La Storia dei Jets
Guidata da Lamar Hunt e da altri sette proprietari, una nuova Lega venne formata nel 1960, in contrapposizione alla NFL: denominata American Football League, comprendeva anche una franchigia newyorchese, i Titans, dei quali era proprietario Harry Wisner.
I Titans, allenati dal leggendario ex QB “Slingin'” Sammy Baugh, giocavano le loro partite casalinghe nell’ormai vetusto impianto del Polo Grounds, e venivano considerati una squadra di semi-professionisti in una Lega di semi-professionisti.
La AFL fu inizialmente imbottita di scarti della NFL, e di molti giocatori di college ritenuti non abbastanza bravi per giocarvi.
Il primo giocatore messo sotto contratto dai Titans fu Don Maynard, ex flanker di Texas Western, che, scartato dalla NFL, all’epoca stava giocando in Canada. Maynard avrebbe vissuto una solida carriera di tredici anni, venendo in seguito introdotto nella Hall of Fame.
L’11 Settembre, i Titans scesero per la prima volta in campo al Polo Grounds, inondato da un acquazzone, contro i Buffalo Bills.
Solo 10.200 spettatori assistettero all’incontro, che vide la vittoria dei Titans per 27-3.
L’afflusso di pubblico non sarebbe poi migliorato: nella stagione d’esordio, i Titans e l’intera AFL giocarono le loro partite in stadi pressoché vuoti. I Titans chiusero col record di 7-7, che valse loro il secondo posto.
Don Maynard alla ricezione
Nel 1961, i Titans continuarono a vivacchiare sul .500, chiudendo col record di 7-7 per la seconda stagione consecutiva, mentre la AFL lottava per una legittimazione piena nei confronti della NFL; i Titans facevano altrettanto rispetto ai New York Giants, i quali approdarono però alla finalissima NFL per la quarta volta in sei anni.
Dopo tre stagioni, i Titans rimanevano ancora nella mediocrità: Sammy Baugh venne sostituito, mentre i tifosi non parevano particolarmente interessati alle sorti ed al cammino della squadra. Le cose andavano così male che il proprietario Harry Wisner fece spostare i fans più vicino al campo, così da dare l’impressione ai telespettatori di avere più tifosi alle partite. Ma la mossa non fu particolarmente azzeccata: in sette gare casalinghe, i paganti furono solo 36.151.
La situazione precipitò quando Wisner non riuscì a far fronte ai pagamenti, costringendo la AFL ad intervenire in Novembre. Attanagliati dai guai finanziari, i Titans chiusero con un misero 5-9 e l’ultimo posto in classifica.
Nel 1963, i dirigenti della AFL compresero che, se la Lega intendeva sopravvivere a lungo, la presenza di una squadra in una piazza come New York era indispensabile; perciò, la ricerca di una proprietà stabile fu il primo obiettivo.
Alla fine, la franchigia fu ceduta ad un gruppo di investitori guidati da Sonny Werblin e Leon Hess per la somma di un milione di $.
I cambiamenti erano alle porte: anzitutto il nuovo stadio, che sarebbe sorto nei pressi dell’aeroporto LaGuardia e che sarebbe stato ultimato l’anno successivo; in secondo luogo, la nuova denominazione: non più New York Titans, ma New York Jets.
Un’altra mossa ancor più significativa fu l’ingaggio del nuovo coach, Weeb Ewbank. Quest’ultimo aveva condotto i Baltimore Colts a due finalissime NFL consecutive tra il 1958 ed il 1959, ed era stato recentemente silurato dalla formazione del Maryland, che voleva puntare su un allenatore più giovane.
I Jets faticarono, e chiusero quella stagione col record negativo di 5-8-1. Tuttavia, il numero di spettatori aumentò notevolmente, ben 103.550 tifosi in sette gare.
Il 1964 vide i Jets entrare nella loro nuova casa, lo Shea Stadium. La loro partenza fu positiva, col successo per 30-7 contro i Denver Broncos il 12 Settembre.
Il record fu identico a quello dell’anno precedente, ma qualche speranza per un futuro migliore c’era: il RB Matt Snell conquistò 948 yards su corsa, e venne nominato Rookie of The Year.
Nelle sue prime cinque stagioni, la AFL non venne considerata come una seria concorrente dalla NFL.
La AFL era ancora un’ultima spiaggia per quei giocatori che non potevano entrare nella NFL perchè troppo vecchi o per quelli che stavano cercando una seconda chance. Ma quello scenario era destinato a mutare radicalmente durante l’offseason, al termine del campionato 1964.
Il 2 Gennaio, all’indomani della vittoria nel campionato nazionale all’Orange Bowl, il QB di Alabama, Joe Namath, firmò un contratto della bellezza di 427.000 $ per giocare con i Jets. Namath, considerato uno dei migliori prospetti, aveva rifiutato con disprezzo la NFL per andare a giocare in quella che veniva considerata una Lega minore.
Nella sua prima stagione, Namath divenne titolare quasi da subito, e venne nominato Rookie of The Year grazie a 2.220 yards su passaggio e18 TDs. Ma, per la terza stagione consecutiva, i Jets chiusero sul 5-8-1.
Anche se Namath non condusse immediatamente i Jets al successo, portò invece grandi cambiamenti nel pro football. Dopo la sua firma con i Jets, i proprietari NFL cominciarono a preoccuparsi del fatto che più giocatori universitari di livello avrebbero potuto ricevere sontuose proposte contrattuali per giocare nella Lega rivale: da qui la richiesta di avere un draft comune.
La NFL e la AFL si accordarono per disputare una finalissima tra le loro due migliori squadre: quell’incontro si sarebbe in seguito chiamato Super Bowl, e sarebbe divenuto una festa nazionale per milioni di tifosi.
“Broadway Joe” Namath
Nel 1966, il talento grezzo di Joe Namath cominciò a mostrare il proprio potenziale: prova ne furono le 3.379 yards lanciate ed i 19 touchdowns all’attivo. Tuttavia, Namath lanciò anche 267 intercetti, ed i Jets chiusero al terzo posto con un mediocre 6-6-2.
I progressi di Namath continuarono anche nel 1967: il giovane QB guidò i Jets alla loro prima stagione vincente (8-5-1) al suo terzo anno da titolare. In quella stagione, Namath cominciò a lasciare il segno nel libro dei record, diventando il primo QB di sempre a passare per oltre 4.000 yards in una stagione. Il gioco spumeggiante di “Broadway Joe” ebbe come conseguenza anche il tutto esaurito ad ogni partita interna dei Jets, record della AFL.
Nel 1968, dopo la prima stagione di segno positivo, i Jets speravano di poter finalmente conquistare il titolo divisionale, e quindi disputare la finalissima AFL .
La loro partenza fu davvero buona, con la vittoria esterna contro i Kansas City Chiefs, dovuta in parte all’ottimo controllo di palla: gli uomini di Ewbank ne mantennero infatti il possesso per gli ultimi 5’56” di gara.
Due settimane dopo, nel primo incontro casalingo, i Jets vinsero ancora all’ultimo minuto, con un TD di Emerson Boozer, che diede ai suoi il successo per 23-20 contro i San Diego Chargers di fronte ad un pubblico da record (63.786).
La sfida del 17 Novembre ad Oakland contro i Raiders sembrava già un’anticipazione della finalissima. La gara fu continuamente in bilico, ed i Jets misero a segno un TD a 1’05” dalla fine della gara, portandosi sul 32-29. Tuttavia, una sfida a così alto punteggio non era preventivabile, ed i responsabili della NBC cominciarono a preoccuparsi, dato che l’appuntamento delle 19 con il film per bambini “Heidi” si avvicinava a grandi passi.
Per la rete televisiva, la partita poteva ormai considerarsi conclusa: così, la diretta venne chiusa e fu mandato in onda il film, all’orario giusto e nella sua interezza!!! In pochi secondi, i centralini della NBC si fecero roventi, dato che migliaia di tifosi inferociti non avevano per nulla gradito il comportamento del network.
Nel frattempo, i Raiders, segnando due touchdowns in 42″, avevano completamente ribaltato l’incontro, aggiudicandosi la vittoria per 43-32. Milioni di tifosi sulla East Coast, privati delle immagini, pensavano che i Jets avessero vinto.
L’ondata di critiche che travolse la NBC costrinse quest’ultima a fare pubblica ammenda, e mandò un chiaro messaggio ai responsabili dei palinsesti: il pro football era ormai una forza trainante. Quell’incontro passò alla storia come “The Heidi Game“.
