Hank Stram (1923-2005)
Nato a Chicago il 3 gennaio 1923, Hank Stram si dedicò al football durante la sua carriera scolastica al college di Purdue, dove cominciò a giocare fullback nel 1942.
La sua carriera fu interrotta dall’arruolamento nell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, e tornò quindi sul campo nel 1946 e 1947.
Ma il suo futuro stava dall’altra parte della panchina: già dal ’48 Hank cominciò la sua carriera di allenatore, lavorando come assistente dei Boilermakers fino al 1955.
Nel 1959, a Dallas nascevano i Texans, franchigia della American Football League destinata a diventare una delle più prestigiose della storia del football, e il proprietario Lamar Huntdecise di offrire il posto di Head Coach a Hank Stram, essendo stato allenato da Stram quando giocava runningback a SMU.
Iniziava così la carriera di un allenatore che avrebbe lasciato un solco profondo nel mondo e nel gioco del football.
Hank Stram è stato uno dei più grandi innovatori nella storia del football americano: si devono a lui, infatti, le invenzioni della tasca mobile, della formazione a doppio tight end, dei minicamp estivi, del coordinatore per la forza e la condizione fisica dei giocatori e della “stacked defense”, in cui qualunque fosse l’allineamento un linebacker rimaneva di fronte al centro.
“Non so se ci può essere qualcosa di nuovo nel football, ma negli anni Sessanta noi facevamo cose che le squadre fanno oggi. Hank introdusse moltissime novità e non riceve il credito che merita. Non aveva paura di provare nuove soluzioni. In quegli anni, nessuno provava qualcosa di nuovo. Tutti seguivano più o meno quello che facevano i Green Bay Packers e i New York Giants. Hank decise invece di fare alcune cose in modo differente. Giocavamo una West Coast Offense prima che si chiamasse West Coast Offense“.
(Len Dawson, Pro Football Hall of Fame Quarterback – 1987)
Nel 1962, dopo avere vinto la Western Division, i Texans avanzarono fino al Championship, contro gli Oilers di Houston, partita che vinsero 20-17.
Quella fu la partita più lunga mai giocata nella AFL: si concluse dopo 16 minuti di overtime con un field goal di Tommy Brooker.
I Texans avevano così spezzato la serie che vedeva gli Oilers vincere il titolo AFL da per tre anni consecutivi.
Nel 1963 i Dallas Texans divennero i Kansas City Chiefs, e Stram li condusse nel 1966 al titolo grazie ad una delle difese più forti nella storia del football, con tre Hall of Famers e otto all-pro.
Nel Championship del 1963 i Chiefs sconfissero i Buffalo Bills per 31-7 a Buffalo.
I Chiefs avanzarono fino alla finale nel 1966, scontrandosi con i Green Bay Packers nel primo Superbowl mai giocato.
C’era un’atmosfera di derisione che circondava la partita, alimentata soprattutto dai campioni NFL, guidati dal grandissimo Vince Lombardi, più che convinto della superiorità delle squadre della National Football League.
“Non aveva rispetto per noi“, ricordava in seguito Hank Stram, “penso che sia piuttosto chiaro che alla maggioranza delle persone della NFL non importava quello che facessimo e che a tutti piaceva sminuire quello che facevamo sul campo. Penso che molti di questi furono influenzati da Vince Lombardi. Ci chiamava “l’altra Lega” e molti avevano gli stessi sentimenti nei nostri confronti“.
I Packers rispettarono le previsioni, battendo i Chiefs di Stram 35-10, grazie soprattutto al gioco di passaggi corti di Bart Starr, primo MVP del Superbowl, che era stato pensato da Lombardi per eludere la forte difesa dei Chiefs.
Hank Stram rimase profondamente amareggiato dalla sconfitta, che bruciava ancora di più a causa del disprezzo mostrato da Vince Lombardi.
Le squadre della AFL giurarono vendetta, e due anni dopo i Jets riucirono ad ottenerla nel Superbowl III, finito 16-7 per la formazione di New York che sconfisse i Baltimore Colts, contro ogni pronostico.
I Chiefs riuscirono a tornare al Superbowl quattro anni dopo, battendo nel Superbowl IV i Minnesota Vikings per 23-7.
I Vikings furono sconfiti grazie alla tasca mobile e alla “three stacked defense” di Stram, che permisero ai Chiefs di dominare completamente l’incontro, dimostrando che la vittoria del Jets dell’anno precedente non era stato un caso e conferendo alle squadre dell’American Football league il rispetto che meritavano.
“Ci sentivamo il team migliore, e volevamo diventare i campioni“, disse Hank Stram riguardo alla vittoria nella sua seconda apparizione al Superbowl, “ma quella non era la sola motivazione. Volevamo vincere per tutti quelli che avevano indossato una uniforme della AFL“.
