La Storia dei Redskins
I Washington Redskins sono tra i pionieri della National Football League: la loro storia è fatta di prestigiose vittorie, dolorose sconfitte, giocatori leggendari e grandi delusioni. Quale loro appassionato tifoso, è per me un onore raccontarla a tutti voi. Tanto dovevo alla squadra che seguo da sempre.
Correva l’anno 1932: gli Stati Uniti erano nel pieno di quel periodo storico noto come la Grande Depressione, Frank Delano Roosvelt stava facendo la sua prima campagna elettorale per la presidenza ed un signore alto, energico ed arrogante aveva deciso di aggiungere ai suoi interessi la direzione di una nuova franchigia di football americano, da creare nell’area di Boston.
George Preston Marshall, questo il nome del signore arrogante, era proprietario di una catena di lavanderie nell’area di Washington D.C. e fu persuaso dal Presidente della Lega Joe Carr e dal proprietario dei Chicago Bears George Halas ad aggregare i suoi interessi a quelli della National Football League, una Lega che aveva otto squadre e non aveva Divisions, né playoffs, né delle finali di Conference. Di quelle otto squadre, cinque sarebbero sopravvissute fino ai giorni nostri, diventando franchigie leggendarie, come gli stessi Bears, i Green Bay Packers, i New York Giants, i Chicago Cardinals meglio conosciuti come gli attuali Arizona Cardinals ed i Portsmouth Spartans, oggi chiamati Detroit Lions.
George Preston Marshall, the Big Chief
Boston aveva due squadre di baseball, i Braves ed i Red Sox, per le quali gli abitanti stravedevano, e non sembrava una città molto stimolante per il football; ma, anche se avvertito di questo aspetto, George Preston Marshall decise di proseguire nei suoi intenti, e con la sua grande imprenditorialità, organizzò il necessario per dare a Boston la seconda franchigia professionistica, dopo la breve avventura dei Bulldogs nel 1929, facendo esordire i Boston Braves di football.
Marshall assunse Lud Wray come head coach, il quale aveva un passato come allenatore della sua alma mater, Pennsylvania; Wray fu incaricato di selezionare il personale che sarebbe andato a comporre il primo roster della franchigia. La scomparsa di tre franchigie nell’anno precedente aveva liberato 60 giocatori, ed il draft non era ancora stato inventato, per cui tutti i giocatori di college erano virtualmente selezonabili: Wray firmò 40 giocatori e ne invitò altri 30 a dei provini.
Dovendo andare a prendere tutti i giocatori firmati, Marshall affittò un bus da viaggio nella West Coast per contenere le spese ed Albert Glen “Turk” Edwards, un enorme tackle da Washington State guidò il pullman per tutto il paese, raccogliendo tutti gli aspiranti giocatori alle varie fermate.
I Braves giocarono la loro prima partita di esibizione a Quincy, Massachussets, di fronte a 3.000 spettatori contro i Quincy Trojans, una franchigia semiprofessionistica che giocava in un luogo chiamato Fore River Field. I Braves vinsero con facilità quel giorno per 25-0, sotto la direzione del primo coach della loro storia, Lud Wray, e con il contributo di giocatori storici come l’halfback Cliff Battles, il fullback Jim Musick, ed il tackle Turk Edwards.
Cliff Battles
La regular season del 1932, stagione inaugurale, si aprì il 02 ottobre nella partita casalinga contro i Brooklyn Dodgers, e gli inesperti Braves non riuscirono mai a penetrare la difesa avversaria, rimediando una sconfitta per 14-0 a causa anche alla presenza del quarterback avversario Benny Friedman, uno dei migliori passatori di quel tempo.
La domenica seguente arrivò invece la prima vittoria per 14-6 contro i New York Giants di Tim Mara ancora al Braves Field, ottenuta grazie ad una grande prova di Cliff Battles ed a un ritorno di intercetto di 55 yards effettuato dal defensive back Algy Clark.
Nelle tre partite successive, i Braves segnarono solamente un touchdown, perdendo 9-0 contro i Cardinals, pareggiando 0-0 a New York e pareggiando nuovamente per 7-7 in casa contro i Bears.
La miglior prestazione offensiva arrivò alla sesta stagionale contro gli Staten Island Stapletons, quando i Braves vinsero per 19-6 per poi subire due shut outs consecutivi contro Green Bay, 21-0, e contro Portsmouth, 10-0.
I Braves chiusero il 1932 con due vittorie, contro i Cardinals per 8-6 e contro Brooklyn per 7-0, terminando la prima stagione della loro storia con un bilancio di 4 vittorie, 4 sconfitte e 2 pareggi e Cliff Battles chiuse la stagione al primo posto per yards corse con 576 in 148 portate.
Nonostante l’incoraggiante partenza della squadra, i bostoniani avevano ancora altre attività domenicali preferite al football, e la franchigia chiuse con 46.000 dollari di passivo. Il fatto indusse gli investitori che avevano appoggiato Marshall ad abbandonare il progetto, ma questi non si fece spaventare ed andò avanti da solo. Lud Wray, poco soddisfatto del fatto che Marshall trascorreva le partite a dargli suggerimenti da bordo campo standogli spesso accanto, lasciò i Braves per allenare un’altra nuova franchigia: i Philadelphia Eagles.
Il nuovo coach diventò così Wiliam “Lone Star” Dietz, un Nativo Americano che aveva giocato a Carlisle al fianco di Jim Thorpe. Dietz arrivò a Boston al momento giusto, viste le sue origini, perché Marshall, affascinato dalle tradizioni indiane, aveva nel frattempo deciso di rinominare la propria franchigia con il nickname Redskins.
Il 1933 vide questa ed altre novità per la squadra, che Marshall decise di trasferire dal Braves Field al Fenway Park, la casa dei Red Sox, e la Lega conobbe profondi cambiamenti che modificarono le regole rendendo il gioco molto più vicino a quello che conosciamo oggi, come ad esempio l’introduzione del passaggio in avanti permesso da qualsiasi punto dietro la linea di scrimmage.
Marshall ebbe un ruolo preponderante nella decisione dei proprietari delle squadre di ristrutturare la Lega e fondare due divisions distinte, East e West, ed un Championship per assegnare il titolo tra le vincitrici delle due divisioni.
I Redskins furono inseriti nella Nfl East assieme a New York Giants, Philadelphia Eagles, Brooklyn Dodgers e Pittsburgh Pirates (i futuri Steelers): l’andamento della stagione fu inferiore alle attese, in quanto i Redskins l’anno precedente avevano avuto un record migliore di tutte le avversarie di division e terminarono il 1933 con un record di 5-5-2 nonostante le 809 yards di Jim Musick e le 737 di Cliff Battes, oltre alla nomina nel Nfl All Pro Team dello stesso Battles e di Turk Edwards.
Nel 1934, a Boston arrivarono talentuosi rookies come Charley Malone e Pug Rentner, ma la squadra perse tre delle prime cinque partite e terminò la stagione con il record finalmente positivo, insufficiente però per arrivare al primo posto della division, occupato dai Giants.
Charley Malone ricevette 11 palloni per 121 yards, classificandosi quarto tra i migliori ricevitori della Lega, a dimostrazione di quanto poco importante fosse a quei tempi il gioco aereo.
Il 1935 vide un altro cambio al timone della squadra e Dietz venne sostituito da Eddie Casey, conosciuto in città per avere allenato in precedenza ad Harvard. La stagione si rivelò disastrosa, in quanto il rookie Bill Shepherd, che guidava la squadra nei passaggi ed anche nelle corse, fu spedito a Detroit per incompatibilità con il coach, e la squadra terminò la stagione con 2-8-1 e l’immediata cacciata di Casey dalla panchina.
Come successore di Casey venne nominato Ray Flaherty, che aveva grande occhio per riconoscere il talento: nel 1936 arrivarono ai Redskins il ricevitore/defensive end Wayne Millner, un futuro Hall of Famer, ed il tailback Riley Smith, un ottimo passatore.
Dopo avere perso all’esordio contro Pittsburgh per 10-0, i Redskins si rifecero sugli Eagles battendoli per 26-3 e battendo i Dodgers per 14-3 con una corsa vincente di Battles da 65 yards.
Con due partite da giocare i Redskins si trovarono in perfetto pareggio a 5-5 ed ancora in corsa per il primo posto; nell’ultimo match in casa ottennero una sonante vittoria contro i Pirates per 30-0 eliminandoli dalla possibilità di giocarsi il primo posto, che Boston (6-5) andò a giocarsi invece a New York contro i Giants (5-5-1) nella settimana successiva in uno showdown all’ultimo punto.
Ray Flaherty
Il Polo Grounds, campo amico dei Giants, ospitò 18.000 persone per quel match decisivo nonostante fosse piovuto a dirotto nelle ore precedenti ed il freddo si facesse sentire intensamente.
I Redskins riuscirono a non far segnare gli avversari quel giorno, e segnarono con il fullback Don Irwin, arrivato due settimane prima, e con Cliff Battles, che corse per un TD di 75 yards nonostante un campo fangoso ai limiti della praticabilità. Il 14-0 di quella partita diede ai Redskins il diritto di disputare il primo Championship della loro storia, dove avrebbero fronteggiato i campioni della Nfl West, ovvero i Green Bay Packers .