Col record di 11-3, i Jets si aggiudicarono agevolmente la Eastern Division, e si ritrovarono nuovamente opposti ai Predoni nella finalissima AFL allo Shea Stadium, davanti a ben 62.627 tifosi. I Jets iniziarono l’ultimo quarto in vantaggio per 20-13, grazie ad una buona partenza nella prima frazione di gioco (10-0). I Raiders non si diedero per vinti, portandosi in vantaggio per 23-20 a metà dell’ultimo quarto. Ma Joe Namath ed i Jets avevano altri programmi; il regista condusse i suoi in territorio avversario, e con il suo terzo TD pass di giornata, ricevuto dall’ex Titan Don Maynard, consegnò alla formazione newyorchese il titolo AFL, col punteggio di 27-23.
I Jets staccarono così il biglietto per la sfida AFL-NFL, che per la prima volta assunse la denominazione di Super Bowl.
In vista del Super Bowl III, i Jets venivano considerati sfavoriti di ben 18 punti contro i fortissimi Baltimore Colts.
Il Super Bowl era considerato una mera partita di esibizione, dato che i Green Bay Packers della NFL avevano agevolmente vinto le due precedenti sfide. Ironia della sorte, coach Weeb Ewbank stava per affrontare la sua ex squadra, ora allenata da Don Shula, l’uomo che l’aveva rimpiazzato cinque anni prima.
Ma la sfida tra Ewbank e Shula passò in secondo piano, dopo che Joe Namath aveva garantito la vittoria dei Jets. La dichiarazione fu presa come uno scherzo, i Jets non avevano alcuna concreta possibilità, ed ora apparivano come degli arroganti. Molti tifosi di vecchia data ancora non accettavano la presenza della AFL, e volevano che i Colts mettessero a tacere quel chiacchierone del QB di New York.
Al contempo, i tifosi ed i giocatori AFL sostenevano i Jets, vedendo in essi la possibilità di essere finalmente legittimati: tutto ciò, alla fine, contribuì a portare l’attenzione delle masse sulla finalissima. Quando fu il momento di scendere in campo, le chiacchiere finirono: i Jets ed i Colts iniziarono a giocare quella che sarebbe divenuta la partita più importante nella storia del pro football.
Al termine del primo quarto, i Jets avevano tenuto a freno i potentissimi Colts, mettendo sotto grande pressione il QB Earl Morrall per tutto il primo periodo. Nella seconda frazione di gioco, i Jets misero finalmente i primi punti a referto, con una corsa di Matt Snell da quattro yards. I Jets continuarono a non far segnare i Colts fin verso la fine del primo tempo, quando Morrall guidò i suoi in territorio avversario. Tuttavia, commettendo uno dei più grandi pasticci nella storia del Super Bowl, Morrall lanciò un intercetto, tentando di imbeccare un ricevitore sotto doppia copertura, mentre l’altro WR, Johnny Orr gli faceva disperatamente segno di passargli palla, essendo totalmente libero vicino alla endzone. Il primo tempo si chiuse così sul 7-0.
I Jets allungarono sul 10-0, al termine di un lungo drive in apertura del terzo quarto. Al contempo, i newyorchesi continuarono a pressare Morrall, costringendolo all’errore, ed iniziarono l’ultimo quarto in vantaggio per 13-0 dopo un altro FG di Jim Turner. Quest’ultimo portò i suoi sul 16-0, ed i tifosi cominciarono ad accorgersi che forse i Jets potevano davvero vincere. Ma i Colts non si rassegnarono. Morrall era semplicemente nullo, quindi Don Shula decise di rimpiazzarlo con il leggendario Johnny Unitas, il quale, pur essendo stato tormentato da problemi al ginocchio per tutta la stagione, aveva l’esperienza necessaria per riportare i suoi in partita.
Unitas sospinse i Colts in avanti, e Baltimore accorciò le distanze, portandosi sul 16-7. I Colts recuperarono il successivo onside kick, ed improvvisamente si ritrovarono in partita. Ma non era rimasta magia sufficiente nel braccio destro di Unitas, che si fece intercettare alla fine dell’ultimo quarto.
I Jets ce l’avevano fatta: avevano vinto il Super Bowl, la AFL era finalmente legittimata; l’incontro si chiuse con Joe Namath, MVP della partita, che, rientrando negli spogliatoi, alzò l’indice al cielo dicendo: “Siamo i numeri 1“.
Nel 1969, il volo dei Jets verso il secondo Super Bowl di fila incontrò una turbolenza ancor prima dell’inizio del training camp: il QB Joe Namath decise di ritirarsi all’improvviso, piuttosto che cedere le sue quote di proprietà del nightclub Bachelor’s III.
Il Commissioner NFL, Pete Rozelle, che aveva ora giurisdizione anche sulle squadre ed i giocatori AFL, chiese a Namath di vendere il locale a causa della presenza di persone non troppo raccomandabili nella compagine societaria. Alla fine Namath rinsavì e cedette il locale, riunendosi ai Jets giusto in tempo per disputare la preseason.
Con Namath rientrato in cabina di regia, i Jets chiusero sul 10-4 e conquistarono per la seconda volta consecutiva il titolo della Eastern Division. In quell’anno, i Jets dovevano vincere una partita in più per approdare al Championship AFL, dato che era stato aggiunto un turno extra di playoff.
Nel turno interdivisionale, i Jets affrontarono i Kansas City Chiefs allo Shea Stadium. La difesa dei Chiefs imbrigliò “Broadway Joe” per tutto l’incontro, intercettandolo tre volte. I Jets riuscirono a restare vicini nel punteggio, mantenendolo sul 6-6 fino all’inizio dell’ultimo quarto, ma i Chiefs si dimostrarono nettamente superiori, e con la vittoria per 13-6 avanzarono al Championship, concludendo la loro corsa vincente con il trionfo nel Super Bowl IV.
La fusione NFL-AFL, messa in moto dai Jets con la firma di Namath, ed accelerata dalla loro vittoria nel Super Bowl III, venne finalmente completata.
Il pro football era ora gestito da una sola Lega, con la AFL ormai unitasi alla vecchia rivale, e tre team NFL che passarono nella AFC, per dare ad entrambe le Conference un egual numero di squadre e Division.
Oltre alla fusione, il 1970 vide alcune importanti novità, che sarebbero poi diventate dei punti fermi della NFL, con i Jets proprio nel mezzo di questi cambiamenti.
Il primo giunse all’esordio della stagione, il 21 Settembre, quando i Jets affrontarono i Browns (recentemente ricollocati nella AFC) a Cleveland per il primissimo Monday Night nella storia della NFL. I Jets persero quell’incontro per 31-21.
La fusione portò nella AFC anche gli avversari dei Jets nel Super Bowl III, i Baltimore Colts. Non solo passarono alla AFC, ma essendo stati collocati nella AFC East avrebbero giocato due incontri con i Jets ogni anno.
Nella prima sfida contro i Colts, il 18 Ottobre, la stagione dei Jets prese una pessima piega, a causa della frattura al polso rimedata da Joe Namath; la sfida si chiuse sul 29-22 per i Colts.
I Jets terminarono con un pessimo 4-10, mentre Namath rimase confinato sulla sideline, impossibilitato a giocare.
Ma quella stagione vide anche un’altra innovazione: vennero infatti introdotte le partite interdivisionali in regular season.
Il momento da ricordare della stagione fu il derby con i Giants, in uno Shea Stadium completamente esaurito, il 1° Novembre. I Jets si portarono rapidamente in vantaggio, ma senza Namath non riuscirono a resistere, ed i Big Blue si imposero per 22-10.
Il 1971 vide i Jets faticare per buona parte della stagione, e chiudere con un deludentissimo 6-8.
Joe Namath saltò quasi tutto il campionato a causa di un infortunio al ginocchio rimediato in preseason.
La stagione 1972, terminata sul 7-7, ebbe alcuni momenti indimenticabili, contrassegnati da eccellenti prestazioni individuali.
Dapprima Joe Namath disputò la sua miglior partita il 24 Settembre a Baltimora: con 496 yards su passaggio, “Broadway Joe” guidò i Jets alla vittoria sui Colts per 44-34. In secondo luogo, il 15 Ottobre i RBs John Riggins (168 yards) ed Emerson Boozer (150) divennero la prima coppia nella storia ad infrangere la barriera delle 150 yards in una singola gara. La terza prestazione da ricordare fu quella di Don Maynard, che nella sua ultima stagione tra i pro stabilì un nuovo record quanto a ricezioni in carriera, chiudendo a 632.
Emerson Boozer in azione
Nel 1973, lo Shea Stadium venne utilizzato dai New York Mets, in corsa per le World Series: ciò costrinse i Jets a dover disputare le prime sei gare stagionali in trasferta, perdendo due partite casalinghe.
In quella stagione, che avrebbe rappresentato il canto del cigno di Weeb Ewbank, i Jets terminarono con un pessimo 4-10.
