Difesa sugli scudi: Chicago batte Baltimora e va 3-3.

E’ di nuovo una difesa da prima pagina quella di Chicago, una difesa che annulla quasi totalmente il gioco di Baltimora e permette all’attacco di gestire senza eccessivi problemi un vantaggio maturato già nel primo quarto. Jamal Lewis completamente annientato (34 yards), Anthony Wright fermato a 164 yards e mai capace di giocate decisive, nessun touchdown subito (seconda gara di fila, terza in stagione) e solo 199 yards complessive concesse. Niente da fare per i Ravens che trovano un muro davvero insuperabile davanti a loro. La O-line di Blatimora fa un buon lavoro di copertura sul proprio quarterback, cedendo il backfield quasi esclusivamente solo al quarto periodo, mentre non riesce a trovare le giocate valide per permettere al running game di trovare gli spazi giusti. Certo, contro una difesa come questa (83 yards concesse a partita, quarta in NFL) è davvero dura, ma l’impresa di Chicago è quella di abbassare tutte le statistiche medie di Baltimora. Meno punti segnati rispetto alla media per partita, meno yards corse, meno yards lanciate, meno yards totali; insomma, meno di tutto. E Chicago esulta alla fine per un 10-6 che vale il record di 3-3 nella NFC North.

Non è stata una partita facile, il primo vero freddo stagionale ed una pioggia insistente hanno messo in difficoltà due attacchi non proprio stratosferici, e il basso punteggio era piuttosto prevedibile già da prima del kick-off. Una vera battaglia, quasi una partita “old style”, con centimetri da guadagnarsi col coltello tra i denti e difese ben poco disposte a concederne. Un primo tempo piuttosto piatto, ravvivato nel finale dalla meta di Mark Edwards su ricezione e seguito dall’unico quarto dove i Ravens sono riusciti a guadagnare un minimo di terreno importante, almeno quanto bastava per segnare. La difesa di Chicago, come al solito, ha concesso pochisismo e con lo stringersi del campo ha potuto limitare al meglio gli avversari che si sono messi in mano (ma sarebbe più corretto dire tra i piedi) del loro kicker Matt Stover, capace di tenere in gioco i suoi con due perfetti fieldd goal (40, 29 yards). Dopo questi due drive però la difesa dei padroni di casa ha preso completamente in mano la partita, ha continuato a soffrire qualche lancio, mai in zone calde del campo però, e annientato le corse, non riuscendo a gicoare quasi mai dei blitz concreti nella tasca di Wright, ben protetto, come già sottolineato, dalla propria linea. Nell’ultimo periodo, con risultato già sul 10-6 maturato grazie a un calcio dalle 23 yards di Robbie Gould, la difesa di Chicago è salita se possibile ancora più in cattedra, rendendo davvero vano ogni tentativo avversario di avanzare e “concedendo” nei due drive di Baltimora un -7 totale…

Negli ultimi due periodi Baltimora è sempre andata al punt, collezionandone ben nove in tutta la gara; solo il secondo periodo è stato immune da tale pratica e gli special team sono stati chiamati in causa per segnare punti. Il resto è stato un continuo sbattere contro un muro che ha inflitto anche quattro sacks, dfi cui tre nell’ultimo fatidico quarto, con una prestazione ottimale di Tank Johnson, bravissimo DT capace di infilarsi nella tasca “del nemico” e abbatterlo ben due volte.

Per una difesa così concreta, anche senza nessun take away guadagnato, un attacco come al solito molto conservativo sui lanci, con un Kyle Orton da sole 145 yards e un fondamentale TD pass per il fullback Edwards. I receiver hanno fatto il loro gioco discreto, ricevendo sempre sul corto e provando a guadagnare qualche yard in più dopo la ricezione. Non adatto a questo tipo di gioco, Mushin Muhammad ha trovato meno spazio del solito (il ché è tutto dire), ma ha dato la possibilità a Bernard Berrian di farsi rivedere dopo lungo tempo e di mettere in mosttra di nuovo grande rapidità ed eccellente tecnica. E’ stato il TE Desmond Clark (4 rec per 50 yds) il receiver più sfruttato da Orton, con lanci messi tra le mani di un fisico più solido del tipico WR e capace di conquistare qualche centimetro in più nella mischia. Il miglior uomo offensivo è stato però di nuovo Thomas Jones, runningback di sempre maggiore sostanza, capace di correre 139 yards nei sessanta minuti di gioco e, soprattutto, di essere fondamentale nel far scivolare via il tempo e chiudere down fondamentali nel finale di partita, con risultato ancora in bilico e la necessità di tenere il pallone. Una corsa da 42 yards ad inizio dell’ultimo drive portava i Bears in territorio nemico, lontano da zone di campo pericolose e dando respiro ad un attacco che, sempre con Jones, chiudeva un 4° e 1 con un tuffo sopra la guardia sinistra e, con esso, chiudeva anche la partita.

Ancora poco azzardo in attacco, un offensive game che stavolta fa girare bene il pallone, ma che spesso sfrutta più le innumerevoli penalità dei Ravens più che le buone posizioni di camp oconcesse dagli special team. Nonostante il buon possesso palla sono ancora molti i three and out concessi da Chicago (cinque) e soprattutto ancora troppo poche le presenze in redzone (due volte). L’attacco risulta carente anche nelle conversioni di terzo down, nonostante il buon gioco su corsa, ma nonostante tutto riesce a contenere i rivali, soprattutto in virtù della miglior percentuale di segnature concesse all’interno della propria redzone in tutta la lega. Con avversari come i Colts può bastare questo, ma in futuro servirà un attacco più “arrogante”, più cattivo, capace di trovare finalmente anche quei big play via aria che per ora restano un bel miraggio.

Domenica Chicago vola a Detroit dove ad attenderli cio sarà una squadra volgiosa di vendicarsi della batosta subita alla week 2 e, soprattutto, di volare in testa da sola. Uno spareggio, una gara fondamentale per la quale coach Mariucci chiamerà in causa il QB Jeff Garcia al posto del deludente Joey Harrington; sarà dura, ma questa difesa offre garanzie più o meno infinite. Chicago spera che anche l’attacco riesca a mettere sempre almeno un punto in più dei (pochi) subiti dagli avversari, mentre si coccola i Bears che fanno da comparsa nello sport della Windy Ciry, coinvolta dalle World Series che vedono i White Sox avanti 2-0 nella serie decisiva e all’inseguimento di un titolo che manca da più di novant’anni.