La Storia dei Chargers

Nel 1960, i Los Angeles Chargers, di proprietà di Barron Hilton (figlio del celebre imprenditore alberghiero Conrad, nd.r.), furono tra le 8 squadre dell’American Football League, nata in contrapposizione alla NFL.
Nella loro prima gara, il 10 Settembre, misero a segno un parziale di 20-7 nell’ultimo quarto, imponendosi per 21-20 sui Dallas Texans davanti a 17.724 tifosi al Los Angeles Coliseum.
I Chargers cominciarono a stentare, perdendo tre delle prime cinque partite, ma seppero riprendersi, con otto vittorie nelle ultime nove gare, conquistando la Western Division con un record di 10-4. Nella finalissima AFL, tuttavia, i Chargers vennero piegati dagli Oilers per 24-16 a Houston. La stagione finì per essere l’ultima a Los Angeles: lo scarso afflusso di pubblico spinse infatti i Chargers a trasferirsi a sud, in quel di San Diego.

Il 1961, dopo l’esordio vincente in trasferta per 26-10 contro i Texans, vide i Chargers debuttare nella loro nuova casa, con un impietoso 44-0 contro i malcapitati Oakland Raiders al Balboa Stadium.
I Chargers vinsero le prime undici gare, aggiudicandosi senza difficoltà il titolo divisionale. Tuttavia, dopo aver perso due delle ultime tre partite in calendario, i Chargers approdarono nuovamente alla finalissima AFL: anche stavolta, furono gli Houston Oilers a rovinare la festa ai californiani, sconfitti per 10-3 davanti ai 29.556 tifosi convenuti al Balboa Stadium.

Nel 1962, dopo la partenza del QB Jack Kemp, i Chargers si affidarono a John Hadl, che però si dimostrò eccessivamente incline ai turnover. In una stagione contrassegnata da troppi infortuni, nella quale ben 23 giocatori saltarono almeno due partite, i Chargers non riuscirono a far meglio di un pessimo 4-10.

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John Hadl

Il 1963 vide l’arrivo di Tobin Rote in cabina di regia: la sua stagione fu eccellente, con ben 2.510 yards di passaggio, molte delle quali grazie al WR Lance Alworth, che mise a segno 11 TDs e totalizzò 1.205 yards su ricezione, conquistando altresì il titolo di AFL Player of the Year. Guidati dal duo Alworth – Rote, i Bolts tornarono a vincere la Division, con un eccellente record di 11-3.
Nella finalissima AFL, disputatasi tra le mura amiche del Balboa Stadium, i Chargers massacrarono i malcapitati Boston Patriots con un impietoso 51-10, sospinti dal RB Keith Lincoln, che totalizzò complessive 349 yards in attacco.

Nel 1964, John Hadl si riprese il posto da titolare, ed i Chargers si installarono in vetta alla Western Division con un solido 7-2-1.
Tuttavia, il finale di stagione fu nuovamente contrassegnato dagli infortuni, tanto che i Chargers persero tre delle ultime quattro gare in calendario. Il parziale iniziale fu comunque sufficiente a far vincere ai Chargers il titolo divisionale per la quarta volta in cinque anni, con un record di 8-5-1.
Privi di Lance Alworth a causa di un infortunio al ginocchio, nel primo quarto della finalissima AFL i Chargers persero anche Keith Lincoln per un trauma alle costole: la partita si chiuse con la sconfitta dei Bolts per 20-7 sul campo dei Buffalo Bills.

Il 1965 vide la conquista del quinto titolo divisionale da parte dei Chargers, che chiusero la regular season sul 9-2-3: il RB Paul Lowe e Lance Alworth finirono, rispettivamente, al primo ed al secondo posto nella classifica dell’AFL Player of the Year.
Ma per il secondo anno consecutivo, furono ancora i Bills, questa volta al Balboa Stadium, a mettere i bastoni tra le ruote ai Chargers, piegandoli per 23-0.

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Lance Alworth riceve in salto

Nel 1966 i Chargers partirono bene, con un parziale di 4-0, cui seguì però una sola vittoria nelle successive sette gare, il che mise fine ai sogni di titolo divisionale. La formazione californiana chiuse al terzo posto, con un deludente 7-6-1.

Il 1967 fu un anno importante: i Chargers infatti inaugurarono il nuovissimo e modernissimo San Diego Stadium con una convincente vittoria per 28-14 contro i Boston Patriots.
Tuttavia, l’incontro più memorabile nella nuova casa dei Bolts fu quello del 15 Ottobre contro Kansas City: in quell’occasione, Speedy Duncan giocò la partita della vita, totalizzando ben 203 yards su ritorno (35 su un fumble recuperato e riportato in meta, 68 su quattro ritorni di kickoff, e 100 con un intercetto convertito in TD, miglior prestazione nella storia della AFL), contribuendo al successo per 45-31 sui Chiefs. Quella partita fu il momento saliente dell’ottimo parziale di 8-1-1.
I Chargers, però, caddero poi in una spirale negativa, con quattro sconfitte consecutive, che portarono il bilancio finale sul 8-5-1.

