Antidoping, la NFL stringe le maglie

La NFL non è afflitta da una vera e propria piaga-steroidi, ma le maglie dell’antidoping vanno strette. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal portavoce della lega, Greg Aiello, alla vigilia della puntata del prestigioso “60 Minutes” di CBS, che stasera prenderà in esame il caso relativo ai tre giocatori dei Carolina Panthers sospettati di aver ricevuto prescrizioni di steroidi e altre sostanze illecite da James Shortt, un medico di West Columbia (South Carolina). La NFL ha chiarito che il richiamo a normative più ferree non nasce dalla vicenda che ha investito la franchigia di Charlotte, che – al momento – vede interessati solamente in qualità di persone a conoscenza dei fatti il centro Jeff Mitchell, il left tackle Todd Steussie ed il punter Todd Sauerbrun. “Con il programma che abbiamo è molto difficile assumere steroidi senza essere scoperti”, ha detto Aiello, “potete chiederlo al sindacato dei giocatori e ai giocatori stessi. Li prendiamo e li sospendiamo, questo è il deterrente”.

I ritocchi alle regolamentazioni in materia di antidoping dovranno necessariamente essere discussi con la Players Association, che al momento accetta di sottoporre i suoi tesserati ad un regime di controllo sicuramente più attento e scrupoloso di quello della Major League Baseball. Le normative attuali prevedono 7 controlli a sorpresa settimanali per ogni squadra (su una rosa di 53 gocatori) e, ad una prima infrazione, una squalifica di 4 partite con relativa perdita dello stipendio. La NFL, che ha offerto la propria collaborazione alla Drug Enforcement Administration in relazione al caso-Panthers, ha intenzione di abbassare la soglia della positività al testosterone. Secondo quanto riferisce il New York Times il rapporto testosterone/epitestosterone, nei piani della NFL, non dovrà più superare la soglia del 6 a 1, bensì quella del 4 a 1.