The “Ice Bowl”
Green Bay, Wisconsin, 31 dicembre 1967, Lambeau Field.
Quel giorno, in quel luogo, si giocò il National Football League Championship tra i Green Bay Packers di Vince Lombardi e i Dallas Cowboys di Thomas Wade “Tom” Landry, che si sfidarono in un match caratterizzato non solo dalla bravura dei protagonisti, sia in campo che sulle sidelines, ma anche e soprattutto dalle condizioni climatiche che definire proibitive sarebbe un eufemismo.
Sugli spalti dello stadio, non a caso detto “The Frozen Tundra”, erano assiepate oltre 50.000 persone, che avevano sfidato le condizioni climatiche impossibili per assistere ad un match che avrebbe deciso quale, tra le due formazioni, sarebbe volata a Miami a giocarsi il Super Bowl II, contro i campioni dell’American Football League. Il termometro segnava 15° sotto lo zero e il vento freddo raggiungeva addirittura i – 40°.
Frozen Tundra
Le due squadre, Packers e Cowboys, erano arrivate all’appuntamento chiudendo la stagione regolare con i rispettivi records di 9-4-1 e 9-5-0; i Texani, nel Divisional, avevano passeggiato sui Cleveland Browns (52-14), mentre Green Bay aveva regolato con un perentorio 28-7 i Rams, allora franchigia di Los Angeles.
Tutto era pronto in mezzo ad un gelo, che mai come in quell’inverno, aveva fatto scendere il mercurio dei termometri del Wisconsin.
I due Coaches non avevano segreti l’uno per l’altro, si conoscevano ed avevano preparato la partita al meglio, i giocatori erano carichi ed impazienti di scendere in campo.
La posta in palio si chiamava “NFC Championship”, il sogno era quello di diventare campioni NFL e distava “solo” due partite. La quasi consapevolezza era che chi avesse vinto quella sfida avrebbe avuto grandissime possibilità, poi, di ritrovarsi un anello al dito: quello di Campione del Mondo.
La partità iniziò e vide il primo quarto chiudersi sul 14-0 per gli uomini di Lombardi, grazie al Quarterback Bart Starr che lanciò in touchdown 2 volte (8 e 46 yards) Boyd Dowler.
Boyd Dowler
I Cowboys per tutto il primo periodo non erano riusciti a mettere abbastanza pressione al QB dei campioni uscenti, ma, nel secondo quarto, salì in cattedra la famosa “Doomsday Defense”, che permise ai Texani di forzare due fumbles: il primo riportato in meta da Andrie e il secondo che permise loro di segnare un Field Goal grazie al kicker Villanueva.
Il primo tempo finì 14-10 per i padroni di casa.
Nel terzo quarto successe poco o nulla. Troppo freddo per poter orchestrare azioni degne di nota, troppo freddo per muoversi nel modo giusto, troppo freddo per poter parlare coi compagni di squadra: Meredith (Quarterback di Dallas), per fare un esempio, ad un certo punto non riusciva più nemmeno a chiamare gli schemi nell’huddle a causa della mascella bloccata e troppo freddo addirittura per i fischietti che, congelatisi, costrinsero gli arbitri ad urlare in tutte le occasioni in cui, di norma, avrebbero dovuto fischiare…
Per lunghi tratti del match parve che nessuna delle due squadre potesse più superare la linea di meta avversaria; le condizioni climatiche proibitive la facevano da padrone e i giocatori in campo parevano degli alpinisti bloccati in parete, senza la possibilità di trovare un appiglio adeguato per proseguire la scalata verso l’agognata cima.
A Green Bay la situazione poteva andare bene così, visto il punteggio favorevole, ed erano i Cowboys che dovevano tentare di segnare, anche se nessuno sforzo pareva in grado di portare a quel TD che, oltre a permettere agli uomini di Landry di portarsi in vantaggio, avrebbe messo una seria ipoteca sull’incontro e permesso di obliterare il biglietto che portava a Miami, ad un solo passo dalla realizzazione di quel sogno a forma di anello.
Il grande Tom Landry
Fu proprio Landry, aperto il “libro dei trucchi”, che permise a Lance Rentzel di segnare una meta da 50 yards su passaggio dell’Halfback Dan Reeves: 17-14!