Marshall, profondamente deluso dalle sole 4.800 presenze venute a sostenere la squadra in casa contro Pittsburgh nella partita decisiva e tenendo conto che in quell’anno la vincitrice della Nfl East doveva ospitare la finale, decise di far disputare la partita proprio al Polo Grounds, memore della grande folla accorsa a vedere i Giants nell’ultima partita divisionale.
Il 13 dicembre del 1936 le due squadre si incontrarono su terreno neutrale, ed i favoriti Packers vinsero il titolo sconfiggendo i Redskins per 21-6.
Una settimana dopo quel match, George Preston Marshall diede un annuncio storico: visto lo scarso interesse di Boston per il football professionistico decise che i Redskins si sarebbero trasferiti in quella città dove egli curava gli interessi della sua catena di lavanderie, diventando i Washington Redskins, e la loro nuova casa sarebbe diventata lo stadio dei Washington Senators di baseball, il Griffith Field.
Il 1937 cominciò sotto i migliori auspici per i nuovi Washingon Redskins: dalle scelte, arrivò infatti uno dei quarterbacks più significativi della loro storia, ovvero “Slingin’” Sammy Baugh, che il caso volle fosse un cowboy texano che aveva giocato per Texas Christian.
Il 16 settembre di quell’anno, i Redskins esordirono in casa contro i New York Giants con il sostegno di 19.000 persone: Baugh guidò i suoi in territorio nemico avvicinando Riley Smith ai pali per due field goals. Smith, che in difesa giocava defensive back, intercettò anche un passaggio dei Giants riportandolo in meta per 60 yards, contribuendo in maniera totale al 13-3 con cui i Redskins vinsero quella partita d’esordio a Washington.
Slingin’ Sammy Baugh
Grazie alle vittorie contro i Dodgers, battuti due volte, contro Cleveland Rams, Packers, Eagles e Pirates si trovarono nel mese di dicembre con 7 vittorie e 3 sconfitte, ovvero dietro ai Giants che erano a 6-2-2. Nella partita decisiva bisognava andare proprio a New York, e 10.000 fedeli decisero di seguire la trasferta dei loro eroi prendendo 15 pullman da Washington.
Arrivato in città, il gruppo capitanato ovviamente da Marshall sfilò per la 7th Avenue sotto le note di “Hail to the Redskins”, l’inno ufficiale della squadra.
I giocatori, pompati dalla situazione creatasi, entrarono in campo motivatissimi e distrussero i Giants vincendo per 49-14; Baugh chiuse al primo posto nella Lega per passaggi completati (81) e per yards lanciate (1.127), mentre Battles ancora una volta risultò primo nella Nfl per yards corse con 874 e per TD segnati con 5.
Il passo successivo era quello di affrontare nella finale assoluta i tremendi Bears nel gelo di Chicago, che avevano chiuso con un record di 9-1-1. Domenica 12 dicembre 1937 al Wrigley Field si presentarono 15.000 coraggiosi spettatori (lo stadio ne conteneva 25.000) ed il campo era scivoloso e duro come un iceberg. A metà del primo periodo, Battles segnò il primo TD della partita con una corsa di 7 yards, replicata da un passaggio vincente da 51 yards di Bernie Masterson per Eggs Manske che riportò in pareggio le sorti. In chiusura di primo tempo, Manders ricevette un passaggio da 12 yards sulle 25 di Washington e, liberatosi da un placcaggio, si involò in meta per il 14-7 Bears.
Nel secondo tempo tornò Baugh, che era stato fuori per un colpo violento ricevuto, e con lui tornò l’attacco dei Redskins: arrivò subito il 14 pari grazie ad una ricezione di Wayne Millner da ben 55 yards. Nel possesso successivo, i Bears si ritrovarono a pochi centimetri dalla meta e con un quarto down: Masterson fintò un hand-off e lanciò un lob ancora per Manske, dando il 21-14 a Chicago.
Baugh rispose ancora una volta connettendo con Millner, che questa volta seminò tutti i difensori trasformando la sua ricezione in un gioco vincente da 78 yards.
Una volta recuperato il possesso, Baugh terminò il suo show aereo imbeccando Ed Justice per un TD da 35 yards che fissò il punteggio sul 28-21, che restò anche il punteggio finale della partita che diede ai Redskins il loro primo titolo della storia.
Nel quinquennio che seguì, i Redskins ottennero un record di 37 vittorie, 15 sconfitte e 3 pareggi sempre sotto la direzione di coach Flaherty senza mai avere una stagione perdente, ma raggiungendo il Championship solamente una volta nel 1940: ancora opposti ai Bears, i Redskins persero disastrosamente quella partita per 73-0 davanti alla più grande affluenza di pubblico nella storia di Washington. La partita venne ricordata negli anni a seguire come The Humiliation.
Il 1942 vide la fine della Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale in pieno svolgimento: i Redskins avevano subito profondi cambiamenti, in quanto Baugh e Justice erano gli unici due superstiti della formazione vittoriosa nel ’37 e Battles si era ritirato a soli 28 anni per intraprendere la carriera di coach. Altri erano stati chiamati in guerra e Ray Flaherty aveva annunciato che quella sarebbe stata l’ultima stagione da coach per poi arruolarsi nella U.S. Navy.
Con nuovi arrivi del calibro di Andy Farkas, un fullback, e di Ed Cifers e Bob Masterson, due ricevitori, Washington affrontò la prima partita in casa contro Pittsburgh: i Redskins vinsero per 28-14 con un grande contributo della difesa e con Ki Aldrich a riportare un calcio bloccato in meta per 93 yards.
Dopo aver perduto per 14-7 contro i favoriti Giants, i Redskins sconfissero i successivi 9 avversari compilando un record di 10-1, miglior percentuale mai registrata dalla franchigia, segnando 192 punti e subendone 74. Ancora una volta, però, c’erano i Bears ad attenderli nel Championship, con un record mostruoso di 11 vittorie e nessuna sconfitta, oltre al ricordo dell’onta subita due anni prima.
Nel pre-partita, Marshall entrò negli spogliatoi e scrisse 73-0 a grandi caratteri sulla lavagna: senza aver detto una parola, uscì e lasciò che Flaherty impartisse le ultime raccomandazioni ai giocatori.
Il primo tempo si chiuse sul 7-6 per Washington con un TD di Wilbur Moore per i Redskins replicato da una segnatura su ritorno di fumble di Lee Artoe dei Bears che, stremato per l’inusuale sprint, sbagliò la trasformazione da un punto.
Nel terzo quarto i Bears marciarono decisi verso la endzone avversaria, ma trovarono un vero e proprio muro che resistette per quattro downs sulla goal line; Il drive di risposta dei Redskins arrivò sino alla linea della yarda opposta ed Andy Farkas segnò un facile TD per il 14-6. Il quarto periodo non vide nessuna segnatura, così il 14-6 diventò il punteggio finale che consegnò a Washington il secondo titolo della propria storia.
Il 1943 vide i Redskins partire decisi con 3 vittorie consecutive, ma calare vistosamente nella seconda parte della stagione. Sconfitti due volte dai Giants, Washington si ritrovò a stagione finita ed identico record rispetto a New York, dando luogo ad una partita di playoff di spareggio per decidere chi avrebbe dovuto giocare il Championship.
Al Polo Grounds, i Redskins si imposero per 28-0 grazie ad un’ottima prestazione di Sammy Baugh, che lanciò per 199 yards con 12/16. Lo stesso Baugh aveva terminato quella stagione guidando la Lega nei passaggi, negli intercetti e nei punts.
I Redskins ottennero il diritto a giocare il loro quarto Championship in sette anni, e per la quarta volta si trovarono di fronte ai Chicago Bears.
Baugh non prese parte al primo tempo di quella partita, giocata il 26 dicembre del ’43, in quanto reduce da una commozione riportata nel kickoff dopo un calcio ricevuto in testa, e fu sostituito da George Cafego. Il primo attacco di Washington si tramutò in punti grazie a Farkas con una corsa di 2 yards ma sfortunatamente furono gli unici punti del primo tempo per i Pellerossa.
Sotto i colpi di Sid Luckman e di Bronko Nagurski i Bears devastarono Washington ed il punteggio finale fu di 41-21 per gli Orsi.
Alla fine della stagione, “Wee” Willie Wilkin, un tackle grosso e potente come un carro armato, decise di ritirarsi dopo 5 stagioni e dopo aver ottenuto gli onori All-Pro nel 1940 e nel 1941.
Dopo un 1944 dimenticabile, i Redskins tornarono a disputare il Championship nel 1945: il quinto titolo della Nfl East era arrivato grazie ad 8 vittorie e sole 2 sconfitte, che diede a Washington la possibilità di affrontare i Cleveland Rams al Municipal Stadium di Cleveland, che poteva contenere fino ad 80.000 persone.
I Rams segnarono i primi punti della giornata grazie a…Sammy Baugh. Il quarterback, indietreggiato nella propria endzone per passare, colpì accidentalmente il palo della crossbar, allora posizionata sulla goal line e secondo le regole del periodo la giocata si trasformò in una safety.
I Redskins reagirono con una meta di Bagarus per il 7-2 parziale, ma Sammy Baugh dovette restare ancora una volta in panchina per un infortunio alle costole.
