La Storia dei Broncos
Nel 1960, i Denver Broncos furono tra le otto squadre ai nastri di partenza dell’American Football League, giocando nella Western Division.
Il 9 Settembre, i Broncos, che indossavano calzettoni a strisce verticali, sconfissero in trasferta i Boston Patriots per 13-10, nel primo incontro ufficiale della AFL.
Dopo un’altra vittoria ed una sconfitta esterna, i Broncos fecero il proprio debutto casalingo, davanti ai 18.732 spettatori radunatisi al Bears Stadium, vecchio impianto di Minor League di baseball: in quell’occasione, la formazione di Denver si impose sugli Oakland Raiders, portandosi sul 3-1.
Tuttavia, avrebbe poi conquistato un solo successo nelle restanti gare in calendario, chiudendo col peggior record di tutta la AFL, uno sconfortante 4-9-1.
Anche l’anno successivo fu contrassegnato da una preoccupante mediocrità, della quale fu specchio il record negativo di 3-11, nonostante le eccellenti prestazioni del WR Lionel Taylor, primo giocatore a ricevere 100 passaggi in una stagione da professionista.
Al termine della stagione, il coach Frank Filchock venne silurato, e rimpiazzato da Jack Faulkner.
Lionel Taylor
Inizio strepitoso quello del campionato 1962, con un parziale di 7-2, ed il primo posto in classifica. Ma cinque sconfitte consecutive portarono il bilancio sul 7-7.
Nonostante il pessimo finale di stagione, Jack Faulkner venne nominato Coach of the Year.
La stagione 1963 vide i Broncos perdere tutte e dieci le ultime partite, chiudendo con un pessimo 2-11-1.
Nonostante una stagione terrificante, il FB Billy Joe venne nominato AFL Rookie of the Year.
Nel 1964, dopo una partenza sullo 0-4, Jack Faulkner venne silurato, e sostituito da Mac Speedie. La mossa parve inizialmente funzionare, dato che i Broncos vinsero il primo incontro con il nuovo coach in panchina.
Ma l’entusiasmo si spense in fretta: la formazione di Denver vinse ancora una sola partita, chiudendo, per la seconda volta consecutiva, con un orripilante 2-11-1.
Pur continuando ad essere lo zimbello della AFL, chiudendo la stagione 1965 con un pessimo 4-10, i Broncos seguitarono a creare uno zoccolo duro di tifosi, superando agevolmente il traguardo dei 20.000 abbonamenti venduti.
Nel 1966, dopo due sconfitte consecutive, il coach Mac Speedie venne sostituito da Ray Malavasi. Sotto la sua guida, i Broncos faticarono ancora, e chiusero col medesimo record perdente dell’anno prima.
Al termine della stagione, i Broncos ingaggiarono Lou Saban, un coach vincente, e lo nominarono sia come allenatore che GM.
Il 1967 vide uno stanziamento di fondi volto a rinnovare il Bears Stadium, affinché lo stesso diventasse un impianto conforme ai migliori standard del pro football. Inoltre, i Broncos riuscirono ad assicurarsi il RB Floyd Little, rendendolo la prima scelta mai firmata dalla franchigia.
La stagione si aprì con la vittoria contro i Boston Patriots, ma seguirono ben nove sconfitte consecutive: il bilancio finale fu un disastroso 3-11.
Floyd Little in azione
Indossando nuove uniformi, che recavano l’immagine di un Bronco imbizzarrito all’interno di una D, nel 1968 la formazione del Colorado mostrò segni di miglioramento, ciò anche grazie all’aumento della capienza dello stadio (portata a 50.000 spettatori).
La stagione si chiuse sul 5-9. Prima dell’ultima gara di campionato, il Bears Stadium assunse la denominazione di Mile High Stadium.
Il primo decennio di vita dei Broncos si chiuse con un segno negativo: la stagione 1969 terminò con un record perdente di 5-8-1.
In dieci anni di AFL, i Broncos furono l’unico team a non conquistare il titolo divisionale, né a vivere alcuna stagione con record vincente.
Nel 1970, primo anno di fusione tra AFL ed NFL, i Broncos partirono con un buon 4-1. Ma la pacchia non durò a lungo: riuscirono infatti a conquistare un solo successo nelle successive nove gare, piazzandosi all’ultimo posto della AFC West con un pessimo 5-8-1.
Il 1971 vide le dimissioni di Lou Saban, sul parziale di 2-6-1.
Agli ordini del coach ad interim Jerry Smith, i Broncos non seppero fare di meglio, e terminarono con un deludente 4-9-1.
Nel 1972, guidati dal nuovo coach John Ralston, i Broncos continuarono ad essere una delle peggiori squadre della AFC, chiudendo la stagione sul 5-9.
Nonostante le pessime prestazioni del team, l’affluenza e gli abbonamenti furono sempre da record.
Nel 1973, dopo una partenza sul 2-3, i Broncos ospitarono gli Oakland Raiders, nel cosiddetto “Orange Monday”, in diretta televisiva nazionale.
I Broncos rimontarono alla grande, e pareggiarono grazie ad un FG da 35 yards del PK Jim Turner. Il pareggio diede il via ad una striscia positiva di sei gare, che portò i Broncos in vetta alla Division sul 6-3-2.
Dopo aver perso contro i Dallas Cowboys, i Broncos piegarono i Chargers per 42-28 a San Diego, chiudendo con un record positivo per la prima volta nella loro storia.
Tuttavia, con il titolo divisionale in palio, la stagione di Denver finì anzitempo, a causa della sconfitta esterna per 21-17 contro i Raiders.
Il 1974 vide una crescente richiesta di biglietti; così, i Broncos portarono la capienza del Mile High Stadium a 75.000 posti.
Dopo una sconfitta all’esordio, i Broncos ospitarono i Pittsburgh Steelers, nella prima partita di regular season ad andare in overtime. Tuttavia, i supplementari non portarono a nulla, dato che il punteggio rimase sul 35-35 per 15′.
Dopo aver perso nella settimana successiva, sul parziale di 0-2-1, i Broncos si riscattarono e chiusero sul 7-6-1, vivendo così la seconda stagione vincente consecutiva.
Nel 1975, ultima stagione di Floyd Little, i Broncos giocarono un football all’insegna della mediocrità, chiudendo con un deludente 6-8.
Diametralmente opposta l’attitudine della squadra nel 1976: trascinati dalle 1.008 yards del RB Otis Armstrong, i Broncos giocarono un football solido per tutta la stagione, chiusa con un impressionante 9-5. Tuttavia, il record non fu sufficiente per disputare i playoff.
Nonostante le buone prestazioni, il coach John Ralston si dimise al termine della stagione.
Nel 1977, agli ordini del nuovo allenatore capo Red Miller, i Broncos divennero una macchina da guerra, conquistando la AFC West con un impressionante 12-2, e staccando il biglietto per i loro primi playoffs.
Alla base del successo di Denver, un potente reparto difensivo, soprannominato “The Orange Crush“.
Con giocatori come il DE Lyle Alzado ed i LBs Randy Gradishar e Tom Jackson, la “Orange Crush” sotterrò letteralmente gli attacchi avverari, concedendo soli 148 punti in stagione.
