La Storia dei Cardinals

Nel lontano 1898, un gruppo di giovani atleti si riunì nel South Side di Chicago, in una zona a maggioranza irlandese, per giocare a football: scelsero il nome di Morgan Athletic Club.

Chris O’Brien, un impresario nel settore delle decorazioni, acquistò in seguito il team, e presto il loro campo da gioco si spostò al vicino Normal Field, portando al mutamento del nome in Normals.
Nel 1901, la squadra assunse la propria fondamentale identità, allorquando O’Brien, grazie ad un accordo, acquistò maglie usate dalla vicina Università di Chicago. Le divise erano sbiadite, passate ormai ad una colorazione marrone, ed allora O’Brien dichiarò “Non è marrone, è rosso cardinale!“: nacque così, definitivamente, il nome della franchigia.
A quell’epoca, le squadre di Chicago erano formate esclusivamente da dilettanti, e nel 1906 il team si sciolse.
Nel 1913, O’Brien riorganizzò i Cardinals. Quattro anni più tardi, furono in grado di comprare nuove uniformi e di ingaggiare un coach, Marshall Smith.
In quello stesso anno, persero solamente due gare, e si laurearono campioni della Chicago Football League.
Il primo conflitto mondiale ed un’epidemia di influenza negli Stati Uniti costrinsero tuttavia la squadra a sospendere nuovamente l’attività, nel 1918. Dopo l’armistizio, O’Brien riorganizzò i Cards per la terza volta.
Da quel giorno in avanti, la franchigia è entrata nella storia del football professionistico americano.

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Il roster dei Cardinals del 1902

Nel 1920, i Racine Cardinals, molto conosciuti nell’area di Chicago, furono tra le undici squadre a versare la somma di 100 $ per unirsi ad una nuova Lega, che sarebbe poi divenuta la NFL. La loro prima partita ebbe luogo il 10 Ottobre, e li vide opposti ai concittadini Chicago Tigers. L’incontro si chiuse sullo 0-0.
Il giorno di Halloween, i Cardinals giocarono la loro prima gara casalinga, sconfiggendo i Detroit Heralds col punteggio di 21-0.
La squadra chiuse col record di 3-2-2, vincendo anche tre incontri non valevoli per il campionato.

Il 1921 vide l’arrivo di un grande halfback, John “Paddy” Driscoll, ingaggiato per l’iperbolica cifra (per quei tempi) di 3.000 $ all’anno. Driscoll era una vera superstar, un runner straordinario, oltre che eccellente placcatore, punter, e forse il miglior drop kicker nella storia del football. Venne ingaggiato anche per allenare la squadra, che però chiuse con un mediocre 3-3-2.

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John “Paddy” Driscoll”

Nel 1922, i Cardinals giocarono le loro partite casalinghe al Comiskey Park, e divennero ufficialmente i Chicago Cardinals, per non essere confusi con un nuovo team proveniente dalla città di Racine, Wisconsin.
Comiskey Park sarebbe stato il quartier generale dei Cardinals per ben 37 anni, fatta eccezione per un triennio (dal 1926 al 1928), quando fecero ritorno al Normal Field. Il cambio di indirizzo sembrò giovare alla squadra, che realizzò un ottimo 8-3 e chiuse al terzo posto in classifica.

Partenza a spron battuto nel 1923, con i Cardinals che, nelle prime quattro partite, realizzarono ben 85 punti, lasciando a secco gli avversari!!!
Tuttavia, il resto della stagione non fu altrettanto brillante, ed il record di 8-4 valse solo il sesto posto.

Lo stesso dicasi per la stagione 1924, caratterizzata da un football mediocre, che si concluse con un deludente 5-4-1.

Nel 1925, realizzando il record di 11-2-1, i Cardinals si aggiudicarono il loro primo titolo NFL. Tuttavia, vi furono notevoli controversie. In quell’anno, venne permesso alle squadre di redigere il proprio calendario, e tutte le gare di campionato avrebbero pesato nella classifica finale.
Piena prova di ciò si ebbe nel “Barnstorming Tour” dei Chicago Bears di Red Grange, che iniziò con un pareggio senza segnature nel giorno del Ringraziamento.
I Cardinals, giunti sul 9-1-1, affrontarono una partita fondamentale contro i Pottsville Maroons il 6 Dicembre: una vittoria gli avrebbe assicurato il titolo. Tuttavia, i Maroons si imposero per 21-7 al Comiskey Park, portandosi al comando sul 10-2.
I Cardinals, che avevano già disputato tutte le partite del loro calendario, si trovarono perciò a giocare due partite in tre giorni, contro formazioni NFL più deboli.
Il 10 Dicembre, affrontarono i Milwaukee Badgers, squadra ormai allo sbando. Gli avversari, il cui roster ormai all’osso era stato imbottito, per l’occasione, di giocatori di liceo, vennero sonoramente castigati dai Cards per 59-0, in quella che molti definirono una “partita d’allenamento”. Due giorni dopo, i Cards chiusero con la vittoria contro gli Hammond Pros per 13-0, portandosi in vantaggio rispetto a Pottsville. Tuttavia, i Maroons decisero di vendere cara la pelle, e programmarono una partita contro i Notre Dame All-Stars a Philadelphia, geograficamente entro i diritti territoriali dei Frankford Yellowjackets (squadra NFL), ma in palese violazione delle norme regolamentari della Lega. La protesta degli Yellowjackets pesò notevolmente sull’esito finale della lotta per il titolo.
La prestigiosa vittoria dei Maroons contro la formazione guidata dai Four Horsemen, la prima partita all-star mai giocata in America, sembrò spostare l’inerzia verso la formazione della Pennsylvania.
Tuttavia, il Commissioner Joe Carr aveva preventivamente informato i Maroons che, qualora la partita fosse stata disputata al di fuori dei confini loro assegnati, sarebbero state comminate pesantissime sanzioni. Queste ultime vennero effettivamente applicate, portando alla sospensione dei diritti di Pottsville, tra i quali quello di competere per il titolo NFL.
Sette mesi più tardi, Carr reintegrò Pottsville per la stagione successiva, anche in considerazione della nascita dell’American Football League (AFL), creata da Red Grange e dal suo agente C.C. Pyle, nel 1926. Secondo Carr, sarebbe stato assurdo lasciare che una buona squadra come i Maroons passasse alla Lega rivale.

I Cardinals superarono le polemiche sul loro titolo con un eccellente avvio della stagione 1926, grazie ad un parziale di 5-1.
Tuttavia, la formazione perse cinque delle ultime sei partite.
Pareggiando 0-0 contro i concittadini Bears nel giorno del Ringraziamento, i Cardinals chiusero con un deludente 5-6-1.

Altro buon avvio nel 1927, con tre vittorie consecutive, che furono però le uniche della stagione, conclusasi con un terrificante 3-7-1.

Con sole sei partite in calendario, i Cardinals ne vinsero appena una, terminando con un allucinante 1-5.

Dopo 28 anni come proprietario, nel 1929 Chris O’Brien cedette la squadra ad un fisico di Chicago, il Dottor David Jones.
Nel suo primo anno, richiamò il running back Ernie Nevers, in precedenza ritiratosi, affinché diventasse giocatore-allenatore dei Cardinals. Ancora in gran forma, il 26enne Nevers realizzò un record NFL, mettendo a segno ben 40 punti, grazie a sei touchdowns e quattro extra points, nella storica vittoria del giorno del Ringraziamento (40-6) contro i Bears.
Dopo tre stagioni con record negativi, i Cards chiusero sul 6-6-1.

Ernie Nevers

Nel 1930, i Cardinals continuarono a giocare un football inconsistente, terminando a centro classifica sul 5-6-2.

La medesima situazione si verificò nel 1931, con il record di 5-4.

Il 1932 vide un nuovo cambio di proprietà: il Dott. Jones cedette la squadra, per 50.000 $, a Charles W. Bidwell, Sr., vice presidente dei Chicago Bears. Bidwell si sganciò completamente dagli Orsi, cedendo tutte le sue partecipazioni, dando così inizio ad una nuova era. Quest’ultima, tuttavia, non si aprì nel migliore dei modi: Ernie Nevers ed i Cardinals terminarono infatti con un pessimo 2-6-2.

Seppero fare di peggio nel secondo anno di Bidwell, cominciando a farsi la nomea di “zerbini” della Lega, chiudendo sul 1-9-1.

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Charles Bidwell

Anche il 1934 non fu positivo, con i Cardinals che chiusero al quarto posto nella Western Division, terminando sul 5-6.

La fine della striscia perdente giunse nel 1935: sotto la guida del nuovo Head Coach Milan Creighton, la squadra chiuse sul 6-4-2.

Ma nel 1936 i Cardinals tornarono alle vecchie abitudini, terminando all’ultimo posto in classifca, con il pessimo record di 3-8-1.

Il record di 5-5-1, realizzato dai Cards nel 1937, valse loro il quarto posto.