Jim Benton e Jim Gillette, due grandi giocatori di Cleveland segnarono in successione i punti del sorpasso e del vantaggio deciso dei Rams: il TD di Gillette tuttavia non fu convertito perché il calcio conseguente venne sbagliato. Filchock, entrato a sostituire Baugh, trovò poi Bob Seymour con una giocata da 50 yards, fissando il punteggio sul 15-14 per i Rams.
Nel quarto periodo, i Redskins si avvicinarono per ben due volte ai pali, ma entrambi i field goals tentati furono calciati a lato, decretando la vittoria di Cleveland per un solo punto.
Il 1946 ed il 47 videro l’ex tackle Turk Edwards prendere il posto di head coach della squadra, ma con scarsi risultati: il primo anno il record fu di 5-5-2, mentre il secondo di 4-8.
Edwards fu sollevato dall’incarico nel 1948, dopo aver mancato di un soffio i playoffs (7-5)
L’unica cosa positiva da ricordare del triennio furono le statistiche di Sammy Baugh del ’47: Slingin’ Sam concluse con 210 passaggi completati per 2.938 yards e 25 TDs, che rimasero record di Lega fino agli anni ’60. Nel frattempo, arrivò come free agent un ricevitore molto interessante, Hugh “Bones” Taylor, che dal 1949 al 1954 sarebbe stato il WR più prolifico della squadra.
Il coach successivo, John Wechel, perse il posto dopo 7 partite del campionato del 1949, lasciandolo a Herman Ball, che terminò quella stagione con il record di 4-7-1.
Gli anni ’50 furono avari di soddisfazioni per i Redskins: il 1950 finì con un 3-9, tra i peggiori della storia, mentre il 1951 con 5-7, tutto ciò nonostante la presenza di “Bullett” Bill Dudley, un tailback tuttofare che poteva correre, ricevere, lanciare, calciare field goals e punts e ritornare calci e che lasciò l’unico bel ricordo di quelle due stagioni riportando in meta un punt per 96 yards contro Pittsburgh, allora la seconda miglior prestazione di sempre.
Il 1952 vide l’avvento di Curly Lambeau come coach, il record stagionale di 4-8 e l’addio al football giocato di Sammy Baugh dopo 16 anni di onorata carriera all’età di 38 anni: il 33 di Slingin’ Sam rimane tuttora l’unico numero mai ritirato nella storia della franchigia.
Il sostituto di Baugh fu una decima scelta di quell’anno, Eddie LeBaron: The Little General, com’era soprannominato, venne nominato Rookie of The Year lanciando per 1.420 yards e 14 TDs, 4 dei quali in una singola partita contro i Giants.
In quell’anno i Redskins onorarono il ritiro di Al DeMao, centro della linea offensiva nonchè di quella difensiva, che aveva lavorato sempre nell’oscurità facendo giocate importanti per 7 anni.
Il periodo nero proseguì, e Washington registrò altre due stagioni senza record esaltanti, ovvero quelle del 1953 e del 1954, rispettivamente con 6-5-1 e 3-9. In questi due anni, LeBaron abbandonò la squadra per andare a giocare nella Canadian Football League a causa dei rapporti non idilliaci con Lambeau, coach orientato molto sulla difesa. Il 1954 fu l’ultima stagione giocata da Hugh “Bones” Taylor, wide receiver che in questo e nei precedenti quattro anni era stato il miglior ricevitore di squadra.
Il 1955 li vide finalmente con una stagione solida, ma l’8-4 ottenuto servì solo ad ottenere il secondo posto nella Conference senza poter avanzare alla postseason. I Redskins, guidati da Joe Kuharich che aveva preso il posto di Lambeau, accolsero il ritorno di LeBaron, che li ripagò con un’ottima performance nella prima di campionato, quando Washington inflisse ai Cleveland Browns la prima sconfitta negli ultimi 9 confronti diretti: la sconfitta, per 62-3, rappresenta tutt’oggi la peggior partita persa dai Browns nella loro storia.
Records simili si aggiunsero nel triennio successivo, chiuso con 6-6 nel 1956, 5-6-1 nel 1957 e 4-7-1 nel 1958, e la decade terminò ancor peggio, con il 3-9 del 1959.
Il 1958, inoltre, vide il ritiro di Gene Brito, straordinario defensive end che era arrivato al camp come 12mo end disponibile ed era finito per essere titolare guadagnandosi 5 convocazioni al Pro Bowl e 3 nomine All-Pro.
Gli anni ’60 inizianrono in maniera disastrosa: nella seconda parte della stagione 1960 la squadra, sotto la guida di coach Bill McPeak, subì 8 sconfitte consecutive e terminò l’annata con un miserabile 1-9-2.
Il peggio arrivò nel 1961, quando i Redskins scelsero il sesto quarterback negli ultimi dieci anni per provare a cambiare le sorti, ovvero Norm Snead.
Ciò non servì a salvare la peggior stagione della franchigia, terminata con il record di 1-12-1, con l’unica vittoria ottenuta nel nuovo DC Stadium contro i futuri arci-rivali di Dallas, che erano arrivati nella Nfl giusto l’anno prima.
Il 1962 rimase nella storia perché arrivò in squadra un giocatore che cambiò molte delle sorti della medesima: il wide receiver Bobby Mitchell fu ottenuto scambiando la scelta di primo round di quell’anno con i Cleveland Browns, dando a Washington il primo giocatore di colore della sua storia. Il fatto si rivelò storico perché, a causa delle ideologie razziste di Marshall, i Redskins furono l’ultima franchigia in ordine cronologico a far cadere questo tipo di barriera.
Mitchell, nonostante l’ambiente un pò avverso, segnò 11 TDs e ricevette per 1.384 yards, ma non riuscì ad impedire che un altro record perdente, 5-7-2, venisse registrato negli annali.
Bobby Mitchell
Mitchell giocò ancora da campione l’anno seguente, ricevendo per 1.436 yards e 7 TDs, ma il 1963 vide i Redskins perdere 10 delle ultime 11 partite di campionato, terminando con il pessimo record di 3-11 e con Norm Snead a lanciare ben 27 intercetti. Snead diventò comunque, in quell’anno, il primo quarterback a superare le 3.000 yards lanciate, ma questo non servì a far desistere i Redskins dal mettere a punto una trade con gli Eagles ricevendone in cambio nientemeno che Sonny Jurgensen.
Con il trentenne Jurgensen in regia e Bobby Mitchell ed il rookie Charley Taylor come wide receivers di una certa pericolosità, nel 1964 c’era speranza per una stagione positiva, ma la squadra perse 4 partite consecutive per cominciare l’annata agonistica; in seguito, vinse 6 delle successive 8 gare, ma con 2 sconfitte nelle ultime 2 partite, i Redskins registrarono l’ottava stagione consecutiva con un record perdente, terminando a 6-8, stesso identico record che la franchigia registrò nel 1965.
Il risultato ancora deludente costò il posto a McPeek, che in 5 stagioni non riuscì mai ad ottenere un record vincente.
Sonny Jurgensen
McPeek fu sostituito da un grande ex-giocatore dei Browns, Otto Graham, che però non lasciò uno splendido ricordo nella Capitol City.
Nel 1966, il record finì in pareggio, 7-7, con una sonora vittoria ai danni dei New York Giants per 72-41, un record per punti combinati in una partita di regular season. Quell’anno, Jurgensen demolì tutti i record di franchigia in fatto di passaggi, completandone 254 per 3.209 yards e 28 TDs.
Nel 1967, i Redskins si ritrovarono all’ultima partita di stagione regolare con un record di 5-5-3, partita da giocare contro un expansion team che si era aggiunto alla Nfl proprio in quell’anno: i New Orleans Saints. Washington perse quella partita, condannandosi all’undicesima stagione perdente consecutiva, nonostante la grande annata di Jurgensen, che stabilì tre records Nfl completando 288 passaggi su 508 per 3.747 yards e 31 TDs, quest’ultima migliore prestazione di ogni epoca per la franchigia che resiste tutt’ora. Molto del merito fu dei tre ricevitori di cui Jurgensen disponeva, ovvero Charley Taylor (70 ricezioni per 990 yards, migliore nella lega), Bobby Mitchell (60 ricezioni per 866 yards) ed il tight end Jerry Smith (67 ricezioni per 849 yards).
Il 1968 costò il posto di head coach a Graham, in quanto la squadra concluse con il record di 5-9, concedendo 358 punti agli avversari.
Il licenziamento di Graham coincise con l’arrivo del leggendario Vince Lombardi, che ebbe il compito di ridare a Washington una stagione vincente dopo un decennio abbondante di sofferenze e delusioni. Prima dell’annata 1969, i vertici della squadra decisero di cambiare il nome del loro campo di gioco: quello che era conosciuto come DC Stadium, diventò l’ RFK Stadium in onore di Robert Fitzgerald Kennedy.
Il grandissimo Vince Lombardi
Il 1969 fu un particolare: nell’agosto di quell’anno, dopo una lunga malattia, George Preston Marshall, il fondatore dei Redskins conosciuto come The Big Chief, morì.
Vince Lombardi fece un ottimo lavoro, scegliendo nel draft il runningback Larry Brown da Kansas State, senza sapere di aver regalato alla squadra un corridore in grado di rivitalizzare un reparto stagnante da anni.