Durante quella partita, Hank Stram passò alla storia del football anche per essere stato il primo coach ad indossare un microfono, in modo che NFL Films potesse registrare l’audio dell’incontro.
Alcune frasi pronunciate da Stram sono rimaste nella storia, come l’invito a Len Dawson “keep matriculating the ball downfield“, l’esclamazione che sanciva l’inefficacia del gioco offensivo dei Vikings: “You can’t do that in OUR LEAGUE!“, oppure la giusta previsione che una “Sixty-five Toss Power Trap” avrebbe portato al touchdown, o ancora la domanda, che spesso noi tifosi vorremmo fare, rivolta ad un arbitro: “How in the world can all SIX of you miss a play like that?“.
Quella partita servì anche alla AFL per guadagnarsi il rispetto che meritava, in previsione della fusione che doveva avvenire l’anno successivo, fra AFL e NFL.
Nel 1971 i Chiefs vinsero ancora la Western Division, ma furono sconfitti dai Miami Dolphins nel Championship giocato il giorno di Natale, la partita più lunga mai giocata nell’NFL: ci vollero 82 minuti e 40 secondi per avere un vincitore, quando dopo 22 minuti di overtime Garo Yepremian, kicker di Miami, decretò la vittoria della sua squadra con un field goal.
In seguito, i Chiefs non riuscirono più ad avere lo stesso successo e Stram decise di lasciare la franchigia per divenire head coach dei New Orleans Saints, che lasciò dopo due stagioni deludenti nel 1977.
La carriera di allenatore di Hank Stram era finita, ma il suo amore per questo sport certamente no; decise infatti di rimanere nel mondo del football come commentatore: dal 1978 fino al 1998 affiancò Jack Buck nella cabina di commento della CBS, specialmente durante i Monday Night. L’abilità di predire l’azione successiva divenne un marchio di fabbrica del commento di Hank, e la tipica esclamazione di Jack Buck “You called that one, coach” rimarrà nella storia.
Hank Stram è stato introdotto nella Pro Football Hall of Fame nel 2003, 26 anni dopo essersi ritirato dall’attività di allenatore, lasciandosi alle spalle una carriera fatta di 246 partite, con un record di 136-100-10, una percentuale di vittorie del 61,5% che è la più alta mai raggiunta da un allenatore a Kansas City, e che comprende anche un record di 5-3 nella postseason.
Dal 1988, quando durante il commento di una partita fra Chicago Bears e Indianapolis Colts collassò in seguito alla occlusione dell’aorta, la salute di Hank Stram è andata peggiorando sempre più, e durante la cerimonia di introduzione nella Hall of Fame Hank dovette essere portato in una sedia a rotelle sul palco.
Le sue lacrime sottolinearono ancora di più la passione per il football, insieme alle sue parole: “Ho vissuto una vita incantata: ho sposato l’unica donna che ho mai amato e fatto l’unico lavoro che ho mai amato“.
Hank Stram soffriva di diabete, e la malattia ha avuto la meglio su di lui il 4 luglio del 2005 nell’ospedale St. Tammany Parish, vicino a Covington, dove viveva dopo i due anni passati da capo allenatore dei New Orleans Saints.
“I successi ottenuti da Hank come allenatore sono ben documentati e sono stati sottolineati dalla sua introduzione nella Pro Football Hall of Fame nel 2003, un onore che ha profondamente meritato. Che fosse il suo appariscente guardaroba, il suo vocabolario più unico che raro o le sue stravaganze sul campo, quello che ricorderò di più di Hank, è il suo essere veramente “unico nel suo genere”. Chiamatelo fascino, chiamatelo carisma, chiamatela aura, ma “Il Mentore” aveva una qualità rara che è difficile da definire. Era l’uomo giusto al momento giusto per la nostra franchigia e per l’ American Football League. I nostri giocatori riflettevano la sua personalità e condividevano la sua passione per il gioco quando scendevano in campo. Non ho dubbi sul fatto che la sua passione fu uno dei motivi principali del suo successo. Kansas City, i fans dei Chiefs in ogni luogo, la famiglia Hunt ed il gioco del Football Professionistico hanno perso un gentiluomo illustre ed unico” (Lamar Hunt, Founder, Kansas City Chiefs Pro Football Hall of Fame – 1972).
I miei complimenti a Jimmy, un lavoro davvero eccellente, giusto tributo ad un grande uomo e grande coach. Bravissimo!!! 😉
Bravo Andrea, bell’articolo su un bel personaggio.
Grazie…non lo conoscevo.
Belle alcune idee che mi torneranno utili per futuri articoli…complimenti.
Grazie a tutti, troppo buoni!