Il primo impegno in postseason fu contro i Pittsburgh Steelers, nel Divisional Playoff. Le due squadre si diedero battaglia per tutto l’incontro, fino a quando il PK Jim Turner ruppe l’impasse (21-21) con un FG da 44 yards. I Broncos vinsero la partita per 34-21, conquistando l’accesso al Championship AFC.
Il Mile High Stadium era un oceano arancione, che vide i Broncos ospitare gli Oakland Raiders. Dopo essersi portati sul 14-3 all’intervallo, i Broncos si imposero per 20-17, volando per la prima volta al Super Bowl.
L’edizione numero XII del Grande Ballo si svolse, per la prima volta, in un Dome, quello di New Orleans. Gli avversari di turno furono i Dallas Cowboys.
In svantaggio per 13-0 all’intervallo, i Broncos commissero ben otto turnover, perdendo il titolo per 27-10, in un incontro che non li vide mai in partita.
Altra stagione su altissimi livelli quella del 1978, specie sul fronte difensivo: a riprova di ciò, il LB Randy Gradishar conquistò il titolo di Defensive Player of the Year, e la “Orange Crush” concesse la miseria di 198 punti. Non solo: i Broncos si aggiudicarono per la seconda volta il titolo divisionale, grazie ad un ottimo 10-6.
Tuttavia, nel Divisional Playoff, la formazione di Denver vide il proprio cammino arrestarsi anzitempo per mano degli Steelers, che si imposero in casa per 33-10.
Randy Gradishar
Nel 1979, i Broncos partirono alla grande, con un eccellente 9-3, candidati numero 1 per il terzo titolo divisionale di fila. Ma tre sconfitte nelle ultime quattro gare di regular season, contro rivali di Division, portarono il bilancio sul 10-6.
Nonostante un brutto finale di stagione, i Broncos riuscirono comunque a qualificarsi ai playoff, agganciando una Wild Card. I Broncos avrebbero dovuto vedersela con gli Oilers in quel di Houston; all’intervallo, erano in svantaggio per 10-7. L’incontro, dominato dalle difese, si chiuse sul 13-7 per i padroni di casa, che rispedirono i Broncos nel Colorardo a mani vuote.
Nel 1980, lo strapotere della difesa di Denver sembrava ormai un lontano ricordo: furono infatti ben 323 i punti concessi agli attacchi avversari.
Se a ciò si aggiunge un attacco mediocre, non deve sorprendere il record finale di 8-8, che mise fine alla striscia di quattro partecipazioni consecutive ai playoff.
Al termine della stagione, il coach Red Miller venne sostituito da Dan Reeves.
Dan Reeves
Agli ordini del nuovo allenatore, i Broncos partirono col piede giusto, vincendo cinque delle prime sei gare della stagione 1981.
Tuttavia, il resto del campionato fu contrassegnato dalla discontinuità, della quale fu prova il record finale di 10-6, non sufficiente per approdare alla postseason.
Nel 1982, al ritorno dopo uno sciopero dei giocatori NFL durato ben due mesi, i Broncos faticarono oltre misura sia in attacco che in difesa, chiudendo la stagione con un pessimo 2-7. Quello fu il primo record negativo in sette anni.
In occasione del draft, al termine della stagione, i Broncos si assicurarono un giovane QB, che aveva rifiutato di firmare per i Baltimore Colts, e che avrebbe lasciato un marchio indelebile sulla storia della franchigia del Colorado: John Elway.
Il leggendario John Elway
Nel 1983, il rookie si guadagnò da subito il posto da titolare, grazie all’abilità dimostrata nella rimonta (sua specialità) dell’ultimo quarto contro i Colts, che portò i Broncos sul 2-0. Poi, però, Elway si dimostrò eccessivamente incline ai turnover, il che gli costò il posto in favore del veterano Steve DeBerg.
Tuttavia, prima della fine della stagione, Elway tornò alle spalle del centro, e trascinò i suoi ai playoff, con un record di 9-7.
Nell’ultima gara della stagione, Elway piegò nuovamente i Colts conducendo magistralmente tre drive vincenti nell’ultimo quarto; la partita si chiuse sul 21-19, dopo che il terzo periodo aveva visto i Colts in vantaggio per 19-0.
Nella sfida di Wild Card a Seattle, Elway incappò in una serata decisamente storta, al punto da venire sostituito: l’incontro si chiuse con un impietoso 31-7 in favore dei Seahawks.
Prima dell’inizio della stagione 1984, la franchigia fu acquistata da Pat Bowlen, uomo d’affari locale.
Sul parziale di 1-1, i Broncos diedero il via ad una striscia vincente di ben dieci gare consecutive, stabilendo un nuovo record di franchigia.
I Broncos conquistarono il titolo della AFC West con un impressionante 13-3, impreziosito dalle eccellenti statistiche di John Elway (2.598 yards su passaggio), di Sammy Winder (1.153 yards su corsa), e Steve Watson (1.170 yards su ricezione).
Tuttavia, la stagione dei Broncos si interruppe improvvisamente, con una sconfitta per 24-17 contro i Pittsburgh Steelers al Mile High Stadium.
La formazione di Denver iniziò l’ultima frazione di gioco in vantaggio per 17-10, ma un sanguinoso turnover commesso da John Elway costò ai Broncos la possibilità di disputare il Championship AFC.
Nel 1985, John Elway si confermò tra i migliori quarterback della NFL, passando per 3.891 yards, cui si aggiunsero 253 yards su corsa. Tuttavia, nonostante un eccellente record di 11-5, i Broncos non riuscirono ad agganciare il treno playoff.
Partenza a spron battuto quella della stagione 1986, con sei vittorie in altrettante gare, ed un parziale di 9-2 dopo le prime undici.
I Broncos si aggiudicarono il titolo divisionale con un ottimo 11-5, anche se da più parti ci si lamentò per il gioco non brillante di fine stagione (tre sconfitte nelle ultime cinque gare di regular season).
Nel Divisional Playoff, i Broncos ricevettero la visita dei New England Patriots. Sotto per 17-13 nel terzo quarto, i Broncos sembravano nuovamente destinati a ritornare a casa subito.
Tuttavia, Elway imbeccò Vance Johnson con un TD pass da 48 yards, che chiuse la terza frazione di gioco con il vantaggio di Denver per 20-17.
Nell’ultimo quarto, le difese mantennero l’incontro in parità, fino a quando il DE Rulon Jones mise a segno un sack ai danni di Tony Eason in endzone: la safety portò il punteggio sul 22-17 a 1’37” dal termine. I Broncos si aggiudicarono così l’incontro.
Nel Championship AFC a Cleveland, opposti ai Browns, i Broncos erano con le spalle al muro, sotto per 20-13 a 5’43”dal termine, dovendo per di più partire dalle proprie due yards.
Con l’accesso al Super Bowl in palio, Elway giocò magistralmente, sia lanciando che correndo, fino al TD pass da 5 yards per Vance Johnson che valse il pareggio a 37 secondi dalla fine. Da allora, si parlò non di un semplice drive, ma di “The Drive”. Ai supplementari, Rich Karlis completò la straordinaria rimonta dei Broncos, e diede ai suoi la vittoria finale con un FG da 33 yards.
