Steelers tra coaching school, moto e “conseguenze”

La marcia di avvicinamento verso il training camp prosegue. Dopo il minicamp della scorsa settimana gli Steelers hanno iniziato la “coaching school”, il programma di lavoro che terrà in campo per un mese tutti, veterani e novellini. Coach Bill Cowher quest’anno ha deciso di confermare la formula dello scorso anno, condensando la preparazione tra il lunedì ed il venerdì lasciando libero il weekend. La presenza, ovviamente, è calorosamente consigliata: “Serve a capire chi va bene, serve per avere la leadership positiva dei più anziani”, ha spiegato; “serve perché i giovani devono capire e osservare gli altri ragazzi, quelli che ce l’hanno fatta, capire l’etica di lavoro necessaria e come si lavora da queste parti. E’ importante che i nostri giocatori migliori siano anche i nostri migliori leader”.

Un momento in più, quindi, per consolidare il gruppo che lo scorso anno terminò la stagione regolare con un record di 15-1 perdendo l’AFC Championship in casa con i New England Patriots. Il blocco, nonostante le diverse partenze eccellenti, è sempre lo stesso. Hines Ward, che qualche giorno fa ha rischiato grosso mentre nello spogliatoio Joey Porter e Ben Roethlisberger cercavano di giocare a calcio, nelle ultime settimane – se non direttamente dalla grande delusione del Super Bowl sfumato – si sta caricando del ruolo di uomo squadra in attesa della conferma definitiva legata alla presenza di Jerome Bettis. The Bus, tra i primi a presentarsi agli allenamenti volontari di inizio marzo, ha saltato le ultime sessioni di preparazione per un piccolo problema ad una coscia. Intanto, mentre il rookie cornerback Bryant McFadden sembra bruciare le tappe, a Pittsburgh l’ultima settimana è stata vissuta all’insegna della polemica stradale.

Già, perché Big Ben, commentando l’incidente motociclistico di Kellen Winslow (tight end di Cleveland), giorni fa aveva chiarito di non volerne sapere di chiudere nel garage la sua Harley. Il numero 7 degli Steelers oltre ad aver ribadito la sua volontà di continuare ad andare in moto ha anche precisato di non voler indossare il casco perché le leggi della Pennsylvania non lo impongono. Un atteggiamento che, nonostante le rassicurazioni di Ben circa la sua prudenza, è apparso a molti, e a ragione, discutibile. Tanto che Torry Holt, durante l’annuale quarterback challenge di Fort Lauderdale, ha deciso di fare una chiacchierata a quattr’occhi con il ragazzone di Findlay per avvertirlo: “Ha recepito il messaggio. Quella di Kellen è una situazione sfortunata”, ha detto il ricevitore dei St.Louis Rams, “e spero che Ben e tutti noi possiamo trarne un insegnamento”. Così Roethlisberger, dopo la parternale subita a mezzo stampa da Cowher (che ha parlato a lungo di “scelte e conseguenze”), ha spiegato di non andare in moto per “fare quelle pazzie che ti dicono di non fare”: “Cerco solamente di vivere la mia vita facendo quello che mi piace. So che quando sarò più vecchio ce ne sarà di tempo per fare cose folli come buttarsi col paracadute”.

Ma per la NFL anche andare in moto può essere una follia. I contratti della lega proibiscono infatti ai giocatori di cimentarsi in attività “potenzialmente pericolose”. Il divieto, eccessivamente vago viste le cifre in ballo – tecniche ed economiche – potrebbe essere aggirato facilmente da Winslow e dal suo agente se i Browns dovessero chiedere al iocatore parte del signing bonus in qualità di risarcimento. Come al solito, contratti o meno, il punto a capo lo mette chi ha buon senso. Come Carson Palmer, che in poche parole ha messo fine alla questione: “Piacerebbe anche a me fare tante di quelle cose”, ha detto il quarterback dei Cincinnati Bengals, “ma non ne vale la pena. La società ha investito troppo su di me e io in cambio devo prendermi cura del mio corpo durante la offseason senza fare cose rischiose come andare in moto”.