Lombardi lavorò bene anche sotto il profilo psicologico, prendendo un gruppo di giocatori allo sbando e motivandolo a dare il meglio di sé: il risultato fu il primo record vincente dal 1955 con un 7-5-2 ed il secondo posto nella Capitol Division.
Jurgensen terminò la stagione con 274 passaggi completi per 3.102 yards e 22 TDs, mentre il rookie Larry Brown corse per 888 yards: i due giocatori ottennero la convocazione per il Pro Bowl, assieme a Jerry Smith, Chris Hanburger, Pat Fisher e Len Hauss.
Proprio quando le cose sembravano volgere al meglio per i Redskins, con i tifosi finalmente contenti della loro squadra, si verificò un un tragico evento: poco prima della partenza del campionato del ’70, un cancro al colon costò la vita a coach Lombardi, ed il fatto fu un vero e proprio shock per l’intero mondo del football.
Bill Austin, assistente di Lombardi, prese il suo posto ad interim per l’intera stagione 1970, che i Redskins terminarono ancora in passivo con 6 vittorie ed 8 sconfitte. Larry Brown divenne il primo running back della franchigia a sfondare la barriera delle 1.000 yards con 1.125, ma questo non evitò a Washington di finire al quarto posto della Division, che venne rinominata Nfc East, dietro a Cowboys, Giants e Cardinals.
Sembrava essere un passo indietro per la franchigia, ed un ritorno prematuro agli anni delle sconfitte numerose. La svolta per la strada della riscossa, però, era dietro l’angolo…
Il 1971 fu la prima stagione di George Allen alla guida della franchigia: Allen aveva alle spalle una lunga militanza come defensive coordinator dei Chicago Bears, dove lavorò diversi anni con il leggendario George Halas; assieme a lui arrivò un 31enne quarterback che al college aveva giocato come running back a Ucla, tale Billy Kilmer.
Kilmer partì da titolare da subito, in quanto il 37enne Sonny Jurgensen si infortunò prima della stagione lasciando via libera al nuovo arrivato, dimostrandosi uno dei quarterbacks più duri e combattivi della storia dei Pellerossa. Non importava quanto fosse acciaccato o quanti colpi avesse preso in una partita, lui non mollava per niente al mondo.
Billy Kilmer
I Redskins vinsero le prime 5 partite della stagione, terminata al secondo posto nella Nfc East con un record di 9-4-1, che valse la prima qualificazione ai playoffs in ben 26 anni di sofferenza.
Il record fu infatti sufficiente per raggiungere una partita di wild card contro i San Francisco 49ers, che però i Redskins persero per 24-20 dopo essersi fatti rimontare un vantaggio iniziale di 10-3; la prematura uscita dai playoffs non mise tuttavia in secondo piano una stagione che segnava l’inizio di una nuova era, lontana dalle 26 annate consecutive senza partite di postseason.
Billy Kilmer concluse il primo anno a Washington con 166 passaggi completi e 2.221 yards lanciate, mentre il running back Larry Brown, giunto al suo terzo anno, raggiunse gli onori di All-Pro correndo 100 o più yards in 6 partite, tenendo una media di 4.7 yards per portata e collezionando 1.125 yards, diventando il primo running back nella storia della franchigia ad infrangere la barriera delle 1.000 yards.
Nel 1972 il casco di Washington subì la trasformazione definitiva: il colore diventò burgundy come la maglia ed il logo della freccia lasciò il posto ad un cerchio contente la testa di un indiano con tanto di penne a chiudere il cerchio stesso, lo stesso casco che possiamo vedere indossato dai giocatori attualmente.
Billy Kilmer fu nominato titolare per il secondo anno consecutivo, nonostante Jurgensen avesse recuperato dagli acciacchi, e l’attacco era molto solido, in quanto composto dal duo di ricevitori più pericoloso di allora, Charley Taylor e Roy Jefferson, ed un tight end eccellente in fase di ricezione come Jerry Smith.
La stagione partì sulla falsariga di quella precedente con 4 vittorie nelle prime 5 partite, nelle quali i Pellerossa sconfissero i Vikings, i Cardinals due volte e gli Eagles, perdendo solamente la partita contro i Patriots a causa di un field goal sbagliato negli ultimi secondi da Curt Knight.
Nella sesta settimana di gioco, in vista del “derby” contro i Cowboys, Allen decise di lasciare in panchina Kilmer che non lo aveva soddisfatto contro New England per lasciare spazio al vecchio Jurgensen.
Dopo un pessimo inizio Washington riuscì a rimettere in piedi la partita grazie ai TD di Larry Brown e del fullback Charlie Harraway: il 24-20 durò fino alla fine della partita, in quanto la forte difesa degli ‘Skins, battezzata da Allen la “Over The Hill Gang” non concesse più nulla agli avversari avverando la previsione prestagionale del coach, il quale aveva dichiarato che i Redskins avrebbero dettato il ritmo della Division ed i Cowboys sarebbero restati dietro.
In seguito arrivarono 6 vittorie consecutive, grazie alle quali il record diventò un impressionante 11-1 e la Nfc East venne vinta matematicamente con due giornate da giocare, facendo diventare le sconfitte contro Bills e Cowboys in chiusura di stagione prive di significato.
Nel frattempo Billy Kilmer si riguadagnò i gradi di titolare, a causa anche di un infortunio che mise fine alla stagione di Jurgensen nella Week 7; Kilmer concluse la regular season come quarto miglior quarterback della Lega nelle statistiche.
Charley Taylor registrò 673 yards su 49 ricezioni, mentre Roy Jefferson ne guadagnò 550 in 35 prese; Larry Brown corse per 1.216 yards, record di franchigia del tempo, segnando 12 TDs nelle prime 11 partite e correndo per 191 yards in una partita contro i Giants.
La difesa non fu da meno e concesse 218 punti agli avversari, prima in tutta la Nfc.
Brown, Kilmer, e Taylor furono convocati per il Pro Bowl assieme a Chris Hamburger, Speedy Duncan e Len Hauss; Ken Houston, safety prelevata dagli Oilers due anni prima, pur senza andare alla partita delle stelle giocò una grande stagione, in cui si confermò arma perfetta contro i Cowboys, affrontando i quali sembrava avere il vizio di effettuare sempre grandi giocate, spesso decidendo delle partite.
I Redskins affrontarono la prima gara di playoffs all’Rfk contro i Green Bay Packers, vincitori della Nfc Central con un 10-4: per Green Bay si trattò del secondo incontro giocato nella Capitale quell’anno, dopo che nel primo erano stati sconfitti per 21-16.
George Allen vide realizzarsi il suo piano di gioco da subito: la difesa ridusse al minimo il gioco di corsa avversario concedendo solo un field goal nel secondo quarto, ovvero gli unici punti che subirono quella sera, mentre l’attacco dominò il ground game lanciando per lo stretto necessario. L’unico TD della partita arrivò proprio da un passaggio di 32 yards di Kilmer per Jefferson, mentre il lavoro offensivo fu completato da 3 field goals di Knight.
Finì 16-3 per i Redskins, con la difesa che concesse due primi downs su corsa ai Packers, i quali registrarono sole 78 yards di total offense.
Per la prima volta dal 1945 Washington si qualificò per il Championship della Nfc, dove incontrarono i rivali di sempre, i Cowboys, che avevano sconfitto i 49ers per 30-28 nel round precedente: davanti a più di 53.000 spettatori i Redskins dominarono quell’incontro, concedendo solamente un field goal per la seconda partita consecutiva e vincendo per 26-3.
Le segnature arrivarono grazie a 2 passaggi da TD di Kilmer per Charley Taylor, uno di 15 e l’altro di 45 yards, mentre l’opera fu completata dai calci piazzati da Knight; la vittoria valse il biglietto per andare a disputare il Super Bowl al Los Angeles Coliseum, avversari i Miami Dolphins di Don Shula e Bob Griese, ancora imbattuti in stagione.
I Dolphins avevano un attacco aereo esplosivo, un running game potente e la miglior difesa della Lega, che quell’anno aveva concesso solo 12 punti a partita.
I Redskins si trovarono di fronte ad una squadra che aveva delle caratteristiche molto simili alle sue, e la prima fase della partita lo dimostrò in pieno, quando ci vollero 5 cambi di possesso prima di vedere un drive movimentato.
Sul finire del primo quarto, infatti, i Dolphins misero in piedi il drive che portò al 7-0: Bob Griese prese lo snap dalla linea delle 28 yards e con un lancio perfetto trovò Howard Twilley per i primi punti della contesa.
Poi difese presero nuovamente il sopravvento e specialmente l’attacco di Washington soffrì molto nel muovere il pallone. I Redskins terminarono il primo tempo senza impensierire la difesa di Miami, che a due minuti dall’intervallo fece una giocata fondamentale: il linebacker Nick Buoniconti intercettò un passaggio di Billy Kilmer facendo rientrare Bob Griese che, con due giocate in scramble e due passaggi completati, lanciò il secondo TD di giornata, questa volta nelle mani di Jim Kiick.
Il terzo quarto fu altrettanto infruttuoso per i Pellerossa, a causa anche di un field goal sbagliato da Knight; se non altro la difesa tenne alto il morale di squadra portando a casa un intercetto in endzone ai danni di Griese.
I Redskins trovarono il drive più lungo di giornata, 79 yards, solo nell’ultimo quarto arrivando sulla linea delle 10 avversarie: Kilmer, però, si fece intercettare in area di meta.