La formazione di Chicago fu nuovamente fanalino di coda nel 1938, con sole due vittorie in undici partite, rimanendo a secco per tre volte e realizzando meno di dieci punti in sei occasioni. La stagione si concluse con un allucinante 2-9.

Sperando di dare una scossa alla squadra, nel 1939 i Cardinals ingaggiarono il loro ex RB Ernie Nevers come allenatore. La mossa, tuttavia, non funzionò, tanto che i Cards terminarono sull’1-10.
Quella fu la seconda stagione negativa consecutiva, la terza in quattro anni, a chiudere un decennio nel quale i Cardinals avevano avuto record positivi in sole tre occasioni.

Bella vittoria per 21-13 il 25 Settembre 1940 contro i Bears. Questi ultimi si aggiudicarono poi il titolo, mentre i Cardinals conclusero con un deludentissimo 2-7-2.

Non molto diversa fu la stagione 1941, terminata con un pessimo 3-7-1 che valse ai Cards il quarto posto in classifica.

Quella del 1942 fu la quarta stagione consecutiva di segno negativo per la formazione dell’Illinois, che chiuse al quinto posto con un pessimo 3-8.

Il 1943 fu assolutamente disastroso: i Cardinals non riuscirono a vincere nemmeno un incontro, perdendoli tutti e dieci. Solo tre di essi vennero decisi da un TD o meno.

A causa del secondo conflitto mondiale in corso, nel 1944 i Cardinals si fusero con i Pittsburgh Steelers per dare vita ad una sola squadra, che prese il nome di Card-Pitt. Allenata dal tandem Phil Handler (Cardinals) e Walt Kiesling (Steelers), ex guardia dei Cardinals, la squadra si divise tra il Comiskey Park ed il Forbes Field di Pittsburgh per disputare le partite casalinghe.
L’esperienza fu pessima: la squadra non vinse alcuna gara delle dieci in calendario.

Il 14 Ottobre 1945, i Cardinals piegarono i Bears per 16-7 al Wrigley Field: quella fu la prima vittoria dei Cards in quasi tre anni, a fronte di ben 29 partite perse (sia come Cardinals che come Card – Pitt), un vero record NFL.
Si trattò comunque di un fuoco di paglia, poiché a quel successo seguirono ben nove sconfitte consecutive, e la squadra chiuse sull’1-9.

Nel 1946, il Coach Jimmy Conzelman decise di adottare la “T-formation” per cercare di rianimare l’attacco: quest’ultimo, guidato dal QB Paul Christman (al secondo anno da pro), dal FB Pat Harder e dall’HB Elmer Angsman mise la parola fine alla serie di otto stagioni consecutive perdenti dei Cards, che terminarono sul 6-5.

Nel 1947, in Aprile, Charles Bidwell morì, pochi mesi prima del più grande momento di gloria della squadra. Sua moglie Violet gli succedette, installandosi al vertice della franchigia.
Prima di morire, Charles Bidwell aveva fatto notizia, ingaggiando il RB All-America Charley Trippi, prodotto dell’Università della Georgia, per l’iperbolica cifra di 100,000 $.
I Cards partirono col piede giusto, vincendo le prime tre partite stagionali: importante fu il successo sugli odiati concittadini Bears per 31-7.
Nella quarta settimana, i Cardinals partirono alla volta di Los Angeles: quel viaggio fu assolutamente fuori dal comune. Incapparono nella prima sconfitta della stagione, piegati per 27-7 dai Rams, ma persero qualcosa di ben più prezioso di una partita.
Il rookie punter Jeff Burkett fu colpito da un attacco di appendicite, e mancò l’appuntamento non solo con la partita, ma anche quello con il volo di ritorno per Chicago. Passò diversi giorni in ospedale per recuperare dall’intervento, prima di salire su un DC-6 della United Airlines che l’avrebbe riportato a casa: ma non ci arrivò mai. Il velivolo, infatti, si schiantò a Bryce Canyon, nello Utah, uccidendo la giovane stella, in quel momento il miglior punter della NFL, con 47.4 yards di media.
Ancora scioccati dalla morte di Burkett, i Cardinals riuscirono a portarsi sul 7-3; tuttavia, la decisiva trasferta a Philadelphia fu preceduta da due sconfitte consecutive. In svantaggio per 7-3 all’intervallo, Chicago diede fuoco alle polveri nel secondo tempo; i Cards misero infatti a segno ben sei touchdowns, due dei quali realizzati da Trippi, e limitarono il fortissimo Steve Van Buren a sole 44 yards su corsa, aggiudicandosi l’incontro per 45-21.
Giunti sull’8-3, i Cardinals si prepararono alla sfida finale con i concittadini Bears, anch’essi con il medesimo record stagionale: la vincitrice avrebbe staccato il biglietto per la finalissima NFL.
I Cardinals si portarono subito in vantaggio, nel primo gioco dell’incontro: Boris Dimancheff corse una traccia esterna, per poi accentrarsi. Bruciò il DB dei Bears, Mike Holovak, agguantò il perfetto passaggio di Paul Christman, e galoppò fino alla endzone, finendo anche sulla montagnetta del pitcher!!!.
I Cards “pizzicarono” per ben quattro volte i lanci del grande Sid Luckman, convertendo due intercetti in touchdown, e chiudendo sul 30-21. Quella vittoria ebbe un particolare significato: per un anno, i Cardinals cessarono di essere “l’altra squadra” di Chicago.
Il 28 Dicembre, in un Comiskey Park sottozero, ebbe luogo la finalissima NFL.
L’andamento della partita fu da subito chiaro: i Cardinals andarono a segno per tre volte, con due corse da 70 yards di Elmer Angsman ed una da 44 di Charley Trippi. Quest’ultimo, nel terzo periodo, faticò a ricevere un punt di Joe Muha, arretrando fino alle proprie 25 yards. Trippi, tuttavia, lasciò letteralmente sul posto tre giocatori degli Eagles, correndo per 75 yards fino alla endzone, venendo oltretutto colpito per ben tre volte.
Philadelphia non si diede per vinta, guidata dal quarterback Tommy Thompson (che aveva un solo occhio, n.d.r.), il quale realizzò due primati di playoff, mettendo a segno 27 passaggi su 44 per ben 297 yards.
I Cardinals misero la partita ed il titolo in cassaforte grazie ad un intercetto di Marshall Goldberg, che portò il risultato finale sul 28-21.

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Coach Conzelman, Elmer Angsman (sx) e Charley Trippi (dx)

La regular season del 1948 fu davvero eccellente, chiusa sull’11-1 che valse ai Cards il secondo titolo divisionale consecutivo.
La formazione di Chicago giunse nuovamente alla finalissima contro gli Eagles a Philadelphia. Questa volta, tuttavia, furono i padroni di casa ad imporsi per 7-0, in una partita caratterizzata dal blizzard, forte vento che spira dal nord.
Una piccola curiosità: il pacchetto formato da Christman, Harder, Angsman e Trippi venne definito “The Dream Backfield”, in virtù della sua eccezionale produttività offensiva.

Nel 1949, la partenza del coach Jimmy Conzelman coincise con un mediocre 6-5-1, che segnò la fine del dominio biennale nella Western Division.

Il 1950 vide il passaggio dei Cards alla Eastern Division: la stagione si chiuse con un pessimo 5-7, che valse un misero quinto posto.

Di male in peggio: nel 1951 i Cardinals chiusero all’ultimo posto sul 3-9. Due di quelle vittorie furono realizzate a danno dei Bears, il che fu ovvio motivo di orgoglio per “l’altra squadra” della città.

Bella partenza quella della stagione 1952, con tre vittorie nelle prime quattro partite: si trattò, però, di un fuoco di paglia; i Cards, infatti, conquistarono solo un’altra vittoria, chiudendo con un pessimo 4-8.

I giorni di gloria erano ormai un lontano ricordo per i Cardinals, che nel 1953 stavano vivendo la loro quarta stagione negativa di fila, la quale rischiava di essere la terza senza vittorie nel caso in cui non avessero battuto i Bears nell’ultima di campionato al Wrigley Field. I Cardinals entrarono in campo con un incentivo: il coach Joe Stydahar minacciò di trattenere i premi partita in caso di sconfitta. Gli ispirati Cards la spuntarono per 24-17, chiudendo la stagione sull’1-10-1.

Ancora una volta, nel 1954 i Cardinals si piazzarono all’ultimo posto, giocando un pessimo football e chiudendo con un terrificante 2-10.

La stagione 1955 fu la sesta consecutiva di segno negativo per i Cardinals, che chiusero al quarto posto sul 4-7-1.

La sfida del 14 Ottobre 1956 contro i Washington Redskins nell’ormai decrepito Griffith Stadium fu il momento clou della stagione.
Frank Bernardi infranse il record di franchigia, appartenente a Phil Sarboe da ventun anni, mettendo a segno un ritorno di punt in meta da ben 95 yards, che rimane ancor oggi il più lungo nella storia dei Cardinals. In quello stesso incontro, il RB Ollie Matson riportò in meta un kickoff dal centro della propria endzone, eguagliando il primato NFL di 105 yards.
I Cards terminarono con il record di 7-5, mettendo fine ad una striscia negativa durata ben sei stagioni.