Altra buona partenza nel 1968, con otto successi nei primi dieci incontri. Ma, per il terzo anno di fila, fu una striscia perdente di tre gare su quattro a condannare i Chargers, che chiusero al terzo posto sul 9-5.

Nel 1969, nonostante un calendario abbordabile, i Bolts partirono a rilento, e le loro chance di postseason sembravano ormai compromesse sul parziale di 4-6. Tuttavia, a differenza di quanto avvenuto in passato, la stagione si chiuse con quattro vittorie di fila ed il record di 8-6.
Al termine del campionato, il coach Sid Gillman fu costretto a lasciare la panchina per motivi di salute, rimanendo però in qualità di GM.

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Sid Gillman sulla sideline

Pessima partenza quella del 1970: i californiani, ora allenati da Charlie Waller, persero le prime quattro gare stagionali, ma seppero però riprendersi con cinque vittorie di fila. Tuttavia, una sola vittoria nei restanti incontri portò il bilancio finale sul deludente record di 5-6-3. Terminata la stagione, Waller fu spostato ad Offensive Coach, mentre Sid Gillman tornò al proprio posto, dopo aver abbandonato il ruolo di GM.

Guidati nuovamente da Gillman, nel 1971 i Chargers non riuscirono mai a decollare: la squadra perse infatti quattro delle prime cinque partite in calendario. Ancora una volta, ci fu la ripresa, con tre vittorie nelle successive quattro gare, ma dopo una sconfitta sul filo di lana per 34-33 contro i Raiders ad Oakland, Gillman diede le dimissioni.
Il General Manager Harland Svare guidò la squadra fino alla fine del campionato, chiuso dai Chargers con un deludente 6-8.

La prima stagione piena di Harland Svare in panchina fu segnata dalla volontà di ricostruire il team: il GM-Coach, infatti, concluse la bellezza di 21 trade in 22 giorni. Conseguentemente, i Chargers non furono propriamente eccezionali sul campo: prova ne fu il record finale di 4-9-1. John Hadl, QB col vizio dell’intercetto, venne ceduto ai Los Angeles Rams al termine della stagione.

Nel 1973, sbarcò a San Diego una leggenda vivente del football: Johnny Unitas. Quest’ultimo fu chiamato, da un lato, a rimpiazzare John Hadl, e dall’altro, a fare da chioccia al rookie Dan Fouts. Ma la magia di Unitas era ormai finita: “The Master” completò infatti soli 34 passaggi per 471 yards.
Fouts fece il suo esordio, ma commise troppi turnover, ed i Chargers esordirono con un parziale di 1-6-1, che spinse Harland Svare a lasciare la panchina. Il suo sostituto, Ron Waller, non fece di meglio, con una sola vittoria in sei incontri: il record finale dei Bolts fu un disastroso 2-11-1.

Il 1974 vide un cambio di allenatore e di look: Tommy Prothro giunse sulla panchina californiana, mentre i Chargers passarono dai caschi bianchi a quelli blu.
Tuttavia, Dan Fouts non perse il vizio dei turnover, ed i Chargers persero sei dei primi sette incontri. Il finale di stagione fu però positivo, con tre successi che portarono il bilancio finale sul 5-9.
A guidare la riscossa nella seconda parte di stagione fu il RB Don Wood, che corse per 1.162 yards e vinse il titolo di Offensive Rookie of the Year.

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Il mitico Dan Fouts in azione

Passo indietro nel 1975 per Dan Fouts: due soli TD passes a fronte di dieci intercetti. Anche Don Wood non seppe ripetersi: risultato? La bellezza di undici sconfitte di fila.
I Chargers vinsero due partite consecutive, prima di essere devastati per 47-17 in trasferta dai Bengals, chiudendo con un terrificante 2-12.

Con un parziale di 27-0 nel secondo quarto, i Chargers superarono i St. Louis Cardinals per 43-24 e cominciarono il campionato del 1976 sul 3-0. Ma fu il classico fuoco di paglia: i Bolts vinsero solo uno dei successivi sette incontri, con un Dan Fouts di imbarazzante pochezza.
La stagione si chiuse sul 6-8.

Nel 1977, i Chargers iniziarono col piede giusto, vincendo tre dei primi quattro incontri. Tuttavia, i Bolts non seppero dare continuità alle loro prestazioni, perdendo quattro delle successive cinque partite.
Guidati dal quarto QB Cliff Olander, i Chargers piegarono in casa gli Oakland Raiders per 12-7, mettendo fine alla striscia perdente, e dando avvio ad un’altra di segno positivo, durata tre incontri. Tuttavia, due sconfitte nel finale di stagione portarono il bilancio complessivo sul 7-7.

