Anthony Muñoz
Anthony Muñoz nacque il 19 agosto 1958 ad ONTARIO, California.
Muñoz crebbe povero ed imparò presto a rinunciare a tutto ed a combattere per il poco che voleva avere.
Non ebbe un’educazione in una scuola privata, non ebbe una grande casa, non ebbe un’auto e soprattutto non ebbe un padre.
Sua madre Esther faceva tre lavori per mantenere lui ed i suoi 4 fratelli, dopo che suo marito aveva abbandonato la famiglia.
“Le cose che hai avuto e non avuto” – disse Anthony quando nacque il suo primo figlio – “influiscono su chi vuoi essere. Io non sapendo cosa sia un padre voglio essere un bravo genitore“.
Mamma Esther
Dalla madre imparò molto, non solo a collaborare con i fratelli per ‘mandare avanti’ la casa, ma soprattutto ad avere forza di volontà, ad essere duro, ad avere la capacità di non mollare mai e di combattere sempre per ottenere ciò che desiderava.
Muñoz studiò sempre vicino a casa, per essere presente nel caso in cui qualcuno della famiglia avesse avuto bisogno di lui.
Frequentò la Chaffey High School, nel nord-est della California, dove giocò a Baseball, Football e Basket.
Fu proprio il gioco con la palla ovale a portarlo alla ribalta ed a farlo apprezzare a molti talent scouts di College, visto che il suo talento naturale, fatto di forza, velocità e riflessi, era ben visibile e sicuramente non poteva passare inosservato.
Un giornalista disse di lui: “Sembra di vedere un uomo che gioca contro dei bambini“.
Una frase che non lascia spazio a interpretazioni.
Stava nascendo una stella, uno dei più grandi, se non il più grande, uomo di linea offensiva che la NFL abbia mai visto.
Pitcher alla High School
Finita la High School, Anthony si trasferì alla UNIVERSITY OF SOUTHERN CALIFORNIA, dove giocò per i TROJANS.
Negli anni del college, durante i quali si sposò con la 25enne DeDe, subì ben tre operazioni al ginocchio che però non minarono mai la sua volontà.
Era un combattente, e nulla lo poteva fermare, nulla poteva impedirgli di tentare di realizzare il suo sogno: giocare tra i PRO.
Un giorno Bryant Gumble (un giornalista di una Tv locale) mentre lo intervistava gli chiese: “Ma quando ti arrenderai all’evidenza? Quando deciderai di smettere?“. Muñoz rispose: “Se Dio mi darò ancora la capacità di giocare a football, io giocherò!“.
Anthony, uscito dall’ospedale, compì un miracolo di forza e volontà, riuscendo nell’incredibile impresa di giocare il ROSE BOWL coi suoi Trojans, che batterono OHIO STATE per 17-16.
Nonostante tre infortuni gravissimi e tre operazioni, Anthony Muñoz vinse il Lombardy Trophy come miglior uomo di linea e per ben due volte fu nominato ALL AMERICAN LINEMAN (1978-1979).
Gli Scouts delle franchigie NFL, pur preoccupati che quel maledetto ginocchio potesse cedere in qualsiasi momento, lo segnalarono come prima scelta. “Il più grande College Lineman che io abbia mai visto” dissero in molti.
Questo è sintomatico di quanto fosse forte questo ragazzo dalle origini messicane (i nonni erano di Chihuahua, Mex).
Molte squadre, pur con tutti i dubbi del caso, erano disposte ad affrontare un investimento a rischio pur di inserirlo nel proprio roster.
Anthony comunque cercava di tenere sotto controllo il ginocchio incriminato: si era costruito una piccola palestra in casa con la quale fare pesi, correva 4 miglia al giorno, andava in clinica ad effettuare controlli.
Voleva essere sempre al massimo, ridurre al minimo i rischi che l’articolazione cedesse per la quarta e, probabilmente, ultima volta.
Voleva essere il più forte.
Le squadre, come dicevo, erano combattute. Tutti sapevano che Muñoz era fortissimo, ma l’incognita c’era.
Non si spaventarono i Bengals, che lo scelsero al primo giro del draft 1980, facendolo diventare una terza scelta assoluta. E mai rischioso investimento fu più ripagato.
Anthony nell’anno da Rookie in preseason con i Cincinnati Bengals
Anthony giocò per 13 anni con la franchigia di Cincinnati, diventando titolare già nel suo anno da ROOKIE.