L’era Ewbank si chiuse in modo ancor più amaro: nella sua ultima partita alla guida dei Jets, il 16 Dicembre allo Shea Stadium, il RB dei Buffalo Bills, O.J. Simpson, corse per 203 yards, divenendo il primo runner a tagliare il traguardo delle 2.000 yards nella storia della NFL.
Nel 1974, dopo un disastroso 1-7 al giro di boa, i Jets si ripresero con una vittoria per 26-20 in overtime contro i Giants allo Yale Bowl di Hartford, Connecticut. Joe Namath lanciò un TD pass da 6 yards per Emerson Boozer, dopo aver messo a segno una meta con una bootleg per portare l’incontro in parità.
Quella vittoria segnò l’inizio di una striscia vincente, che portò il bilancio finale sul 7-7.
Nonostante le eccellenti prestazioni di John Riggins, divenuto il primo giocatore dei Jets a correre per almeno 1.000 yards in una sola stagione, nel 1975 i bioancoverdi chiusero con un terrificante 3-11.
La stagione 1976 fu semplicemente disastrosa: all’origine del 3-11, le tecniche di allenamento da college introdotte dal nuovo Head Coach Lou Holtz, che fallì miseramente tra i pro, andandosene prima dell’ultima di campionato.
Quella stagione sarebbe stata anche l’ultima in maglia Jets per Joe Namath, rilasciato al termine del campionato. Il QB si accasò ai Los Angeles Rams, ma i problemi ormai cronici alle ginocchia, che tanto avevano condizionato le sue ultime stagioni con i Jets, lo costrinsero a ritirarsi definitivamente.
Nel 1977, mentre i Jets si avviavano a chiudere per la terza stagione consecutiva sul 3-11, conquistarono un’importantissima vittoria nelle aule di giustizia. I biancoverdi, che dividevano lo Shea Stadium con i New York Mets dal 1964, erano sempre stati costretti ad iniziare la stagione in trasferta, dato che i Mets, principali conduttori dello Shea, si erano sempre rifiutati di consentire ai Jets di giocare una qualunque gara casalinga finché la loro stagione non fosse terminata. La sentenza consentì ai Jets di utilizzare lo Shea Stadium ogniqualvolta i Mets non avessero giocato, e costituì un precedente in caso di future dispute tra le due squadre.
Nel 1978, con un nuovo look, ed un ampio successo casalingo contro i Miami Dolphins, i Jets rimasero in corsa per la postseason per quasi tutto il campionato, che però si chiuse sull’8-8.
I Jets chiusero col medesimo record anche nel 1979, con Richard Todd in cabina di regia.
La seconda stagione da titolare di Todd fu realmente disastrosa: 30 intercetti lanciati, 40 sacks subiti, ed un terribile 4-12, reso ancor più amaro dalla sconfitta per mano dei New Orleans Saints, che contro i Jets vinsero la loro unica partita stagionale.
Richard Todd al lancio
Sul parziale di 0-3-1, nel 1981 i Jets sembravano ancora una volta destinati ad una pessima stagione. Tuttavia, un potente pacchetto difensivo, soprannominato “The New York Sack Exchange“, cominciò a dominare la Lega. I trascinatori furono Joe Klecko e Mark Gastineau (miglior difensore NFL quanto a sacks, con 20.5).
La difesa dei Jets portò il bilancio finale sul 10-5-1, che valse loro una Wild Card: i Jets tornarono così ai playoff per la prima volta dal 1969.
Nel primo turno, i Jets ricevettero la visita dei Buffalo Bills, che si portarono rapidamente sul 24-0. I Jets rientrarono in partita, ma persero poi per 31-27, allorquando Richard Todd venne intercettato sulla linea delle 2 yards di Buffalo a 10″ dal termine.
Brutte notizie per i Jets: nella seconda giornata della stagione 1982, Joe Klecko si infortunò gravemente al ginocchio, nel corso dell’ultimo quarto dell’incontro esterno vinto per 31-7 contro New England. Tuttavia, l’infortunio di Klecko non condizionò la squadra sul campo, dato che uno sciopero dei giocatori, durato quasi due mesi, ebbe inizio due giorni dopo.
L’agitazione portò la Lega a decurtare la stagione a sole nove gare, e ad aumentare il numero di squadre che avrebbero partecipato ai playoff (otto per ciascuna Conference).
Al ritorno in campo, i Jets chiusero sul 6-3, qualificandosi agevolmente per la postseason come sesta miglior squadra.
Nel primo turno, i Jets affrontarono i Campioni AFC uscenti, i Cincinnati Bengals. Il RB Freeman McNeil giocò la seconda miglior partita nella storia dei playoffs, con 202 yards su corsa, mentre Darrol Ray stabilì un primato per la postseason, con un intercetto riportato in meta per 98 yards; i Jets distrussero i Bengals con un impietoso 44-17 a Cincinnati, prima vittoria ai playoff dal Super Bowl III.
I Jets volarono a Los Angeles per affrontare i Raiders al secondo turno: due intercetti di Lance Mehl negli ultimi 3′ misero fine all’incontro, vinto per 17-14.
Nel Championship AFC, disputatosi a Miami contro i Dolphins, i Jets si ritrovarono impantanati nel fango dell’Orange Bowl. La partita vide complessivamente dodici turnover: il LB dei Dolphins A.J. Duhe intercettò tre passaggi di Richard Todd, uno dei quali riportato in meta, che diede la vittoria finale a Miami per 14-0.
Poco dopo l’incontro, l’Head Coach Walt Michaels si dimise, accettando un incarico nella neonata USFL.
Il 6 Ottobre 1983, definendo lo Shea Stadium come “il peggior impianto per gli atleti e gli spettatori di tutta la NFL”, i Jets annunciarono di volersi trasferire nelle Meadowlands a partire dalla stagione 1984.
I Jets promisero di ritornare a New York se uno stadio con tutti i crismi fosse stato pronto a partire dal 1989, con un contratto di locazione ragionevole per il Comune e per i Jets.
Nell’ultima stagione allo Shea Stadium, i Jets chiusero con un pessimo 7-9: da annoverare una sconfitta per 34-7 contro i Pittsburgh Steelers nell’ultima gara casalinga il 10 Dicembre.
Attraversando l’Hudson fino al New Jersey, i Jets poterono finalmente giocare in un buon stadio le loro partite casalinghe. Non sarebbero stati più costretti a giocare in un ferro di cavallo in cui il vento disturbava continuamente il gioco, come avveniva allo Shea Stadium.
Tuttavia, i Jets entrarono nel Giants Stadium, perdendo la propria identità e divenendo cittadini di serie B rispetto ai rivali. A rendere ancor peggiori le cose, il fatto che il trasferimento costituì un grave inconveniente per la maggior parte dei loro tifosi, con base a Long Island.
Anche se le partite dei Jets fecero registrare quasi sempre il tutto esaurito, molti tifosi decisero di non andarci, per evitare un viaggio di due ore attraverso New York fino alle Meadowlands.
Il debutto nel nuovo impianto fu di segno negativo, con la sconfitta rimediata il 6 Settembre per mano degli Steelers, che si imposero per 23-17. Quella fu la prima di nove sconfitte, ed ancora una volta i Jets non disputarono i playoff, chiudendo con un pessimo 7-9.
Tuttavia, Mark Gastineau entrò nella storia della NFL totalizzando 22 sacks e stabilendo così un nuovo record per una singola stagione.
La stagione 1985, conclusasi sull’11-5 e caratterizzata da alcuni momenti indimenticabili, vide i Jets tornare alla postseason con una Wild Card.
Il 14 Ottobre, durante una commovente cerimonia nell’intervallo del Monday Night, i Jets ritirarono la maglia numero 12 di Joe Namath: su quell’onda emozionale, i biancoverdi piegarono i Dolphins per 23-7. L’attacco dei Jets ebbe modo di farsi notare ancora, mettendo a segno un record di franchigia il 17 Novembre contro i Tampa Bay Buccaneers, seppelliti da ben 62 punti.
In seguito, Ken O’Brien lanciò un TD pass da 96 yards per Wesley Walker l’8 Dicembre a Buffalo.
Tuttavia, i Jets non seppero ripetersi ai playoff. La parola chiave fu “turnover”: i newyorchesi ne commisero ben quattro, sanguinosissimi, contro i futuri Campioni AFC, i Patriots, che si imposero per 26-14. New England mise a segno il TD decisivo riportando in meta un fumble su kickoff nel terzo quarto.
Ken O’Brien
Fantastica partenza dei Jets nel 1986, grazie ad uno degli incontri più memorabili nella storia della franchigia. I Jets superarono i Dolphins per 51-45 in un OT al cardiopalma. Ken O’Brien, che passò per 479 yards e quattro TDs, lanciò un passaggio perfetto per Wesley Walker da 21 yards nell’ultimo gioco dei tempi regolamentari, portando il risultato in parità. Fu ancora Walker a ricevere una bomba da 43 yards (quarto TD, record di franchigia) a 2’35” dalla fine del primo supplementare.
