Prime impressioni dal rookie mini – camp

Il mini-camp per i rookies degli Arieti è giunto alla sua terza edizione, ma l’idea di fondo, nonostante il passare degli anni, è sempre la stessa: imparare.

I quarterbacks hanno la possibilità di conoscere il playbook; gli uomini di linea ricevono una grande quantità di informazioni su più aspetti tecnici, dalla protezione al posizionamento dei piedi; le safeties sono imbottitite di lezioni sul movimento delle loro anche.

Credo realmente che il successo di un giovane in questa Lega dipenda da come vi entra”, ha affermato coach Martz. “E’ un importante processo di apprendimento, che comincia con tutte le informazioni di cui i ragazzi necessitano, che vengono loro date in continuazione; poi, lentamente, la velocità aumenta, di modo che, all’arrivo dei titolari, i giovani sanno cosa fare e, grazie al continuo allenamento, possono gettarsi nella mischia ed avere la possibilità di emergere in fretta”.

Lo scorso giovedì, i Rams hanno dato il benvenuto a 23 facce nuove, ed il gruppo si è messo immediatamente al lavoro.
La giornata di venerdì è stata dedicata agli incontri, per poter familiarizzare con i compagni e con il coaching staff.

Gli incontri sono durati dalle 8 alle 10.45, dopodichè i giocatori hanno potuto indossare le loro nuove divise e mostrare ciò che sanno fare sul campo. Il gruppo si è immediatamente dedicato ad allenamenti differenziati a seconda della posizione, ed ognuno dei coach ha mostrato ai propri giocatori come vuole che le cose siano fatte in campo.

Un esempio? Il fullback Madison Hedgecock, settima scelta da North Carolina.
Nessun altro runningback era presente al mini-camp, ed Hedgecock ha avuto la possibilità di lavorare in modo esclusivo con il coach del reparto, Wilbert Montgomery.

Hedgecock, all’Università, ha giocato da defensive end prima di passare definitivamente a fullback nell’anno da senior.
Col fisico di un defensive end e le doti atletiche di un runningback, la maggiore pecca di Hedgecock consiste nella tecnica e nella ricezione.

Tenendo presente tutto questo, Montgomery ha fatto provare ad Hedgecock una serie di schemi di passaggio. Hedgecock ha mostrato mani abbastanza morbide e piedi rapidi per un fullback di 266 libbre.

Queste “lezioni” individuali potrebbero rivelarsi preziosissime per il giocatore in un prossimo futuro.

Voglio imparare la basi, prima di tutto, e poi costruirci sopra” ha detto Hedgecock. “E’ certamente un vantaggio per me arrivare da rookie senza conoscere l’attacco. Non immaginavo che avrei cominciato a così stretto contatto con il coach, ma sapevo che non ci sarebbero stati tanti compagni”.

Il lavoro, tuttavia, non consiste completamente nell’apprendimento. Anzi, per qualcuno si tratta di disimparare.
Come accade in tutti i teams della NFL, un giocatore fa già alcune cose in un certo modo, e poi c’è il modo dei Rams. E questo mini-camp serve proprio a fare le cose nel modo dei Rams.

E’ una parte di quello che stiamo facendo qui”, ha dichiarato Martz. “Devono disimparare molte cose che hanno imparato in precedenza… Questo processo è importantissimo, i ragazzi sono molto motivati nell’apprendere questo metodo. Ho visto una grande attenzione, sono rimasto davvero impressionato dal gruppo”.

Vediamo come se la sono cavata i nuovi arrivi.
Il quarterback Ryan Fitzpatrick ha lavorato direttamente con Martz; il coach gli ha dato consigli sul posizionamento dei piedi e sul rilascio del pallone.
Fitzpatrick è sembrato ben accogliere e mettere in pratica le indicazioni, mostrando un braccio potente prima che l’ovvia fatica avesse il sopravvento.

Quando dici a qualcuno che quello che vuoi che faccia, lo capisce e ci riesce senza ripeterlo troppe volte, beh, ci si trova di fronte ad una dote unica”, ha detto Martz.
Sono pochissimi gli atleti che ci riescono. Degli esempi? Marshall Faulk o Isaac Bruce. Ryan possiede quell’abilità innata di ascoltarti e mettere in pratica le tue indicazioni senza essersi allenato. Credo sia davvero inusuale”.

Alcuni defensive backs hanno fatto vedere buone cose.
Ronald Bartell, la seconda scelta al draft, ha dato prova della sua grande velocità. Bartell è stato rapidissimo, mostrando di avere le caratteristiche adatte per emergere tra i professionisti.

La prima scelta, l’offensive tackle Alex Barron, è stato altrettanto impressionante, mettendo in mostra le doti atletiche e di posizionamento che gli sono valse un paio di titoli di All-American a Florida State.