Gli Steelers del 1978

I Pittsburgh Steelers si aggiudicarono quattro Superbowls nel corso degli anni ’70, meritandosi il titolo di ‘squadra del decennio ’. Ma che cosa distinse la squadra del ’78 da quelle che si aggiudicarono il trofeo nel 1974, nel 1975 e 1979? Certamente uno dei motivi fu “The Steeler Polka” (l’inno degli Steelers). La versione del 1978 sicuramente è stata la migliore, ecco come si concludeva:

“Offense, Offense, take that football whole way up the field!
Offense, Offense, let’s score and score and never ever yeld!
Franco, Franco, can you believe we have a running game?
The Steelers are so great, and so hard to overrate.
Good things, will come, to those who work and wait.
Charge !”

Certo, fra gli autori non figurava Shakespeare, ma Pittsburgh è la terra della polka e questo chiude ogni discorso sull’importanza che essa riveste.
La canzoncina fu ideata verso la fine del 1973 come una sorta di canto di battaglia, sempre ammesso che una polka possa passare per un canto di battaglia, ma il testo fu rivisto nel ‘78 e divenne un successo per un artista locale, Jimmy Psihoulis. La canzone del 78 esaltava le prestazioni di Terry Bradshaw, Rocky Bleier, Lynn Swann, Roy Gerela, Mean Joe Greene e Franco Harris.

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Terry Bradshaw

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Rocky Bleier

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Mean Joe Greene

Forse non fu una coincidenza che la maggior parte di questi giocatori, eccetto Greene, defensive end, e Gerela, il kicker, militassero in attacco, e che l’ultimo verso della canzone enfatizzasse proprio quest’ultimo reparto.
Nella versione del 1973, l’unico riferimento all’attacco erano un paio di citazioni alla stagione da rookie di Franco Harris. Per la prima volta durante il decennio del dominio di Pittsburgh, la squadra del ’78 schierò un attacco esplosivo da affiancare alla loro dominante difesa, la ‘Steel Curtain’. Per spiegare perché effettivamente questo attacco fu considerato più forte, basta pensare che letteralmente eseguivano quanto chiedeva la canzone: ‘take that football whole up the field’. Essi non solo lo facevano, ma si servivano di un nuovo eccitante strumento, almeno per la squadra allenata da Noll, il passing game.

Bradshaw e il suo gruppo di ricevitori, Swann e John Stallworth, erano già presenti in occasione delle precedenti vittorie del ’74 e del ’75, ma questi due titoli furono principalmente frutto di una inattaccabile difesa e delle devastanti corse di Harris. Nel 1974, il gioco di corsa aveva costituito il 55% dell’offense di Pittsburgh. Nel 1976, quando raggiunsero la finale di conference della AFC, ma furono sconfitti dagli Oakland Raiders, le yards corse costituirono il 64% del totale.
Con questi presupposti, le 2.915 yards lanciate e i 28 TD passes (primo nella NFL) di Bradshaw apparvero come qualcosa di sbalorditivo. Ancora una volta, Harris corse più di 1.000 yards (più precisamente 1.082) ma le yards corse non andarono oltre il 46% della total offense degli Steelers, con una media di sole 3,6 yards a portata. Finalmente Pittsburgh giocava un football consono al XX secolo, ed il loro inno (versione del ’78) rifletteva quello che erano diventati.

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Franco Harris

Il nuovo attacco basato sui lanci lunghi diede i suoi frutti. Alla quarta giornata, il 24 settembre, lasciarono tutti a bocca aperta con uno sbalorditivo gioco che servì a sconfiggere i Browns ai tempi supplementari. Bradshaw consegnò la palla a Bleier per quella che sembrò una corsa laterale a destra, che divenne una reverse con la consegna a Swann che a sua volta la riconsegnò a Bradshaw, il quale effettuò un passaggio da TD da 37 yard per il tight end Bennie Cunningham. E’ impensabile immaginare lo stesso gioco chiamato da Noll in una situazione così critica tre o quattro anni prima. Naturalmente gli Steelers non avevano abbandonato le proprie radici. Infatti il gioco era stato preparato da una corsa in tuffo di Harris su un quarto down che permise agli Steelers di mantenere il possesso della palla.
Pittsburgh vinse le prime sette partite della stagione, quindi, all’ottava giornata, ospitò gli Houston Oilers, che schieravano la primissima scelta della lega, Earl Campbell, nella partita del Monday Night del 23 Ottobre. Campbell era sulla buona strada per diventare il primo rookie dai tempi di Jim Brown a vincere il titolo di miglior runner (alla fine della stagione totalizzò 1.450 yards). A quel punto della stagione, Pittsburgh aveva concesso appena 106 yards a partita , ma Campbell da solo, in quella partita ne guadagnò 89 ed il totale di Houston sulle corse alla fine fu di 169 yards. Gli Oilers, grazie anche a tre segnature venute dopo drive lunghissimi, si imposero per 24-17.
In quella stagione, gli Steelers subirono solo un’altra sconfitta, a Los Angeles in casa dei Rams, per 10-7. Nell’incontro di ritorno contro Houston, il 3 Dicembre la ‘Steel Curtain’ costrinse Campbell a sole 41 yards, e Pittsburgh si impose per 13-3.
Alla fine degli anni ’70, la NFL veniva da una serie di stagioni dominate da teams orientati verso il gioco sul terreno, ma nel 1978 nuove regole incoraggiarono l’uso del passing game: il contatto tra defensive back e ricevitore fu limitato alle prime cinque yards dalla linea di scrimmage, e agli uomini della linea di attacco fu concesso di stendere le braccia nell’effettuare i blocchi usando anche le mani con i palmi aperti. Le squadre cominciarono a lavorarci sopra, l’uso dei lanci lunghi divenne più frequente ed i risultati migliori. Così Noll, rendendo più vivace il passing game del suo team, nel 1978 si mostrò all’altezza delle nuove tendenze, o forse, semplicemente, si stava adeguando. Ma certamente non era uno sciocco, e dedicandosi allo sviluppo dell’attacco non trascurò quello che era stato il suo punto di forza fino ad allora, la difesa.
Gli Steelers finirono la regular season con un record di 14-2, e la difesa concesse una media di 260,5 yards a partita e la più bassa media di punti a partita (12,2).
Con Greene e L.C. Greenwood sul lato sinistro della linea difensiva e Steve Furnass e John Banaszak ad alternarsi con Dwight White sul lato destro, formarono una delle più potenti linee di sempre. La teoria di coach Noll sulla difesa 4-3 consisteva nell’impegnare la linea d’attacco avversaria con la propria linea difensiva, lasciando liberi i linebackers di effettuare i placcaggi. Quell’anno, Jack Lambert, Jack Ham e Loren Toews beneficiarono alla grande di tale libertà.