Ollie Matson sulla copertina di Sports Illustrated

Il 1957 vide i Cardinals tornare alla loro consueta posizione, l’ultima in classifica: nonostante la bella vittoria esterna per 20-10 contro i San Francisco 49ers nella prima di campionato, quest’ultimo si concluse con un terrificante 3-9.

La stagione successiva fu quasi una fotocopia della precedente, con un 2-9-1 che valse ai Cards l’ultimo posto nella Eastern Division.

Nel bel mezzo di una stagione che si sarebbe conclusa sul 2-10, la nona in dieci anni, l’era dei Cardinals a Chicago stava per terminare con un lamento. Era ormai diventato sin troppo chiaro che i Cards erano “l’altra squadra” della Città del Vento, e non c’era niente che potessero fare per cambiare quello stato di cose.
Le loro continue sconfitte gli avevano reso impossibile competere con i Bears, che erano invece tra le migliori formazioni della Lega sin dalla fondazione di quest’ultima.
Nella loro ultima stagione, i Cards disputarono quattro partite casalinghe al Soldier Field e due nel Minnesota, alla ricerca di una nuova casa. La franchigia conquistò l’ultimo successo con il nome di Chicago Cardinals il 1° Novembre 1959 contro i Pittsburgh Steelers, prima di perdere le ultime sei gare di campionato.
Poco dopo il termine della stagione, la proprietaria, Violet Bidwell, decise di trasferire la franchigia a St. Louis.

Gli anni ‘60 videro significativi mutamenti nella NFL, con l’arrivo di due nuove franchigie, i Dallas Cowboys nel 1960, ed i Minnesota Vikings nel 1961, mentre la rivale AFL era ai nastri di partenza. Tuttavia, la situazione dei Cards non era per nulla rosea, anzi stava virando verso il rosso intenso. La proprietà decise quindi di cercare un nuovo nido per la più antica franchigia NFL.
Da uno studio realizzato prima dell’espansione, si evinse che St. Louis avrebbe potuto sostenere adeguatamente una squadra di football.
La AFL non faceva mistero di volersi accaparrare nuove fette di territorio e di mercato, così la NFL decise di assicurare una squadra a quell’area del Paese. Così, il 13 Marzo 1960, i proprietari NFL autorizzarono all’unanimità i Chicago Cardinals a trasferirsi a St. Louis.
Al fine di evitare confusioni con la squadra di baseball, la dirigenza considerò addirittura la possibilità di cambiare il nome della franchigia, ma alla fine il nome Cardinals venne mantenuto.
Costretti a dividere il vecchio impianto dello Sportsmen’s Park (ora noto come Busch Stadium, n.d.r.) con l’omonima squadra di baseball, i Cards si trovarono ad affrontare notevoli problemi nella loro prima stagione nel Missouri. Anzitutto, le vendite dei biglietti precipitarono ben al di sotto dei 25.000 promessi dalle autorità cittadine. In secondo luogo, dato che non c’era un apposita sede, la squadra dovette allenarsi nel parco cittadino.
Dopo aver piegato in trasferta i Los Angeles Rams per 43-21, i Cardinals debuttarono davanti al loro nuovo pubblico, venendo però sconfitti per 35-14 dai New York Giants il 2 Ottobre.
La prima vittoria interna giunse tre settimane più tardi contro i neonati Cowboys, sconfitti per 12-10. La stagione si chiuse col record positivo di 6-5-1, il migliore negli ultimi quattro anni.

I Cardinals non seppero ripetersi nel 1961, giocando un football assolutamente mediocre e terminando con un 7-7, che valse loro il quarto posto.

Nel Gennaio del 1962, Violet Bidwell morì, dopo aver guidato la franchigia a partire dal 1947. Toccò ai figli Charles W. Bidwell Jr. e William V. Bidwell assumere il controllo della più vecchia franchigia NFL.
Le prestazioni sul campo continuarono ad essere pessime, come dimostrò il record finale di 4-9.

I Cardinals diedero qualche segno di vita nel 1963, lottando per un posto ai playoff per la prima volta in qundici anni. Una bella vittoria esterna contro i Giants il 24 Novembre li mise in corsa per il primo posto nella NFL East.
Tuttavia, due sconfitte nelle ultime tre gare portarono i Cards sul 9-5, record che valse loro solamente un terzo posto, due partite dietro ai Campioni della Eastern Division, i Giants.

Nel 1964, con la costruzione di un nuovo stadio ancora lontana, i Cardinals continuarono a faticare finanziariamente, e considerarono l’ipotesi di migrare altrove. Nel mese di Luglio, i fratelli Bidwell vennero contattati da un gruppo di investitori di Atlanta, interessati ad ospitare la squadra. La città della Georgia stava inoltre costruendo un nuovo stadio, e sembrava che la franchigia fosse sul punto di spostarsi nuovamente; tuttavia, quando le autorità di St. Louis pareggiarono l’offerta di Atlanta, e la cittadinanza mostrò di sostenere la squadra, i Bidwell furono convinti a rimanere nel Missouri.
I Cardinals partirono a spron battuto, con un ottimo 3-0-1 nelle prime quattro gare, tutte in trasferta; tra queste, un emozionante pareggio per 33-33 contro i Cleveland Browns.
La squadra fu tuttavia costretta a giocare un’altra partita esterna, poiché l’omonima formazione di baseball doveva disputare le World Series.
Nelle successive sei gare, i Cardinals realizzarono un deludente 2-3-1, che infranse i sogni di titolo divisionale. Tuttavia, i Cards non persero più, ed anzi si imposero negli ultimi quattro incontri della stagione, tra i quali la sfida del 6 Dicembre contro i Browns, che li portò ad un passo dal primo posto. Furono proprio i Browns a rovinare i piani dei Cardinals, sconfiggendo i New York Giants nell’ultima partita di campionato.
I Cards giocarono la partita di consolazione contro i Green Bay Packers. St. Louis piegò gli avversari per 24-17 in quella gara ormai senza significato, che il leggendario coach dei Packers, Vince Lombardi, definì “una partita per perdenti“: la vittoria dei Cards, quindi, parve assolutamente adeguata.

Nel 1965, dopo una buona partenza, con un parziale di 4-1, i Cardinals persero 8 delle ultime 9 partite, terminando con un pessimo 5-9.
L’unico momento da ricordare fu la gara del 07 Novembre contro i Pittsburgh Steelers.
La FS Larry Wilson, che si era rotto la mano sinistra ed un dito della destra la settimana precedente, giocò la partita con il gesso su entrambe le mani.
Impossibilitato a circondare il portatore di palla con le braccia, decise di caricare a testa bassa, cercando di schiantare gli avversari.
Il difensore si rese protagonista dell’azione più incredibile della partita: dopo aver deviato il pallone con i pugni, riuscì a stringerselo al petto, riportando l’intercetto in meta per ben 35 yards!!!.
Il suo contributo fu fondamentale nella vittoria dei Cards per 21-17.

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Larry Wilson

Con il completamento del Busch Stadium, nel 1966 i Cardinals ebbero finalmente un terreno di gioco del quale andare fieri.
La novità sembrò dare la spinta giusta alla squadra, che partì con un esaltante 7-1-1 agli ordini del nuovo coach Charley Winner, piazzandosi al vertice della Eastern Conference.
Ma quando il QB Charley Johnson terminò anzitempo la stagione a causa di un grave infortunio, la situazione parve seriamente compromessa.
La sua defezione, insieme a quella di altri giocatori – chiave, fece precipitare i Cardinals in picchiata, tanto da totalizzare soli 52 punti in 5 partite, 4 delle quali terminarono con una sconfitta.
Il record finale di 8-5-1 valse ai Cards il quarto posto.

Anche la stagione 1967 non fu brillante, e con il record tutt’altro che ragguardevole di 6-7-1, i Cardinals chiusero al terzo posto nella Century Division.

Nonostante la vittoria contro i Browns nell’ultima di campionato, il 14 Dicembre 1968, il record di 9-4-1 non fu sufficiente a conquistare il titolo divisionale, che fu appannaggio proprio della formazione di Cleveland.

Passo indietro nel 1969: il 4-9-1 finale valse solo il terzo posto ai Cardinals.

Il medesimo piazzamento nella NFC East venne ottenuto l’anno successivo, col record di 8-5-1.
La miglior partita della stagione fu un Monday Night contro i futuri campioni NFC, i Dallas Cowboys, il 16 Novembre.
I Cardinals, che avevano già battuto i texani per 20-7 ad inizio stagione, giocarono alla grande in difesa, dando spettacolo non solo per gli spettatori del Cotton Bowl, ma anche per quelli davanti ai teleschermi dell’intero Paese.
I Cowboys vennero sconfitti sotto tutti gli aspetti, e persero davvero male.