L’intercetto venne riportato fino a metà campo, ed un paio di giochi dopo ci fu un tentativo di field goal da parte di Miami: il calcio di Garo Yepremian venne bloccato da Bill Brundige e la palla tornò in mano al kicker dei Dolphins che, in confusione, la gettò direttamente nelle mani del cornerback Mike Bass, il quale riportò l’ovale per 49 yards riducendo il distacco a 7 punti.
I Redskins ebbero poi un’ultima possibilità per tentare il pareggio, ma la difesa di Miami non concesse più nulla ed il 14-7 finale diede ai Dolphins la perfect season ed ai Redskins una grossa delusione dopo una grandiosa stagione.
Nei due anni successivi arrivarono altrettante qualificazioni consecutive ai playoffs, con l’identico record di 10-4 ottenuto sia nel 1973 che nel 1974; nel primo caso i Redskins vennero sconfitti nella Wild Card dai Minnesota Vikings per 27-20, mentre l’anno successivo l’uscita fu nuovamente prematura ma stavolta causata dai Rams, che eliminarono Washington vincendo per 19-10 a Los Angeles.
Il 1974 fu l’ultimo anno della carriera di Jurgensen, che giocò dividendosi gli snaps con Kilmer, lanciando per 1.185 yards con 11 TD e 5 intercetti.
Alla fine di quella stagione ebbero luogo due eventi storici: i Redskins acquisirono dalla Cfl un giovane quarterback, Joe Thiesmann, e furono acquistati da Jack Kent Cooke, un altro distinto signore con molta personalità.
Joe Theisman
Il finale di stagione del 1975 fu alquanto convulso: Washington aveva un record di 8-4 ed il calendario impose a due partite dal termine il classico scontro con Dallas, a pari record, e con le stesse ambizioni di arrivare ai playoffs; Charley Taylor, inoltre, aveva bisogno di 2 ricezioni per infrangere il record di ogni epoca di palloni ricevuti di quel tempo.
I Cowboys però prevalsero quel giorno per 31-10 e Taylor non riuscì a prendere nemmeno un passaggio, riuscendo solamente la settimana successiva a superare il record di ricezioni; i Pellerossa vennero nuovamente sconfitti, e con il record di 8-6 rimasero esclusi dai playoffs, arrivando al terzo posto nella Nfc East.
La nota positiva fu rappresentata dal running back Mike Thomas, scelto proprio in quell’anno, che guidò le statistiche di corsa della squadra con 919 yards, aggiungendovi 483 yards su ricezione, guadagnandosi il premio di Rookie Of The Year. Thomas ebbe un modo singolare di segnare la sua prima partita da 100 yards: semplicemente, le guadagnò tutte nel secondo tempo, in quanto nel primo era stato tenuto in panchina.
Sempre nel 1975 i Redskins firmarono un tackle dalle dimensioni enormi, che per i successivi 14 anni sarebbe stato l’ancora della linea difensiva ed il terrore degli attaccanti avversari: Dave Butz, “The Master of Intimidation”.
Nel 1976 i Redskins tornarono ai playoffs vincendo le ultime 5 partite della regular season, terminando per la terza volta in quattro anni con il record di 10 vittorie e 4 sconfitte, e raggiungendo il posto per la Wild Card: ottenero dunque l’accesso ai playoffs per la quinta volta in sei anni, dopo due decenni e mezzo senza riuscirvi; purtroppo l’esito fu ancora quello delle annate precedenti, ed alla prima partita di postseason i Pellerossa furono eliminati nuovamente dai Minnesota Vikings, che vinsero per 35-20.
Mike Thomas concluse la stagione superando le 1.000 yards diventando il secondo giocatore a riuscirvi nella Capitale, e la sua stagione lo vide correre per 195 yards in una sola partita, contro i Cardinals, ovviamente record di franchigia.
Alla fine della stagione, Larry Brown annunciò il suo ritiro, concludendo come migliore di sempre nella franchigia nelle statistiche su corsa con 5.875 yards: a ciò aggiunse 19 partite da 100 o più yards, 2.485 yards su ricezione e 55 TDs, dei quali 35 su corsa.
Il 1977 fu l’ultima stagione in cui la squadra venne allenata da George Allen: nonostante l’attitudine vincente che aveva riportato a Washington, con 7 stagioni consecutive con un record positivo, fu infatti sollevato dall’incarico dopo che la squadra non si era qualificata per la postseason.
Il suo posto vene preso da Jack Pardee, ex linebacker titolare e componente della “Over The Hill Gang”.
Joe Thiesmann fece finalmente il suo esordio nella stagione 1978, dato che Kilmer e Jurgensen avevano rispettivamente 34 e 40 anni ed anche in considerazione delle attitudini totalmente nuove portate da Pardee alla squadra. Era infatti noto l’attaccamento di Allen ai veterani, mentre il nuovo coach decise di puntare, oltre che su Thiesmann, su un running back arrivato in città nel 1976, che veniva usato come backup del titolare Mike Thomas o come suo bloccatore.
Quel running back, John Riggins, avrebbe scritto pagine di storia della squadra di lì a breve…
John Riggins
Washington vinse le prime 6 partite di quel campionato, seconda miglior partenza dopo il 7-0 dei tempi di Slingin’ Sammy Baugh, ma nella seconda parte ottenne solo 2 vittorie, compilando un record in pareggio con 8-8 e rimanendo fuori dai playoffs.
John Riggins diventò il terzo running back nella storia della franchigia a superare la barriera delle 1.000 yards con 1.014, mentre Thiesmann completò 187 passaggi per 2.593 yards, compilando la miglior performance degli ultimi 8 anni per un quarterback dei Redskins.
Il 1979 fu un anno beffardo: i Pellerossa si trovarono all’ultima giornata a doversi scontrare con i Cowboys con in palio il titolo della Nfc East, dato il record alla pari delle due franchigie.
Nel quarto periodo sembrava che le cose si fossero messe per il verso giusto, con Washington avanti per 34-21 grazie anche ad una corsa vincente di Riggins da 66 yards; Dallas, guidata da Roger Staubach, trovò però il modo di rimontare ed i Redskins terminarono il campionato secondi nella division a 10-6, e fuori dai playoffs a causa del tiebreaker.
L’annata terminò così bruscamente, nonostante il secondo maggior numero di punti ammassati in stagione, 348, con Thiesmann a lanciare 233 completi per 2.797 yards e 20 TD, oltre a segnarne 4 lui stesso su corsa; John Riggins terminò con 1.153 yards su corsa, diventando il primo Redskin a guadagnare più di 1.000 yards in 2 stagioni consecutive, evento che gli fece richiedere un aumento anno di $ 500.000. Non avendo ottenuto una risposta positiva alla sua richiesta, Riggins decise di saltare interamente la stagione 1980 per protesta.
Quel campionato finì con un poco felice 6-10 e con il licenziamento di Jack Pardee, che venne sostituito dalla leggenda per eccellenza: Joe Gibbs. Nel primo round del draft 1980, inoltre, la dirigenza scelse un ricevitore che avrebbe riscritto in seguito molti dei records della Nfl, Art Monk.
Art Monk in azione
Il primo anno di Gibbs fu contornato dalle polemiche dei fans, che si aspettavano un immediato ritorno ai playoffs: Washington, però, terminò con un bilancio in pareggio (8-8) dopo una terribile partenza (0-5) ed una buona seconda parte di campionato.
Le uniche buone notizie furono i 293 passaggi completati da Thiesmann, allora record di franchigia, con 3.566 yards lanciate, seconda miglior prestazione di sempre, ed il ritorno in campo di Riggins dopo l’anno di inattività con il risultato di essere numericamente ancora il miglior running back di squadra.
La grinta di Joe Gibbs sulla sideline
Il 1982 fu un anno da ricordare: i Redskins partirono forte vincendo le prime 2 partite prima che il campionato fosse fermato da uno sciopero dei giocatori che durò ben 2 mesi.
Al ritorno in campo, fortunatamente, le cose non cambiarono: i Pellerossa vinsero 5 volte su 6 terminando al primo posto della Nfc East con il record di 7-1 ed il kicker Mark Moseley venne eletto Mvp della lega, evento straordinario dato il ruolo ricoperto dal giocatore; Moseley fu determinante in 4 delle 7 vittorie di Washington ed in 2 partite consecutive segnò gli unici punti dell’attacco, guadagnandosi quindi l’ambìto premio.
Mark Moseley
Nei playoffs, i Redskins non si arrestarono davanti a nessuno, eliminando i Lions vincendo per 31-7, sbarazzandosi dei Vikings per 21-7 nel secondo turno e vincendo anche la finale della Nfc contro i Cowboys per 31-17. In queste 3 partite Riggins corse rispettivamente per 119, 185 (record di franchigia per i playoffs) e 140 yards.
Quel Championship non fu ricordato solo per l’ennesima prestazione gradiosa di Riggins, ma anche per quella decisiva del defensive end Dexter Manley: scelto un anno prima al quinto round del draft, Manley stese il quarterback titolare di Dallas Danny White, procurandogli una commozione celebrale che lo costrinse a lasciare la partita e deviò un passaggio del suo sostituto Gary Hogeboom nelle mani di Darryl Grant, che grazie a questo intercetto riportato in meta segnò i punti decisivi della contesa.
