La Storia della USFL

Come gli appassionati di football americano ben sanno, quelli primaverili ed estivi sono mesi di forzata astinenza dalle partite, poiché la stagione ha inizio in Settembre e si conclude verso la fine di Gennaio (o ai primi di Febbraio), con la disputa del Superbowl.
Ebbene, per ovviare a sì grave carenza, l’11 Maggio del 1982, al “21 Club” di New York, David Dixon, commerciante d’arte ed antiquario di New Orleans, annunciò la creazione della USFL, una nuova Lega professionistica di football americano.
Quale Presidente venne nominato il Giudice Peter Spivak (azionista della squadra di Detroit), posizione che avrebbe ricoperto ad interim, in attesa della nomina di un vero e proprio Commissioner.
Dixon annunciò che della Lega avrebbero fatto parte dodici franchigie, site nelle maggiori città degli States: le dette squadre avrebbero giocato a New York (per la precisione a Meadowlands, NJ), Los Angeles, Chicago, Detroit, Boston, Tampa, Oakland, Denver, Washington, Philadelphia, Birmingham e San Diego (poi a Phoenix).

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I caschi delle squadre all’esordio nella nuova Lega

Poco tempo dopo la conferenza stampa, il Commissioner fu individuato in Chet Simmons, dirigente della ESPN.

Nei mesi successivi, si tennero diverse riunioni, volte a definire gli aspetti organizzativi e regolamentari.
Il primo draft della Lega ebbe luogo il 4 Gennaio 1983, presso il Grand Hyatt Hotel di New York: in quella sede, i Los Angeles Express scelsero il grande Dan “The Man” Marino, proveniente dall’Università di Pittsburgh, il quale, però, non trovò l’accordo economico con la franchigia, e passò quindi ai Miami Dolphins, con i quali avrebbe riscritto le statistiche del football.

La USFL debuttò ufficialmente il 6 Marzo 1983, con i dodici team di cui sopra e contratti televisivi nazionali, conclusi sia con la ABC che con la ESPN. Le prime notizie sulla nuova Lega si concentrarono principalmente sul RB Herschel Walker, vincitore dell’Heisman Trophy, che aveva lasciato l’Università di Georgia con un anno di anticipo per firmare con i New Jersey Generals. Questi ultimi, nonostante la presenza di un simile atleta, furono semplici spettatori della finale, che vide i Michigan Panthers sconfiggere i Philadelphia Stars.

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David Dixon dà il via alla prima partita nella storia della USFL

Nonostante il livello del gioco fosse stato spesso altalenante durante l’anno inaugurale, la maggior parte dei teams mostrò costanti miglioramenti, tant’è che le Lega registrò una media di più di 24.000 spettatori a partita, non lontano dalle previsioni di Dixon.
Entrambe le già citate emittenti televisive furono decisamente soddisfatte degli ascolti registrati.
Sfortunatamente, solo due franchigie, ovvero i Denver Gold (con il record di spettatori in stagione) ed i Tampa Bay Bandits (dei quali era comproprietario Burt Reynolds) furono sufficientemente oculate da evitare serie perdite finanziarie.
La maggior parte di queste ultime fu provocata dalle spese non preventivate per i salari dei giocatori.

Il 1984 può a buon diritto definirsi quello della svolta per la USFL. Nuove franchigie, nuovi proprietari e nuovi giocatori infiammarono la seconda stagione di vita della Lega.
Si unirono alla compagnia gli Houston Gamblers, i Pittsburgh Maulers, gli Oklahoma Outlaws, i Memphis Showboats, e i Jacksonville Bulls.
I Philadelphia Stars dominarono incontrastati, ed a nulla servirono sei nuove squadre ed un altro vincitore dell’Heisman Trophy.
La seconda stagione vide l’arrivo di molti eccellenti giocatori, tra i quali Mike Rozier (il miglior giocatore di college football), e di ben due futuri NFL Hall of Famers, ovvero i QB Jim Kelly e Steve Young, oltre al “Ministro della Difesa”, Reggie White.

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Steve Young e Jim Kelly

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Reggie White

In quell’anno, il famoso uomo d’affari Donald Trump divenne il nuovo proprietario dei New Jersey Generals. Al termine della stagione, Chet Simmons fu rimpiazzato, nel ruolo di Commissioner, da Harry Usher; quest’ultimo era stato una figura determinante nel successo dei Giochi Olimpici di Los Angeles.
Nonostante un solido e costante numero di spettatori, molte franchigie videro i propri conti andare pesantemente in rosso, a causa dei crescenti costi dei giocatori.

Prima dell’inizio della stagione 1985, la USFL annunciò di voler passare ad un calendario autunnale a partire dal 1986 e, soprattutto, di voler promuovere un giudizio antitrust nei confronti della NFL (del quale si discuterà approfonditamente nel prosieguo).
Tuttavia, il cambio di stagione ebbe serissime ripercussioni su diverse franchigie, molte delle quali si trovarono a fronteggiare la diretta concorrenza delle squadre NFL nelle proprie città.
Qualche esempio? Gli Stars, freschi vincitori del precedente campionato, lasciarono Philadelphia (ove, peraltro, i fans stavano aumentando considerevolmente) per trasferirsi a Baltimora, città appena abbandonata da un’altra franchigia. I Michigan Panthers gettarono la spugna, e si fusero con gli Oakland Invaders. I Pittsburgh Maulers chiusero i battenti dopo una sola stagione. I Breakers furono costretti ad abbandonare New Orleans, dove erano appena sbarcati, e così Portland divenne la loro terza sede in altrettanti anni.
Tutti i citati spostamenti furono la diretta conseguenza della decisione, assunta dalla Lega, di giocare in autunno. Anche i Chicago Blitz si fermarono, mentre gli Oklahoma Outlaws e gli Arizona Wranglers si fusero per dar vita agli Arizona Outlaws; infine, i Washington Federals si trasferirono a Sud, divenendo gli Orlando Renegades.