Nel 1971, i Cardinals disputarono una pessima stagione, chiusasi sul 4-9-1 che valse loro il quarto posto.

La medesima situazione si verificò l’anno successivo: stesso record e stessa posizione finale.
William Bidwell divenne l’unico proprietario della squadra, rilevando le quote del fratello.

Non c’è due senza tre: ed infatti, nel 1973, nonostante l’arrivo del grande Don Coryell in panchina, i Cards chiusero ultimi con un altro 4-9-1 per il terzo anno consecutivo.

Le cose sembrarono cambiare nel 1974, con ben sette vittorie in avvio di stagione.
Tuttavia, i Cardinals persero quattro delle successive sei partite, rischiando di venire nuovamente estromessi dalla corsa ai playoffs.
Ma, conquistando la vittoria nell’ultima sfida di campionato, la formazione di St. Louis chiuse sul 10-4, che valse il titolo della NFC East davanti ai Washington Redskins.
Nella loro prima partita di post-season in 26 anni, i Cardinals vennero sconfitti in trasferta dai Vikings, futuri Campioni NFC.
In quell’anno, Coryell venne nominato Coach of The Year, mentre il QB Jim Hart ed il RB Terry Metcalf furono eletti ex aequo Player of the Year.

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Jim Hart in azione

Il gioco di passaggio, la c.d. “Air Coryell”, fu il tratto dominante della stagione 1975: con giocatori quali il WR Mel Gray ed il RB Jim Otis (entrambi col primato in fatto di yards nei rispettivi ruoli), supportati da una linea che poteva vantare atleti del calibro di Dan Dierdorf e Conrad Dobler, i Cards conquistarono nuovamente il titolo della NFC East, chiudendo sul 11-3.
Tuttavia, con solo il terzo miglior record, furono costretti a giocare in trasferta, questa volta a Los Angeles contro i Rams.
I padroni di casa si imposero per 35-23, con i Cardinals mai realmente in partita.

Nel 1976, dopo 10 gare, i Cardinals erano sul 8-2, in prima fila per un posto ai playoff.
Tuttavia, le sconfitte consecutive contro i Washington Redskins (per 16-10, con un TD all’ultimo secondo annullato dagli arbitri) e i Dallas Cowboys nel giorno del Ringraziamento (19-14, con St. Louis sulla linea delle 8 yards avversarie allo scadere) infransero le speranze di post-season.
Le vittorie nelle ultime 2 giornate di campionato, ed il record di 10-4, non furono tuttavia sufficienti per qualificarsi ai playoff.

La stagione 1977 vide una buona partenza, con un parziale di 7-3: tuttavia, i Cardinals persero le ultime quattro gare, chiudendo con un deludente 7-7.
Al termine della stagione, Don Coryell si trasferì a San Diego, dove sarebbe entrato nella storia alla guida dei Chargers, facendo scuola con il suo sistema offensivo.

Nel 1978, agli ordini del nuovo coach Bud Wilkinson, i Cardinals esordirono con ben 8 sconfitte consecutive.
Il finale di stagione fu migliore, con 6 vittorie in 8 gare, che portarono il record finale sul 6-10.

La stagione 1979 fu segnata da una tragedia ancor prima di cominciare: durante il training camp, il TE J.V. Cain morì a causa di un attacco cardiaco.
I Cardinals faticarono per tutto il corso del campionato, chiudendo all’ultimo posto con un pessimo 5-11.
Unica nota positiva, le eccellenti prestazioni del RB Otis Anderson, che totalizzò ben 1.605 yards e fu nominato Offensive Rookie of the Year.

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Otis Anderson

Il giovane runner si confermò nel 1980, con 1.352 yards su corsa e nove TDs.
Ma i Cards realizzarono nuovamente un deludente 5-11, terminando al terzo posto.

Quella del 1981 fu la terza stagione positiva di fila per Otis Anderson, che realizzò 1.376 yards su corsa; i Cardinals misero fine alla striscia di 3 stagioni consecutive con 10 o più sconfitte, chiudendo sul 7-9, ma comunque all’ultimo posto.

Nel 1982, dopo sole 2 gare, la stagione si interruppe per ben due mesi, a causa di uno sciopero dei giocatori NFL.
Al termine dell’agitazione, la Lega studiò un nuovo format di playoff, cui avrebbero partecipato otto squadre, e che avrebbe visto sette giornate davvero di fuoco.
I Cards vinsero quattro delle successive sei gare, assicurandosi un posto nei playoff, con la possibilità di avere il vantaggio campo in caso di vittoria nell’ultima giornata, in trasferta contro i Redskins. Tuttavia, i Cardinals vennero strapazzati per 28-0 dai futuri Campioni del Mondo, facendoli precipitare al sesto posto tra le formazioni qualificate per la post-season.
Quella sconfitta costrinse i Cards a giocare a Green Bay nel primo turno; stavolta furono i Packers a bastonarli, con un impietoso 41-16.

Avvio di segno negativo nella stagione 1983, con cinque sconfitte in sei partite.
Ma grazie ad una buona seconda metà di campionato, i Cards riuscirono a terminare la loro seconda stagione positiva, con un 8-7-1 che valse loro il terzo posto.

Il 1984 vide le eccellenti prestazioni del QB Neil Lomax e del WR Roy Green, il quale, abbandonata la precedente posizione di DB, realizzò il record di squadra di 1.555 yards su ricezione. I Cardinals ebbero così uno dei reparti offensivi più esplosivi della Lega, e realizzarono 30 o più punti in ben sette occasioni.
Con solo una partita da giocare, i Cards erano fermi sul 9-6, a solo una lunghezza dai Redskins, che avrebbero sfidato in trasferta, con il titolo divisionale in palio.
Con una vittoria, i Cards sarebbero stati Campioni della Division; in caso contrario, avrebbero dato l’addio ai playoffs.
I Redskins mantennero un leggero vantaggio, 29-27, verso la fine dell’ultimo quarto.
Sferzati dai gelidi venti di Dicembre, i Cardinals cercarono freneticamente di realizzare un drive finale vincente, mentre il tempo scorreva inesorabile.
Riuscirono a portarsi in raggio da FG, ma senza riuscire a fermare il cronometro.
Il kicking team corse in campo, guidato dal PK Neil O’Donoghue, che aveva in precedenza eguagliato il record di squadra in fatto di punti realizzati in stagione, ben 117.
Tuttavia, il suo calcio finì largo, ed il tempo si esaurì.

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Neil Lomax

Nel 1985, al termine di una deludente stagione chiusasi sul 5-11 ed all’ultimo posto, i Cardinals silurarono il coach Jim Hanifan.
In un anno di transizione, il RB Otis Anderson venne ceduto ai New York Giants all’inizio della stagione succesiva.
Guidati dal nuovo coach Gene Stallings, i Cardinals continuarono a faticare, e terminarono nuovamente ultimi con il terrificante record di 4-11-1.

Davanti ad un pubblico sempre più scarso, in uno stadio ormai anacronistico, nel 1986 girava con insistenza la voce che i Cardinals fossero pronti a lasciare St. Louis per trovarsi un’altra sistemazione.
La partenza dei Cards non fu esaltante: vanno menzionate 3 partite giocate da giocatori di riserva, messi in campo durante un secondo sciopero nella NFL.
Con un trasferimento a breve termine, ed un’altra brutta partenza, la maggior parte delle squadre sarebbe crollata.
Tuttavia, i Cards vinsero quattro delle successive cinque gare, giungendo all’ultima di campionato con ancora una possibilità di agganciare i playoff.
Ma una sconfitta esterna a Dallas portò la squadra sul 7-8, mettendo fine ai sogni di post-season ed anche alla sua permanenza a St. Louis.
Una settimana prima, il 13 Dicembre, i Cardinals avevano sconfitto i Giants 27-24 davanti a 29.623 tifosi, nella loro ultima partita al Busch Stadium.
I fans di St. Louis avevano avuto brutti presentimenti per tutta la stagione, ed il proprietario Bill Bidwell aveva chiarito senza mezzi termini di voler trasferire la squadra altrove nel 1988.
Bidwell, che doveva decidere quale città, tra quelle di Baltimora, Jacksonville e Phoenix, avrebbe ospitato i Cards, fu minacciato di morte, e disertò le ultime gare interne della squadra.
La scelta di Bidwell cadde infine su Phoenix, ed i Cards se ne andarono nel deserto, lasciando St. Louis senza una squadra NFL per la prima volta in 28 anni.
I tifosi del Missouri avrebbero dovuto attendere fino al 1995, quando i Rams giunsero da Los Angeles.