Nel Super Bowl XXI, disputatosi a Pasadena, i Broncos venivano dati per sfavoriti contro i ben più quotati New York Giants.
Nel primo tempo, i Broncos giocarono molto meglio dei propri avversari, ma all’intervallo il vantaggio era di solo un punto (10-9).
I Broncos si portarono per ben due volte in territorio Giants, ma Rich Karlis sbagliò due FGs decisamente agevoli. Le opportunità fallite da Denver si rivelarono decisive: i Giants misero a segno 24 punti nel primi 20′ del secondo tempo.
Contrariamente a quanto fatto in passato, i Broncos non seppero rimontare, ed i Giants si assicurarono il Vince Lombardi Trophy con il punteggio finale di 39-20.
Nel 1987, dopo un pareggio ed una vittoria nelle prime due gare stagionali, i Broncos furono costretti ad utilizzare delle riserve, per far fronte ad uno sciopero dei giocatori NFL. Prima del ritorno dei titolari, i sostituti totalizzarono due vittorie in tre gare.
Dopo aver perso due delle prime tre partite, i Broncos rischiavano di finire sotto quota .500, quando John Elway condusse i suol ad una rimonta casalinga miracolosa nell’ultimo quarto contro i Chicago Bears.
Quella vittoria fu come una scintilla: i Broncos si scatenarono, e conquistarono il titolo della AFC West con un record finale di 10-4-1, ulteriormente impreziosito dal titolo di NFL MVP per Elway.
Con il vantaggio campo, i Broncos si sbarazzarono agevolmente degli Houston Oilers per 34-10, approdando al Championship AFC, nuovamente contro i Cleveland Browns.
I Broncos chiusero sul 21-3 il primo tempo, ma i Browns si rifecero sotto, fino al 31-31 nell’ultimo quarto. John Elway ed i Broncos risposero prontamente, portandosi sul 38-31 a 4′ dallo scadere.
I Browns sembravano sul punto di pareggiare, ma Jeremiah Castilles fece perdere palla ad Ernest Byner sulla goaline, ed i Broncos si qualificarono nuovamente per il Super Bowl, chiudendo l’incontro sul 38-33. Dopo “The Drive”, si parlò in quell’occasione di “The Fumble”.
Al Super Bowl per il secondo anno consecutivo, i Broncos furono opposti ai Washington Redskins in quel di San Diego. La formazione del Colorado si portò subito in vantaggio, mettendo a segno 10 punti nei primi 5′.
Tuttavia, i Redskins piazzarono ben 35 punti nel secondo quarto, spianando la strada alla terza sconfitta di Denver nel Grande Ballo.
I Pellerossa si aggiudicarono l’incontro col punteggio finale di 42-10, mentre i Broncos e John Elway si guadagnarono la reputazione di grandi perdenti.
Nel 1988, nonostante l’acquisizione del RB Tony Dorsett, i Broncos giocarono un football decisamente mediocre, perdendo tre delle prime quattro gare, e chiudendo con un deludente 8-8.
John Elway riuscì comunque a passare per 3.309 yards, mentre Dorsett superò Jim Brown come secondo atleta di ogni tempo quanto a yards corse in stagione, totalizzandone 703.
Pur avendo perso Tony Dorsett, a causa di un infortunio al ginocchio che mise fine alla sua carriera, nel 1989 i Broncos si ripresero, e conquistarono il titolo divisionale (oltre al vantaggio campo) con un impressionante 11-5.
A riempire il vuoto lasciato da Dorsett fu il rookie RB Bobby Humphrey, che corse per 1.151 yards.
Nel Divisional Playoff, i Broncos erano sotto per 17-10 all’intervallo contro i Pittsburgh Steelers. Il pareggio giunse all’inizio del terzo quarto, ma gli Steelers si riportarono in vantaggio sul 23-17 verso la fine dell’ultima frazione di gioco, allorquando John Elway guidò i suoi in un fantastico drive, che consentì ai Broncos di portarsi in vantaggio per 24-23 a 2’27” dal termine.
La difesa di Denver forzò un fumble, consentendo ad Elway di far scorrere il tempo e portare a casa la vittoria.
Nel Championship AFC, i Broncos si trovarono nuovamente opposti ai Cleveland Browns, portandosi sul 24-7 nel terzo quarto. Ma i Browns decisero di vendere cara la pelle, riducendo lo svantaggio a soli tre punti all’inizio dell’ultimo quarto.
Tuttavia, i Broncos misero la partita in cassaforte grazie ad un TD pass da 39 yards di John Elway per Sammy Winder, conquistando così il terzo titolo AFC in 4 anni col punteggio finale di 38-21.
Al Super Bowl per la terza volta in quattro anni, i Broncos affrontarono i San Francisco 49ers, che puntavano a vincere il loro quarto Vince Lombardi Trophy. I californiani si portarono in vantaggio nei primi 5′ di gara, con un TD pass di Joe Montana. I Broncos risposero con un FG di David Tredwell, accorciando le distante per la prima ed ultima volta.
I ‘Niners, infatti, furono un vero e proprio rullo compressore: misero a segno 55 punti e realizzarono così un nuovo record per il Grande Ballo; i Broncos, piegati con un impietoso 55-10, eguagliarono invece un triste primato NFL, perdendo il loro quarto Super Bowl.
Bobby Humphrey
Nel 1990, dopo una partenza sul 2-1, la stagione prese una bruttissima piega, con nove sconfitte in dieci gare.
Nel corso di quella striscia perdente, divenne chiaro che il rapporto tra John Elway ed il coach Dan Reeves si era ormai deteriorato, specie dopo le lamentele espresse da Elway in un’intervista rilasciata a “Sports Illustrated”.
I Broncos chiusero all’ultimo posto della Division, con un pessimo 5-11.
Splendido esordio quello della stagione 1991, con uno squillante 45-14 contro i Cincinnati Bengals al Mile High Stadium.
I Broncos, galvanizzati dal successo, finirono per conquistare il titolo divisionale con un eccellente record di 12-4, nonostante un infortunio rimediato ad inizio stagione dal RB Bobby Humphrey, che totalizzò sole undici portate.
Nel Divisional Playoff al Mile High, i Broncos si trovavano sotto per 21-6 contro gli Houston Oilers all’inizio del secondo quarto. Denver rientrò in partita con una segnatura appena prima dell’intervallo, ma dopo uno scambio di FGs si ritrovò ancora in svantaggio per 24-16 a metà dell’ultimo periodo.
Con 6’53” ancora da giocare, Greg Lewis si si tuffò oltre la goal line per la seconda volta in partita, riducendo le distanze ad un solo punto. Ma in situazione di 4° e 6, sulle proprie 28, le speranze di Denver sembravano ormai svanite.
Un disperato Elway non riuscì a trovare ricevitori liberi, e cercò di conquistare il primo down correndo, riuscendo nel suo intento.
Ma dopo tre incompleti di fila, i Broncos dovettero affrontare un altro 4° down. Questa volta Elway, ancora costretto ad uscire dalla tasca, riuscì ad imbeccare Vance Johnson, il quale, grazie alle proprie doti tecniche ed atletiche, guadagnò la bellezza di 44 yards.
