La Storia della WFL

Il 1° Gennaio 1970 fu una data storica nel mondo del football professionistico: dopo dieci anni di rivalità, finalmente la NFL e la AFL si fusero, dando vita all’unica Lega ancor oggi esistente e, fatto di non secondaria importanza, cancellarono virtualmente qualsiasi concorrente.
Ma non tutti la pensavano così: tre anni dopo, esattamente il 2 Agosto 1973, venne annunciata la creazione di una nuova Lega professionistica, la World Football League. L’ideatore di quest’ultima fu l’avvocato Gary L. Davidson, di Orange County, California.
Davidson non era nuovo all’avventura sportiva: in precedenza, aveva avuto un ruolo determinante nella fondazione della ABA (American Basketball Association) e della World Hockey Association.
Spesso definito come promoter, convinse dodici imprenditori o gruppi economici ad acquistare altrettante franchigie, con sedi in varie città: Chicago, Houston, Anaheim, Philadelphia, Memphis, Birmingham, Honolulu, New York, Charlotte, Detroit, Jacksonville.
Da subito, molti investitori si rivelarono sottofinanziati: i “padri fondatori” della WFL sborsarono 100.000 $ ciascuno.
In seguito, si passò a cifre ricomprese tra 250.000 ed 1.600.000 $, come nel caso di una squadra sorta a Washington D.C., poi trasferitasi a Norfolk (Virginia) ed infine stabilitasi ad Orlando, assumendo il nome di Florida Blazers.

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Gary L. Davidson

I proprietari non erano totalmente a digiuno di sport ed affari: qualche esempio?
John Bassett, originario di Toronto, era certamente il più esperto in materia: all’epoca, infatti, era proprietario di squadre nella CFL, nella WHA e nella WIT. Ma la legislazione canadese lo costrinse ad optare per Memphis.
Il titolare della squadra di Birmingham, Bill Putnam, era stato in precedenza proprietario delle squadre NHL di Philadelphia ed Atlanta.
Bob Schmertz ed Howard Balwin, invece, erano entrambi coinvolti nella gestione dei New England Whalers della World Hockey Association.
Molte squadre, in realtà, erano di proprietà di gruppi di investitori, ed i soldi scomparvero molto velocemente.

Come sappiamo, la stagione NFL inizia ai primi di Settembre, terminando alla fine di Gennaio od all’inizio di Febbraio con il tradizionale appuntamento del Super Bowl.
La WFL, in controtendenza, optò per un calendario ricompreso tra Luglio e l’ultimo venerdì di Novembre, allorquando avrebbe avuto luogo la finalissima, detta “World Bowl”.

Per la stagione 1974, le città che si erano garantite una franchigia nella neonata Lega erano Chicago, Houston, Anaheim, Philadelphia, Memphis, Birmingham, Honolulu, New York, Charlotte, Detroit e Jacksonville.
I New York Stars, dopo un inizio nel decrepito Downing Stadium, a metà stagione si trasferirono a Charlotte, dove mutarono il nome in Hornets.
Lo stesso fecero gli Steamers, che da Houston si trasferirono a Shreveport, Louisiana. Sopravvissuti alla stagione 1974, cominciarono anche quella dell’anno successivo.
I Detroit Wheels ed i Jacksonville Sharks chiusero i battenti dopo 14 gare (in un calendario di 20). La formazione di Chicago gettò la spugna all’ultima di campionato, interrompendo una striscia perdente di ben 11 incontri consecutivi.

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Le cheerleaders dei Philadelphia Bell

La stagione 1975 vide ben undici squadre dare l’addio alla Lega. Tutte, eccetto San Antonio, erano rimaste nella città nella quale avevano esordito l’anno precedente, con differenti proprietà. Essenzialmente, i San Antonio Wings erano i vecchi Florida Blazers.
I Chicago Winds abbandonarono dopo cinque partite, e la stessa WFL non sarebbe durata ancora a lungo.
Quanto agli allenatori delle squadre, si trattava per lo più di sconosciuti, con qualche eccezione: ad esempio Jack Pardee (Florida) e Tom Fears (Southern California).
Molti dei coaches vennero reclutati nella CFL, anche se qualcuno di essi aveva allenato nella NFL, come Ron Waller dei Philadelphia Bell.
Nel 1975, alcuni degli allenatori “originali” fecero ritorno nella “Nuova Lega”: tra essi John McVay, Fears, e Waller (poi sostituito dall’assistente Willie Wood).
Veniamo ai giocatori: il fondatore della Lega, Gary Davidson, li definì “gli scarti dei pro”. Pochissimi furono infatti gli atleti NFL a fare il salto nella WFL nel 1974: i rosters, infatti, erano per lo più costituiti da rookies o semi-professionisti provenienti dalla ACFL e dalla defunta Continental Football League.
Ognuna delle squadre provò ad assicurarsi almeno un giocatore NFL.
Sotto questo profilo, il colpo migliore fu messo a segno da John Bassett nel Maggio del 1974, con l’ingaggio di tre stelle dei Miami Dolphins: Jim Kiick, Larry Csonka e Paul Warfield.
Altri atleti firmarono contratti “futuri” con la WFL, la quale chiuse però i battenti prima che gli accordi stessi venissero onorati. Diversi giocatori giunsero anche dalla CFL.