Nel 1988, dopo che le richieste di Bill Bidwell per un nuovo stadio, preferibilmente al coperto, erano state ignorate, e dopo anni di scarsa affluenza di pubblico a St. Louis, i Cards erano nuovamente in viaggio.
Bidwell, pur avendo preso in considerazione Baltimora e Jacksonville, decise che il futuro dei Cards sarebbe stato migliore nel deserto dell’Arizona, e trasferì la squadra a Phoenix.
Il 15 Marzo, i proprietari NFL, pur riluttanti, approvarono il trasferimento a stragrande maggioranza.
Bidwell, che aveva perso ben 45 chili ed un sacco di soldi da quando aveva annunciato di voler spostare la squadra un anno prima, definì i suoi sentimenti “contrastanti”.
Così, i Cardinals giunsero nel loro nuovo nido, a Phoenix, Arizona.
Dopo una sconfitta esterna per 21-14 contro i Bengals il 4 Settembre, i Cardinals si apprestavano a disputare la loro prima partita casalinga nel deserto.
Il 12 Settembre, ben 67.139 tifosi (record di franchigia, n.d.r.) si radunarono allo stadio per la partita del Monday Night contro i Dallas Cowboys.
I molti appassionati furono però delusi, poichè gli ospiti si imposero per 17-14.
La prima vittoria casalinga giunse per i Cardinals 13 giorni più tardi contro i Washington Redskins; i Cards vinsero 7 delle successive 9 gare, portandosi sul 7-4, in corsa per il primo posto.
Tuttavia, fedeli alle tradizioni, persero tutte e 5 le restanti partite, chiudendo sul 7-9.

Sul parziale di 5-6 dopo 11 partite, nel 1989 i si trovarono improvvisamente senza la propria guida tecnica: il coach Gene Stallings, infatti, se ne andò per allenare la squadra dell’Università dell’Alabama, presso la quale aveva compiuto i suoi studi accademici.
L’incarico venne assunto ad interim da Hank Kuhlmann, ma la squadra perse tutte e 5 le restanti partite, chiudendo sul 5-11.
Ma le brutte notizie per i Cards non erano finite: il QB Neil Lomax fu infatti costretto a ritirarsi, a causa dell’aggravarsi dei suoi problemi all’anca.

La stagione 1990 terminò con il medesimo record di quella precedente: sotto la guida del nuovo coach Joe Bugel, i Cardinals giocarono alla grande contro i futuri Campioni del Mondo, i New York Giants, sia all’andata che al ritorno.
Il 21 Ottobre, la formazione dell’Arizona guidò per quasi tutto l’incontro, svoltosi al Giants Stadium, ed i padroni di casa riuscirono ad imporsi per 20-19 solo grazie ad un FG allo scadere.
Il 23 Dicembre, al Sun Devil Stadium, i Cards furono sconfitti per soli 3 punti.

Nel 1991, dopo una partenza col parziale di 3-2, i Cards precipitarono nuovamente all’ultimo posto, perdendo ben dieci delle restanti undici partite.

L’unico momento da ricordare nella stagione 1992, chiusasi nuovamente sul 4-12, fu la vittoria per 24-14 contro i fortissimi San Francisco 49ers.

Partiti con un pessimo 3-8, i Cardinals raddrizzarono la stagione 1993 vincendo quattro delle ultime cinque partite, terminando sul 7-9.
Tuttavia, il coach Joe Bugel non sfuggì al licenziamento al termine del campionato.

Il 1994 vide il cambio di nome della franchigia in Arizona Cardinals, per rappresentare l’intero Stato e non la sola area metropolitana di Phoenix.
Ma i cambiamenti riguardarono anche il coaching staff: l’incarico di allenatore capo venne infatti affidato nientemeno che a Buddy Ryan, una delle più grandi menti difensive della Lega.
I tifosi, elettrizzati dal buon finale della stagione precedente e dall’arrivo di un così bravo coach, nutrivano grandi aspettative.
Tuttavia, coerenti con se stessi, i Cardinals partirono con un pessimo 3-6: la squadra poi si rianimò, vincendo cinque delle successive sei gare, e portandosi sull’8-7.
I Cards giunsero all’ultima giornata con ancora una possibilità di agganciare i playoffs.
Ma prima ancora di scendere in campo, i Cards vennero eliminati, e giocarono una partita scialba, perdendo per 10-6 contro gli Atlanta Falcons e chiudendo sull’8-8.

La stagione 1995 fu davvero pessima; il record finale di 4-12, e l’ultimo posto nella NFC East portarono all’abbandono di Buddy Ryan.
In quell’anno, il Sun Devil Stadium ospitò l’edizione XXX del Super Bowl.

Il 1996 vide l’arrivo di Vince Tobin sulla panchina dei Cardinals, che come al solito partirono male, con tre vittorie e sei sconfitte nelle prime nove gare stagionali.
Si risollevarono parzialmente, realizzando una striscia positiva di tre successi casalinghi consecutivi, grazie ad altrettante straordinarie prestazioni del QB Boomer Esiason.
Ma tre sconfitte nelle ultime quattro gare portarono il bilancio finale sul 7-9.
In quello stesso anno, mentre i Cards continuavano a collezionare figuracce, gli Arizona State Sun Devils erano in corsa per il titolo nazionale.
Guidati dal QB Jake “The Snake” Plummer, i Sun Devils conquistarono l’accesso al Rose Bowl, con la possibilità di vincere il campionato. Tuttavia, un ultimo drive vincente di Ohio State mise fine ai loro sogni di gloria.

Alla luce delle sue eccellenti prestazioni, divenne ovvio che i Cards avrebbero puntato su Plummer nel draft 1997, per farne il QB del futuro.
Ma la squadra faticò per l’intera stagione, chiusasi con un pessimo 4-12.
L’unico momento da ricordare fu la vittoria nella prima di campionato: i Cards misero fine ad una striscia negativa di tredici gare perse contro i Dallas Cowboys, imponendosi per 25-22 ai supplementari.

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Jake “The Snake” Plummer

Pessimo avvio nel 1998, con due sconfitte esterne.
La squadra riuscì a vincere le successive due gare, tra le quali il rematch contro i St. Louis Rams, nella loro vecchia sede.
Nei due mesi seguenti, i Cards alternarono vittorie e sconfitte, spesso vincendo partite nell’ultimo periodo, in precedenza sempre perse.
A tre giornate dalla fine del campionato, i Cardinals erano fermi sul 6-7.
In svantaggio per 17-10 negli ultimi minuti in trasferta contro i Philadelphia Eagles, i Cards segnarono allo scadere e portarono la partita in overtime.
La formazione dell’Arizona riuscì ad imporsi grazie ad un FG, mantenendo vive le speranze di playoff.
Una settimana più tardi, i Cardinals erano ancora sotto nell’ultimo quarto, quando Jake Plummer condusse i suoi in raggio da FG; il calcio diede loro la vittoria contro i New Orleans Saints, e li portò sul 8-7.
I risultati delle avversarie in lotta per i playoff aiutarono i Cards, che giunsero all’ultima di campionato in buona posizione.
Ben 71.670 tifosi si radunarono al Sun Devil Stadium il 27 Dicembre, per la sfida contro i San Diego Chargers.
I Cardinals fecero letteralmente sudare i propri fans, ma alla fine riuscirono ad imporsi grazie al piede del PK Chris Jacke, che riportò i suoi ai playoff dopo sedici anni, mettendo a segno un FG da ben 52 yards allo scadere.
Nella sfida di Wild Card contro i Dallas Cowboys, i Cards venivano dati per sfavoriti, anzi secondo molti avrebbero perso con più di dieci punti di scarto.
Le statistiche non lasciavano molte speranze: i Cards avevano perso sedici degli ultimi diciassette incontri contro i loro rivali di Division.
La squadra lottava anche contro la storia, poiché l’ultima partita di playoff vinta era stata la finalissima del 1947: si trattava del più lungo digiuno nella storia degli sport professionistici.
Tuttavia, c’era magia nell’aria in quel sabato pomeriggio a Dallas, ed i Cards chiusero il primo tempo sul 10-0. Negli ultimi minuti del quarto periodo si portarono addirittura sul 20-0. I Cowboys riuscirono a mettere a segno un TD allo scadere, che però non servì a nulla.
Dopo cinquantun anni, gli eterni sconfitti della NFL erano finalmente riusciti a vincere una gara di postseason.
Ma gli entusiasmi durarono poco: i Cardinals, una settimana più tardi, dovettero arrendersi alla macchina da guerra chiamata Vikings, che si impose per 42-21 in casa.
Tuttavia, la partita fu più combattuta di quanto non dica il risultato: i Cardinals, nel terzo quarto, si portarono a -10.

Alla luce dei risultati della precedente stagione, nel 1999 i Cards erano chiamati a fare di più e di meglio.
Preferirono invece tornare all’antico, con due vittorie e sei sconfitte nelle prime otto gare.
Ma seppero risalire la china, e con quattro successi consecutivi tornarono in corsa per i playoff.
Tuttavia, quattro sconfitte nelle ultime partite misero la parola fine ai sogni di postseason, ed i Cards chiusero con un deludentissimo 6-10.

