Vince Lombardi (1913 – 1970)

Vince Lombardi nacque a New York l’11 giugno 1913 da emigranti Italiani.
Il padre Harry possedeva una macelleria nella quale voleva che il figlio andasse a lavorare.
La passione per il Football però era troppo forte e già la si notava quando Vince, bambino, passava tutto il suo tempo libero a giocare nei campetti di Sheepshead Bay, un quartiere di Brooklin dove la famiglia Lombardi risiedeva.

Fu grazie all’insistenza di mamma Maria con papà Harry che Vince, cresciuto in una famiglia di ferventi cattolici, si iscrisse alla Cathedral Preparatory School con l’intento di farsi prete.
Ben presto però il fuoco della passione per il football ebbe la meglio e, grazie all’intercessione di due religiosi (suoi professori) che, convincendo i genitori, permisero al giovane Lombardi di trasferirsi alla St. Francis Preparatory School un’altra scuola cattolica che aveva un ottimo programma di Football.

Qui Vince conobbe due persone costituirono per lui due importantissime guide morali: Coach HARRY KANE e il professore di greco DAN KERN.
Entrambi credevano molto in lui, sia come studente che come giocatore, tanto che Kern alla fine del corso di studi superiori raccomandò caldamente Lombardi al direttore atletico della FORDHAM UNIVERSITY.
Vince poteva scegliere tra varie Università che se lo contendevano, ma decise di seguire il consiglio di Kern aiutato nella scelta anche dall’arrivo in quel College del nuovo Coach JIM CROWLEY.
Quest’ultimo era stato uno dei celebri Four Horsemen‘ di Notre Dame.

Nei 4 anni in cui giocò per Crowley (1934-37), pur non supportato da un grande fisico, ma avendo però dalla sua una grande forza e una grinta straordinarie, Vince fece parte della celebre‘SEVEN BLOCK OF GRANITE’, la fenomenale linea di difesa che permise alla squadra di raggiungere vittorie ovunque.
La linea era costituita da John Druze, Al Babartsky, VINCE LOMBARDI, Alex Wojciechovicz, Nat Pierce, Ed Franco e Leo Pasquin.
Di quella squadra facevano parte anche altri paisà: Joe Maniaci (poi RB dei Chicago Bears), Angelo Fortunato e Dominic Principe.

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Alex Wojciechovicz, faceva parte della ‘seven block of granite’

Nel 1938 e 39, finito il college con ottimi voti, Lombardi lavorava di giorno, studiava legge la sera e giocava a football durante il week end per i Wilmington Clippers dietro un compenso di 50$ a partita.

Poi nell’autunno del ’39 il suo ex-QB di Fordham, Andy Palau (direttore atletico della St. Cecilia High School di Englewood nel New Jersey) gli telefonò offrendogli un posto di lavoro. Vince accettò e divenne assistant coach per il programma di football, basket e baseball e professore di chimica. Lo stipendio di 1.700$ annui non era male in un periodo di profonda crisi economica.

Da ricordare che in quegli anni Vince si sposò e fece anche un’interessante amicizia con un ex pugile, tale FRANK SINATRA (!) che cercava fortuna come cantante e attore.

Nel 1942 Lombardi divenne Head Coach al St. Cecilia e come prima cosa introdusse un nuovo sitema di gioco (introdotto dai Bears a livello Pro) che partiva da una formazione a T (la T-formation appunto) che permetteva al QB di poter scegliere tra diverse “option” mentre l’azione d’attacco si sviluppava: egli poteva lanciare lungo ad un WR, passare in hand-off al RB (liberato dagli obblighi di bloccaggio) che si inseriva nel buco creatogli dalla linea o, “accompagnato” dal Fullback, girare attorno all’End, oppure ancora poteva lui stesso correre con la palla .

La sostituzione del vecchio sistema (conosciuto come NOTRE DAME BOX) portò notevoli cambiamenti a livello anche di allenamenti, durissimi e diversi a seconda del ruolo.
I movimenti venivano ripetuti sino alla noia, fino a che il timing fosse corretto (ad esempio QB e RB dovevano trovarsi nello stesso punto e allo stesso momento per attuare un hand off perfetto), fino a che la corsa delle tracce dei WR fosse perfetta e fino a che i bloccatori aprissero i varchi al momento giusto.
Qui c’era tutta la filosofia di Vince Lombardi: lui pretendeva impegno, dedizione e tutto ciò che serviva per essere un vero giocatore di Football.

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La T-FORMATION

“C’è solo una strada percorribile per avere successo in tutto quello che si fa: DARE TUTTO SE STESSO! Io lo faccio e pretendo che i miei giocatori facciano altrettanto!”, diceva Vince Lombardi.

Il lavoro impostato da Lombardi diede ottimi frutti e il St. Cecilia dal ’42 al ’44 perse solo la prima partita rimanendo imbattuto per alre 32 (25 furono i successi consecutivi).

