Braccio di ferro nella NFL, i “ricchi” non cedono
Passi in avanti? “No”. Un serafico Jerry Jones ha tagliato corto così rispondendo a chi gli chiedeva se il meeting di ieri ad Atlanta avesse portato qualche spiraglio di luce nel braccio di ferro tra i ricchi e i poveri della NFL. Il proprietario dei Dallas Cowboys, una delle franchigie contrarie all’allargamento dei settori di mercato da far rientrare nella spartizione dei ricavi della lega, ha parlato di un “buon dialogo, buon dialogo e basta”. Jones, con i suoi colleghi di New England, Philadelphia, Houston e Washington, è quindi rimasto sulle sue posizioni, nettamente contrarie a quelle portate avanti da società meno abbienti come Pittsburgh, Buffalo, Jacksonville e Green Bay, desiderose di non lasciare che la NFL abbandoni la strada del blocco unico. Negli ultimi mesi i Cowboys, così come i Patriots, avevano manifestato l’intenzione di voler chiudere dei contratti di sponsorizzazione e partnership a livello locale senza farli figurare in quello che ora è chiamato “total football revenue”, ovvero la torta globale che regge la continuità della NFL e, soprattutto, i parametri del salary cap. Un’intenzione, quella di Jones, che aggiunge un’ulteriore frizione a quella già venutasi a creare per la faccenda relativa alla discrepanza nelle percentuali relative al “benefit package” che ogni franchigia versa ai giocatori. Tra i due schieramenti, guidati da Jones e Bob Kraft da una parte, e da Art Rooney II (Steelers) dall’altra, c’è chi cerca di mediare. Come Arthur Blank, proprietario degli Atlanta Falcons: “Sono sicuro, ci siamo”, ha detto riferendosi alla prossimità di un accordo. Le preoccupazioni, comunque, non finiranno. Il mondo dorato della NFL, una volta sistemate le beghe in stile Lega Calcio, dovrà poi fare i conti con il rinnovo del contratto collettivo dei giocatori. Una montagna da scavalcare in fretta e, possibilmente, senza scossoni e astuti giochi di prestigio. La NFL, sperano le franchigie meno ricche e gli sportivi, deve mantenere un equilibrio non solo nei bilanci, ma anche in campo.