Dalla padella nella brace: la stagione 2000, terminata sul 3-13, fu la peggiore dal loro arrivo in Arizona.
Tuttavia, la vittoria più importante fu il voto positivo (51,89%) nel referendum per la costruzione del nuovo stadio nella contea di Maricopa.
Se i “no” avessero prevalso, i Cardinals sarebbero probabilmente stati costretti ad emigrare nuovamente.
Il completamento del nuovo stadio (dotato di una copertura e di un campo mobile) venne fissato per il 2005.

Altro avvio stentato nel 2001, con due vittorie e sei sconfitte, ed un attacco asfittico, capace di segnare venti punti unicamente in due occasioni, nelle sole due partite vinte.
Il miglior momento della stagione fu la splendida rimonta realizzata a Philadephia contro gli Eagles, coronata da un Hail Mary pass di Jake Plummer per MarTay Jenkins.
La seconda parte di campionato fu decisamente migliore, e l’attacco diede ampi segni di miglioramento.
I Cards vinsero tre partite di fila, tra le quali una in overtime ad Oakland contro i Raiders.
La squadra vinse cinque partite su sette, e giunse all’ultima di campionato con la speranza di chiudere degnamente la stagione.
Tuttavia, una sconfitta rimediata a Washington per mano dei Redskins portò il bilancio dei Cards sul 7-9.
Come tutti ben sappiamo, l’11 Settembre di quell’anno ebbe luogo il vile attentato contro il World Trade Center di New York ed il Pentagono.
Pat Tillman, una delle migliori safety della Lega e bandiera dei Cardinals, decise di abbandonare l’attività agonistica e di arruolarsi nelle forze speciali statunitensi, per combattere la guerra contro il terrorismo.
Tuttavia, il 22 Aprile 2004 Tillman avrebbe perso la vita in una sparatoria al confine tra Afghanistan e Pakistan.

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L’indimenticato Pat Tillman

Nel 2002, dopo il riassetto interno della NFL, i Cardinals vennero inseriti nella NFC West, a quindici anni dal loro trasferimento in Arizona.
I Cardinals si portarono al comando, partendo con un ottimo 4-2. Tuttavia, come si suol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio: i Cards vennero sconfitti nelle successive sei gare, vincendone solo una, e chiudendo la stagione con un terrificante 5-11.
La free agency comportò pesanti defezioni per i Cardinals, che persero alcuni dei loro migliori giocatori, tra i quali il QB Jake Plummer ed il WR David Boston.

Nel 2003, benché il team non fosse particolarmente competitivo, i Cardinals misero a segno un grande colpo sul mercato, ingaggiando nientemeno che il grande RB Emmitt Smith.
Ma le sue prestazioni, in una stagione costellata di infortuni, non furono all’altezza della sua fama: furono infatti solo 256 le yards su corsa da lui totalizzate.
I Cardinals partirono col piede sbagliato, perdendo cinque delle prime sei partite.
Due vittorie consecutive li portarono sul 3-5, ma incapparono poi in ben sette sconfitte di fila, giungendo così all’ultima di campionato sul 3-12, dovendo affrontare in casa i Minnesota Vikings. In svantaggio per 17-6 verso la fine dell’ultimo quarto, i Cards sembravano ormai pronti per l’ennesima sconfitta. Ma il giovane QB Josh McCown guidò i suoi ad un’eccezionale rimonta, imbeccando Nathan Poole con un TD pass da 28 yards sull’ultimo gioco della partita, che diede ai Cards la vittoria ed estromise i Vikings dai playoff. Quell’ultimo successo non evitò, tuttavia, il licenziamento del coach Dave McGinnis al termine della stagione, chiusa sul 4-12.
Nota positiva fu invece il titolo di Offensive Rookie of The Year, assegnato al WR Anquan Boldin, capace di totalizzare ben 1.377 yards su ricezione.

Nel 2004, guidati dal nuovo HC Dennis Green, i Cardinals sono partiti col piede sbagliato, perdendo i primi tre incontri in calendario; tra questi, la gara della Week 2 contro i New England Patriots, in occasione della quale hanno ricordato il loro eroe caduto, Pat Tillman.
I Cards hanno finalmente rotto il ghiaccio nella Week 4 contro i New Orleans Saints. Con la possibilità di bissare il successo, i Cardinals hanno visto svanire un vantaggio di sedici punti nell’ultimo quarto, perdendo in overtime per 31-28 contro i San Francisco 49ers. I Cardinals si sono ripresi e hanno mostrato progressi incoraggianti vincendo tre delle successive quattro partite; ma sono poi incappati in una striscia perdente di quattro incontri, che è costata il posto da titolare al QB Josh McCown. Uno di quegli incontri è stato il rematch contro i 49ers, ancora una volta impostisi ai supplementari: quelle contro Arizona sono state le uniche due vittorie dei rosso-oro in quella stagione.
I Cards hanno chiuso la stagione in crescendo, vincendo due delle ultime tre partite in calendario, terminando col record di 6-10: il rookie WR Receiver Larry Fitzgerald ha totalizzato 780 yards e messo a segno otto TDs, andando a comporre un eccellente combo di wideout con Anquan Boldin. Al contempo, i Cardinals hanno assistito alla fine di una leggenda: Emmitt Smith ha corso per 937 yards e segnato il maggior numero di mete del team (nove) prima di ritirarsi.

I Cardinals hanno iniziato la stagione 2005 sperando di fare un passo avanti, giocando l’ultima stagione al Sun Devil Stadium con l’ex NFL MVP e MVP del Super Bowl XXXIV Kurt Warner quale loro nuovo QB. Ma la loro pesante sconfitta per 42-19 all’esordio contro i New York Giants ha mostrato che i Cards erano lontanissimi dal poter dire la loro nella Lega.
I Cardinals hanno perso le prime tre gare, mentre Warner ha subito un infortunio all’inguine. Nella Week 4, i Cardinals sono entrati nella storia, giocando un incontro casalingo contro i San Francisco 49ers a Città del Messico. Con Josh McCown chiamato a sostituire l’infortunato Warner, i Cardinals hanno recuperato uno svantaggio iniziale di 14-0, finendo per imporsi per 31-14: in quell’incontro, Neil Rackers ha messo a segno sei FG (quattro dei quali da oltre 40 yards), mentre McCown ha lanciato per 385 yards. Sette giorni dopo, McCown ha giocato nuovamente alla grande, con 398 yards all’attivo. Ma tre sanguinosi intercetti hanno permesso ai Carolina Panthers di rimontare e vincere per 24-20.
Dopo il turno di riposo, i Cardinals hanno sconfitto i Tennessee Titans. In seguito alla sconfitta per mano dei Dallas Cowboys, Kurt Warner è rientrato e ha giocato bene, lanciando per oltre 300 yards in quattro delle cinque partite seguenti. Ma i Cards hanno vinto solo due volte, con un running game praticamente inesistente: nessun runner è riuscito a superare quota 59 yards in tutta la stagione, e complessivamente le sole 1.138 yards su corsa sono state il peggior risultato di squadra nella lega. Non sorprende, quindi che i Cardinals abbiano chiuso sul 5-11 season.
Sperando di dare una sterzata ai risultati, i Cardinals hanno acquisito in Free Agency l’ex RB All-Pro degli Indianapolis Colts Edgerrin James, e nel draft hanno selezionato il QB di USC e vincitore dell’Heisman Trophy 2004 Matt Leinart con la decima scelta assoluta.