Tornando al football giocato, nel 1985 gli Stars, dopo un inizio stentato, si ripresero prontamente e vinsero il loro secondo titolo. Doug Flutie (unico ex USFL-er ancora in attività, insieme al punter dei St.Louis Rams, Sean Landeta) fu il terzo vincitore consecutivo dell’Heisman Trophy ad entrare nella USFL, ed il livello del gioco crebbe esponenzialmente. Diverse franchigie se la passarono decisamente male durante quell’annata: i San Antonio Gunslingers, i Los Angeles Express e gli Houston Gamblers faticarono a concludere la stagione.

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Doug Flutie con la divisa dei New Jersey Generals

La Lega venne seriamente indebolita da una stampa avversa e da condizioni finanziarie prossime alla bancarotta per molte squadre, benché stesse mostrando il proprio miglior football.

Come si diceva in precedenza, la USFL aveva deciso di citare in giudizio la National Football League, per avere quest’ultima asseritamente violato lo Sherman Antitrust Act.
Venne altresì convenuto Pete Rozelle, commissioner della NFL, mentre Al Davis ed i suoi L.A. Raiders vennero estromessi dal giudizio in cambio della testimonianza dello stesso Davis in favore della USFL.
Quest’ultima reclamava danni per un oltre 1,7 miliardi di dollari.
La principale accusa mossa alla NFL, che aveva contratti televisivi con la ABC, la NBC e la CBS, era quella di aver esercitato pressioni sui predetti network, affinché gli stessi non trasmettessero gli incontri autunnali della USFL.
Essa, inoltre, lamentava il fatto che la NFL avesse seguito le strategie delineate nella Porter Presentation, testo redatto da un professore di Harvard ed espressamente volto ad indicare alla Lega madre il modo migliore per sconfiggere la propria nuova concorrente; in particolare, la USFL sosteneva che la NFL avesse cospirato per danneggiare gli Oakland Invaders ed i New Jersey Generals.
Il processo, che durò quarantotto giorni, produsse più di 7.100 pagine di verbali e migliaia di pagine di documenti. Tra i testimoni, Rozelle, Usher, Al Davis, Donald Trump e diversi altri proprietari di team e manager dei networks televisivi.
Il 26 Luglio 1986, a circa un mese dall’inizio della sua prima stagione autunnale, la USFL vinse la battaglia contro la NFL, ma perse la guerra.
Dopo cinque giorni di camera di consiglio, la giuria chiamata a conoscere della controversia ritenne sì la vecchia Lega responsabile di aver monopolizzato il football professionistico e di aver utilizzato tattiche predatorie, ma (e ciò ha davvero dell’incredibile!!!) venne condannata ad un risarcimento danni pari a $ 1 (elevato a $ 3 dalla normativa antitrust, oltre a 70 centesimi di interessi).
Nonostante l’acclarata responsabilità della NFL, tutte le restanti domande proposte dalla USFL vennero rigettate: dalle risultanze processuali non era emersa alcuna prova del fatto che la NFL avesse controllato (o vi avesse tentato) il mercato televisivo.
La giuria si era espressa chiaramente: la USFL aveva abbandonato il suo piano originale, volto a costruire con pazienza il sostegno degli appassionati ed a contenere i costi, optando per una strategia espansionistica.
Inoltre, l’annunciato spostamento all’autunno aveva causato l’abbandono delle maggiori piazze, portando così ad accrescere lo scetticismo tra i fans.
In buona sostanza, la giuria dichiarò che, nonostante la USFL fosse stata danneggiata dal monopolio NFL, la maggior parte dei suoi problemi era stata originata dalla cattiva gestione.

Il 4 Agosto 1986, la USFL decise di sospendere i preparativi per l’imminente stagione. Poco dopo, la Lega lasciò la maggior parte dei propri giocatori liberi di cercare impiego nella NFL o nella Canadian Football League.
La richiesta della USFL di una nuova causa di risarcimento danni venne rigettata, ed i successivi appelli furono vani: la Lega riuscì a recuperare le proprie spese legali, comunque elevatissime.
Con oltre 160 milioni di dollari al passivo, la USFL collassò, e nessun’altra partita sarebbe mai stata più giocata.

Nonostante sia ormai da tempo scomparsa, la USFL ha lasciato in eredità alla NFL alcune importanti innovazioni regolamentari; l’Instant Replay e la conversione da due punti furono introdotti per la prima volta dalla defunta Lega, ed adottati dalla “sorella maggiore” solo negli anni ’90 del XX Secolo.
Un lascito non da poco.

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Il Trofeo della USFL

Fonte: http://www.oursportscentral.com/usfl/history.php
http://www.oursportscentral.com/usfl/trial.php

Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.