Quella vittoria accese la miccia: dopo undici partite, il parziale dei Jets era un incredibile 10-1. Tuttavia, in occasione del loro nono successo consecutivo, Mark Gastineau si infortunò al ginocchio, e fu costretto a saltare le ultime cinque gare di regular season, tutte quante perse.
Il record finale fu così di 10-6, comunque sufficiente per disputare i playoff. Dopo aver chiuso la stagione con cinque sconfitte di fila, il coach Joe Walton nominò Pat Ryan come QB titolare per la postseason. La mossa sembrò funzionare, dato che i Jets vinsero la loro prima partita casalinga di playoff dal 1968, con il successo per 35-15 sui Kansas City Chiefs. Il gioco chiave dell’incontro fu una corsa da 24 yards di Ryan su una QB draw in situazione di 4° e 6 fino alla linea delle 9 yards nel primo quarto. I Jets si portarono in vantaggio due giochi più tardi, e la partita prese la giusta direzione.
La formazione della Grande Mela approdò quindi al Divisional Playoff contro i Browns a Cleveland. I Jets sembravano già pronti ad aggiudicarsi l’incontro, in vantaggio per 20-10 a 4’14” dalla fine, allorquando i Browns cominciarono una rimonta furiosa, che li portò al pareggio. A dar man forte padroni di casa fu Mark Gastineau, sanzionato due volte per condotta antisportiva: risultato? La bellezza di 30 yards regalate ai Browns. I Jets tirarono un sospiro di sollievo quando Mark Moseley fallì un FG da 23 yards in OT, ma il kicker di Cleveland non fallì il secondo, da 27 yards, a 2’02” nel secondo supplementare. Furono così i Browns ad accedere al Championship AFC.
Buon esordio nel 1987, con due vittorie in apertura di stagione.
La NFL entrò nuovamente in sciopero, e nelle successive tre gare vennero impiegate delle riserve. Mark Gastineau non prese parte all’agitazione, ma i Jets vinsero solo uno di quei tre incontri. Al ritorno dei titolari, i Jets faticarono moltissimo, perdendo tre partite e vincendone altrettante. Ciò nonostante erano ancora in corsa per il titolo della AFC East, sul parziale di 6-5 all’inizio di Dicembre.
Tuttavia, i Jets entrarono in una spirale negativa, perdendo le ultime quattro gare e chiudendo con un deludentissimo 6-9.
Il 21 Ottobre 1988, nemmeno a metà stagione, Mark Gastineau lasciò di stucco i Jets e la NFL annunciando il proprio ritiro, a suo dire per ragioni personali.
I Jets non furono mai dei seri contendenti per la postseason, ma nell’ultima gara di campionato sconfissero i Giants per 27-21, chiudendo con il record positivo di 8-7-1 ed estromettendo i concittadini dalla corsa ai playoff.
Al Toon ricevette il TD pass vincente da 5 yard di Ken O’Brien, dopo un audible in situazione di 3° down a soli 37″ dal termine.
Pessima stagione quella del 1989, conclusasi con un disastroso 4-12: i tifosi espressero a chiare lettere la propria disapprovazione per le scelte dell’Head Coach Walton, cantando “Joe Must Go”. Le cose andarono di male in peggio, allorquando i Jets vennero lasciati a secco in tutte le ultime partite casalinghe, mentre i tifosi cantavano ed esponevano striscioni all’indirizzo del coach.
Poco dopo il termine della stagione, i Jets diedero ai propri fans ciò che desideravano: il siluramento di Joe Walton.
Nel 1990, agli ordini del nuovo coach Bruce Coslet, i Jets continuarono a stentare; il front office cominciò la ricostruzione della squadra, lasciando andare le vecchie glorie (tra le quali Marty Lyons, Mickey Schuler e Wesley Walker) e puntando sui giovani al draft.
A guidare la pattuglia delle nuove leve, un WR scelto al primo giro, Rob Moore, che mise a segno sei TDs e totalizzò 692 yards su ricezione.
Benché avessero subito almeno dieci sconfitte per la seconda stagione consecutiva, i Jets chiusero il campionato con due vittorie di fila, portando il bilancio sul 6-10.
Rob Moore
La mediocrità fu il tratto dominante della stagione 1991, ed i Jets giunsero all’ultima di campionato, a Miami, sul parziale di 7-8.
Tuttavia, avendo battuto i Dolphins all’inizio della stagione, i Jets avevano ancora la possibilità di approdare alla postseason via tiebreaker, piegando gli odiati rivali. I Jets avrebbero dovuto tentare l’impresa senza il loro miglior kicker di sempre, Pat Leahy, costretto a rimanere sulla sideline a causa di un infortunio. La partita fu altalenante, e vide Miami portarsi in vantaggio a 44″ dal termine. Ma i Jets si riportarono velocemente in raggio da FG, ed il backup di Leahy, Raul Allegree, mise a segno un FG da 44 yards che mandò l’incontro ai supplementari. Allegree fu l’eroe di giornata, mettendo a segno un calcio da 30 yards che portò i Jets al record di 8-8 e li proiettò ai playoff.
Nella loro prima gara di postseason in cinque anni, diversi errori commessi nel secondo tempo impedirono ai Jets di superare gli Houston Oilers, che si imposero per 17-10.
Cinque vittorie in preseason, che videro il QB titolare Browning Nagle (al primo anno) su buoni livelli, diedero speranza ed ottimismo in abbondanza ai Jets ed i loro tifosi. Nagle esordì alla grande in regular season, passando per 366 yards e due TDs nell’incontro inaugurale contro Atlanta. Le yards totalizzate rappresentarono la seconda miglior prestazione nella storia della NFL per un QB al debutto da titolare.
Tuttavia, i sogni di gloria di Nagle e compagni si infransero irrimediabilmente, dato che i Jets stentarono per tutta la stagione, chiusa paradossalmente con meno vittorie di quelle conquistate in preseason (4-12). A segnare negativamente la stagione, il gravissimo incidente occorso il 29 Novembre al DE Dennis Byrd, che rimase parzialmente paralizzato in uno scontro fortuito con il compagno Scott Mersereau durante il terzo quarto della sfida contro i Chiefs. La maggior parte dei medici erano convinti che Byrd non avrebbe più camminato, ma la chirurgia spinale e un lavoro durissimo consentirono a Byrd di riprendersi dall’infortunio, e di tornare a camminare. Byrd sarebbe divenuto una fonte d’ispirazione non solo per i compagni, ma anche per tutti coloro che avevano subito traumi cervicali, dando loro speranza per il futuro.
I Jets, con in mente l’amico Byrd, superarono i Bills in trasferta nell’incontro immediatamente successivo all’infortunio, interrompendo così una striscia perdente di cinque anni contro Buffalo.
Dennis Byrd
Nel 1993, dopo una partenza al rallentatore, i Jets cominciarono a premere sull’acceleratore, tornando in corsa per i playoff grazie ad una striscia vincente di cinque partite a metà stagione.
I Jets sarebbero stati artefici del proprio destino nell’ultima di campionato: vincendo, avrebbero chiuso col record di 9-7 ed un posto ai playoff. Ma i biancoverdi non furono mai in partita, e gli Oilers fecero cappotto, con un sonoro 24-0.
Al termine dell’incontro, l’Head Coach Bruce Coslet venne licenziato, e rimpiazzato dal Defensive Coordinator Pete Carroll.
L’era Carroll cominciò positivamente, con un parziale di 6-5 dopo le prime undici partite. Tra le sei vittorie, un ampio successo contro i Bills ed uno esterno a Miami.
Tutto era pronto per lo scontro al vertice con i Dolphins, il 27 Novembre a Meadowlands. I Jets iniziarono benissimo, di fronte a ben 75.606 spettatori, pubblico da record per una partita casalinga nella storia dei Jets. I tifosi facevano un chiasso assordante, estasiati dalla prova di New York, in vantaggio per 24-6 nel terzo periodo.
Ma il QB dei Dolphins, il mitico Dan Marino, fece rientrare in partita i suoi, e mettendo a segno due TDs i Delfini si riportarono sotto di un FG; Marino sospinse i suoi in avanti nell’ultimo minuto. “The Man” fintò uno spike per fermare il cronometro, ed invece lanciò un TD pass per Mark Ingram, dando il successo ai Dolphins per 28-24.
I Jets non recuperarono più; perdendo le ultime cinque partite stagionali, chiusero con un pessimo 6-10. Alla fine della stagione, Carroll fu licenziato e venne sostituito da Richie Kotite: nessuno sapeva che le disavventure dei Jets erano appena cominciate.
La gestione di Kotite si aprì nel peggiore dei modi: i Jets vennero semplicemente disintegrati dai Miami Dolphins con un roboante 52-14, nella loro prima partita esterna.