I Broncos si affidarono a Steve Sewell per avvicinarsi e far scorrere il tempo, mettendo David Tredwell in condizione di calciare il FG della vittoria a 16″ dal termine.
Nel Championship AFC, i Broncos volarono a Buffalo per sfidare i Bills.
La partita fu prettamente difensiva, e nessun punto venne messo a segno fino alla fine del terzo quarto. Sotto per 7-0, all’inizio dell’ultima frazione di gioco, l’Uomo dei Miracoli di Denver, John Elway, fu costretto a lasciare il campo per un infortunio alla coscia.
Dopo un FG messo a segno dai Bills, il backup QB Gary Kubiak segnò con una bootleg da tre yards. Tuttavia, ciò non fu abbastanza per raddrizzare le sorti dell’incontro: il tempo sul cronometro si esaurì, ed i Bills si qualificarono per il Super Bowl.
Ancor prima dell’inizio della stagione 1992, la lotta tra John Elway e Dan Reeves divenne sempre più accesa; i Broncos spesero infatti una prima scelta per il QB Tommy Maddox, e licenziarono l’Offensive Coordinator Mike Shanahan.
Nonostante una brutta stagione di Elway , i Broncos ebbero un solido inizio, con un parziale di 7-3. Ma la stagione ebbe una svolta negativa, allorquando Elway si infortunò, e Maddox faticò oltre misura, in una striscia perdente di quattro incontri.
Denver chiuse con un deludente 8-8, e divenne oltremodo lampante che il rapporto tra Elway e Reeves non poteva in alcun modo essere ricomposto.
Il giorno successivo alla fine della stagione, Dan Reeves fu silurato; il pubblico e la proprietà si schierarono apertamente dalla parte di Elway.
Nel 1993, sotto la guida del nuovo coach Wade Phillips, John Elway ebbe maggior voce in capitolo quanto a chiamate offensive.
La mossa si rivelò azzeccata, tanto che Elway disputò una delle sue migliori stagioni in assoluto, passando per 4.030 yards.
Anche i Broncos ne beneficiarono, approdando ai playoff col record di 9-7, nonostante due sanguinose sconfitte che costarono loro il titolo divisionale ed il vantaggio campo.
Nell’incontro di Wild Card, i Broncos viaggiarono fino a Los Angeles per scontrarsi coi Raiders. Il primo tempo fu un tiro al bersaglio, ed i Broncos raggiunsero il pareggio (21-21) a 32″ dalla fine del secondo quarto.
Tuttavia, i Raiders presero il largo nel secondo tempo, imponendosi poi per 42-24.
Pessima partenza quella della stagione 1994, con quattro sconfitte consecutive, e ben 134 punti concessi dalla difesa agli avversari.
Dopo aver posto fine a quella striscia perdente con una vittoria esterna per 16-9 contro i Seahawks, John Elway ed il pari ruolo dei Kansas City Chiefs, Joe Montana, si incontrarono in un indimenticabile Monday Night.
Elway sembrava avere recuperato la sua magia da ultimo quarto, ma la difesa dei Broncos si squagliò, e la formazione di Denver passò sul 1-4.
I Broncos vinsero sei delle successive sette gare, tornando in corsa per i playoff, ma tre sconfitte consecutive misero fine alla loro stagione, che si chiuse con un pessimo 7-9.
Al termine del campionato, Wade Phillips venne licenziato, e Mike Shanahan, il cui precedente siluramento era stato contestato da Elway, venne nuovamente ingaggiato per sedere sulla panchina di Denver.
Mike Shanahan, una delle migliori menti offensive della NFL
Nel 1995, nonostante ben sette record di franchigia infranti dall’attacco, la difesa dei Broncos continuò a faticare, concedendo la bellezza di 345 punti.
In quella stagione, conclusasi sull’8-8, i Broncos sembrarono alternare vittorie e sconfitte in modo costante.
Una delle sorprese più gradite di quell’anno furono le prestazioni del rookie Terrell Davis, che corse per 1.117 yards, dopo essere stato scelto negli ultimi giri del draft.
Partenza a spron battuto nel 1996, con tre vittorie consecutive, che diedero il via ad un parziale di 12-1. Con il vantaggio campo, ed il titolo divisionale ormai in tasca, i Broncos tirarono un pò i remi in barca, perdendo due delle ultime tre gare, e chiusero sul 13-3.
Tuttavia, se si tirano i remi in barca, è poi difficile tornare a vogare come si deve: i Broncos ne ebbero la prova in occasione del Divisional Playoff contro i giovani Jacksonville Jaguars (solo al secondo anno nella NFL). I Broncos si portarono rapidamente in vantaggio sul 12-0 nel primo quarto, ma i Jags misero poi a segno ben 23 punti consecutivi. A metà dell’ultimo quarto, sembrava che John Elway potesse dare prova, per l’ennesima volta, della propria magia mettendo a segno un TD, che portò i suoi a -3, dopo la conversione da due punti di Terrell Davis. Ma i Jaguars andarono di nuovo a segno, portandosi sul 30-20.
Denver realizzò un FG, ma non riuscì a recuperare il successivo onside kick, e l’incontro si chiuse con la vittoria di Jacksonville.
Terrell Davis
Il 1997 si aprì con un cambio di look per i Broncos, che sfoggiarono nuove uniformi, caratterizzate da una testa di cavallo stilizzata su un casco blu scuro, e divise dello stesso colore.
I Broncos partirono a razzo, con nove vittorie ed una sola sconfitta nelle prime dieci gare.
I ragazzi di Shanahan vennero sconfitti in quel di Kansas City, allorquando Pete Stoyanovich mise a segno un lungo FG a tempo scaduto, dando ai Chiefs la vittoria per 24-22.
Dopo aver vinto le successive due partite, i Broncos persero due incontri chiave nella corsa al titolo divisionale, che infatti non riuscirono a conquistare. La formazione del Colorado vinse l’ultima gara di regular season, e chiuse con un ottimo 12-4.
Nella sfida di Wild Card, i Broncos iniziarono la postseason vendicando la sconfitta dell’anno precedente, superando i Jacksonville Jaguars con un impietoso 42-17.
La settimana successiva, i Broncos fecero ritorno a Kansas City, e si trovarono sotto per 10-7 all’inizio dell’ultimo quarto. I Broncos si riportarono velocemente in vantaggio con una meta di Terrell Davis, e lasciarono che la difesa facesse il resto.
In occasione del Championship AFC, gli avversari furono gli Steelers: i Broncos avevano un conto in sospeso con loro, desiderosi di vendicare una scontitta subita per mano degli Acciaieri verso la fine della stagione.
Con 17 punti segnati nel secondo quarto, i Broncos chiusero il primo tempo in vantaggio per 24-14. Da quel momento in avanti, la difesa di Denver salì in cattedra ed imbrigliò gli Steelers, fino a quando Kordell Stewart imbeccò Charles Johnson con un TD pass da 14 yards, a 2’46” dal termine. Tuttavia, i Broncos ripresero palla, e fecero scorrere il tempo, staccando così il biglietto per il loro quinto Super Bowl.
