Induction War!

Spesso si tende a considerare il mondo della NFL come qualcosa di molto diverso da quello del calcio nostrano, meno acceso, meno polemico, più “pacato”. Invece le polemiche ci sono, e cominciano ad infuriare in concomitanza soprattutto di alcuni passaggi “critici” della stagione. Uno di questi è il Superbowl, che viene preceduto dalla nomina dei nuovi Hall-of-Famers.

Quando si disserta di football giocato, i numeri statistici spesso costringono all’obiettività chiunque, anche il più parziale dei commentatori. Ma quando si scende sul terreno delle carriere di vere icone della storia del football, l’obiettività per forza di cose deve lasciare spazio alla passione. A Dallas, come ogni anno, è scoppiata la “induction war” tra i giornalisti e la commissione della Hall of Fame di Canton. E questa guerra infuria ancora più violenta del solito, dato che nei magnifici 15 ci sono ben tre ex-Cowboys, del calibro di Troy Aikman, Michael Irvin e Rayfield Wright.

L’ultimo Cowboy introdotto nella Hall of Fame è stato Mel Renfro nel 1996. Renfro si è unito a Bob Lilly, Roger Staubach, Randy White e Tony Dorsett. E Renfro è entrato nell’Olimpo a venti anni esatti dalla fine della sua carriera (1964-1977). Non bisogna dimenticare che i Cowboys sono un’organizzazione che ha giocato otto Superbowl (due in più di qualunque altra franchigia) vincendone cinque, e dividendo questo record con i 49ers nei 39 anni di storia di questo evento.

Si parla di una squadra che ha messo assieme una striscia senza precedenti di 20 stagioni vincenti consecutive dal 1968 al 1985, che si è qualificata per i playoffs per otto stagioni di seguito (1966-1973) e poi di nuovo per nove (1975-1983). E durante quella striscia di 20 stagioni, per ben 18 volte ha partecipato alla post-season, che significa 27 volte in tutto nei loro 40 anni di storia, senza contare i playoffs sfiorati (gli ultimi quest’anno). Un rate del 67,5% per la squadra che ha vinto più partite di tutti (32) nella post-season. E solo cinque giocatori nella Hall of Fame.

In Italia, nessuno si permetterebbe di trattare così la Juventus, o il Milan…

Paradossalmente, Wright è quello che sembrerebbe avere più possibilità: come John Madden, è gia arrivato una volta nell’ultima quindicina, restando escluso dalla votazione finale. Altri grandi (come il grande “Bullet” Bob Hayes) non hanno avuto una seconda chance. Ma, nei panni dei commissari, chi di voi lascerebbe fuori Troy Aikman? O Michael Irvin? L’anno scorso proprio la nomina mancata di Hayes scatenò un putiferio infinito, che culminò con le dimissioni di protesta del giornalista Paul Zimmermann dalla commissione di nomina.

Aikman è un giocatore che ha avuto un record di post-season di 11-4 come starting quarterback: una partita meno di una regular season. E che regular season! Meglio di Warren Moon o Ken Anderson (entrambi candidati)? E chi di voi si sentirebbe di dire che Michael Irvin sia meno forte di Art Monk?

Ce n’è abbastanza per qualsiasi Aldo Biscardi d’oltreoceano, non siete d’accordo?