I Jets si vendicarono in seguito, piegando Marino e compagni per 17-16 a Meadowlands, ma la stagione si concluse con un disastroso 3-13, record ben peggiore di quello dei due nuovi expansion team della NFL.
Sperando in una svolta a breve termine, i Jets selezionarono il WR Keyshawn Johnson con la prima scelta assoluta nel draft 1996, e misero sotto contratto il QB free agent Neil O’Donnell, che aveva appena guidato gli Steelers al Super Bowl. Con queste due acquisizioni, la maggior parte dei tifosi e addetti ai lavori pensava che i Jets avrebbero mostrato sensibili miglioramenti; d’altronde, dopo un 3-13 era difficile fare di peggio.
Tuttavia, la realtà superò l’immaginazione: i Jets vissero la peggior stagione della loro storia, terminata con una sola vittoria e la bellezza di 15 sconfitte. La formazione newyorchese toccò il fondo in occasione della sfida interna contro gli Oilers, in un pomeriggio freddo e piovoso al Giants Stadium. Benché i biglietti fossero esauriti, più di 60.000 tifosi non si presentarono allo stadio, che si svuotò completamente man mano che gli Oilers affondavano i colpi.
Al termine della stagione, Richie Kotite fu silurato, con un disastroso bilancio di quattro vittorie e 28 sconfitte in due anni.
Keyshawn Johnson
Dopo quattro vittorie e 33 sconfitte da quel finto spike di Marino, erano necessarie misure drastiche per rimettere i Jets sulla giusta rotta. Tra queste, soffiare Bill Parcells ai Campioni AFC in carica, i New England Patriots.
Tuttavia, il proprietario dei Patriots, Bob Kraft, non era intenzionato a lasciare andar via il proprio coach facilmente, per rinforzare una diretta rivale. Alla fine si giunse ad una composizione bonaria della vertenza, grazie alla mediazione del Commissioner NFL Paul Tagliabue: i Jets diedero in cambio ai Patriots diverse scelte al draft per i successivi tre anni a titolo di compensazione. La mossa si rivelò azzeccata, tanto che i Jets si apprestavano a giocare l’ultima di campionato, a Detroit, sul parziale di 9-6. I Jets persero quell’incontro per 13-10, e mancarono l’appuntamento con i playoff, ma per la prima volta dopo anni c’erano buone ragioni per sperare.
Il 1998 vide i Jets impegnati a migliorare la squadra: vennero così ingaggiati il RB Curtis Martin ed il QB Vinny Testaverde.
Inizialmente, Testaverde avrebbe dovuto fungere da backup per Glenn Foley, ma dopo le scarse prestazioni di quest’ultimo, il signal caller italo-americano gli subentrò, ed i Jets decollarono.
In una stagione nella quale i Jets ritornarono al loro vecchio look, reso famoso dalla vittoria nel Super Bowl III, la formazione biancoverde chiuse sul 12-4, conquistando il primo titolo divisionale dal 1969, ponendo così fine al più lungo digiuno nella NFL.
Dopo essersi guadagnati il bye al primo turno, i Jets avevano bisogno di una sola vittoria per approdare al Championship AFC.
In una sfida combattutissima contro i Jacksonville Jaguars, i Jets si portarono sul 17-0 nel secondo quarto, ma i Jaguars rientrarono in partita. Furono poi i Jets ad aumentare le distanze, fino a 31-14. I Jaguars ridussero il gap fino a 31-24, prima che il FG da 30 yards di John Hall sigillasse l’incontro e proiettasse i Jets al loro primo Championship in sedici anni.
Gli avversari di turno furono i Denver Broncos, che giocarono l’incontro tra le mura amiche del Mile High Stadium.
I Jets si portarono sul 10-0 nel terzo quarto, ma non furono capaci di giocare il football a prova di errore che avevano mostrato nel resto della stagione, e videro i Broncos rimontare fino al 23-10 finale, per andare a difendere il titolo di Campioni del Mondo uscenti.
Dopo aver messo a segno quei 10 punti (frutto di un FG e di un punt bloccato riportato in meta), i Jets furono piegati da un paio di big plays di John Elway e dalle corse di Terrell Davis (167 yards e un TD).
I Jets commisero quattro fumble, e due passaggi deflettati di Testaverde si trasformarono in altrettanti intercetti.
Dopo essere stati fermati ad un passo dal Super Bowl, nel 1999 non c’erano ragioni per pensare che i Jets non potessero puntare al Grande Ballo.
Ma i sogni di gloria si spensero nel primo tempo della prima partita stagionale, allorquando Vinny Testaverde si fratturò il tendine d’Achille. L’infortunio lasciò i Jets senza un QB titolare, e dopo dodici partite il parziale era un pessimo 4-8. Tuttavia, Ray Lucas entrò in cabina di regia nelle ultime quattro gare stagionali, consentendo ai Jets di chiudere in parità, con un rispettabile 8-8.
Il proprietario storico dei Jets, Leon Hess, era deceduto poco dopo il Championship AFC del 1998, per l’aggravarsi di una patologia ematica.
Per tutta la sfortunata stagione del 1999, i Jets erano rimasti in vendita: alla fine, un nuovo proprietario venne finalmente trovato prima dell’inizio della stagione 2000. Il nuovo patron dei Jets era il CEO della Johnson &a Johnson, Robert Wood Johnson.
L’Head Coach Bill Parcells aveva già vissuto un cambio di proprietà ai tempi di New England, e non volendo relazionarsi con un nuovo principale, diede le dimissioni. Il suo principale assistente Bill Belichick lo sostituì.
Tuttavia, con un improvviso revirement, Belichick si dimise a sua volta, ed accettò l’incarico di allenatore capo dei Patriots; similmente a quanto avvenuto in precedenza a parti invertite, i Jets vennero compensati della perdita con alcune scelte al draft.
Con Parcells ormai dimessosi e Belichick a New England, i Jets furono costretti a ripiegare su Al Groh come nuovo allenatore capo.
La partenza fu buona, con un parziale di 9-4 nei primi tredici incontri: tra i momenti da ricordare, la più grande rimonta nella storia del Monday Night, il 23 Ottobre. I Jets misero a segno ben 23 punti nell’ultimo quarto contro Miami, portarono l’incontro in overtime e grazie al FG di John Hall si imposero per 40-37.
I Jets entrarono però in stallo, perdendo le ultime tre gare e mancando l’appuntamento con i playoff. Poco dopo la fine della stagione, Al Groh decise di lasciare il team, accettando il posto di allenatore capo offertogli dall’Università della Virginia.
Herman Edwards fu chiamato a sostituirlo.
Nella sesta settimana della stagione 2001, una brutta sconfitta casalinga contro i St. Louis Rams portò i Jets sul 3-3; la pessima difesa sulle corse permise al RB Trung Candidate (backup di Marshall Faulk, n.d.r.) di superare le 200 yards.
Una settimana più tardi, i Jets vinsero di misura contro i Carolina Panthers per 13-12: quella vittoria diede il via ad una striscia positiva di quattro partite, ed i Jets passarono il giorno del Ringraziamento in vetta alla classifica.
Ma i pessimi finali di stagione colpirono nuovamente: i Jets persero tre delle successive cinque partite, e giunsero all’ultima di campionato con la necessità di vincere per agganciare il treno playoff. A rendere il tutto ancor più difficile, il fatto di giocare a Oakland, dove i Jets non vincevano da trent’anni.
I Raiders ed i Jets si diedero battaglia per tutto l’incontro, fino a quando John Hall mandò tra i pali un FG da 53 yards, grazie al quale i Jets vinsero per 24-22, chiusero sul 10-6 e si assicurarono un posto ai playoff.
I Jets tornarono sul luogo del delitto sei giorni dopo per la sfida di Wild Card: stavolta le cose non andarono altrettanto bene, ed i Raiders si imposero per 38-24.
La stagione 2002 si aprì alla grande per i Jets, con un colpaccio in quel di Buffalo: Chad Morton ritornò in meta due kickoff, uno dei quali in overtime, ed i Jets sconfissero i Bills per 37-31.
Tuttavia, i biancoverdi entrarono in un vortice: nelle successive tre partite subirono ben 102 punti, mettendone a segno solo 13. Nella speranza di dare la scossa alla squadra, coach Edwards panchinò Vinny Testaverde in favore di Chad Pennington.
Sulle prime, Pennington sembrò dare la giusta spinta ai Jets, i quali vennero poi sconfitti in casa allo scadere dai Kansas City Chiefs, precipitando sull’1-4. Dopo aver battuto i Minnesota Vikings, i Jets persero ancora in casa negli ultimi secondi, questa volta contro i Cleveland Browns, e continuarono a stentare, con un pessimo 2-5.