I Broncos erano finalmente ritornati al Grande Ballo, con la speranza di cancellare i brutti ricordi delle precedenti quattro apparizioni: a contendere loro il titolo, i Campioni uscenti, i Green Bay Packers del grandissimo Brett Favre.
Sin dall’inizio, si ebbe la percezione che la gara avrebbe avuto un esito diverso: John Elway giocò infatti con ancora maggiore determinazione del solito, rischiando in prima persona sui primi down e mettendo a segno un TD nel secondo quarto, che portò i Broncos sul 17-7. Ma i Packers ridussero le distanze a soli tre punti appena prima dell’intervallo.
All’inizio del secondo tempo, i Broncos sembrarono in crisi, allorquando Terrell Davis commise un fumble. Ma la difesa non concesse ai Packers di entrare in endzone, ed i giallo-verdi dovettero accontentarsi di un FG che valse il pareggio.
Verso la fine del terzo quarto, Elway mantenne vivo il drive con un tuffo spettacolare, mettendo i suoi in situazione di primo e goal sulle 1 avversarie. Terrell Davis segnò il suo secondo TD della serata, dando ai Broncos il vantaggio per 24-17. I Packers, però. risposero realizzando una meta all’inizio dell’ultimo periodo di gara.
Da quel momento, si assistette ad una sorta di stallo fino quasi alla fine dell’incontro.
Con 1’45” ancora da giocare, i Broncos si portarono in vantaggio grazie alla terza segnatura di Terrell Davis (poi nominato MVP). Ma non era ancora finita: Brett Favre sospinse rapidamente i suoi in territorio avversario.
Fu allora che la difesa di Denver entrò in azione: Steve Atwater deflettò un passaggio su un terzo down. In situazione di quarto down, il LB John Mobley deviò con la punta delle dita un passaggio di Favre, che terminò incompleto: era fatta, i Broncos avevano conquistato il Super Bowl.
John Elway si era preso la rivincita contro tutti i propri detrattori, divenendo finalmente Campione del Mondo.
Un’importante annotazione: con la vittoria dei Broncos, terminò una striscia di ben sedici sconfitte consecutive di formazioni AFC al Super Bowl.
Steve Atwater nel SB contro i Packers
Nel 1998, nonostante una ridda di voci sul ritiro di Elway a fine stagione, i Broncos vinsero ben tredici partite consecutive, assicurandosi, già in Novembre, la vittoria nella AFC West.
Tra i momenti da segnalare, il FG di Jason Elam da 63 yards, il 25 Ottobre, con il quale venne eguagliato il primato NFL quanto a distanza.
Con l’attenzione di tutti rivolta in avanti, al Monday Night di Miami contro i Dolphins (autori, negli anni ’70 della “perfect season”), i Broncos persero il loro primo incontro a New York contro i Giants per 20-16. Una settimana più tardi, i Broncos vennero sconfitti anche dai Dolphins, e sembrarono cedere al momento sbagliato.
Tuttavia, seppero chiudere degnamente la stagione con una vittoria per 28-21 contro i Seattle Seahawks: in quell’incontro, Terrell Davis corse per 178 yards, infrangendo la barriera delle 2.000 yards in stagione e guadagnandosi il titolo di NFL MVP.
Al contempo, Elway visse un’altra ottima stagione, passando per 2.806 yards.
Nel Divisional Playoff, i Broncos mostrarono di essere davvero in palla, vendicandosi dei Dolphins con un impietoso 38-3, che mandò un chiaro messaggio a tutta la Lega.
Una settimana dopo, però, la formazione di Denver si ritrovò in svantaggio per 10-0 contro i New York Jets nel Championship AFC. Ma segnando 23 punti consecutivi, i Broncos furono campioni AFC per la seconda volta di fila, chiudendo l’incontro sul 23-10. Dopo la gara, John Elway diede a tutti un indizio circa il proprio ritiro, facendo un giro di campo con il trofeo AFC appena conquistato.
In occasione del Super Bowl XXXII, gli avversari di turno furono gli Atlanta Falcons, allenati da una vecchia conoscenza di Elway e compagni: Dan Reeves.
Anzichè parlare dell’incontro, i media dedicarono la propria attenzione al prossimo ritiro di John Elway, ed all’annosa disputa tra il QB e Reeves, che stavolta vide anche l’involontario coinvolgimento di Mike Shanahan.
Ma i Broncos, specialmente Elway, non avrebbero permesso al passato di mettere loro i bastoni tra le ruote, determinati com’erano a chiudere in bellezza.
Come abbiamo visto, nel corso della sua carriera Elway aveva fatto della rimonta nell’ultimo quarto il proprio marchio di fabbrica; tuttavia, stavolta non sarebbe stato necessario ricorrervi. I Broncos, infatti, controllarono la partita sin dall’inizio, portandosi sul 31-6 all’inizio dell’ultima frazione di gioco.
I Falcons misero a segno due inutili touchdowns, ed i Broncos conquistarono il loro secondo Lombardi Trophy consecutivo, col risultato finale di 34-19.
Al termine della partita, John Elway si incamminò sul viale del tramonto, ma lo fece in grande stile, vincendo il secondo Super Bowl di fila e venendo anche nominato MVP dell’incontro.
Qualche settimana dopo il secondo trionfo, John Elway annunciò il ritiro.
Senza il condottiero di tante battaglie, i Broncos iniziarono davvero male la stagione 2000, con quattro sconfitte consecutive.
A rendere ancor peggiore la situazione giunse l’infortunio al ginocchio rimediato da Terrell Davis, che mise la parola fine al suo campionato.
L’altalenante stagione si chiuse con un deludentissimo 6-10.
Tuttavia, nonostante il record perdente, non mancarono le note positive: il RB Olandis Gary sostituì degnamente Davis, correndo per 1.159 yards, mentre il QB Brian Griese, al secondo anno tra i pro, passò per ben 3.032 yards, facendo pensare che la via del ritorno al successo per i Broncos non sarebbe stata eccessivamente lunga.
Olandis Gary
Nel 2000, ultima stagione dei Broncos al Mile High Stadium, la formazione di Denver partì male, con tre sconfitte nelle prime cinque gare, ed un Terrell Davis ancora pesantemente condizionato dagli infortuni.
Oltretutto, a confermare la legge di Murphy, anche Olandis Gary si infortunò, e dovette chiudere anzitempo la stagione.
Il rookie RB Mike Anderson venne allora gettato nella mischia, e si fece trovare pronto: corse infatti per ben 1.500 yards e realizzò 15 TDs, prestazioni che gli valsero il titolo di Offensive Rookie of the Year.
Trascinati dal proprio runner, i Broncos vinsero nove degli ultimi undici incontri, chiudendo con un record di 11-5: ciliegina sulla torta, la squillante vittoria per 38-9 contro i San Francisco 49ers nell’ultimo incontro disputato al Mile High Stadium.
Nel match di Wild Card a Baltimora, i Broncos furono costretti ad affrontare i Ravens senza il QB Brian Griese, infortunatosi alla spalla alla fine della regular sesaon. Opposti ad una delle migliori difese di ogni tempo, i Broncos non entrarono mai in partita, e vennero piegati per 21-3.
