Warren Moon
Per chiunque si avvicini adesso al mondo NFL il fatto che dei giocatori di colore ricoprano anche il ruolo di quarterback appare senz’altro normale, visto la presenza di personaggi come Culpepper, McNabb, McNair o Michael Vick.
Ma chi segue il mondo del football da un pò di anni sa che non è sempre stato così, che il fatto che nella NFL giocassero dei quarterback neri era un pò l’eccezione che confermava la regola.
È evidente che ciò derivava non da motivazioni tecniche ma da retaggi di discriminazioni razziali che si è dovuto cominciare a vincere partendo dalla high school.
Ci sono stati, comunque, anche nel passato dei quarterback di colore, tra cui Doug Willams, il primo a vincere un Super Bowl, e Warren Moon, di cui vorrei parlare in questo articolo.
Perché Warren Moon? Proprio perché quando ero ragazzino era l’epoca dei Dan Marino, Joe Montana, John Elway e via discorrendo, un’incredibile generazione di fenomeni, tutti rigorosamente bianchi, per cui la presenza di questo personaggio (io ce l’ho in mente con la divisa dei Vikings), di cui ovviamente non si faceva un gran parlare, oscurato dai fenomeni di cui sopra, mi è rimasta impressa.
Nato a Los Angeles il 18 Novembre 1956, ha giocato a livello universitario con gli Washington Huskies, che ha condotto alla vittoria del Rose Bowl nel 1979 contro Michigan per 27-20, votato al termine della partita come MVP.
Moon ai tempi del college
Nonostante tali premesse, al termine degli studi Moon non è stato draftato da alcuna squadra NFL (molti sospettano perché di colore), ma per fortuna ha trovato spazio negli Edmonton Eskimos della Canadian Football League.
Qui, assieme all’altro quarterback Tom Wilkinson, ha portato la squadra a una serie di 5 vittorie consecutive nella Grey Cup, ed a quel punto nella NFL hanno cominciato a porsi qualche domanda …
“In Canada potevo giocare senza stereotipi o forme di razzismo” disse Moon. “Ho vinto 5 campionati, ho conosciuto una nuova cultura e sono migliorato come giocatore di football, perché lì il gioco è molto più aperto“.
Con gli Edmonton Eskimos
Nel 1984 ha firmato per gli Houston Oilers, dove ha giocato come quarterback titolare per le successive 10 stagioni, disputando quindi 3 stagioni a Minnesota, 2 a Seattle e 2 come riserva con i Chiefs, per poi ritirarsi nel 2000, abbastanza nell’anonimato.
Come mai il suo ritiro non ha avuto una maggiore eco? Forse perché è stato un ritiro spontaneo, non dovuto a cause di forza maggiore, come ad esempio è stato per Troy Aikman (certo molto più vincente di lui), assieme al quale peraltro dovrebbe diventare eleggibile per la Hall Of Fame nel 2006.
Eppure stiamo parlando di uno dei quarterbacks più produttivi di tutta la storia del football professionistico.
Nella sua carriera nella NFL ha lanciato per più di 49.000 yards con 391 touchdowns, superato solo da Dan Marino, Fran Tarkenton e John Elway.
Ha condotto gli Houston Oilers per 7 stagioni consecutive ai playoffs ed è stato convocato a 9 Pro Bowl.
Nella CFL, che certo non è l’NFL ma si parla comunque di una lega professionistica, ha lanciato per 21.228 yards e 144 TDs.
Se sommiamo le due esperienze otteniamo un totale di 70.553 yards e 435 touchdowns, addirittura più di Dan “The Man” Marino!
Certo, non è una statistica ufficiale né attendibile, ma comunque sono numeri di tutto rispetto.
Moon con gli Houston Oilers
Purtroppo per lui, la partita per la quale viene maggiormente ricordato è una sconfitta: durante i playoff del 1993 gli Oilers si trovavano ad affrontare i Bills di Andre Reed.
L’inizio della squadra di Moon è folgorante e il primo tempo si chiude 28-3 per gli Oilers.
Ma l’attacco Run’n’Shoot, di cui Moon viene da molti considerato il miglior esecutore, spesso mette in seria difficoltà il reparto difensivo della stessa squadra, perché tante segnature veloci fanno scendere troppo spesso la difesa in campo, affaticandola più del normale.
Così è successo in quella disastrosa partita; infatti, dopo essersi portati addirittura sul 35-3 all’inizio del terzo quarto, gli Oilers si sono fatti rimontare e sono andati a perdere per 41-38 in overtime.
Moon con i Minnesota Vikings
Moon deve essere ricordato anche per essere stato insignito del “NFL Man of Year” nel 1989, per il suo impegno in opere di assistenza sociale con la Crescent Moon Foundation.
Speriamo che una futura introduzione nella Hall Of Fame restituisca a Moon un po’ del prestigio di cui avrebbe dovuto godere finora.
Gran bella monografia, complimenti
Bell’articolo, Warren Moon