Dan Fouts
– “Papà?”
– “Dimmi, piccolo…”
– “Vorrei imparare a giocare a football…”
– “Oh, bene!!! E quale ruolo ti piacerebbe?”
– “Defensive end”
– “Mmm…. secondo me dovresti imparare a giocare da QB. Potresti fare strada…”
Il colloquio di cui sopra è ovviamente immaginario; tuttavia, lo stesso Bob Fouts ha raccontato che quello è stato l’unico consiglio che abbia mai dato a suo figlio Dan, divenuto uno dei più grandi quarterbacks nella storia del football.
Cominciamo con qualche dato biografico: Dan Fouts nacque a San Francisco, California, il 10 Giugno 1951.
Suo padre era un giornalista di lunga esperienza, che aveva commentato per anni gli incontri dei San Francisco 49ers.
Dan ebbe così, sin dalla più tenera età, la possibilità di osservare i professionisti all’opera. Per qualche anno, svolse la funzione di ball boy della squadra e di statistico per il padre.
Come abbiamo detto prima, ambiva a giocare da end, allorquando giunse nella Pop Warner League. Ma papà fu piuttosto chiaro: il ragazzino avrebbe dovuto imparare a giocare da quarterback.
Alla St. Ignatius High School, Fouts guidò la propria squadra alla conquista del campionato, e dopo il diploma decise di iscriversi all’Università dell’Oregon.
George Seifert, all’epoca assistente in quel college e poi head coach dei 49ers disse al giovane signal caller: “Abbiamo un attacco simile a quello dei pro, e Tu sembri perfetto per noi“.
Ad Oregon, Fouts lanciò per 5.995 yards e 37 TD passes in 3 anni (record assoluti per quell’Università, n.d.r.), mostrando la disciplina mentale e la forza fisica che ne avrebbero rappresentato il marchio di fabbrica negli anni da pro. “E’ il giocatore più forte ed il miglior passatore di college che io abbia mai visto“, disse di lui il suo coach Dick Enright.
L’allenatore dei San Diego Chargers, Harland Svare, si prese la briga di studiare con grande attenzione diversi tra i migliori quarterbacks resisi eleggibili per il draft del 1973; tra questi, prima di scegliere Fouts, Bert Jones di LSU, Don Strock di Virginia Tech e Mike Wells di Illinois.

Con la maglia di Oregon
Dan Fouts mosse i primi passi tra i pro quale backup di una leggenda: Johnny Unitas, che aveva appena firmato per i californiani dopo ben 17 anni passati con i Baltimore Colts.
Nella terza partita stagionale, Unitas divenne il primo giocatore nella storia a superare le 40.000 yards su passaggio. Due settimane dopo, cedette il posto di titolare proprio a Fouts, che sarebbe a sua volta divenuto uno dei migliori quarterbacks della Lega nella sua quindecennale carriera, conclusasi nel 1987.
Verso la fine della stagione 1986, quando Fouts infranse il record stabilito da Unitas 14 anni prima, ebbe qualche riserva in proposito: “Era il mio idolo. Non voglio sminuire nulla di quanto ha fatto“.
Come si è poi dimostrato, i records di qualsiasi quarterback non devono mai essere sminuiti. Mentre Unitas fu certamente il miglior quarterback degli anni ’50 e ‘60, Fouts venne senz’altro considerato il miglior passatore dei due decenni successivi.
Ad onor del vero, il primo lancio di Fouts tra i pro, nella Week 4 della stagione 1973, fu un incompleto. L’ultimo, 15 anni più tardi, fu un intercetto. Nel mezzo, completò 3.297 passaggi per 43.040 yards e 254 touchdowns. Oltre a Fouts e Unitas, solamente Fran Tarkenton e John Elway hanno passato per almeno 40.000 o più yards.
Sicuro e determinato, Fouts rappresentò l’anima dell’attacco dei Chargers nell’arco temporale ricompreso tra il 1978 ed il 1985, quando i Bolts dominarono la NFL in termini di total offense e nel gioco aereo.