La maggior parte degli addetti ai lavori dava i Jets ormai per spacciati; durante una conferenza stampa, un giornalista chiese ad Herman Edwards se i biancoverdi avessero tirato i remi in barca. Edwards rispose infuriato: “Giochi per vincere, è l’unica cosa che fai in questa Lega“.
Giocare per vincere è esattamente quello che fecero i Jets, dando il via ad una striscia vincente di quattro gare e rientrando nella corsa ai playoff. Tuttavia, una brutta sconfitta esterna contro i Chicago Bears nella Week 15 fece nuovamente dubitare dei Jets: questi ultimi dovevano per forza vincere le ultime due gare e sperare nei risultati delle altre per poter disputare la postseason.
I biancoverdi fecero la loro parte, sconfiggendo in trasferta i New England Patriots per 30-17. Giunti all’ultima di campionato sul parziale di 8-7, i Jets dovevano vincere, sperando che i Patriots battessero i Miami Dolphins. Le cose sembrarono mettersi male, dato che i Patriots rimasero sotto per tutto l’incontro. Tuttavia, New England rimontò e mandò l’incontro ai supplementari, vincendo poi grazie ad un field goal di Adam Vinatieri.
Quando il punteggio finale comparve sul tabellone a Meadowlands, la folla esplose in un boato assordante: il messaggio per i padroni di casa era chiaro. L’energia sprigionata dal loro pubblico diede la spinta decisiva ai Jets, che bastonarono senza pietà per 42-17 i malcapitati Green Bay Packers, conquistando il titolo della AFC East col record di 9-7.
I Jets continuarono a volare alto sei giorni dopo, facendo letteralmente a pezzi gli Indianapolis Colts con un impietoso 41-0, e preparandosi ad affrontare gli Oakland Raiders nel Divisional Playoff.
I biancoverdi stavano volando tanto alto, dopo una così improbabile rimonta a fine stagione, che sembrava potessero andare ad Oakland anche senza aeroplano. I newyorchesi lottarono alla pari con i Raiders per i primi 30′, portandosi sul 10-10 con una segnatura allo scadere del primo tempo. Tuttavia, i Jets esaurirono il carburante nel secondo tempo: furono i Raiders ad imporsi per 30-10 e ad approdare al Championship AFC.
Dopo una offseason agitata, nella quale i Jets avevano perso diversi giocatori chiave divenuti free agent, i biancoverdi si trovarono in una turbolenza ancor peggiore, allorquando il QB Chad Pennington si ruppe il polso in una partita di preseason contro i New York Giants.
Vinny Testaverde tornò alle spalle del centro, ma la stagione dei Jets era pressoché finita ancor prima di iniziare, con quattro sconfitte in altrettante gare. Dopo due vittorie consecutive, Pennington rientrò nel corso della partita persa per 24-17 contro i Philadelphia Eagles; il giovane QB ebbe così la possibilità di togliersi un pò di ruggine di dosso, in vista del successivo impegno contro i Giants. In quell’occasione, Pennington giocò molto bene, e le due squadre si diedero battaglia per un intero supplementare; furono poi i Giants ad imporsi per 31-28, con un FG che portò i Jets sul 2-6.
Con Pennington di nuovo in campo, i Jets cominciarono a giocare meglio, vincendo tre delle successive quattro gare. Ma i Jets persero tre delle ultime quattro partite, chiudendo all’ultimo posto con un pessimo 6-10.
Nel 2004, con Chad Pennington in piena salute all’inizio di stagione, i Jets hanno cominciato alla grande, vincendo le prime cinque gare in calendario. Ma a metà stagione hanno perso tre partite su quattro: l’attacco ha stentato decisamente, a causa di un infortunio ai muscoli rotatori della spalla che ha colpito Pennington.
Guidati dal backup Quincy Carter, i Jets sono riusciti a conquistare tre successi di fila, portandosi sul 9-3, pronti a sfidare i Pittsburgh Steelers il 12 Dicembre. La partita era bloccata sul 3-3 all’inizio dell’ultimo quarto, allorquando Jerome Bettis ha messo a segno un TD su corsa ed ha lanciato un TD pass, portando i suoi alla vittoria per 17-6.
Quella sconfitta è stata la prima di tre, sulle quattro partite restati. Tuttavia, il record di 10-6 è stato sufficiente ai Jets per approdare alla postseason. Curtis Martin ha superato le 13.000 yards in carriera, ed ha conquistato il titolo di miglior runner della Lega con 1.697 yards, una sola in più di Shaun Alexander dei Seattle Seahawks (lo scarto più basso nella storia della NFL).
Anche la difesa, notevolmente migliorata, ha giocato un ruolo determinante per l’accesso ai playoff: a guidare la retroguardia, il rookie LB Jonathan Vilma, scelto al primo giro del draft, che ha totalizzato 105 placcaggi e tre intercetti, conquistando anche il titolo di Defensive Rookie of The Year.
Nei playoff, i Jets hanno affrontato i San Diego Chargers: la difesa biancoverde ha controllato da subito la partita, tenendo LaDainian Tomlinson al di sotto delle 100 yards e mantenendo il punteggio sul 17-7 all’inizio dell’ultimo quarto. I Jets sembravano avere la partita in pugno, dato che i Chargers non erano riusciti a convertire un quarto tentativo. Ma un roughing the passer chiamato contro Eric Barton ha dato ai Chargers una seconda possibilità: i californiani hanno pareggiato a 16″ dallo scadere, un gioco più tardi.
In overtime, i Chargers hanno giocato in modo eccessivamente conservativo una volta entrati in territorio avversario, fino al FG da 40 yards fallito da Nate Kaeding. I Jets non si sono fatti pregare, vincendo per 20-17 grazie ad un FG da 28 yards di Doug Brien e conquistando così la prima vittoria esterna nei playoff in 22 anni.
Una settimana dopo, contro gli Steelers (che avevano chiuso la regular season con un incredibile 15-1), la difesa dei Jets ha dato nuovamente spettacolo, grazie al ritorno di intercetto vincente da 86 yards di Reggie Tongue, che ha portato i Jets sul 17-10 nel terzo quarto. Gli Steelers si sono rifatti sotto e sono pervenuti al pareggio. I Jets hanno avuto la possibilità di chiudere l’incontro nei tempi regolamentari, ma Doug Brien ha fallito un FG da 47 yards a 1’58” dal termine. La difesa biancoverde ha intercettato nuovamente Ben Roethlisberger, ma, come i Chargers una settimana prima, questa volta sono stati i Jets a giocare in modo eccessivamente conservativo; Brien ha sbagliato anche il secondo FG, da 43 yards, alla fine dei tempi regolamentari. In overtime, gli Steelers hanno vinto per 20-17 grazie ad un FG da 33 yards di Jeff Reed, staccando così il biglietto per il Championship AFC.
La stagione 2005 ha visto il ritorno in maglia biancoverde del WR Laveranues Coles dai Washington Redskins, in cambio del pari ruolo Santana Moss; inoltre, dai New England Patriots è arrivato il fortissimo CB Ty Law. Dai Miami Dolphins è giunto il QB veterano Jay Fiedler, per fungere da backup di Chad Pennington.
Sfortunatamente, l’infortunio alla spalla di Pennington si è rivelato più grave del previsto. È stato così messo in lista infortunati per il resto della stagione. Scherzo del destino, Fiedler si è infortunato a sua volta soli sette giochi dopo Pennington. Il terzo QB a roster, Brooks Bollinger, si è trovato così all’improvviso in cabina di regia, mentre Vinny Testaverde è stato richiamato dal ritiro, per fargli da backup.
Dopo le scarse prestazioni dell’attacco e di Bollinger, nel corso della partita contro i Buccaneers Testaverde è stato rigettato nella mischia. Curtis Martin ha messo a segno due touchdowns, dando così il successo ai Jets per 14–12, prima sconfitta stagionale per Tampa Bay.
Ma la stagione ha preso una piega disastrosa, con sette sconfitte consecutive e numerosi infortuni a giocatori chiave, quali Wayne Chrebet (poi ritiratosi dall’attività), Jason Fabini e Kevin Mawae.
La striscia negativa si è arrestata l’11 Dicembre 2005, con la vittoria sugli Oakland Raiders per 26-10. Ma Curtis Martin non è sceso in campo, a causa di un infortunio al ginocchio, che ha messo fine alla sua stagione e che ha poi richiesto un intervento in artroscopia.
La settimana successiva i Jets hanno perso contro i irivali di Division, i Miami Dolphins, nonostante la miglior prestazione in carriera di Bollinger e le oltre 100 yards conquistate dal TE Doug Jolley.