A poco meno di 5 minuti dalla fine del match, quella segnatura fu come un lampo che aveva squarciato il cielo del Wisconsin, un colpo al cuore dei 50.000 e più impavidi che avevano sfidato un freddo polare per stringersi attorno ai loro beniamini, guidati dalla mente di Vince Lombardi e dal braccio di Bart Starr.
A questi ultimi era affidato quello che ai più, in quel momento, sembrava un vero e proprio miracolo: un attacco che per quasi tre quarti di incontro non era riuscito a cavare un ragno dal buco avrebbe dovuto coprire 68 yards in 4′ e 50″…
Ma è in momenti come quelli che un campione si dimostra tale e, come un grande condottiero, il grande Starr fece raccogliere ai compagni di squadra le poche energie rimaste e li condusse per 11 giochi fino ad una yard dalla meta e dalla vittoria.
Con soli 16″ sul cronometro, nessun timeout e 24 inches dalla fatidica linea che delimitava l’inizio della end zone avversaria, la scelta parve a tutti ovvia: field goal e overtime.
A tutti gli altri sì, ma non a Lombardi e Starr, che decisero di giocare una classica “quarterback sneak”.
Bart Starr
Goal line offense contro goal line defense; lì, ad una manciata di centimetri dalla end zone di Dallas, sarebbe avvenuto lo scontro finale di una battaglia epica, col destino delle due squadre affidato ad un solo gioco, visto che, come disse lo stesso Vince Lombardi dopo la partita, “Probabilmente non ci sarebbe stato il tempo di calciare in un eventuale 4° tentativo, nonostante lo special team fosse pronto“.
La difesa di Dallas si concentrò sul Centro Jim Ringo e sul Tackle Forrest Gregg, ma Starr si affidò invece al blocco della Guardia Jerry Kramer; dalla “catasta” umana che si formò al termine dell’azione apparve, spostatisi tutti, il grande QB dei Packers: palla in mano e touchdown! 20-14 e punto addizionale che fissò il risultato sul 21-14.
L’azione decisiva
Quello che verrà sempre ricordato come l’ICE BOWL catapultò gli uomini del leggendario Vince Lombardi al Super Bowl, tra la gioia incontenibile dei tifosi, che non avevano mai spento quel lumicino rappresentante la speranza in quello che, come detto, appariva un miracolo e che aveva messo la parola fine ad un match che gli dei del football ogni tanto riguardano applaudendo la forza e la tenacia dei giocatori delle due compagini come fosse sempre la prima volta che vedono questa partita.
Tifosi inffreddoliti,ma spiritosi
Per la cronaca, in una soleggiata Miami, Green Bay vinse il Super Bowl II battendo i forti Oakland Raiders per 33 a 14 all’Orange Bowl, il 14 gennaio 1968.
La riconferma dei Campioni era passata per un ostacolo durissimo, superato il quale credo che nessuno avrebbe potuto sconfiggerli.
Dopo la partita, Vince lombardi, parlando del gioco decisivo, disse: “Tutto il mondo ama chi rischia, ma non quando questi perde“.
E ancora: “Non so cosa sarebbe successo a tutta quella gente sugli spalti se fossimo andati all’overtime. Di sicuro non potete dire che io non sia un tipo compassionevole“.
Sullo stesso decisivo momento, Bart Starr affermò: “Eravamo un po’ perplessi sul da farsi, ma alla fine, grazie all’ottimo blocco di Kramer su Jethro Pugh, è andata bene“.
Che altro dire? Momenti che nel Football sono stati, sono e saranno sempre impressi nella mente di chi li ha vissuti e di chi ne ha sentito parlare ce ne sono e ce ne saranno tanti.
Uno, tra i più belli, è quello appena raccontato: l’ICE BOWL.
Vince Lombardi portato in trionfo da Jerry Kramer, riconoscibile sulla destra
Complimenti vivissimi, Ale!!!
Un articolo eccellente, che mi sono letto davvero con gusto.
Bravo, aspetto con ansia la Tua prossima fatica!!! 😉 😉 😉
articolo che e’ stato un piacere leggere
Questo sport
Una pagina mitica narrata in modo magistrale. Peccato manchi il particolare degli arbitri costretti ad urlare per interrompere il gioco, a causa deei fischietti congelati… 😆
Vero Marcello! Lo inserisco subito!!!
E pensare che mio padre quel giorno era l
Bell’articolo, Great Vince