Il Super Bowl XVII si disputò al Rose Bowl di Pasadena in California, e fu l’occasione per Washington per vendicarsi della sconfitta di dieci anni prima dovendo fronteggiare i Miami Dolphins, i vincitori della Afc dopo una regular season da 11 vittorie ed una sola sconfitta.
Era lo scontro tra la migliore difesa del 1982, quella di Miami, chiamata “Killer Bees”, contro la storica linea offensiva dei Redskins, formata dai mitici “Hogs” con elementi quali Joe Jacoby, Russ Grimm, Jeff Bostic, Fred Dean e George Starke, insomma uno scontro da sogno che sarebbe diventato realtà di lì a poco.
La partita vide Washington cominciare con l’imposizione del gioco di corsa e con Thiesmann a lanciare passaggi a corto raggio ad alta percentuale, ma i primi a segnare furono comunque i Dolphins, grazie ad un passaggio in profondità del quarterback David Woodley da 76 yards per il receiver Jimmy Cefalo.
I Redskins riuscirono a muovere bene il pallone, ma non furono in grado di arrivare in posizioni interessanti per segnare: solo una giocata di Dexter Manley nel secondo quarto diede loro la prima segnatura della giornata.
Manley arrivò a mettere le mani addosso a Woodley facendogli perdere il possesso dell’ovale, che venne ricoperto da Dave Butz sulle 46 yards avversarie, posizione dalla quale l’attacco produsse guadagni per 32 yards, che permisero a Moseley di mettere i primi 3 punti a referto per i suoi colori.
I Dolphins risposero con un lungo drive che si fermò sulla linea delle 3 yards di Washington, che fruttò un field goal di Uwe Von Schamann per il 10-3 provvisorio, ma nel drive successivo gli Hogs cominciarono ad annullare la pass rush avversaria ed a permettere a Thiesmann di cominciare a guadagnare terreno consistentemente.
La serie finì con il passaggio vincente di Thiesmann da 4 yards per il receiver Alvin Garrett che pareggiò le sorti dell’incontro, ma sul kickoff successivo le cose cambiarono ancora, quando Fulton Walker riportò in meta il pallone per 98 yards ridando l’immediato vantaggio ai Dolphins sul finire del primo tempo, senza sapere che Miami non avrebbe più segnato.
I Redskins aprirono le segnature del secondo tempo con un field goal di Moseley settato da una reverse di 44 yards di Garrett, quindi, recuperato il possesso, Thiesmann fece una delle giocate più importanti della partita: il quarterback vide un suo passaggio alzato in aria dal defensive tackle Kim Bokamper e riuscì comunque a deviare il pallone dalle mani del difensore mentre l’ovale ricadeva a terra, trasformando un intercetto sicuro in un passaggio incompleto.
Nel quarto periodo Washington prese il comando della partita per la prima volta: su un 4° e 1 sulle 43 yards di Miami, Gibbs chiamò un gioco di corsa e Riggins, anziché guadagnare solo il primo down, riuscì ad arrivare quasi indisturbato in meta andandosene sul lato sinistro anziché andare nel mezzo come pensava la difesa avversaria.
Quindi Riggins con le sue portate trasportò l’attacco sulle 6 yards avversarie e Theismann chiuse la partita con un passaggio per Charlie Brown, fissando il punteggio finale sul 27-17, con una difesa che non concesse nessun passaggio completato a Woodley.
I Redskins vinsero il loro primo Super Bowl, nonché il loro primo titolo dal 1942: John Riggins, avendo corso per 166 yards in 38 portate, allora record per la manifestazione, ed avendo prodotto più di 100 yards per la quarta partita di postseason consecutiva, fu nominato MVP della finale all’unanimità.
L’anno successivo, il 1983, vide due aggiunte molto importanti in difesa, ed infatti nel draft vennero scelti il defensive end Charles Mann ma soprattutto il cornerback Darrell Green, colonna della difesa per due decenni.
La regular season finì con un ottimo 14-2 grazie al record di punti segnati in una stagione con 541 (infranto poi dai Rams nel 1999), e con Joe Thiesmann nominato Mvp offensivo della Lega.
La difesa concesse ben 332 punti in un’annata che vide molte partite vicine nel punteggio, come la sconfitta inaugurale contro Dallas per 31-30, come la vittoria emozionante sui Raiders per 37-35, oppure come la sconfitta per mano di Green Bay per 48-47; ancora una volta John Riggins superò se stesso, correndo per 1.347 yards in 347 portate, records di franchigia resistiti fino a pochi anni fa.
I playoffs cominciarono con una netta vittoria ai danni dei Los Angeles Rams per 51-7, con sole 16 yards su corsa concesse ad Eric Dickerson, e proseguirono con la disputa del Championship contro i San Francisco 49ers di Joe Montana.
Davanti al 113mo tutto esaurito consecutivo, i Redskins cominciarono forte: dopo un primo quarto senza segnature, Washington segnò 21 punti consecutivi con 2 passaggi da TD di Thiesmann per il tight end Clint Didier e per Charlie Brown, e con una corsa da 1 yarda di Riggins propiziata da un fumble forzato e recuperato da Darrell Green.
La partita sembrò in ghiaccio, ma con Joe Montana in campo tutto era possibile: Golden Joe portò i 49ers a segnare in 3 drives pareggiando di fatto la partita con due passaggi vincenti per Mark Wilson ed uno per Freddie Solomon lasciando di stucco l’ammutolito Rfk Stadium, ormai sicuro di avere il biglietto per il Super Bowl già in tasca.
Thiesmann ingegnò quindi un drive perfetto, che vide i Niners sanzionati con due penalità sospette ma che si concretizzò con il field goal di Mark Moseley per il 24-21: Moseley si dimostrò calmo e freddo, nonostante avesse avuto la sua peggior giornata in carriera avendo sbagliato in precedenza ben 4 calci.
Il Super Bowl XVIII vide Washington andare contro i Raiders, già affrontati in regular season, a Tampa, Florida. Fu una disfatta.
I Raiders colpirono per primi segnando un TD con Derrick Jensen, che bloccò un punt calciato dall’interno della endzone di Washington e ricoprì il pallone per la prima segnatura di Los Angeles; quindi Jim Plunkett e Cliff Branch segnarono un’altra meta portando il parziale sul 14-0 nel primo quarto.
I Redskins faticarono parecchio in attacco e non riuscirono ad impensierire veramente gli avversari; per tutto il primo tempo riuscirono ad affacciarsi per sole due volte nei pressi del territorio favorevole e ne vennero fuori solamente con 3 punti, a causa di un 1/2 di Moseley.
Sul finire del primo tempo, Thiesmann commise un errore grave: anziché far terminare il tempo (mancavano 12 secondi) fintò un handoff sul running back per poi lanciare in direzione di Joe Washington, ma il linebacker avversario Jack Squirek non cadde nella finta intercettando il passaggio e riportandolo in meta per il 21-3 che chiuse la prima frazione.
L’unico TD di giornata dei Pellerossa venne segnato da John Riggins in apertura di terzo quarto dopo un drive da 70 yards: a conferma che le cose non andavano bene Moseley si vide bloccare il tentativo di extra point.
I Raiders chiusero la partita poco dopo: nel drive successivo Marcus Allen segnò con una corsa da 5 yards, replicata poco più tardi dalla storica galoppata dello stesso per 74 yards, record per il Super Bowl resistito fino al 2006, che diede il 35-9. I giochi erano dunque fatti, Los Angeles segnò altri 3 punti nell’ultimo quarto come punto esclamativo su una vittoria che al tempo fu eclatante, perché ottenuta con il più ampio divario di punti della storia.
Nel 1984 i Redskins si qualificarono nuovamente per i playoffs dopo una regular season incerta, fatta di alti e bassi, con 2 sconfitte nelle prime 2 partite, 5 vittorie consecutive, poi un parziale di 2-3 ed infine altre 4 vittorie di fila, che portarono il bilancio ad 11-5; Washington giocò all’Rfk Stadium contro i Chicago Bears quell’anno e fu sconfitta per 23-19, perdendo la possibilità di giocare il terzo Championship consecutivo.
Nel 1985 i Pellerossa persero 3 delle prime 4 gare e si ritrovarono a giocare un’importante partita nel Monday Night Football il 18 novembre con il record in pareggio, 5-5.
La contesa fu fatale a Joe Thiesmann: al fine di sorprendere la difesa newyorkese, il quarterback eseguì assieme a John Riggins una flea-flicker, con il running back che dopo l’handoff restituì l’ovale a Thiesmann; tre difensori dei Giants non caddero nella trappola e schiantarono il quarterback a terra provocandogli una frattura della gamba, che fece terminare proprio quel giorno la carriera del regista, il quale venne sostituito così dall’esordiente Jay Schroeder. Thiesmann uscì di scena con 2.044 passaggi completati, 25.206 yards (ambedue records di franchigia), e con un rating in carriera di 77.4.
La regular season finì con un record di 10-6, con l’esclusione dalla postseason per il tiebreaker e con l’annuncio del ritiro di John Riggins dal football.
Schroeder fu il titolare per la stagione 1986, e produsse dei numeri molto interessanti grazie ad un braccio equivalente ad un cannone e a due solidi ricevitori come Art Monk ed il nuovo arrivato Gary Clark, mai scelto dalla Nfl e firmato come rookie free agent da Washington.