Con la sconfitta casalinga per 31-21 nell’ultimo Monday Night trasmesso dalla ABC per mano dei Patriots, il bilancio è passato sul 3-12. In quella partita, Vinny Testaverde è diventato il primo giocatore nella storia della NFL a lanciare almeno un TD pass in 19 stagioni consecutive. Inoltre, quando i Pats hanno mandato in campo il 43enne QB Doug Flutie per finire l’incontro, è stata la prima volta che due QBs ultraquarantenni si sono sfidati.
Un piccolo dato storico: i Jets avevano perso il primissimo Monday Night contro i Cleveland Browns con il medesimo punteggio.
La stagione si è chiusa col successo per 30-26 contro i Buffalo Bills: Ty Law ha intercettato Kelly Holcomb tre volte su quattro.
Col record finale di 4-12, i Jets hanno avuto diritto alla quarta scelta assoluta nel draft 2006.
L’8 Gennaio 2006 Herm Edwards ha lasciato la franchigia newyorchese per firmare un contratto quadriennale con i Kansas City Chiefs; la formazione del Missouri ha ceduto una scelta al quarto giro a titolo di compensazione per Edwards, che era ancora sotto contratto coi Jets.
Quale nuovo coach è stato scelto il giovane Eric Mangini, in precedenza offensive coordinator dei New England Patriots.
All’inizio della stagione, non regnava l’ottimismo in casa Jets: Curtis Martin non è stato infatti in grado di recuperare da un infortunio al ginocchio, e la sua carriera è terminata ingloriosamente in IR.
Leon Washington si è quindi trovato a dividere il backfield con Kevan Barlow (acquistato in preseason dai San Francisco 49ers), i Jets hanno riposto la propria fiducia in Chad Pennington, al rientro da un intervento chirurgico al gomito.
Nell’opener, i Jets sono partiti a spron battuto, portandosi sul 16-0 in trasferta contro i Tennessee Titans, ma questi ultimi hanno rimontato fino a pareggiare nell’ultimo quarto. I Jets hanno risposto, finendo per imporsi col punteggio di 23-16, grazie ad un corto TD pass di Pennington per Chris Baker a 2’10” dal termine.
Dopo aver perso all’esordio casalingo per mano dei New England Patriots, i Jets hanno dimostrato nuovamente di poter dire la loro in trasferta, superando per 28-20 i Bills in quel di Buffalo.
La settimana seguente è giunto il secondo stop casalingo, ma i Jets hanno lottato fino in fondo: solo una QB sneak da una yard di Peyton Manning nell’ultimo minuto di gioco ha dato ai Colts il successo per 31-28.
Dopo essere stati bastonati per 41-0 in trasferta dai Jacksonville Jaguars, i biancoverdi sono finalmente riusciti a vincere tra le mura amiche, superando prima di Miami Dolphins e poi i Detroit Lions in due incontri consecutivi.
Ma una settimana dopo, i Jets hanno invertito nuovamente la rotta, perdendo per 20-13 contro i Cleveland Browns, e dovendo poi affrontare i Patriots a Foxboro.
Contro New England, l’allievo ha dato una lezione al maestro: la difesa dei Jets ha imbrigliato Tom Brady per tutto l’incontro, dando a New York il successo per 17-14; nel dopo-gara, Bill Belichick ha faticato a complimentarsi con l’ex pupillo Eric Mangini.
Ma era ormai chiaro che la retroguardia newyorchese stava improvvisamente giocando bene, ed il teams era in corsa per i playoff, nonostante la frustrante battuta d’arresto in casa contro i Bears, impostisi per 10-0. Si è però trattato di un mero incidente di percorso, dato che i Jets hanno poi vinto cinque delle ultime sei gare in calendario, qualificandosi per la postseason col record di 10-6.
I biancoverdi si sono così ritrovati nuovamente opposti ai Patriots al Gillette Stadium. Ma stavolta le cose sono andare in modo diverso: alla fine, sono stati i padroni di casa ad imporsi con un sonoro 37-16, dopo che le due squadre erano a lungo rimaste vicine nel punteggio.
I Jets non hanno dovuto attendere a lungo per incrociare nuovamente i caschi con i Patriots: si sono infatti scontrati con loro nell’opener della stagione 2007. L’esordio è stato negativo per i Jets, che hanno perso malamente per 38-14: ma a fare notizia è stato Eric Mangini, che ha sorpreso il suo ex mentore a spiare le chiamate dei Jets. Ne è nato uno scandalo, che ha macchiato la reputazione dei Patriots ed ulteriormente inasprito i rapporti tra le due franchigie.
Sette giorni dopo, con Chad Pennington in panchina, il backup Kellen Clemens ha faticato nel primo incontro da titolare, che ha visto i biancoverdi soccombere per 20-13 contro i Baltimore Ravens.
Pennington è rientrato una settimana dopo, lanciando due TD pass e mettendone a segno uno su corsa, portando i suoi alla prima vittoria stagionale, contro i Miami Dolphins, col punteggio di 31-28.
Ma Pennington e i Jets non sono mai riusciti a decollare, perdendo le successive cinque gare e ritrovandosi sul parziale di 1-7 al giro di boa, con i playoff ormai fuori portata prima del Thanksgiving.
Chad Pennington, alla fine, è stato panchinato in favore di Kellen Clemens, seconda scelta al draft 2006. Dopo un’amara sconfitta in overtime contro i Washington Redskins, Clemens ha conquistato il primo successo tra i pro il 18 Novembre grazie a Mike Nugent, che dapprima ha portato l’incontro in overtime a 23″ dalla sirena, e ha poi dato la vittoria per 19-16 contro i Pittsburgh Steelers.
Ma i newyorchesi hanno presto dimenticato il gusto della vittoria, venendo sonoramente bastonati per 34-3 dai Dallas Cowboys nel Thanksgiving.
I biancoverdi hanno conquistato sole due vittorie fino al termine del campionato, conclusosi con un pessimo 4-12.
Nel 2008, al termine di una stagione così deludende, i Jets hanno lavorato rapidamente per risistemare il roster, dando l’addio a diversi giocatori, tra i quali Jonathan Vilma: la formazione della Big Apple è stata invece decisamente impegnata sul fronte free agency, mettendo sotto contratto la G All-Pro Alan Faneca (proveniente dai Pittsburgh Steelers), nonché il TE Bubba Franks, uno dei principali bersagli di Brett Favre ai Green Bay Packers.
Proprio all’inizio del training camp, Favre è tornato sui suoi passi, decidendo di tornare in attività, ed i Jets hanno subito pensato a lui. Quando i Packers e Favre hanno finalmente deciso di separarsi, sono stati i biancoverdi ad accaparrarselo, cedendo a Green Bay una scelta condizionale al draft.
I Jets hanno da subito sentito la “febbre Favre”: Chad Pennington è stato rilasciato, e gli allenamenti sono diventati un evento per i media.
Il debutto di Favre è stato positivo, con il successo esterno nell’opener contro i Miami Dolphins, guidati dall’ex Chad Pennington; in quell’occasione, Favre ha lanciato per 194 yards e due TD passes, uno dei quali da 56 yards per Jerricho Cotchery nel primo quarto.
Dopo aver perso le due gare seguenti, Favre ha iniziato a tornare sui livelli a lui consoni, lanciando ben sei TD passes (record in carriera) nell’incontro vinto per 56-35 sugli Arizona Cardinals a Meadowlands.
Reduci dal bye, i Jets hanno alternato vittorie e sconfitte nei due turni seguenti, trovandosi sul 3-3: nella gara interna contro i Chiefs, si trovavano sotto per 24-21 nell’ultimo quarto, dopo che Favre si era visto intercettare e riportare in meta un lancio per 91 yards da Brandon Flowers. Ma come ha fatto spesso in carriera con i Packers, Favre ha cancellato l’errore, guidando i biancoverdi nel drive della vittoria, concluso col TD pass da 15 yards per Laveranues Coles a un solo minuto dal termine, grazie al quale i Jets si sono imposti per 28-24.
Sono poi giunte due vittorie consecutive, prodromo dell’attesa sfida contro i New England Patriots del Thursday Night, con in palio il primo posto nella Division. In una delle migliori gare dell’anno, Brett Favre è stato di una precisione chirurgica, lanciando per 258 yards e due TD passes, mentre Leon Washington ha dato la scossa ai Jets con un ritorno di kickoff da 92 yards. Ma i Patriots, guidati dal backup QB Matt Cassell non hanno mollato, pareggiando sul 31-31 a un solo secondo dallo scadere dei tempi regolamentari con un lancio vincente da 16 yard per Randy Moss. In overtime, sono stati i Jets ad aggiudicarsi l’incontro, grazie al FG da 34 yards di Jay Feely.
Dieci giorni più tardi, i Jets si sono confermati come una delle migliori formazioni della AFC, infliggendo ai Tennessee Titans la prima sconfitta stagionale, superandoli in trasferta per 34-31.