Il 10 Settembre 2001, i Broncos inaugurarono nel migliore dei modi l’Invesco Field, piegando i New York Giants per 31-20 nel Monday Night. Tuttavia, quella gara fece una vittima eccellente: il WR Ed McCaffrey patì un infortunio alla gamba che mise anzitempo fine alla sua stagione. Senza McCaffrey, l’attacco dei Broncos faticò moltissimo, e nemmeno i RBs seppero farsi valere: Terrell Davis, Olandis Gary e Mike Anderson vissero infatti una stagione all’insegna della mediocrità, totalizzando soli cinque TDs in tre!!!
Il record finale fu un deludente 8-8.
Ed McCaffrey
Nonostante la persistente inconsistenza di Brian Griese, i Broncos cominciarono alla grande la stagione 2002, con sette vittorie nelle prime dieci gare.
Clinton Portis era il runner di cui i Broncos avevano disperatamente bisogno, dopo che la carriera di Terrell Davis si era interrotta a causa di continui infortuni al ginocchio. Portis, poi nominato Offensive Rookie of the Year, corse per 1.506 yards e realizzò la bellezza di 17 TDs.
Ma i Broncos scelsero il momento peggiore per andare in crisi, perdendo quattro delle successive cinque partite, venendo estromessi dalla corsa ai playoff.
La vittoria nell’ultima gara stagionale contro gli Arizona Cardinals portò il bilancio finale sul 9-7, non abbastanza per disputare la postseason.
Alla fine del campionato, i Broncos tagliarono Griese e misero sotto contratto il QB free Agent Jake Plummer, proveniente proprio dai Cardinals.
Con l’arrivo di Plummer, i Broncos iniziarono benissimo la stagione 2003, vincendo le prime quattro gare.
La Week 5 li vide in trasferta contro i Kansas City Chiefs, rivali diretti in Division, anch’essi sul o 4-0. La partita fu tiratissima, ma gli special team dei Broncos vennero semplicemente ridicolizzati dalla superstar dei ritorni, Dante Hall: l’incontro vide la sconfitta di Denver per 24-23, cui si aggiunse l’infortunio alla spalla di Jake Plummer, che l’avrebbe tenuto lontano dal campo per un mese.
La settimana successiva, i Broncos, guidati dal back up Steve Beurlein vinsero in trasferta, sul difficile campo dei Pittsburgh Steelers.
La situazione peggiorò ulteriormente, allorquando Beurlein si infortunò a sua volta nella settima giornata del campionato, in occasione della sfida persa per 28-20 contro i Minnesota Vikings.
Con il terzo QB Danny Kannel in cabina di regia, i Broncos persero tre partite di fila prima di giungere al bye, con un record di 5-4. La sosta fu un vero toccasana per Denver: la formazione del Colorado potè nuovamente contare su Jake Plummer, che guidò i suoi alla vittoria per 37-8 contro i San Diego Chargers.
I Broncos fecero però un passo indietro la settimana dopo, perdendo per 19-10 contro i Chicago Bears.
Costretti a dover disputare un finale di stagione perfetto per poter accedere ai playoff, i Broncos sconfissero gli Oakland Raiders per 22-8, pronti a sfidare nuovamente i Chiefs sul parziale di 7-5. Anche se il titolo divisionale era ormai fuori portata, i Broncos vollero comunque mandare un messaggio ai campioni della AFC West, ed assicurarsi una Wild Card. Non solo i Broncos vinsero l’incontro, ma dominarono in lungo in largo: grande protagonista fu Clinton Portis, che corse per 218 yards e mise a segno ben cinque TDs.
Dopo una vittoria in overtime contro i Cleveland Browns, Denver si guadagnò l’accesso ai playoff con un’impressionante successo esterno per 31-17 sugli Indianapolis Colts, nonostante l’assenza dell’infortunato Clinton Portis, il cui sostituto Quentin Griffin giocò una gran partita, con 136 yards su corsa all’attivo.
Con i playoff ormai in cassaforte, i Broncos fecero riposare i titolari: i sostituti persero per 31-3 contro i Green Bay Packers, e la stagione si chiuse con un solido 10-6. Ma la settimana successiva i Colts si vendicarono senza pietà: al RCA Dome, Manning e compagni inflissero ai Broncos un pesantissimo 41-10, con la difesa di Denver completamente allo sbando, che concesse 31 punti nel solo primo tempo, e complessive 479 yards.
Nel 2004, dopo la partenza di Clinton Portis per Washington, in cambio del CB Champ Bailey, i Broncos hanno trovato una validissima alternativa in Reuben Droughns, che ha corso per ben 1.240 yards. Sospinti dal proprio HB, i Broncos hanno vinto cinque delle prime sei gare.
Dopo aver perso le successive due partite, rispettivamente contro Cincinnati ed Atlanta, i Broncos hanno messo a segno due vittorie consecutive, piazzandosi in vetta alla AFC West con il parziale di 7-3. Tuttavia, una brutta sconfitta interna contro gli Oakland Raiders sotto una copiosa nevicata ed una esterna contro i San Diego Chargers sono costate ai Broncos il titolo divisionale, mettendo a repentaglio anche la partecipazione ai playoff.
Dopo una vittoria ed una sconfitta nelle successive due partite, i Broncos dovevano assolutamente vincere le ultime due gare per disputare la postseason.
Dopo aver piegato i Tennessee Titans per 37-16, i Broncos hanno beneficiato del riposo concesso da Tony Dungy ai suoi titolari, agganciando il treno playoff con un successo interno per 33-14, ed un record finale di 10-6.
Una settimana più tardi, si sono nuovamente trovati di fronte i Colts, questa volta al completo, nel turno di Wild Card: questa volta, Peyton Manning e compagni hanno fatto un sol boccone dei malcapitati Broncos, sconfitti con un impietoso 49-24, dopo aver terminato il primo tempo sotto per 35-3.
Quella del 2005 sembrava una stagione decisiva per i Broncos: i tifosi, ormai stanchi di dormire sugli allori, avevano ormai messo nel mirino, da un lato, l’HC Mike Shanahan, che non aveva più vinto una gara di playoff dal Super Bowl XXXIII; dall’altro il QB Jake Plummer, il cui rendimento nelle prime due stagioni a Denver era stato decisamente sotto le aspettative. La stagione non è iniziata bene per i Broncos, bastonati per 34-10 in trasferta dai Miami Dolphins nell’opener.
All’esordio casalingo, i Broncos si sono trovati di fronte i Campioni AFC uscenti, i San Diego Chargers. I padroni di casa sembravano nei guai, sotto per 14-3 all’intervallo. Ma verso la fine del terzo quarto, la gara è giunta a una svolta: Champ Bailey ha riportato in meta un intercetto per 25 yards, ed i Broncos hanno rimontato, finendo per imporsi col punteggio di 20-17 grazie a un FG da 36 yards di Jason Elam allo scadere.
Quella vittoria in rimonta ha rappresentato la scintilla di cui i Broncos avevano bisogno: Denver ha così iniziato una striscia positiva di cinque incontri consecutivi, uno dei quali contro i Campioni del Mondo uscenti, i New England Patriots.