Fouts lanciò per oltre 4.000 yards per tre stagioni consecutive, tra il 1979 ed il 1981. Disputò 51 incontri con più di 300 yards lanciate e 6 stagioni oltre le 3.000 yards. Il suo rating assoluto sui passaggi fu di 80.2. Raramente correva palla in mano, ma riuscì comunque a realizzare 13 TDs su corsa.
Tra i riconoscimenti attribuiti a Dan, il titolo di NFL Player of the Year nel 1982 e di AFC Player of the Year sia nel 1979 che nel 1982. Fu altresì 3 volte All-Pro e giocò in 6 edizioni del Pro Bowl.
Quando Fouts si presentò al training camp dei Chargers nel Luglio 1973, era senza contratto ed infortunato. Si era slogato una spalla giocando in un All Star Game a Lubbock, Texas.
Quel giorno, comunque, l’agente di Dan, l’allora semisconosciuto Howard Slusher, concluse un contratto per conto del suo giovane cliente. “Entro metà stagione sarà il QB titolare“, promise Slusher.
Ed il suo pronostico fu rispettato. Le ginocchia di Unitas, reduce da 17 stagioni di NFL, erano ormai al lumicino. La sua quarta gara da titolare, il 17 Ottobre 1973, fu anche l’ultima.
I Pittsburgh Steelers erano in vantaggio per 38-0, quando Svare gettò Fouts nella mischia. Dan si fece trovare pronto, con 174 yards ed un TD pass lanciati, in un incontro che si chiuse sul 38-21 per gli Acciaieri della Pennsylvania.
Escludendo gli infortuni e le dispute contrattuali, Fouts fu sempre nella formazione titolare.

Due grandi a confronto: Johnny Unitas e Dan Fouts
Nelle prime 3 stagioni con Fouts in cabina di regia, i Chargers totalizzarono 9 vittorie, 32 sconfitte ed un pareggio. Fouts resistette in una squadra che perse 11 gare consecutive nella sua terza stagione da titolare, sopravvivendo a quella sorta di punizione che ha come vittima un giovane quarterback in una brutta squadra.
Pur mostrando progressi anno dopo anno, fu solo con l’arrivo di Bill Walsh in qualità di offensive coordinator dei Chargers, nel 1976, che la carriera di Fouts decollò. Sia Dan che la squadra fecero il salto di qualità in quell’anno. Il team chiuse sul 6-8, il miglior record dal 1971, mentre Fouts realizzò il nuovo primato personale, con 2.535 yards lanciate e 14 touchdowns all’attivo.
L’entusiasmo per i Chargers continuò a crescere fino all’estate del 1977, allorquando il team acquistò, dai Los Angeles Rams, James Harris, un QB più esperto e meglio pagato. Fouts rimase sconcertato dalla notizia, ed annunciò di volersi ritirare, a meno di una cessione da parte dei Chargers ad un’altra squadra.
Dan si unì a 18 altri clienti di Slusher, in una causa legale volta a rovesciare il contratto collettivo che, a detta di Fouts, l’avrebbe legato permanentemente ai Chargers. In un tribunale del Minnesota, dichiarò che non avrebbe avuto alcuna possibilità di conquistare il Super Bowl se fosse rimasto coi Bolts.
La domanda venne respinta, ma alcune ferite del processo non si rimarginarono. Le sue lamentele riguardo al Super Bowl innervosirono alcuni dei suoi compagni di squadra, e Fouts stesso non perdonò mai il sindacato per quella che considerava una differenza fondamentale in termini di filosofia.
Un esempio? Nel 1981, Dan si rifiutò di versare 1.122 $ in quote associative, venendo minacciato di sospensione in caso di inadempimento. Alla fine, alcuni tifosi di San Diego chiusero la questione mandando un assegno alla NFL Players Association. “Il problema non erano tanto i soldi, quanto il fatto che, fondamentalmente, credo nella libertà d’impresa e la dirigenza sindacale no“, ebbe modo di spiegare Fouts.
Dan, che si era autoesiliato per ben 125 giorni nelle campagne dell’Oregon durante la causa civile, tornò per l’undicesima gara della stagione 1977. Al suo rientro, dimostrò di poter giocare bene anche senza essersi allenato, completando 19 passaggi su 24 per 279 yards e 2 touchdowns nella vittoria contro i Seattle Seahawks.