Questo permise a Vince di ottenere un posto da assistant coach di Fordham nel 1947.
Poi nel 1949 accettò il posto di offensive coordinator di ARMY (la squadra dei cadetti dell’esercito di West Point) la squadra allenata da EARL “COLONEL RED” BLAIK.
Ottenne anche qui ottimi risultati lavorando sulla tecnica e sulle motivazioni che sono il motore che spinge il fisico.

Nel 1954 la svolta della carriera: Lombardi ottenne infatti il posto di offensive coordinator dei NY Giants.
Da ricordare che quella squadra aveva come defensive coordinetor TOM LANDRY, futuro HC dei Dallas Cowboys, un team che ha fatto epoca.
Certamente allenare una squadra di Pro non era come dirigerne una di College o High School, ma gli anni passati a West Point avevano aiutato Lombardi a migliorare le sue attitudini al comando.

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Tom Landry trionfante coi Dallas Cowboys

Lombardi non ci mise molto a riscuotere successo ed a conquistare vittorie, lavorando su schemi, tecnica, personalità e motivazioni. Inoltre, introdusse la visione delle cassette, cosa che aiutava a preparare meglio le partite, visto che così si potevano conoscere a fondo il sistema offensivo e difensivo degli avversari.

All’arrivo di Vince i Giants erano una squadra perdente, dopo tre anni di ‘cura Lombardi’ arrivarono a giocarsi, vincendo per 47-7 sui Chicago Bears, la finale NFL.

Nel 1959 Lombardi si trasferì a Green Bay.
La squadra della piccola cittadina del Wisconsin pativa da anni records perdenti.
Offerte ne aveva molte, ma scelse di accettare questa difficile scommessa, visto che i Packers erano l’unica franchigia che gli assicurava carta bianca su tutte le decisioni, dalla scelta dei materiali a quella degli assistant coach.
Scelse quindi i collaboratori, visionò le cassette per capire la situazione, introdussi nuovi schemi, lavorò sulla preparazione e, come sempre, sulla psicologia dei suoi giocatori (“La forza mentale è essenziale per arrivare al successo!” soleva dire) e costruì ciò che gli era stato richiesto: UNA SQUADRA VINCENTE

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Vince Lombardi portato in trionfo

Aveva solo una cosa in mente: vincere. Lombardi trasmetteva le sue convinzioni ai giocatori, li convinceva che “Nessun campione è un buon perdente”, li faceva allenare duramente, dovevano attuare ogni singolo movimento di ogni singolo schema alla perfezione e dovevano essere ‘duri’ più dell’avversario che avevano di fronte. Guardava dritto negli occhi i suoi giocatori e tuonava: “Non puoi vincere una partita se non batti l’uomo di fronte a te. Il punteggio sul tabellone non significa nulla nel momento della battaglia, quello è solo per il pubblico. Tu devi vincere la guerra con l’avversario che ti è di fronte. DEVI BATTERE IL TUO UOMO!”, e ancora: “Quando dovete fare un placcaggio immaginatevi che l’uomo che dovete buttare giù sia quello che vi ha derubato di tutto ciò che avete e l’unico modo di recuperare i vostri beni èquello di ATTERARLO!”.

Negli anni a venire Lombardi, con l’introduzione di nuovi schemi di corsa (Power Sweep, poi rinominata ‘Lombardi Sweep’) eseguiti alla perfezione, vinse a ripetizione.

Nel 1967, anno in cui si ritirò momentaneamente, Lombardi aveva portato nel Wisconsin 6 ‘divisional titles’, 5 ‘NFL Championship’ e 2 Super Bowl (il I contro Kansas City per 35-10, il IIcontro Oakland per 33-14) con un record di 98 vittorie e 30 sconfitte e 4 pareggi.
Nel 1969, Lombardi accettò un’altra ardua scommessa e diventò Head Coach dei Redskins di QB Sonny Jurgensen (vedi capitolo a lui dedicato, n.d.r.) e già al primo anno, dopo 14 stagioni con record perdente, la franchigia di Washington chiuse con un 7-5-2. L’impressionante record di Lombardi da allenatore dei Pro alla fine della carriera fu di 105-35-6!
All’esterno del Lambau Field di Green Bay, lo stadio dei Packers, capeggia la sua statua ad imperitura memoria del Coach, dell’uomo, del vincente: VINCE LOMBARDI.

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La statua di Vince Lombardi all’ingresso del Lambau Field di Green Bay

Nel gennaio del 1970, Vince fu nominato ‘1960s man of the decade’.

Purtroppo il 3 settembre dello stesso anno Vince morì a causa di un tumore al colon.
Ad assistere all’estremo saluto al grande Lombardi c’erano oltre 3.500 persone. Fu sepolto nel cimitero Mount Olivett a Middletown nel New Jersey
.

Vince venne inserito nella PRO FOOTBALL HALL OF FAME nel 1971 e, in quello stesso anno, gli fu dedicato il Super Bowl che infatti da allora si chiama THE VINCE LOMBARDI SUPER BOWL TROPHY.
Nel 2000 la ESPN lo ha nominato ‘COACH del SECOLO’.

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Il ‘VINCE LOMBARDI SUPER BOWL TROPHY’

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Riposa in pace, grande Vince.