Alexander schianta i Cardinals
Seattle 37, Arizona 12
“Made sure it was rocked and burped”: così Alexander nel post-match. Ovvero statene certi, ce li siamo mangiati, e li abbiamo pure digeriti..
Uno Shaun Alexander formato famiglia ha ieri letteralmente “passeggiato” sui resti di Arizona, infliggendo alla franchigia di Phoenix un duro colpo, che la lascia a secco di vittorie in questo scorcio di stagione.
Complici i ripetuti infortuni (almeno una mezza dozzina) che hanno colpito le file dei Cardinals, il gioco su corsa dei blu di coach Holmgren ha funzionato egregiamente, permettendo al nostro rb di punzecchiare la difesa avversaria quasi ad ogni down. E dove non arrivava un varco da parte della prima linea, ci metteva del suo proprio lo stesso corridore, con invenzioni come quella che lo ha portato ad un guadagno secco di ben 45 yards: nata da un tentativo di tackle quasi riuscito da parte di Okeafor dietro la linea di scrimmage, l’azione ha visto poi un’inversione di campo fuori da ogni schema, con corsa bloccata solo sulle 7 yards, in piena red-zone.
Totale? 140 yards, 22 portate, 4 touchdown e ventiquattresimo game con più di 100 yards in carriera. Record per la franchigia. E dichiarazioni come: “(In quella azione) ho probabilmente contravvenuto ad ogni singola regola che io abbia mai imparato. Ma voglio segnare ad ogni play, ogni pallone che tocco, sia per un guadagno di una che di novantanove yards”
Che dire, questa è decisamente la giusta via..
Per il resto, la squadra ha retto bene al buon avvio dei Cardinals, capaci un field goal appena al primo drive; la situazione si è però subito ribaltata con il primo td pass di un Hasselbeck anche oggi in ottima forma (20 su 31, 242 yards), assistito da buoni ricevitori (Jackson 8 prese per 105 yards): 7-6 nel primo quarto, poi lo show di Alexander, per un guadagno sovrastante di campo, 447 a 266.
Ottima anche la difesa, finalmente creatrice di vero pericolo, con turnover (i primi della stagione), vari sack (di cui uno con fumble recuperato e trasformato da Alexander in corsa di 1 yd) e una crescente pressione addosso alla linea avversaria, cosa mancata nei precedenti incontri.
Ad onor del vero va detto che, come contro Atlanta, gli infortuni degli avversari (ed in particolare quello tutto “autonomo” del qb Kurt Warner nel secondo quarto) hanno certamente influito sulla gara, vista la successiva scarsa vena offensiva di una squadra a mezzo servizio: c’è da lavorare in Arizona, il passivo di 0-3 non è facile da digerire.
Nota di merito (e come non potrebbe essere) a coach Holmgren, sempre più mentore di questi ragazzi: aveva detto che il team avrebbe finalmente segnato nel secondo tempo, e così è stato. Veggente.
Ora la situazione è tranquilla, si continua a lavorare, e come dice giustamente il cornerback Marcus Trufant, “è presto per cantare vittoria, abbiamo ancora parecchio football da giocare!!”.
Proprio vero, il pericolo ora è un rilassamento dell’ambiente, dopo un buon inizio. Ma si sa, nel football il rischio è dietro l’angolo, le emozioni non mancano, e di motivazioni se ne trovano sempre. Alla prossima!
Ultimo appunto, l’ingresso nel Ring of Honor per Chuck Knox, il più vincente coach che Seattle abbia mai avuto, capace di portarci alle nostre tre vittorie di playoff: il suo nome è stato annunciato nell’halftime con una cerimonia. Allenatore capo dal 1983 al 1991, NFL coach of the year 1983 e 1984 si ritirò con un record di 186-147 più sette vittorie di playoff (1994).
Senza dubbio, un grande, un vincente.