Nel 2006, dopo diciott’anni al Sun Devil Stadium, gli Arizona Cardinals avevano finalmente una nuova casa: in quell’anno ha infatti aperto i battenti lo University of Phoenix Stadium, situato a Glendale; si trattava del primo stadio costruito in Nord America con tetto e campo retrattili. Giocando in un impianto completamente esaurito, i Cardinals sono partiti alla grande, piegando i San Francisco 49ers per 34-27, guidati da un Kurt Warner capace di lanciare per 301 yards e tre TD passes. Ma l’attacco di Arizona ha faticato nelle tre gare seguenti: l’ultimo arrivato, Edgerrin James, ha avuto problemi a trovare spazio per correre, terminando la stagione con sole 1.159 yards su corsa e soli sei TDs.
Nella Week 5, i Cardinals hanno gettato nella mischia il rookie Matt Leinart contro i Kansas City Chiefs: il giovane ha ben figuato, lanciando per 253 yards e due TD passes, portando i suoi sul 20-10 nell’ultimo quarto. Ma i Chiefs hanno messo a segno tredici punti di fila, conquistando il successo finale per 23-20. Sette giorni dopo, Leinart ha fatto di meglio nel Monday Night, lanciando per 232 yards e due TD pass, grazie ai quali i Cardinals si sono portati sul 23-3 contro gli imbattuti Chicago Bears. Ma questi ultimi hanno compiuto una furiosa rimonta, riportando in meta i fumble commessi da Edgerrin James e Matt Leinart, prima di passare a condurre grazie ad un ritorno di punt vincente da 83 yards di Devin Hester.
Dopo quella cocente sconfitta, Coach Green è letteralmente esploso in un durissimo cicchetto postpartita poi divenuto popolarissimo su YouTube. Non ancora del tutto ripresisi dal tracollo nel Monday Night, i Cardinals sono stati bastonati per 22-9 dagli Oakland Raiders, fino a quel momento ancora a secco di vittorie.
I Cards hanno seguitato a stentare nelle due gare successive, tanto da giungere alla Week 10 sul parziale di 1-8, prima che Leinart finalmente conquistasse il primo successo, guidando i suoi alla vittoria per 17-10 sui Detroit Lions. Una settimana dopo, Leinart ha lanciato per 405 yards nella gara persa per 31-26 contro i Minnesota Vikings. Sette giorni dopo, con Edgerrin James finalmente in grado di arrivare alle 100 yards su corsa, i Cardinals hanno conquistato la prima vittoria esterna, piegando i St. Louis Rams per 34-20. James si è ripetuto la settimana dopo, conquistando 115 yards nell’inattesa vittoria sui Seattle Seahawks, superati per 27-21. Dopo una sconfitta esterna contro i Denver Broncos, James ha corso per 105 yards, ed i Cardinals hanno messo la parola fine alle speranze di playoff dei 49ers, superandoli per 26-20.
I Cards hanno chiuso la stagione perdendo contro i San Diego Chargers, terminando all’ultimo posto in classifica con un pessimo 5-11. Finito il campionato, Dennis Green è stato licenziato: i Cardinals erano più o meno ciò che i tifosi e la proprietà pensavano fossero all’inizio della stagione. Per rimpiazzare Green, il front office ha puntato sull’OC dei Pittsburgh Steelers Ken Whisenhunt.

Il 2007 ha segnato per i Cardinals l’inizio dell’era Whisenhunt: il nuovo HC avrebbe provato a portare la formula vincente degli Steelers nel deserto. Nell’opener, i Cardinals hanno dato il massimo contro i San Francisco 49ers nel Monday Night, ma alla fine sono stati i californiani a prevalere, grazie al TD di Arnaz Battle a 22″ dal termine, che ha fissato il punteggio sul 20-17. Sette giorni, all’esordio casalingo, i Cards hanno ottenuto una vittoria in extremis contro i Seattle Seahawks per 23-20, grazie al FG da 42 yards di Neil Rackers a fil di sirena. Sotto in trasferta per 23-6 contro i Baltimore Ravens all’inizio dell’ultimo quarto, Kurt Warner è entrato dalla panchina per portare il punteggio in parità grazie a due TD passes per Anquan Boldin; ma alla fine sono stati i padroni di casa ad imporsi, grazie ad un FG di Matt Stover allo scadere. Sette giorni più tardi Warner, entrato nuovamente a partita in corso, guidando i suoi alla vittoria a sorpresa per 21-14 contro i Pittsburgh Steelers; il nuovo HC ha così ottenuto un bel successo contro la sua ex squadra. Con Matt Leinart fuori combattimento per tutta la stagione a causa di una frattura alla clavicola, i Cardinals hanno passato con gioia le redini nelle mani capaci di Kurt Warner: il QB ha guidato i Cards alla vittoria esterna contro la sua ex squadra, i St. Louis Rams, per 34-31 in trasferta, grazie alla quale i Cardinals si sono trovati in vetta alla Division sul 3-2.
Ma la squadra è poi incappata in una striscia perdente di tre incontri. Dovendo rientrare in carreggiata, i Cards si sono affidati alla propria difesa nella Week 10: il LB Karlos Dansby ha intercettato due passaggi e forzato un fumble nella gara vinta per 31-21 contro i Detroit Lions. La settimana seguente, è stato Antrel Rolle a fare la differenza, mettendo a segno ben tre intercetti, due dei quali riportati in meta, contribuendo al successo esterno contro i Cincinnati Bengals per 35-27. Ma le possibilità di tornare in corsa per i playoff sono svanite miseramente, a causa di una bruttissima sconfitta contro i 49ers; in quella gara, Kurt Warner ha commesso fumble in endzone ai supplementari, regalando il successo ai rosso-oro per 37-31 in casa. Dopo il successo contro i Cleveland Browns, i Cardinals hanno sprecato la seconda chance di agganciare il treno postseason, perdendo sonoramente per 42-21 in trasferta contro i Seahawks.
I Cards hanno terminato la stagione perdendo contro i New Orleans Saints e vincendo le ultime due gare in campionato: il record finale è stato di 8-8, il migliore negli ultimi nove anni.

Sull’onda del il finale in crescendo della precedente stagione, nel 2008 i Cardinals erano ottimisti circa la possibilità di disputare i playoff. Dopo aver alternato vittorie e sconfitte nelle prime quattro gare, i Cards hanno inflitto ai Buffalo Bills la prima sconfitta, dominando in lungo e in largo; Kurt Warner ha lanciato per 250 yards, pur non potendo contare su Anquan Boldin, costretto a dare forfait a causa di un infortunio al volto rimediato la settimana precedente nella gara persa contro i New York Jets. Una settimana dopo, opposti ai Dallas Cowboys, i Cardinals hanno mostrato di fare sul serio, battagliando con i Cowboys per tutto l’incontro, sino a passare a condurre nell’ultimo quarto sul 24-14 a 3’17” grazie ad un FG di Neil Rackers. Ma i Cowboys hanno rimontato e mandato la gara ai supplementari. In overtime, i Cardinals hanno mostrato la loro abilità nel riprendersi, imbrigliando i Cowboys nel loro primo possesso e vincendo poi la gara grazie ad un punt bloccato da Sean Morey, recuperato da Monty Beisel e riportato in endzone per il 30-24 finale.
Reduci dal turno di riposo, i Cardinals hanno avuto un duro banco di prova in trasferta contro i Carolina Panthers, portandosi sul 17-3 ad inizio del terzo quarto. Ma i Panthers hanno rimontato, finendo per imporsi col punteggio di 27-23. Quella sconfitta è stata solo un incidente di passaggio, dato che i Cardinals si sono portati saldamente al comando della NFC West, vincendo le tre gare seguenti contro dirette avversarie di Division. Sul parziale di 7-3, i Cardinals non avevano ancora la matematica certezza del primo titolo divisionale dal 1975, e si preparavano ad ospitare i Campioni del Mondo uscenti, i New York Giants. Tuttavia, i Cards non hanno potuto granché, finendo col soccombere per 37-29: a salvare parzialmente l’onore della squadra è stato Kurt Warner, con 351 yards lanciate. Quattro giorni dopo, nel Thanksgiving in prima serata, i Cardinals hanno subito la seconda sconfitta di fila per 48-20 in trasferta contro i Philadelphia Eagles. Dopo aver piegato per 34-10 i St. Louis Rams ed essersi assicurati il titolo divisionale, i Cardinals hanno seguitato ad apparire campioni solo sulla carta, venendo sconfitti in casa dai Minnesota Vikings per 35-14. Ancor peggiore la batosta della settimana successiva, un impietoso 47-7 rimediato dai New England Patriots sotto la neve di Foxboro; in quella gara, la difesa di Arizona ha concesso qualcosa come 514 yards all’attacco avversario, totalizzandone 186, molte delle quali a partita ormai compromessa, con Matt Leinart a guidare le seconde linee. La stagione si è chiusa in modo positivo, col successo per 34-21 sui Seattle Seahawks.
Col record di 9-7, i Cardinals si erano qualificati per i playoff, ma sei di quei successi erano giunti contro le squadre della debolissima NFC West, quindi nessuno li prendeva sul serio, allorquando si apprestavano a ricevere la visita degli Atlanta Falcons nella Wild Card. Nel primo incontro casalingo di sempre nei playoff in Arizona, i Cardinals hanno dato ai tifosi motivi per esultare, portandosi rapidamente sul 14-3, grazie a due bombe da 42 e 71 yards di Kurt Warner rispettivamente per Larry Fitzgerald ed Anquan Boldin. Ma i Falcons hanno rimontato, passando a condurre sul 17-14 a metà gara. I padroni di casa hanno ripreso il controllo delle operazioni dopo l’intervallo, allorquando Darnell Dockett ha causato il fumble di Matt Ryan mentre questi stava cedendo palla a Michael Turner: Antrel Rolle è stato lesto a recuperarlo ed a riportarlo in meta per 27 yards, consentendo ai Cards di passare a condurre per 21-17. I Cardinals hanno seguitato ad incrementare il vantaggio, dapprima grazie alla corsa vincente da quattro yards di Tim Hightower a fine terzo quarto e successivamente al safaty messa a segno da Antonio Smith ai danni di Matt Ryan all’inizio dell’ultima frazione di gioco. I Falcons hanno segnato il TD del 30-24, ma era ormai troppo tardi: i Cardinals hanno così conquistato la prima vittoria in postseason in 62 anni.
Sette giorni dopo, i Cards erano dati per spacciati in trasferta contro i Carolina Panthers, dove avevano comunque ben giocato ad inizio stagione. Le Pantere hanno morso per prime, passando a condurre per 7-0 a soli 4′ dall’inizio delle ostilità, ma quello sarebbe stato uno dei pochi momenti positivi per i padroni di casa; i Cardinals hanno infatti segnato ben 33 punti di fila, sospinti da una difesa capace di forzare qualcosa come sei turnover: il TD della bandiera dei Panthers nell’ultimo quarto ha fissato il punteggio sul 33-13 in favore dei Cardinals, che sono così approdati al Championship NFC.
Dopo l’inattesa vittoria dei Philadelphia Eagles contro i New York Giants nel Divisional Playoff, i Cardinals hanno avuto nuovamente il vantaggio campo, questa volta con in palio la finalissima. Ancora una volta, i Cards erano decisamente sfavoriti nei pronostici, considerati i loro trascorsi perdenti. I Cardinals sono partiti con il piede sull’acceleratore, tanto da chiudere sul 24-6 all’intervallo: il binomio Kurt Warner / Larry Fitzgerald è stato ancora una volta letale per gli avversari, e va ricordata una vera e propria bomba da 62 yards. Ma gli Eagles si sono resi protagonisti di una rimonta furiosa, che li ha portati addirittura in vantaggio per 25-24 all’inizio dell’ultimo quarto. Ma i Cardinals erano decisi a vendere cara la pelle, e sono tornati avanti con un lungo drive, culminato nel TD pass da otto yards di Kurt Warner per Tim Hightower. Il vantaggio si è esteso sino a sette punti, grazie alla conversione da due punti ottenuta col lancio di Warner per Ben Patrick. I Cardinals hanno finito per imporsi col punteggio di 32-25, approdando incredibilmente al Super Bowl XLIII, che si sarebbe disputato a Tampa.
I Cardinals erano la seconda squadra di sempre nella storia del Super Bowl a partecipare al Grande Ballo col record di 9-7: chiaramente, il team dell’Arizona era sfavorito contro i ben più quotati e cinque volte Campioni del Mondo, i Pittsburgh Steelers. Ma i Cardinals hanno tenuto a freno gli avversari, concedendo loro solo un FG nel primo quarto. Dopo la prima meta degli Steelers, i Cardinals hanno risposto prontamente, grazie al TD pass di Kurt Warner per Ben Patrick; ancora sotto per 10-7, i Cardinals avevano la possibilità di passare a condurre prima dell’intervallo, portandosi in profondità in territorio avversario. Ma Kurt Warner si è fatto intercettare da James Harrison sulla goaline; il difensore ha riportato l’intercetto in meta al termine di una galoppata da 100 yards proprio allo scadere del primo tempo. Gli Steelers hanno aumentato il divario, portandosi sul 20-7 con un FG di Jeff Reed nella terza frazione di gioco. Il tempo correva impietosamente, e la Cenerentola di Arizona si è riportata in partita grazie a Larry Fitzgerald, destinatario del TD pass da una yard di Warner a 7’33” dal termine. La difesa dei Cardinals ha cominciato ad intensificare la pressione sugli Steelers: a Justin Hartwig è stato comminato un holding in endzone, regalando ai Cardinals un safety a poco meno di tre minuti dallo scadere.
Sotto per 20-16 con palla in mano, i Cardinals incredibilmente passati a condurre, grazie al missile terra-aria da 64 yards di Warner per Fitzgerald, che li ha portati sul 23-20 a 2’37” dalla fine. Ma gli Steelers avevano ancora molto tempo a disposizione, ed il loro QB Ben Roethlisberger ha orchestrato un drive eccezionale, conclusosi col TD pass da sei yards per Santonio Holmes, bravo a mantenere il controllo del corpo e due piedi in campo a soli 35″ dalla sirena; i Black & Gold si sono così riportati avanti per 27-23. Quello è stato il colpo mortale per i Cardinals, che hanno visto gli ultimi secondi ed il Lombardi Trophy scivolargli via dalle mani.
Che avessero vinto o perso, i Cardinals sono stati accolti come eroi dai loro tifosi, vincendo la riluttanza dei tanti che non pensavano di poter sostenere una squadra dai trascorsi così negativi.