Nelle prime 10 stagioni il LT partì titolare in 164 partite su 168, a dispetto di quel ginocchio che non cedette mai più.
Aveva tutto ciò di cui un Linemen necessita per imporsi, per battere il proprio uomo, per far sentire sicuro il suo QB dalle incursioni degli Ends avversari. Era un grandissimo bloccatore, aveva agilità, velocità e forza.
Da sottolineare che come ‘Elegible Receiver’ segnò anche 7 TDs su ricezione.
Tutti concordano: Anthony Muñoz ebbe molti meriti nei successi dei suoi Bengals, che con lui in campo centrarono 3 AFC CENTRAL DIVISION TITLE e 2 AFC CHAMPIONSHIP (1981-1988), perdendo poi entrambi i Super Bowl contro i SF49ers:
SB XVI 24/01/1982 – SF49ers – Cincinnati Bengals 26-21
SB XXII 22/01/1989 – SF49ers – Cincinnati Bengals 20-16
Nei suoi 13 anni tra i PRO fu nominato 3 volte NFL OFFENSIVE LINEMAN OF THE YEAR (1981, 1987 e 1988) e 4 volte NFL PRESS ASSOCIATION LINEMAN OF THE YEAR (1981, 1985, 1988 e 1989).
Con i Cincinnati Bengals
Anthony si ritirò nel 1992, decidendo con la moglie DeDe di rimanere a vivere a Cincinnati, una città che gli aveva dato tanto come giocatore e come uomo. I coniugi Muñoz dissero che per loro era il luogo ideale dove far crescere una famiglia.
Muñoz, oltre a diventare un analista NFL per ESPN, fondò nell’aprile del 2002 la ANTHONY MUŇOZ FOUNDATION un ente che ha lo scopo di aiutare i giovani, soprattutto meno abbienti, a trovare le loro potenzialità ed a farle uscire per garantirsi un futuro migliore.
Con i bambini che aiuta tramite la AMFoundation
Nel 1998 l’ex Tackle (ad oggi l’unico Bengals e l’unico latino) ebbe l’immenso e meritatissimo onore di entrare nell’olimpo dei giocatori professionisti: la PRO FOOTBALL HALL OF FAME.
Anthony scelse il figlio Michael, OT della squadra della University of Tennessee, come oratore della cerimonia.
Michael parlò più dell’uomo che del giocatore, cosa che al padre piacque tantissimo.
La frase che commosse Anthony, il quale tempo prima alla domanda “Credi di aver insegnato a tuo figlio ad essere un buon Lieman?” rispose: “Spero di avergli insegnato molto di più!“, fu: “Da te, papà, ho imparato a chiedere scusa per i miei errori, ho imparato l’impegno, l’umiltà, la dedizione, ma soprattutto ho imparato a rispettare le donne perchè ti ho sempre visto amare e rispettare la mamma. Tu, papà, sei un vero uomo!“.
In quel momento Anthony realizzò che i suoi 2 sogni, i suoi due obiettivi erano stati raggiunti: essere diventato uno dei più forti giocatori di sempre della NFL e, più importante, essere per i suoi figli il padre che non aveva mai avuto.
Nel suo discorso di ringraziamento Anthony volle sottolineare quanto importante era stata la gente che lo aveva circondato fin da bambino per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Sottolineò, con l’umiltà che lo aveva sempre lo contraddistinto, che quelle persone avevano fatto per lui molto più della sua forza e della sua tenacia.
Hall of Famer
Più tardi, ricordando un suo vecchio allenatore del liceo, disse: “Quando avevo sei o sette anni ricevetti in dono dal direttore del parco ricreativo del mio quartiere un guantone da Baseball. Quell’uomo poi sarebbe diventato il mio coach di baseball alla High School. Per me è stato speciale vederlo ai Super Bowls che ho giocato ed alla cerimonia d’ingresso nella Hall of Fame. Quella persona mi ha dato tanto, soprattutto come uomo e mi piacerebbe avere la stessa influenza per i giovani d’oggi che ha avuto lui nei miei confronti quando ero giovane io“.
Ce l’hai Anthony. Se i giovani vogliono vedere, ascoltare, capire e imitarti CE L’HAI.
Ciao, grande Muñoz!
Con la moglie DeDe e i figli Michelle e Michael
Una bellissima storia, Ale: grazie per avercela raccontata.