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The ‘Steel Curtain’

Donnie Shell, uno dei più duri colpitori, era la strong safety e Mike Wagner la free safety. I cornerbacks erano Ron Johnson ed il veterano All-Pro Mel Blount. Nonostante alcuni dei componenti della ‘Steel Curtain’ fossero ormai vicini alla fine delle loro carriere, quella difesa mantenne le stesse caratteristiche intimidatorie che l’avevano resa famosa durante la prima metà del decennio. Alla fine della stagione avevano recuperato 21 fumbles e messo a segno 27 intercetti e 44 sacks.

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Mel Blount

La prima partita di playoff li vide cominciare da dove avevano finito la regular season, contro i campioni uscenti della AFC, i Denver Broncos. Nell’ultima giornata, gli Steelers si erano imposti a Denver per 21-7 e si accingevano ad ospitarli a Pittsburgh per il Divisional Playoff. Swann fu autore di una spettacolare ricezione sulla goal line per un TD da 38 yards, e Stallworth ricevette 10 passaggi, compreso uno da TD da 45 yards. Punteggio finale: Pittsburgh 33- Denver 10.
Quindi, per la terza volta nella stagione, si preparavano ad affrontare gli Oilers di Earl Campbell, ma stavolta c’era in palio il titolo di campioni della AFC e l’accesso al Superbowl.
Giocata in una giornata fredda e piovosa, la partita costrinse agli straordinari Bradshaw e la ‘Steel Curtain’. La difesa intercettò cinque passaggi del QB di Houston, Dan Pastorini, e ricoprì quattro fumbles. Tre di questi furono recuperati nel giro di 90 secondi, rendendo il finale del secondo quarto un vero incubo per gli Oilers. Infatti, Pittsburgh era avanti 14-3 quando Ronnie Coleman (Houston) perse la palla. Il cronometro segnava 1:23 al riposo. Sul successivo gioco Bradshaw lanciò un passaggio da TD per Swann da 29 yard. Sul kickoff seguente toccò a Johnny Dirden combinare un pasticcio regalando un’altra ghiotta occasione agli Steelers. Altro lancio di Bradshaw ed altro TD pass, stavolta da 17 yards per Stallworth. E non era ancora finita. Sul primo gioco offensivo successivo di Houston, Coleman perse nuovamente la palla. Stavolta toccò a Gerela calciare un field goal da 37 yard con quattro secondi rimasti sul cronometro. Pittsburgh aveva segnato 17 punti in 48 secondi mettendo fine alla partita. Il risultato finale fu 34-5 e Campbell era stato fermato ad un guadagno di sole 62 yard.

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Stallworth e Swann

I residui dubbi degli scettici sull’abilità degli Steelers nel giocare un sofisticato attacco basato sui passaggi svanirono durante il Superbowl XIII, dove incontrarono i finalisti della NFC, i Dallas Cowboys.
Bradshaw si confrontò col QB dei texani, Roger Staubach, passaggio su passaggio. Dallas giocava già da diversi anni un moderno football basato su un sofisticato gioco aereo, mentre per Pittsburgh esso costituiva una novità. Alla fine i due QBs fecero registrare identiche statistiche. Entrambi completarono 17 passaggi su 30 tentati con un intercetto per parte. La differenza: Bradshaw fu autore di 4 passaggi da TD contro i 3 di Staubach, e gli Steelers vinsero 35-31. Anche il texano avrebbe potuto realizzare il suo quarto TD pass durante il terzo quarto, ma il TE di riserva, Jackie Smith, pescato in assoluta solitudine nel mezzo della end zone si lasciò sfuggire di mano il più semplice dei palloni. Così, invece di 7 punti, Dallas dovette accontentarsi di un field goal di Rafael Septien.
Con questa affermazione, Pittsburgh divenne la prima squadra ad aggiudicarsi per tre volte il Superbowl, dando risonanza ad un altro verso della “The Steeler Polka” (versione del 78) che faceva così:

“We’re from the town with that great football team.
We cheer the Pittsburgh Steelers.
Winning’s a habit, not only a dream.
Go out and get them Steelers!”

Così, nel 1978 le vittorie nei Superbowls divennero un’abitudine, e l’inno divenne un successo discografico nella Terra della Polka.

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Chuck Noll

Questo lavoro è dedicato ai miei amici barry20lions e Plaxico del forum di bebonori.com.