Schroeder registrò 420 e 378 yards in partite consecutive contro Giants e Vikings, e finì quell’anno con il record di franchigia per yards passate in singola stagione con 4.109, diventando il primo Redskin della storia a superare la soglia delle 4.000 yards.
La regular season regalò un record di 12-4, e nella wild card Washington ebbe ragione dei Rams con una vittoria per 19-7; quindi i Redskins sorpresero i campioni in carica di Chicago al Soldier Field vincendo per 27-13 dopo aver concesso sole 87 yards di total offense nel secondo tempo, ma vennero poi eliminati nel Championship, dove uscirono sconfitti per 17-0 dai Giants in un giorno freddo e ventoso a New York.
L’anno seguente fu quello buono per tornare al Super Bowl, nonostante la decisione dei giocatori Nfl di scioperare, così le squadre iniziarono il campionato ugualmente, ma con dei rincalzi al posto dei titolari; i Redskins vinsero 6 delle prime 7 partite e le riserve terminarono il loro operato sconfiggendo i Cowboys per 13-7, prima della fine dello sciopero.
Al ritorno in campo, Jay Schroeder si infortunò subito, e finì per perdere il posto a vantaggio di un quarterback di colore che sarebbe stato presto ricordato nella storia dei Pellerossa: Doug Williams. La stagione regolare si concluse con la vittoria di Washington nella Nfc East, grazie al record di 11-4, e la prima partita di playoffs li vide contro i Chicago Bears: sotto per 14-0 con Williams titolare, i Redskins tornarono in partita nel secondo tempo grazie anche ad un punt return di Darrell Green da 52 yards, finendo col vincerla per 21-17 e qualificandosi per il Championship contro i Minnesota Vikings.
In quella gara, in costante parità a 5 minuti dal termine, Williams trovò il TD della vittoria grazie alla decisiva ricezione di Gary Clark in endzone e preservando il vantaggio grazie ad un placcaggio decisivo ancora di Green, che giocò quella partita con una costola incrinata e garantì l’accesso al Super Bowl che si sarebbe disputato a San Diego, avversari i Denver Broncos di John Elway.
Washington, al terzo Super Bowl in sei anni, iniziò male la gara non riuscendo a fare nulla nel primo quarto e ritrovandosi sotto per 10-0, senza sapere che i punti segnati dai Broncos sarebbero stati gli ultimi di tutta la serata e che sarebbero finiti seppelliti dai Pellerossa della capitale in una prova senza precedenti.
I Redskins infransero un record del Super Bowl ammassando 35 punti nel solo secondo quarto con 4 passaggi da TD di Williams ed una corsa vincente da 58 yards dello sconosciuto Timmy Smith, una scelta di quell’anno di quinto round da Texas Tech, che ripetè la segnatura nel secondo tempo e terminò la partita con 204 yards su corsa, record della manifestazione. Ricky Sanders ricevette per 193 yards, altro record, mentre Doug Williams, un giocatore fino ad allora considerato mediocre, si aggiudicò il titolo di MVP della gara con 340 yards e 4 TD lanciati (ennesimo record battuto).
Il secondo Vince Lombardi Trophy approdò trionfalmente a Washington.
Reduci dalla vittoria al Super Bowl, i Redskins non riuscirono a qualificarsi per i playoffs né nel 1988 né l’anno successivo a causa di alcuni infortuni e di un calo generale nelle prestazioni di Williams.
Nella seconda delle due annate concessero a Dallas l’unica vittoria stagionale della franchigia, che terminò quell’annata 1-15.
Nel 1990, partì in maniera continuativa da titolare Mark Rypien, salvo fermarsi dopo 3 settimane di gioco per infortunio dovendo lasciare il posto al backup Stan Humpries, che condusse la squadra attraverso non poche difficoltà anche a causa di alcune sue prestazioni non eccezionali.
Il ritorno di Rypien coincise con 5 vittorie nelle ultime 7 partite di regular season, ed un record finale di 10-6 con una qualificazione ai playoffs che li vide affrontare tutte le gare in trasferta.
La prima partita andò sorprendentemente bene, in quanto Washington riuscì a battere i favoriti Eagles al Veterans Stadium in un giorno di pioggia che aveva reso il terreno sintetico molto scivoloso imponendosi per 20-6, ma nei Divisional Playoffs i 49ers li sconfissero con un deciso 28-10. La gloria, però, era ancora dietro l’angolo.
Mark Rypien al lancio
Il 1991 è da sempre ricordata come una delle migliori annate della franchigia: con una squadra sostanzialmente confermata dall’anno precedente e con presenti a roster giocatori chiave come Mark Rypien, Art Monk, Earnest Byner, Don Warren, Brian Mitchell, gli Hogs, Wilber Marshall e tanti altri, i Redskins vinsero consecutivamente le prime 11 partite, imponendosi per 45-0 contro i Lions e perdendo solo il 23 novembre contro Dallas. In queste 11 partite arrivarono vittorie altisonanti e convincenti, come quella contro i Cowboys per 33-31 dopo essere stati sotto per 21-10, come i due shut outs ai danni di Cardinals ed Eagles per 34-0 e 23-0, come il 42-7 casalingo ottenuto contro i Browns che, alla settima settimana di gioco, diventarono la prima squadra a segnare in quella stagione all’Rfk Stadium. Dopo la sconfitta contro Dallas nella seconda partita, i Redskins vinsero 3 gare consecutive contro Rams, Cardinals e Giants , prima di perdere la più insignificante delle sfide contro gli Eagles nel finale di regular season, conclusa con un dominio assoluto ed un record di 14-2.
Il primo avversario dei playoffs furono gli Atlanta Falcons, ai quali i Redskins avevano già inflitto 56 punti in stagione regolare. I Falcons avevano poi vinto 6 partite consecutive per arrivare alla postseason, ma neanche quel giorno vi fu molta storia, e Washington vinse per 24-7 una partita dall’esito già segnato. La finale della Nfc li oppose nuovamente ai Lions, cancellati nell’opener, ma per loro non ci fu scampo neanche stavolta: Barry Sanders guadagnò quel giorno sole 41 yards su corsa grazie alle particolari attenzioni a lui rivolte dalla difesa, come 41 furono i punti messi sul tabellone da parte dei Pellerossa, a differenza dei 10 messi dagli avversari. A questo punto della stagione i Redskins si ritrovarono dove tutti li avevano pronosticati: di nuovo al Super Bowl, contro Marv Levy, Jim Kelly ed i Buffalo Bills, che arrivavano da una clamorosa sconfitta nel Super Bowl precendete contro i New York Giants con il famoso calcio sbagliato da Scott Norwood.
Sul terreno del Metrodome di Minneapolis la partita fu inizialmente molto dura: nel primo quarto Washington sprecò una ghiotta occasione dalla linea delle 2 yards favorevoli, con Art Monk a ricevere un pallone in endzone poi sanzionato incompleto dall’istant replay e quindi con il field goal maltrattato nel tentativo successivo; quindi Brad Edwards intercettò Jim Kelly per restituire immediatamente il possesso agli Indiani, ma Rypien si fece intercettare due azioni più tardi facendo terminare il primo quarto senza segnature.
Nel secondo quarto, l’attacco si mosse: dopo un field goal di Chip Lohmiller da 41 yards Rypien trovò infatti Earnest Byner per la prima meta della gara, quindi sulla linea della yarda, Gerald Riggs fissò il risultato sul 17-0 all’intervallo; tra le due segnature, Darrell Green intercettò Kelly in una serie che sembrò essere molto positiva per i Bills.
L’inerzia si spostò definitivamente dalla parte di Washington con l’intercetto che Kelly subì in apertura di secondo tempo ad opera di Kurt Gouveia, che riportò il pallone fin sulle 2 yards di Buffalo, da dove Riggs entrò per la seconda volta in endzone; il terzo quarto, dopo una mini-rimonta dei Bills, vide ancora i Redskins protagonisti con un drive di 79 yards, che terminò con un passaggio da TD di 30 yards di Rypien per Gary Clark, chiudendo di fatto la competizione.
Il risultato finale fu 37-24, con Rypien a registrare 18/33 per 292 yards e 2 TD meritandosi il trofeo di MVP, con Clark e Monk a combinare per 14 ricezioni per 227 yards e con la difesa ad intercettare Kelly per 4 volte ed a limitare Thurman Thomas a 13 yards in 7 portate.
I Redskins vinsero quindi il terzo Super Bowl della loro storia e Joe Gibbs diventò il terzo coach della storia Nfl a vincere tre titoli, accostandosi ai nomi di Chuck Noll e di Bill Walsh.
Il 1992 cominciò con un lungo holdout di Mark Rypien, alla ricerca di un nuovo contratto, fatto che gli fece saltare il training camp; la prima parte di stagione andò tuttavia bene, con 6 vittorie nelle prime 9 partite. La costanza però non fu una qualità che accompagnò i Redskins di questa edizione, che persero da allora 3 partite consecutive, ne vinsero poi altrettante, ma terminarono la stagione con altri 2 passi falsi e con un record di 9-7, sufficiente per disputare i playoffs con l’ultimo posto disponibile. Nella Wild Card Washington vinse a sorpresa in trasferta contro i Vikings per 24-7, ma la stagione finì la settimana successiva sul campo dei lanciati 49ers, che li sconfissero per 20-13. Dopo quella partita, Joe Gibbs annunciò il suo ritiro come allenatore di football, intento a concentrarsi esclusivamente sulle corse automobilistiche del suo team in Nascar.