Dopo una sconfitta allo scadere per mano dei New York Giants, i Broncos hanno fatto ritorno a casa, infliggendo ai Philadelphia Eagles un impietoso 49-21, dando così il via ad un’altra striscia vincente, stavolta di quattro incontri, che li ha portati verso il titolo divisionale.
Dopo la sconfitta esterna contro i Kansas City Chiefs, i Broncos hanno vinto le ultime quattro gare in calendario, finendo per aggiudicarsi il titolo della AFC West con un solido 13-3.
I Broncos si sono trovati nuovamente opposti ai Patriots nel Divisional Playoff; da quando era stato nominato titolare, Tom Brady era rimasto imbattuto nella postseason, guidando i Patriots a tre Super Bowl in quattro anni.
Dopo un primo quarto senza segnature, i Patriots hanno messi i primi tre punti a referto verso la fine del secondo periodo. La partita è cambiata dopo il two-minute warning, allorquando Ian Gold ha recuperato un fumble di Kevin Faulk sulle 40 dei Patriots. I Broncos hanno poi approfittato di un’interferenza in endzone, e Mike Anderson ha segnato con una corsa da una yars, dando il vantaggio a Denver; i Broncos sono passati sul 10-0 alla fine del primo tempo, quando i Patriots hanno commesso un fumble sul kickoff. Anderson ha segnato una seconda volta, ed i Broncos sono giunti sul 17-6 all’inizio dell’ultimo quarto, dopo un incredibile ritorno di intercetto da 100 yards di Champ Bailey, che ha “pizzicato” il lancio di Tom Brady in endzone. Il dominio dei Patriots si è così interrotto per mano dei Broncos, i quali si sono imposti per 27-10.
Nel Championship AFC i Broncos hanno ospitato i Pittsburgh Steelers, reduci dalla vittoria a sorpresa contro i fortissimi Indianapolis Colts. Sin dall’inizio è stato chiaro che non era proprio giornata per i Broncos: i ben quattro turnover di Jake Plummer hanno pesato non poco nell’economia della gara, conclusasi con la vittoria degli Steelers (futuri Campioni del Mondo) per 34-17.
Dopo l’eliminazione dai playoff della precedente stagione, nel 2006 i Broncos hanno esordito malissimo, perdendo in trasferta l’opener contro i St. Louis Rams per 18-10.
Sette giorni dopo, al debutto in casa, i Broncos hanno seguitato a faticare, riuscendo ad imporsi solo in overtime sui Kansas City Chiefs per 9-6.
La settimana successiva, nel Sunday Night, i Broncos hanno piegato nuovamente i New England Patriots, stavolta violando il Gillette Stadium di Foxboro, col punteggio di 17-7, imbavagliando l’attacco avversario per tutto l’incontro.
Denver ha continuato a giocare bene, vincendo le tre gare successive, e preparandosi all’attesa sfida dell’Invesco Field contro gli Indianapolis Colts. Quell’incontro tiratissimo si è concluso con la vittoria degli ospiti grazie al FG da 37 yards di Adam Vinatieri a 2″ dal termine, che ha fissato il punteggio sul definitivo 34-31.
I Broncos si sono ripresi prontamente, vincendo le due gare seguenti in trasferta, preparandosi a ricevere i San Diego Chargers sul parziale di 7-2, con in palio la vetta della Division. Jake Plummer ha disputato un pessimo incontro, completando meno del 50% dei passaggi tentati; LaDainian Tomlinson ha invece contributo, con quattro TDs, al successo dei Bolts per 35-28.
Quattro giorni dopo, nella sfida esterna del Thanksgiving contro i Chiefs, Plummer ha nuovamente stentato, ed i Broncos hanno perso la seconda gara di fila, col punteggio di 19-10.
Sul parziale di 7-4, Mike Shanahan ha deciso di tentare la sorte, panchinando Jake Plummer e gettando nella mischia il rookie Jay Cutler. Al debutto contro i Seattle Seahawks, il QB del futuro di Denver ha giocato bene, lanciando due TD passes; ma con due intercetti, i Broncos hanno perso la terza gara consecutiva, grazie ad un FG da 50 yards di Josh Brown a 5″ dal termine.
Sette giorni dopo, Cutler nulla ha potuto contro i San Diego Chargers, impostisi per 48-20: anche stavolta LaDainian Tomlinson è stato superlativo, e con tre segnature ha stabilito il nuovo record NFL quanto a TDs in una singola stagione. Col titolo divisionale ormai fuori portata, i Broncos si sono concentrati sulla Wild Card: dopo due vittorie di fila, ai Broncos sarebbe bastato superare i San Francisco 49ers in casa nell’ultima di campionato per approdare ai playoff.
Ma dopo essere passati a condurre per 13-0, i Broncos si sono fatti rimontare dai ‘Niners, che nell’ultimo quarto si sono portati sul 23-16, grazie all’intercetto di Jay Cutler riportato in meta per 28 yards da Walt Harris. Con l’intera stagione in palio, Cutler ha giocato da veterano, orchestrando un eccellente drive che ha portato Denver al pareggio. Ai supplementari, i Broncos non sono riusciti a muovere il pallone, ed alla fine sono stati i 49ers ad imporsi per 26-23 grazie ad un FG da 36 yards di Joe Nedney. Il record finale di 9-7 non è stato sufficiente per approdare ai playoff.
Ma la tristezza per la mancata postseason si è improvvisamente tramutata in dolore e lutto: meno di dodici ore dopo la fine dell’incontro, il DB Darrent Williams è spirato tra le braccia del compagno Javon Walker, dopo che l’auto su cui viaggiavano è stata oggetto di un attacco con armi da fuoco nelle prime ore del mattino del 1° Gennaio. Williams, che aveva solo 24 anni, aveva invitato il compagno a lasciare una festa di Capodanno, presagendo l’arrivo di guai.
I Broncos hanno dovuto piangere un altro giovane atleta, a soli 50 giorni di distanza: il RB Damien Nash è stato infatti colto da un attacco cardiaco durante una partita di basket di beneficenza.
Dopo un’offseason così difficile, nel 2007 i Broncos hanno esordito a Buffalo, dove hanno quasi assistito all’ennesima tragedia: il giovane special teamer dei Bills, Kevin Everett, è rimasto a terra privo di sensi dopo aver placcato Domenik Hixon durante il ritorno di kickoff in apertura di secondo tempo. Everett ha subito un grave infortunio alla colonna vertebrale, che ha poi richiesto ore in sala operatoria e terapie sperimentali, ma che gli ha consentito di recuperare il controllo degli arti inferiori. C’è voluto un miracolo anche per i Broncos, che sono riusciti ad imporsi per 15-14 grazie ad un FG da 42 yards di Jason Elam allo scadere.
All’esordio tra le mura amiche dell’Invesco Field, Elam è stato nuovamente l’eroe della gara, piazzando tra i pali il FG del pareggio e quello della vittoria contro gli Okland Raiders, giunta in overtime per 23-20.
Ma le tre settimane successive hanno visto altrettante sconfitte di Denver, una delle quali con un pesantissimo 41-3 in casa contro i San Diego Chargers.
Ancora una volta è stato Jason Elam a togliere le castagne dal fuoco ai Broncos, che grazie al suo FG da 49 yards hanno sconfitto allo scadere i Pittsburgh Steelers per 31-28.
