’ultima di campionato contro gli Arizona Cardinals.
Al termine della stagione, i Rams hanno fatto alcune scelte difficili, lasciando andare sia Isaac Bruce che Jeff Wilkins, reduci della formazione vincitrice del Super Bowl. Ma la tristezza è stata ancor più grande per gli Arieti, che hanno dovuto dare l’addio a Georgia Frontiere, scomparsa all’età di 80 anni dopo una lunga battaglia contro un cancro al seno.

Nel 2008, per la seconda stagione di fila, i Rams hanno esordito col piede sbagliato, perdendo (e male) le prime quattro partite.
Giunti al turno di riposo, i Rams hanno deciso di cambiare, licenziando Scott Linehan e sostituendolo con il DC Jim Haslett per il resto della stagione. Nel primo incontro sotto la sua guida, i Rams hanno superato in trasferta i Washington Redskins per 19-17, grazie ad un FG da 49 yards di Josh Brown allo scadere. Sette giorni dopo, hanno approfittato dei tanti infortuni dei Dallas Cowboys, superando i texani per 34-14.
Il cambio in panchina era sembrato rianimare i Rams, ma gli Arieti hanno perso dieci gare di fila e chiuso la stagione con un disastroso 2-14 record: nella maggior parte di quegli incontri, i Rams hanno perso per dieci o più punti di scarto.
Con l’obiettivo di rafforzare la difesa, il front office dei Rams ha cambiato l’allenatore capo, ingaggiando il DC dei New York Giants, Steve Spagnuolo.

Pessimo esordio nel 2009 per Spagnuolo, con i Rams lasciati a secco dai Seattle Seahawks, impostisi in casa per 28-0. Dopo la sconfitta per 9-7 contro i Washington Redskins, i Rams sono tornati a casa, e giocando male hanno rimediato la terza sconfitta di fila, stavolta contro i Green Bay Packers per 36-17.
Le bastonate sono state il leitmotiv delle prime sette gare: ad interrompere la striscia negativa è stato il successo esterno per 17-10 sui Detroit Lions. Ad aiutare gli Arieti a spezzare il digiuno è stato il K Josh Brown che, improvvisatosi QB, ha lanciato un TD pass da 36 yards per Daniel Fells.
Reduci dal turno di riposo, i Rams hanno disputato forse la miglior gara della stagione, dando l’anima contro i New Orleans Saints. Ma alla fine, con la sconfitta interna per 28-23, i Rams sono precipitati sull’1-8.
Le delusioni casalinghe sono state il fil rouge della stagione, dato che i Rams non hanno mai vinto davanti al proprio pubblico. Quella conquistata a Detroit è stata l’unica vittoria della stagione: perdendo tutte e otto le ultime gare in calendario, gli Arieti hanno chiuso con un allucinante 1-15: Marc Bulger ha nuovamente stentato, tanto da essere rilasciato al termine del campionato.
Per rimpiazzarlo, i Rams hanno speso la prima scelta assoluta sulla stella di Oklahoma, il QB Sam Bradford, vincitore dell’Heisman Trophy 2008.

Alla vigilia dell’inizio della stagione 2010, i Rams si sono ritrovati con una nuova proprietà: Stan Kroenke ha infatti preso il controllo della società. Reduci da un disastroso 1-15, i Rams hanno cercato disperatamente di migliorare, puntando sul rookie QB Sam Bradford, nominato titolare per l’opener contro gli Arizona Cardinals.
Bradford ha giocato bene nonostante i tre intercetti lanciati al debutto, ed i Rams hanno perso per 17-13. Dopo la sconfitta esterna per 16-14 contro gli Oakland Raiders, i Rams hanno conquistato il primo successo stagionale nella Week 3 contro i Washington Redskins: Steven Jackson ha messo a segno uno strepitoso TD con una corsa vincente da 42 yards nel primo quarto, trascinando i suoi al definitivo 30-16. Sette giorni dopo, i Rams hanno concesso il bis, piegando per 20-3 i Seattle Seahawks: in quella gara, Bradford ha lanciato per 289 yards e due TD pass.
Le vittorie casalinghe sono diventate la regola per gli Arieti, che hanno conquistato le successive due gare tra le mura amiche dell’Edward Jones Dome, rispettivamente contro i San Diego Chargers ed i Carolina Panthers, perdendo invece contro i Detroit Lions ed i Tampa Bay Buccaneers in trasferta.
Sul parziale di 4-4 prima del bye, i Rams hanno subito due sconfitte per mano dei San Francisco 49ers e degli Atlanta Falcons. Con la stagione a rischio, i Rams hanno visto Sam Bradford (308 yards e tre TD pass) giocare alla grande contro i Denver Broncos in trasferta, espugnando l’Invesco Field per 36-33. Gli Arieti si sono riportati a quota .500 con un’altra vittoria esterna, stavolta contro i Cardinals per 19-6. Con quei due successi, i Rams si sono ritrovati sul 6-6, in piena corsa per il titolo divisionale. Quelle sei vittorie erano, tra l’altro, pari al numero dei successi dei Rams delle precedenti tre stagioni. La striscia esterna positiva dei Rams ha avuto fine contro i New Orleans Saints, impostisi per 31-13.
Tornati a casa, i Rams sono stati inaspettatamente sconfitti dai Kansas City Chiefs per 27-13. Nonostante le sconfitte, i Rams erano ancora in corsa per il titolo della NFC West. Sette giorni dopo, Sam Bradford ha stabilito un record per un rookie in termini di completi, e gli Arieti hanno piegato i San Francisco 49ers per 25-17. Con quel successo, i Rams si sono ritrovati sul 7-8 alla vigilia dell’ultima di campionato, ed avevano bisogno di una vittoria contro i Seahawks per assicurarsi il titolo divisionale. Ma nell’ultimo Sunday Night della stagione, i Rams hanno giocato male, perdendo per 16-6, e terminando così col record negativo di 7-9. A parziale consolazione, è giunto il titolo di Offensive Rookie of The Year per Sam Bradford.

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Fonte: http://www.sportsecyclopedia.com/nfl/crams/clevrams.html http://www.sportsecyclopedia.com/nfl/larams/larams.html
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