Sul parziale di 8-3, i Jets sembravano volare ad alta quota. Ma una spalla dolorante ha impedito a Favre di effettuare i consueti lanci potenti, ed i biancoverdi hanno improvvisamente cominciato a perdere quota, perdendo due gare di fila; in quelle due gare Favre non ha messo a segno nemmeno un TD pass.
Favre ha continuato a faticare anche la settimana successiva, ma i Jets hanno approfittato di un fumble di J.P. Losman per piegare i Buffalo Bills per 31-27. Ma è stato un sollievo temporaneo, dato che i newyorchesi hanno perso per 13-3 contro i Seattle Seahawks 13-3, perdendo ogni speranza di vincere il titolo divisionale, con un Favre in grandissima difficoltà.
Nell’ultima gara di campionato, i biancoverdi hanno affrontato nuovamente i Miami Dolphins, questa volta in casa. L’entusiasmo di inizio stagione è definitivamente scomparso, dato che Favre si è fatto intercettare per ben tre volte, mentre il grande ex, Chad Pennington, non ha commesso errori, trascinando i Dolphins al successo per 24-17, che ha loro consentito di vincere la AFC East; al contempo i Jets hanno chiuso la stagione sul 9-7, mancando però l’appuntamento con i playoff.
Il giorno dopo la fine del campionato, a pagare per tutti è stato Eric Mangini, mentre Brett Favre si è ritirato per la seconda stagione di fila.
Proprio come aveva fatto un anno prima, nel 2009 Brett Favre ha cambiato idea, finendo per giocare un’altra stagione con i Minnesota Vikings. Ma a quel punto i Jets avevano un nuovo HC e un nuovo QB, entrambi rookie.
Il primo era Rex Ryan, ex DC dei Baltimore Ravens, con un eccellente pedigree da allenatore di difesa. Suo padre Buddy Ryan aveva allenato a lungo nella NFL, ed aveva fatto parte del coaching staff dei Jets durante la stagione 1968, quella della vittoria nel Super Bowl, prima di guidare la straordinaria difesa dei Chicago Bears nel Super Bowl XX. Buddy Ryan era stato anche HC, e Rex aveva fatto parte del suo staff.
Il rookie quarterback era Mark Sanchez, prodotto di USC, che i Jets si erano accaparrati ponendo in essere una costosa trade con i Cleveland Browns: a questi ultimi avevano ceduto la loro prima e seconda scelta, il DE Kenyon Coleman, la S Abram Elam ed il QB Brett Ratliff, per salire fino alla quinta scelta assoluta e selezionare Sanchez.
Iniziando la stagione in trasferta, i Jets hanno giocato bene, piegando gli Houston Texans per 24-7: Sanchez ha evitato grossi errori, mentre la difesa dei Jets ha imbrigliato i Texans.
All’esordio casalingo, i Jets hanno sconfitto i New England Patriots per 16-9: in quella gara, Darrelle Revis ha letteralmente cancellato Randy Moss. Il trend positivo dei biancoverdi è continuato col successo per 24-17 contro i Tennessee Titans; Mark Sanchez ha continuato a giocare in sicurezza, mentre la difesa e il gioco su corsa dei Jets hanno controllato la gara. Ma, a cominciare dalla sconfitta esterna per 24-10 contro i New Orleans Saints, la stagione dei Jets è incappata in una seria turbolenza, con sei sconfitte nelle sette partite seguenti, e perdendo altresì l’OT Kris Jenkins e il RB Leon Washington causa infortuni. I Jets, sempre costretti a rincorrere, si sono visti costretti a chiedere a Mark Sanchez di lanciare più spesso, il che ha portato alle ovvie difficoltà per un rookie: a rendere ancor più amara quella striscia perdente, il fatto che quattro di quelle sconfitte sono giunte contro dirette rivali della AFC East.
Con tre sconfitte di fila, i Jets dovevano riprendersi immediatamente, pronti ad affrontare i Carolina Panthers a Meadowlands nella Week 12: a dare la scossa è stato Darrelle Revis, che ha riportato in meta un intercetto lanciato da Jake Delhomme dopo una galoppata da 67 yards nel primo quarto; i Jets sono così tornati in carreggiata, vincendo per 17-6.
Sette giorni dopo a Toronto contro i Buffalo Bills, i Jets sono tornati a quota .500, trascinati dalle 168 yards su corsa di Thomas Jones e Shonn Greene: alla fine le yards sul terreno sono state 249, ed i Jets hanno vinto per 19-13.
Senza Mark Sanchez, che aveva rimediato una distorsione al ginocchio contro i Bills, la difesa dei Jets ha intercettato tre volte Josh Freeman, e grazie al successo per 26-3 contro i Tampa Bay Buccaneers i biancoverdi sono passati sul 7-6.
Il ritorno di Sanchez, una settimana dopo, non è stato dei più felici: sono stati infatti tre gli intercetti da lui lanciati nell’incontro perso in casa contro gli Atlanta Falcons per 10-7, grazie al TD pass di Matt Ryan per Tony Gonzalez a poco meni di 2″ dallo scadere.
Sul parziale di 7-7, i Jets avevano bisogno di un miracolo per approdare ai playoff, pronti ad affrontare in trasferta gli imbattuti Indianapolis Colts due giorni dopo Natale. Sotto per 15-10, i Jets hanno ricevuto un regalo dagli avversari, che hanno deciso di tenere a riposo i titolari nel terzo quarto. I Jets sono passati a condurre grazie al fumble del QB Curtis Painter, riportato in meta da Marques Douglas. Alla fine sono stati i biancoverdi a spuntarla per 29-15, con la possibilità di agganciare il treno playoff vincendo l’ultima gara in casa.
Quella sarebbe stata l’ultima gara di sempre al Giants Stadium, nella quale hanno ospitato i Cincinnati Bengals. Una vittoria avrebbe non solo garantito i playoff, ma avrebbe portato i biancoverdi a scontrarsi nel primo turno proprio contro i Bengals di lì a sei giorni: con i titolari delle Tigri in panchina, i Jets hanno avuto vita facile, vincendo per 37-0 e chiudendo la regular season sul 9-7.
Nel turno di Wild Card, i Bengals sono partiti a razzo, con il TD pass da 11 yards di Carson Palmer per Laveranues Coles nel primo quarto. I Jets hanno riposto nel secondo periodo, grazie alla splendida corsa vincente da 39 yards di Shonn Greene, per portarsi poi in vantaggio con la bomba da 45 yards di Mark Sanchez per Dustin Keller. I Jets hanno ulteriormente aumentato le distanze, portandosi sul 21-7 col la corsa di Thomas Jones, mentre la difesa biancoverde ha imbrigliato l’attacco avversario per tutto l’incontro. I Bengals sono infine tornati in endzone con una corsa da 47 yards di Cedric Benson; ma a sigillare l’incontro è stato Jay Feely, che con un’agevole trasformazione ha fissato il punteggio sul definitivo 24-14 per i Jets.
Sette giorni dopo, contro i San Diego Chargers, la difesa di New York ha alzato la pressione, facendo girare a vuoto l’attacco dei Chargers, che hanno chiuso il primo tempo con solo una meta di vantaggio (7-0); dietro la lavagna è finito il K californiano Nate Kaeding, che ha fallito ben tre trasformazioni di FG.
Il collega Jay Feely ha messo a referto i primi punti per i Jets nel terzo quarto, mentre i Chargers hanno cominciato a stentare nell’ultima frazione di gioco, quando Jim Leonhard ha riportato un intercetto di Phillip Rivers fino alle 16 di San Diego. I Jets hanno capitalizzato al meglio il turnover, con il TD pass di Mark Sanchez per Dustin Keller, che ha portato i biancoverdi sul 10-7. Il vantaggio è stato incrementato sul 17-7 grazie alla corsa vincente da ben 53 yards di Shonn Greene. I Chargers si sono rifatti sotto sul 17-14 con la QB sneak da una yard di Phillip Rivers a poco più di 2″ dal termine. Ma i Jets hanno recuperato il successivo onside kick, e facendo morire gli ultimi secondi sul cronometro sono approdati al Championship AFC.
Di ritorno ad Indianapolis, dove un mese prima avevano avuto bisogno di un miracolo per andare ai playoff, i Jets si trovavano ora a soli 60 minuti dal Grande Ballo.
All’inizio, i Jets hanno controllato la gara, e si trovavano sul 17-6 verso la fine del secondo quarto. Ma Peyton Manning ha cominciato a trovare il giusto ritmo appena prima dell’intervallo, e orchestrando un eccellente drive ha portato i suoi a -3.
Il secondo tempo è stato un monologo di Manning e dei Colts, e l’MVP della Lega ha sezionato la difesa avversaria, portando i Colts a vincere per 30-17 e a staccare il biglietto per il Super Bowl XLIV.
Fonte: http://www.sportsecyclopedia.com/nfl/nyj/jets.html
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