Sette giorni dopo, un altro FG di Elam (da 21 yards) ha portato ai supplementari la gara contro i Green Bay Packers. Ma nella prima giocata dell’overtime, Brett Favre ha imbeccato Greg Jennings con una bomba da 82 yards, che ha dato ai gialloverdi il successo per 19-13.
Ancora storditi da quell’inattesa sconfitta casalinga, i Broncos sono stati pesantemente bastonati in trasferta dai Detroit Lions per 44-7, ritrovandosi sul 3-5 al giro di boa.
Denver ha risposto vincendo le due gare successive, riportandosi a quota .500.
La sconfitta in overtime per 37-34 contro i Chicago Bears, che ha visto lo specialista Devin Hester conquistare ben 151 yards su ritorno e segnare due TDs, non ha messo fine ai sogni di postseason.
I Broncos hanno perso anche la settimana successiva contro i diretti rivali di Division, gli Oakland Raiders, impostisi per 34-20.
Dopo il successo contro gli Houston Texans, i Broncos hanno perso due incontri consecutivi, e dovevano vincere all’ultima di campionato per evitare la decima sconfitta stagionale. Fortunatamente per loro, Jason Elam ha messo a segno il FG della vittoria, da 30 yards, che ha consentito a Denver di superare i Minnesota Vikings per 22-19. Quello è stato l’ultimo FG di Jason Elam con la maglia dei Broncos: il kicker ha infatti firmato come free agent per gli Atlanta Falcons in offseason, mettendo la parola fine ad una carriera di 15 anni in Colorado.
Nel 2008, dopo aver fallito l’approdo ai playoff per due anni di fila, i Broncos sapevano di dover partire col piede giusto nel Monday Night, in trasferta contro gli Oakland Raiders. Trascinati da Jay Cutler, capace di passare per 299 yards, i Broncos si sono imposti per 41-1.
Sette giorni dopo, i Broncos hanno vinto un’altra sfida chiave contro i San Diego Chargers all’esordio casalingo. Sotto per 31-17, Mike Shanahan ha deciso di tentare il tutto per tutto, e Cutler ha pescato Eddie Royal in endzone. Ma la vittoria ha avuto un forte strascico polemico, dato che un fumble di Cutler è stato erroneamente considerato incompleto dal capo arbitro Ed Hochuli, consentendo ai Broncos di mantenere vivo il drive della vittoria.
I Broncos si sono portati in vetta alla AFC West, sul parziale di 4-1. Ma dopo tre sconfitte di fila, le difficoltà della difesa hanno costituito nuovamente la fonte di frustrazione per Denver.
Tuttavia, con un Cutler capace di lanciare per ben 447 yards nella vittoria esterna per 34-30 sui Cleveland Browns, i Broncos sembravano tornati in carreggiata, vincendo quattro delle cinque gare successive,
Sul parziale di 8-5, ai Broncos bastava una sola vittoria per vincere il titolo divisionale. Ma Jay Cutler ha faticato oltremodo nella gara esterna, persa per 30-10, contro i Carolina Panthers.
Sette giorni la frustrazione è stata ancora più grande, con la sconfitta interna per 30-23 rimediata per mano dei Buffalo Bills. La sconfitta di Denver ha aperto la porta ai San Diego Chargers, che sul 4-8 sembravano spacciati solo poche settimane prima.
Nell’ultima di campionato, i Chargers hanno dominato in ogni zona del campo, imponendosi per 52-21 e vincendo il titolo della AFC West, mentre i Broncos hanno chiuso col record di 8-8.
Al termine della stagione, i Broncos hanno licenziato Mike Shanahan, chiudendo un ciclo vincente di 14 anni, in cui Denver aveva vinto due Super Bowl.
Per sostituire Shanahan, nel 2009 i Broncos hanno ingaggiato l’OC dei New England Patriots Josh McDaniels, il quale, pur avendo soli 32 anni, aveva impressionato per l’ottima impostazione offensiva.
Ma da subito McDaniels ha creato scompiglio a Denver, scontrandosi con Jay Cutler dopo aver tentato di portare in Colorado il backup QB dei Patriots Matt Cassel. Alla fine, i Broncos hanno ceduto la loro giovane stella ai Chicago Bears in cambio del QB Kyle Orton e di tre scelte al draft.
La stagione dei Broncos è iniziata col brivido: grazie al rocambolesco TD di Brandon Stokley, capace di afferrare il passaggio deflettato dal DB dei Cincinnati Bengals Leon Hall e di portarlo in meta per 87 yards a 11″ dal termine, Denver si è imposta per 12-7. La giocata vincente è giunta pochi istanti dopo che i Bengals si erano portati in vantaggio.
Una settimana dopo, all’esordio in casa, i Broncos hanno fatto filotto contro le formazioni dell’Ohio, superando i Cleveland Browns per 27-6.
Dopo la vittoria per 23-3 sugli Oakland Raiders in trasferta, i Broncos hanno vissuto un pò della magia da ultimo quarto dei bei tempi: grazie al TD pass da 51 yards di Kyle Orton per Brandon Marshall, Denver è passata a condurre per 17-10 contro i Dallas Cowboys a meno di 2′ dal termine. I Broncos hanno messo in cassaforte la vittoria con l’intercetto di Champ Bailey, grande protagonista con quattro passaggi deflettati e otto placcaggi.
I Broncos hanno continuato la loro striscia positiva col successo in overtime per 20-17 sui New England Patriots, portandosi sul parziale di 5-0.
Sette giorni dopo, i Broncos hanno vinto per 34-23 sui San Diego Chargers nel Monday Night, prendendo le redini della AFC West.
Ma dopo il turno di riposo, i Broncos hanno iniziato a faticare, cominciando dalla sconfitta per 30-7 contro i Baltimore Ravens. I Broncos hanno perso anche le due gare successive, pronti ad affrontare i Chargers all’Invesco Field, con il vantaggio di tre gare nelle sfide divisionali ormai svanito. La striscia negativa ha toccato quota quattro, con la sconfitta per 32-3.
Nel Thanksgiving, in casa contro i New York Giants, i Broncos hanno rialzato la testa, imponendosi per 26-6.
Denver è passata sull’8-4, col successo esterno per 44-13 sui Kansas City Chiefs.
Con i playoff nelle loro mani, i Broncos sono incappati in quattro sconfitte di fila, chiudendo la stagione con un deludente 8-8.
Una sconfitta è stata particolarmente frustrante, quella della Week 15: i Raiders hanno infatti battuto i Broncos per 20-19, grazie al TD pass del QB JaMarcus Russell per Chaz Schilens a 35″ dal termine.
Fonte: http://www.sportsecyclopedia.com/nfl/denver/broncos.html
Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.
Un’altra appassionante storia di football magistralmente presentata!
Complimenti Diego, un ringraziamento per la passione che ci metti e che ci consente di saperne ogni volta un p
Grazie Diego, da tifoso dei Broncos non posso far altro che ringraziarti per aver raccontato la nostra vicenda in maniera cos
Complimenti, l’articolo
Leonardo, ci mancherebbe altro, se ci sono degli errori segnalameli pure, anzi!!!
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