Continuò a giocare su altissimi livelli per il resto del campionato ed anche nel 1978, quando i Chargers, col record di 9-7, vissero la prima stagione vincente dai tempi della AFL nel 1969.
Quella del 1978 fu la prima stagione di Don Coryell in qualità di allenatore capo dei Chargers: in breve tempo, portò a livelli stratosferici un attacco fortemente sbilanciato sul gioco aereo, costruito attorno a Fouts, che guidò la Lega in termini di passaggi nei 7 dei successivi 8 anni.
“Bill Walsh era riuscito a mettermi in condizione di essere un quarterback efficace“, dichiarò Fouts. “Ma con l’arrivo di Coryell, le cose cambiarono completamente. Giocare con lui era l’avverarsi dei sogni di ogni quarterback“.

Fouts e Don Coryell
Nel 1979, i Chargers erano serissimi contendenti per il Championship AFC e per il Super Bowl, cui Fouts teneva moltissimo.
Coryell aveva assemblato un’eccezionale linea offensiva, con giocatori del calibro di Ed White e Doug Wilkerson come guardie e Don Macek in posizione di centro. I bersagli di Fouts erano delle vere e proprie superstars, come Charlie Joiner, Kellen Winslow, Wes Chandler e John Jefferson.
In quell’anno, i Chargers vinsero 12 gare su 16, con Fouts a passare per 4.082 yards e 24 touchdowns, ancor oggi il suo miglior risultato.
Il 17 Dicembre, lanciò un TD pass da 32 yards per Joiner: San Diego sconfisse Denver per 17-7 e conquistò il primo titolo divisionale dal 1965.
Pittsburgh, in corsa per il quarto Vince Lombardi Trophy, sembrava l’avversario più ostico per i Chargers; tuttavia, San Diego cedette invece agli Houston Oilers per 17-14 nel primo turno dei playoffs. In quell’occasione, Fouts lanciò ben 5 intercetti.
Ma i Chargers tornarono alla carica nel 1980, vincendo il secondo titolo consecutivo della AFC West con un ottimo 11-5 e raggiungendo il Championship AFC contro gli Oakland Raiders, dopo aver piegato 20-14 Buffalo nel primo turno dei playoffs. Il passaggio da 50 yards di Fouts per Ron Smith a 2’08” dal termine sigillò la vittoria.
Nella sfida contro i Predoni, Fouts completò 22 passaggi su 45 per 336 yards e 2 touchdowns, ma fu Oakland ad imporsi, col punteggio di 34-27.
Il terzo titolo divisionale consecutivo per Fouts e compagni giunse nel 1981. Il quarterback visse la sua miglior stagione, sotto il profilo statistico, con 4.802 yards e 33 TD passes.
Nella gara vinta per 55-21 contro i Raiders in Novembre, Fouts infranse un record di franchigia, lanciando ben 6 TD passes.
Il primo turno di playoff fu assolutamente indimenticabile: nell’incontro vinto in overtime per 41-38 contro i Dophins, Fouts completò 33 passaggi su 53 per 433 yards.
Ma ancora una volta la buona sorte volse le spalle ai Chargers nel Championship AFC a Cincinnati; in un freddo glaciale, sferzati da un vento siberiano, i Chargers vennero piegati dai Bengals per 27-7. Il TD pass da 33 yards di Fouts per Winslow nel secondo quarto evitò il cappotto.

In azione contro i Miami Dolphins
Durante quegli anni gloriosi, i Chargers poterono vantare, tra le proprie fila, moltissimi giocatori di qualità ed eccellenti allenatori, oltre al celebre attacco “Air Coryell”, vero e proprio terrore delle difese avversarie.
Ma niente avrebbe funzionato, era ormai chiaro, senza Fouts. A differenza di taluni quarterbacks che vivono una o due grandi stagioni per al massimo due volte in carriera, Fouts fu il quarterback più costante della propria epoca, con un’eccellente produttività offensiva, partita dopo partita, anno dopo anno.