Il triennio che ne seguì fu uno dei peggiori nella storia della squadra, anche a causa dell’abbandono di molti dei protagonisti delle annate d’oro: nel 1993, con Richie Petitbone come head coach, i Redskins vinsero per 35-16 l’opener contro Dallas ma persero 12 partite anche a causa dell’infortunio che tenne fuori Rypien, poi rilasciato a fine stagione; nel 1994 sostituirono Petitbone con Norv Turner, scelsero Heath Schuler al primo round del draft poi rivelatosi un clamoroso bust e terminarono la stagione con un miserabile 3-13; quindi nel 1995, con Gus Frerotte nel ruolo di quarterback, migliorarono leggermente finendo con 6 vittorie e 10 sconfitte, con l’unica soddisfazione di battere per 2 volte i Dallas Cowboys.
Il 1996 fu un’annata particolare: Washington aprì la stagione con 7 inaspettate vittorie consecutive dando l’illusione di poter raggiungere i playoffs ma l’illusione svanì bruscamente di fronte a 6 sconfitte nelle successive 7 partite, che li eliminarono dalla corsa alla postseason nonostante le 1.353 yards corse da Terry Allen, nuovo record di franchigia.
Il 22 dicembre di quell’anno rimase comunque nella storia: con una sonante vittoria contro Dallas per 37-10 si consumò l’ultima partita disputata nel mitico Rfk Stadium, che venne sosituito l’anno seguente da un nuovo stadio situato a Landover, nel Maryland.
Il Jack Kent Cooke Stadium aprì i battenti il 14 settembre del 1998: costruito e nominato in onore dell’owner dei Redskins, lo stadio non fu mai visto completo da Cooke, che purtroppo morì 5 mesi prima dell’inizio del campionato. La stagione fu ancora negativa, con Frerotte a trovarsi sostituito da Trent Green come titolare e con sole 2 vittorie nelle prime 11 partite, per un record finale di 6-10.
Jack Kent Cooke
Il 1999 fu l’anno dei cambiamenti: la famiglia Cooke, alle prese con problemi finanziari, vendette il team a Daniel Snyder, un investitore di New York, che acquisì la proprietà dei Redskins e cambiò il nome del nuovo stadio in FedEx Field. La stagione andò bene grazie all’acquisizione di Brad Johnson come quarterback, che terminò la stagione con 4.005 yards, 24 TD ed un rating di 90.0 e grazie alle gambe di Stephen Davis, che corsero per 1.405 yards battendo il recente record stabilito da Allen solo 3 anni prima. I Redskins terminarono in testa alla Nfc East ottenuta in virtù di una decisiva vittoria contro i 49ers in overtime, quindi affrontarono e batterono i Detroit Lions per 27-13 in casa; la settimana successiva andarono in trasferta a Tampa per giocarsela contro i Buccaneers ma, in vantaggio per 13-0, si fecero rimontare da due TD di Mike Alstott e nel gioco finale Dan e Matt Turk, rispettivamente long snapper e holder, maltrattarono lo snap che decretò la fine dei sogni di Washington.
I due anni seguenti videro l’arrivo di rookies d’impatto come LaVar Arrington, Chris Samuels e Champ Bailey, nochè di molti free agents attratti dai dollari di Snyder, senza tuttavia incidere sui risultati di squadra: due stagioni consecutive vennero chiuse con il record in pareggio, 8-8, nonostante le potenzialità del team fossero ben più alte visti gli arrivi di talenti quali Deion Sanders, Bruce Smith, Jeff George ed Iring Fryar, tutti abbastanza stagionati e con gli anni migliori di carriera alle spalle.
Il 2000 fu l’ultimo anno di Norv Turner sulla panchina dei Pellerossa in quanto il coach venne sollevato dall’incarico sul 7-6 e sostituito dall’offensive coordinator Terry Robiskie; nel 2001 ci fu l’avvento di Marty Schottenheimer, apparente salvatore della patria ma rimasto in città solamente un anno.
Il 2002 ed il 2003 furono altre due stagioni promettenti ma molto deludenti: arrivò ad allenare Steve Spurrier,che si portò dietro la sua Fun ‘n’ Gun di Florida rivelatasi poi inapplicabile nella Nfl, ed i risultati furono evidenti, 7-9 nel primo anno, 5-11 nel secondo con Patrick Ramsey titolare e Laveranues Coles arrivato nella offseason, e con Bruce Smith a chiudere la sua storica carriera quale leader di ogni epoca in fatto di sacks messi a segno.
Il 2002, l’anno del 70mo anniversario, fu l’ultimo della carriera leggendaria di Darrell Green: il cornerback si ritirò con 20 anni passati a giocare con i Redskins, 263 partite all’attivo delle quali 250 da titolare (più di qualsiasi altro), e con un record Nfl molto significativo, quello di almeno un intercetto preso in 18 stagioni consecutive e con records di franchigia per intercetti con 53, per riporti in endzone con 6 assieme a 7 partecipazioni al Pro Bowl.
Durante la offseason, Snyder decise di riportare a Washington l’allenatore che l’aveva resa grande: iniziò dunque la seconda gestione dei Redskins da parte di Joe Gibbs che, come prima mossa, approvò lo scambio che portò Champ Bailey a Denver facendo arrivare nella Capitale Clinton Portis.
Clinton Portis
Dopo un 2004 con Ramsey e Mark Brunell a spartirsi il ruolo di titolare, nel 2005 i Redskins sono finalmente ritornati ai playoffs dopo una partenza di 3-0 e vincendo le ultime 5 gare consecutive di regular season contro St. Louis, Arizona, Dallas (battuta 2 volte dopo 9 anni), New York e Philadelphia.
La stagione è terminata con il record di 10-6, i Redskins hanno poi sconfitto Tampa Bay in trasferta per 17-10 nella Wild Card e perso contro Seattle il Divisional Playoff per 20-10, con i Seahawks che avrebbero poi disputato il Super Bowl.
La stagione 2005/2006 si è rivelata dunque superiore alle attese, con numeri da ricordare e che gettano le premesse per ritornare grandi; esempi sono le 1.483 yards e 9 Td su ricezione di Santana Moss, arrivato dai Jets in cambio di Coles, le 1516 di Clinton Portis arricchite da 11 mete, le 774 yards di Chris Cooley con 7 viaggi in endzone, oltre agli importanti contributi difensivi di Lemar Marshall, Marcus Washington, Philip Daniels, Shawn Springs e di Sean Taylor, attualmente alle prese con problemi giudiziari.
Questo è tutto. Presto ci sarà dell’altra storia da scrivere, ma quella deve ancora venire. Speriamo che questa, tra i suoi capitoli, possa annoverare ancora delle vittorie al Super Bowl.
Gli allenatori:
Ray Flaherty 1937-1942
Dutch Bergman 1943
Dudley DeGroot 1944-1945
Turk Edwards 1946-1948
John Whelchel 1949
Herman Ball 1949-1951
Dick Todd 1951
Curly Lambeau 1952-1953
John Kuharich 1954-1958
Mike Nixon 1959-1960
Bill McPeak 1961-1965
Otto Graham 1966-1968
Vince Lombardi 1969
Bill Audtin 1970
George Allen 1971-1977
Jack Pardee 1978-1980
Joe Gibbs 1981-1992
Richie Petibtbon 1993
Norv Turner 1994-2000
Terry Robiskie 2000
Marty Schottenheimer 2001
Steve Spurrier 2002-2003
Joe Gibbs 2004-oggi
I numeri ritirati:
33 Sammy Baugh QB 1937-1952
Hall of Famers:
George Allen Coach 1971-1977
Cliff Battles RB 1937
Sammy Baugh QB 1937-1952
Bill Dudley 1950-1951, 1953
Albert Glen “Turk” Edwards (1969) OT 1937-1940
Ray Flaherty Coach 1937-1942
Joe Gibbs Coach 1981-1992, 2004-Present
Ken Houston CB 1973-1980
Sam Huff LB 1964-1967, 1969
David “Deacon” Jones DE 1974
Stan Jones DT 1966
Sonny Jurgensen QB 1964-1974
Paul Krause S 1964-1967
Curl Lambeau Coach 1952-1953
Vince Lombardi Coach 1969
George Preston Marshall Owner 1937-1969
Wayne Milner WR 1937-1941, 1945
Bobby Mitchell WR 1962-1968
John Riggins RB 1976-1979, 1981-1985
Charley Taylor WR 1964-1975, 1977
Bellissimo pezzo, Davide!!! Aspetto la seconda parte!!! 😉
grazie mille per avermi fatto conoscere cosi tante cose sulla mia squadra del cuore…complimenti!
HAIL TO THE REDSKINS…..sempre!!!!!!!!
Pezzo fantastico, seguo i Redskins da ormai molti anni… ma la seconda parte???
Gio, la trovi al seguente link:
http://www.endzone.it/site/endzonepedia/articolo/la_storia_dei_redskins_parte_ii/
grazie…volo a leggerla 🙂
Bellissimo, seguo i redskins da anni ma non conoscevo bene la la storia. Grazie.