Reduci dall’apparizione al Super Bowl, i Cardinals speravano di dimostrare di non essere stati un bluff, raggiungendo i playoff per la seconda stagione di fila.
Ma la partenza non è stata felicissima, dato che hanno perso l’opener contro i San Francisco 49ers per 20-16. Dopo il successo esterno sui Jacksonville Jaguars, i Cardinals hanno perso nuovamente in casa contro gli Indianapolis Colts per 31-10 in diretta nazionale.
Dopo il bye, i Cards sono apparsi nuovamente come una squadra da Super Bowl, vincendo le tre gare seguenti, due delle quali in trasferta contro i Seattle Seahawks (27-3) e contro i New York Giants a Meadowlands (24-17). Ma le difficoltà casalinghe non sono cessate, ed i Cards hanno dovuto soccombere anche contro i Carolina Panthers per 34-21. Di nuovo in trasderta, i Cardinals si sono ripresi con una sonante vittoria per 41-21 sui Chicago Bears, dando il via ad un’altra striscia positiva di tre incontri che li ha proiettati ai vertici della NFC West. L’inerzia positiva è finita nella Week 12, in cui il QB ha dovuto dare forfait a causa di un problema al collo, ed i Cards hanno perso il primo incontro esterno stagionale per mano dei Tennessee Titans, impostisi per 20-17. Warner è rientrato sette giorni dopo, ed ha guidato i suoi ad un impressionante successo per 30-17 sui Minnesota Vikings: la difesa dei Cardinals ha concesso al fortissimo RB avversario, Adrian Peterson, sole 19 yards su corsa, mentre Larry Fiztgerald ha totalizzato ben 143 yards su ricezione. Dopo aver perso in trasferta contro i 49ers, Arizona ha messo in cassaforte il titolo divisionale con due vittorie di fila, rispettivamente conto i Detroit Lions ed i St. Louis Rams. Con la qualificazione ai playoff ormai sicura, i Cardinals hanno fatto rifiatare i titolari, perdendo in casa contro i Green Bay Packers per 33-7 e chiudendo la stagione sul 10-6.
Una settimana dopo hanno ospitato nuovamente i Packers, ma stavolta le due squadre si sono date battaglia tutta sera, in quella che sarebbe stata la gara col più alto punteggio nella storia dei playoff NFL. I Cardinals sono partiti a spron battuto, segnando 17 punti nel solo primo quarto. Dopo essere passati sul 31-10 nella terza frazione di gioco, la difesa dei Cardinals ha iniziato a scricchiolare, ed i Packers hanno segnato nei successivi due drive. I Cardinals hanno risposto, riportandosi avanti per 38-24 all’inizio dell’ultimo quarto. Ma i Packers hanno continuato a martellare gli avversari, segnando due mete nei primi cinque minuti, pareggiando sul 38-38. A 4’55 dal termine i Cardinals hanno replicato, col TD pass da 17 yards di Kurt Warner per Steve Breaston; ma Green Bay non si è fatta pregare, pareggiando col TD pass da 11 yards di Aaron Rodgers per Spencer Havner. I Cardinals hanno ripreso palla, portandosi nella metà campo avversaria e mettendo Neil Rackers in condizione di calciare il FG della vittoria; tuttavia, il tentativo di trasformazione da 34 yards a 9″ dal termine è finito largo a sinistra, e si è così giunti all’overtime. Ai supplementari, i Packers hanno vinto il coin toss. Dopo 90 punti in quattro quarti, cinque TD passes e 379 yards lanciati da Kurt Warner, è stata la difesa dei Cardinals a portarli alla vittoria; Michael Adams ha strippato il pallone ad Aaron Rodgers, ed il fumble è stato prontamente recuperato da Karlos Dansby, che l’ha riportato in meta per 17 yards, dando ad Arizona il successo per 51-45.
Sette giorni dopo, nel Divisional, i Cardinals sono partiti forte contro i New Orleans Saints, con una splendida corsa vincente da ben 70 yards di Tim Hightower nel primo gioco dell’incontro. Quello è stato però l’unico momento positivo per i Cardinals, dato che i Saints hanno segnato tre mete nel primo quarto. I Cardinals hanno risposto con un TD di Beanie Wells su corsa nel secondo quarto, ma l’attacco dei Saints è stato davvero incontenibile, ed ha segnato altre due volte, portando il punteggio sul 35-14 all’intervallo. I Saints hanno finito per imporsi con un sonoro 45-14, ed hanno proseguito la loro corsa vincendo poi il Super Bowl. Al termine della stagione, Kurt Warner, che era passato da garzone di bottega a MVP del Super Bowl con i St. Louis Rams, e poi leader dei risorti Cardinals, ha annunciato il ritiro. I Cardinals hanno subito altre pesanti perdite in free agency, con l’addio di Karlos Dansby, Anquan Boldin ed Antrel Rolle.

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