“Nessuno fermerà Fouts“, disse Ray Perkins, allora coach dei New York Giants. “Ha una grandissima visione di gioco ed un timing eccezionale. Non ha il braccione, ma è così intelligente e bravo che potrebbe allenare tutto il reparto offensivo“.
Sotto il profilo tecnico, Fouts era un passatore perfetto. I suoi lanci al fulmicotone, le sue letture rapidissime, e l’esecuzione senza la minima esitazione lo resero l’arma perfetta per l’attacco di Coryell.
Fouts mostrò, sin dall’inizio di carriera, una chiara attitudine alla leadership sul campo. Era qualcosa sulla quale insistè molto. Non tutti i suoi compagni lo amavano, ma nessuno gli mancava di rispetto.
Anzitutto, fu lui a stabilire le regole per i ricevitori dei Chargers:
(1) non prendete mai in giro il quarterback e
(2) fatevi sempre trovare nel posto giusto al momento giusto.

I Chargers raggiunsero i playoffs nella stagione 1982, decurtata causa sciopero dei giocatori, ma non furono mai più tra le squadre favorite negli anni seguenti.
Lentamente, la qualità dei giocatori attorno a Fouts venne meno, a causa dei ritiri. Lo stesso Coryell fu rimpiazzato a metà della stagione 1986.
Fouts stava lottando contro gli infortuni: 3 alla spalla, 2 traumi cranici e vari guai al ginocchio, all’inguine ed al polpaccio.
Nelle ultime 5 stagioni, saltò 18 incontri: in quelle stesse gare, i Chargers totalizzarono 4 vittorie e 14 sconfitte.
Alla vigilia della stagione 1987, esplose una feroce polemica tra il QB ed il proprietario del team, Alex Spanos: oggetto del contendere, l’ingaggio ed un test fisico, sul cui superamento da parte di Fouts il boss nutriva seri dubbi. Al termine di quella stagione, Dan appese il casco al chiodo.
“La decisione di ritirarmi è stata presa d’accordo con i Chargers. Entrambi abbiamo convenuto sul fatto che 15 anni siano abbastanza, e questo corpo ha preso tutti i colpi che poteva prendere“, disse Fouts.
“Ho avuto tutto quello che volevo, eccetto un anello del Super Bowl“, chiosò.
Ma Fouts avrebbe poi ricevuto un premio ben più importante e raro: il 31 Luglio 1993, insieme a Larry Little, Chuck Noll, Walter Payton e Bill Walsh è stato introdotto nella Pro Football Hall of Fame di Canton, Ohio. Ciò grazie a queste eccezionali statistiche:
– 181 gare disputate;
– 5.604 passaggi tentati;
– 3.297 passaggi completati;
– 57.8% di completi;
– 43.040 yards;
– 7.68 yards per tentativo;
– 254 touchdowns;
– 242 intercetti;
– 80.2 di rating;
– 224 corse;
– 476 yards su corsa;
– 2.1 yards per tentativo;
– 13 touchdowns su corsa.

Fouts e Coryell, con il busto in bronzo di Dan a Canton
Contrariamente a quanto molti sostengono, il fatto di non vincere un Super Bowl non significa non essere un Campione: Dan Fouts è lì a dimostrarlo.
Fonte: http://www.profootballresearchers.org/Coffin_Corner/15-02-513.pdf
Autore: Don Smith
Originariamente pubblicato su “The Coffin Corner”
Il sopra riportato testo (eccetto il dialogo iniziale) costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.
La storia di Dan Fouts
Ottimo articolo e ottimo tutto il sito. L’ho scoperto da pochi mesi. Veramente ben fatto. Complimenti, veramente.
Carissimo Gianmaria, Ti ringrazio a nome di tutto lo staff.
Commenti come questo sono il segno che stiamo crescendo positivamente, con il prezioso contributo di tanti.
Ti invito quindi a continuare a seguirci, anzi, se vuoi iscriverTi al forum, sentire una voce in pi
anche per me le sue imprese,fanno parte del mio football e del football dei miei tempi, ed
Complimentissimi Diego, per un’altra storia davvero appassionante e affascinante..
Mandi, Diego! Complimenti per l’articolo! Ma soprattutto vorrei sottolineare la tua grande professionalit