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Da sinistra a destra, Warfield, Csonka e Kiick

La credibilità della WFL non durò comunque a lungo: nel 1974 si iniziò col piede giusto, a causa di un concomitante sciopero nella NFL.
L’affluenza alle gare d’esordio fu notevole: solo in seguito si venne a sapere che la maggior parte dei 120.000 spettatori presenti alle prime due gare casalinghe dei Philadelphia Bell erano entrati gratis o con sconti sul biglietto… La stessa cosa avvenne anche a Jacksonville.
Lo spostamento di due franchigie e l’abbandono di altrettante furono alla base dell’uscita di scena di Davidson.
Birmingham sconfisse Florida nel World Bowl, ma dovette poi subire una cocente umiliazione: a causa dei debiti contratti, le attrezzature della squadra vennero confiscate dai vicesceriffi della contea.

Nel 1975, la Lega tentò di risollevarsi, dividendo il calendario in due parti: una estiva ed una autunnale. Nuovi giocatori (e quel che più conta) nuovi capitali rivitalizzarono temporaneamente la WFL.
Ma l’apatia dei tifosi non tardò a manifestarsi: la franchigia di Chicago chiuse i battenti, e presero a circolare voci sulla prossima chiusura di altri clubs. La parola fine dell’effimera storia della WFL venne scritta il 22 Ottobre del 1975.
Quali le ragioni del crollo? Qualcuno parla di avarizia, altri di illusione; la realtà è che molti investitori non furono pronti ad assorbire perdite consistenti.
Anche gli stadi ebbero la loro parte: l’impianto di Detroit, ad esempio, era sito a 30 miglia dal centro, ad Ypsilanti.

La WFL fu per certi versi innovativa, ma il fatto di giocare le partite il mercoledì e giovedì sera probabilmente spinse tutto all’eccesso.
La Lega non aveva un contratto televisivo con un network importante. La TVS offrì 1.5 milioni di $ per trasmettere una partita alla settimana, ma furono poi le stazioni indipendenti a doversi sobbarcare i relativi costi.
Nel 1975, il nuovo Presidente della Lega, Chris Hemmeter, introdusse un nuovo piano fiscale, che avrebbe dovuto proteggere le franchigie da se stesse. Ma invano.

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Chris Hemmeter

Decisamente interessanti furono le norme regolamentari introdotte dalla WFL. Vediamo quali.
1) i kickoffs venivano calciati dalla linea delle 30 yards (per evitare i touchbacks e facilitare i ritorni in meta);
2) ogni TD valeva sette punti;
3) il c.d. “action point” (la palla veniva messa sulla linea delle 2 yards e la conversione si poteva tentare solo dopo una meta, con una corsa od un passaggio, il tutto per evitare l’extra point del kicker);
4) ai ricevitori bastava un solo piede in campo perché il passaggio venisse consdierato completato;
5) eliminazione della bump-and-run (i defensive backs non potevano toccare un ricevitore entro 3 yards dalla linea di scrimmage);
6) in caso di FG sbagliato, l’azione sarebbe ripartita dalla linea di scrimmage, tranne che nelle ultime 20 yards;
7) i goalposts vennero spostati 10 yards più indietro, sul fondo della endzone;
8) agli offensive backs era consentito andare in motion verso la linea di scrimmage anche prima dello snap;
9) l’overtime era suddiviso in segmenti da 7 minuti e mezzo (regola poi cambiata, con 15 minuti a disposizione e la sudden death);
10) il fair catch non era consentito sui punts;
11) le hash marks vennero spostate all’interno, verso il centro del campo (per consentire al kicker un miglior piazzamento del pallone);
12) in caso di passaggio incompleto in situazione di quarto down, l’azione sarebbe ripartita dalla linea di scrimmage;
13) su tutti i calci, non era consentito alcun blocco sotto la cintola finché la palla non fosse stata dichiarata morta;
14) le penalità di holding offensivo e di giocatore non eleggibile downfield venivano punite con 10 yards anziché 15;
15) il supporto del pallone poteva essere utilizzato anche per i FGs, non solo per i kickoffs;
16) veniva utilizzata una barra estensibile (anziché le catene) per determinare la chiusura del down.

La WFL ebbe squadre chiamate Sun (Sole), Storm (Tempesta), Fire (Fuoco) e Thunder (Tuono): nomi decisamente appropriati, dato che in poco tempo riuscirono a dilapidare oltre venti milioni di $…
La lezione della WFL, tuttavia, non fu appresa: pochi anni più tardi, un’altra Lega subì il medesimo fato.
Ma quella della USFL è un’altra storia…

Fonte: http://wflfootball.tripod.com/quickhistory.html

Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.