Nel 1978, dopo aver sconfitto i Seahawks a Seattle, i Chargers sembravano pronti a portarsi sul 2-0, trovandosi in vantaggio per 20-14 allo scadere contro gli Oakland Raiders, tra le mura amiche del San Diego Stadium. Tuttavia, con un gioco rocambolesco, passato alla storia come “The Holy Roller”, furono i Predoni a spuntarla per 21-20. Quella sconfitta segnò l’inizio di una striscia negativa durata tre incontri. Sul parziale di 1-4, Tommy Prothro si fece da parte, e fu sostituito da Don Coryell.
Le sconfitte consecutive divennero quattro in occasione della prima partita di Coryell in panchina; ma i Bolts diedero una svolta decisiva alla stagione, trascinati da un grande Dan Fouts, che passò per ben 2.999 yards.
Il record finale di 9-7 non fu però sufficiente ad agganciare la Wild Card.

Don Coryell, grande mente offensiva

La prima stagione completa di Don Coryell nelle vesti di head coach si aprì alla grande, con tre successi consecutivi: i Chargers, fortemente sbilanciati sul gioco aereo voluto dal loro allenatore, vennero ribattezzati “Air Coryell”.
Dan Fouts mise a segno un nuovo record, con quattro partite consecutive oltre le 300 yards su passaggio: alla fine della stagione, il QB ne totalizzò ben 4.082. Entrambi i WRs John Jefferson e Charlie Joiner infransero la barriera delle 1.000 yards su ricezione.
La “Air Coryell” mise a segno le bellezza di 411 punti, ed i Chargers conquistarono il titolo della AFC West con un eccellente 12-4, guadagnandosi anche il vantaggio campo nei playoff.
Tuttavia, la postseason si chiuse anzitempo, con una sconfitta per 17-14 rimediata per mano degli Houston Oilers (peraltro falcidiati dagli infortuni) nel Divisional Playoff.

La “Air Coryell” lasciò il segno anche nel 1980, e sospinse i Chargers alla vittoria nella AFC West per il secondo anno consecutivo, grazie ad un record di 11-5.
L’attacco fu davvero scintillante: Dan Fouts passò per 4.715 yards e lanciò 30 TD passes, mentre John Jefferson, Charlie Joiner e Kellen Winslow ricevettero ciascuno per più di 1.000 yards.
Nell’incontro casalingo del 19 Ottobre contro i New York Giants, Fouts passò per 444 yards, stabilendo il record di franchigia per una singola gara.
Nel Divisional Playoff, i Chargers vinsero il primo incontro di postseason in diciassette anni, battendo i Buffalo Bills in un San Diego Stadium gremito in ogni ordine di posto.
Ma i Chargers dovettero arrendersi alla loro vecchia nemesi: nel Championship AFC furono infatti sconfitti in casa dagli Oakland Raiders, col punteggio di 34-27.

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Hi-five volante tra Winslow e Jefferson

Prima dell’inizio della stagione 1981, il San Diego Stadium venne ribattezzato Jack Murphy Stadium, in onore dell’editore del San Diego Union, il cui contributo era stato fondamentale per l’approdo dei Chargers in quella città.
La “Air Coryell” continuò ad imperversare, nonostante la perdita di John Jefferson (sostituito da Wes Chandler), ma con grandi prestazioni di Charlie Joiner e Kellen Winslow (oltre 1.000 yards su ricezione); Dan Fouts seppe nuovamente superarsi, con 4.802 yards e 33 TD passes. Ad unirsi alla festa fu il RB Chuck Muncie, che corse per 1.144 yards e mise a segno 19 Touchdowns.
I Chargers chiusero in vetta alla AFC West per il terzo anno consecutivo, col record di 10-6.
Nel Divisional Playoff a Miami, i Chargers si portarono sul 24-0, ma i Dolphins rimontarono e si portarono a loro volta in vantaggio.
Il cronometro correva impietoso, e Dan Fouts orchestrò un drive eccezionale, che portò il punteggio sul 38-38 e mandò l’incontro in overtime. Entrambe le squadre ebbero le loro chances di vincere, ma alla fine a spuntarla furono i Chargers, grazie al FG da 27 yards di Rolf Benirschke a 1’08” nel primo tempo supplementare, che pose fine ad una delle più grandi partite di playoff di sempre.
Al termine dell’incontro, un esausto Kellen Winslow dovette essere portato fuori dal campo a braccia.
Ma una settimana dopo, i Chargers dovettero dare l’addio ai sogni di gloria: giocando in un freddo polare a Cincinnati, vennero infatti sconfitti nel Championship AFC per il secondo anno di fila, questa volta per mano dei Bengals, che si imposero per 27-7.

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Charlie Joiner

Nel 1982, sul parziale di 1-1, i Chargers si trovavano in vantaggio per 24-0 contro i Raiders a Los Angeles, nel primo Monday Night dopo lo sciopero dei giocatori NFL. Ma i Predoni rimontarono furiosamente, vincendo poi l’incontro per 28-24.
La stagione, ridotta a nove gare a causa dell’agitazione di cui sopra, si chiuse per i Chargers sul 6-3; Dan Fouts fu nominato Offensive Player of the Year, passando per 2.883 yards in sole nove partite, mentre Wes Chandler totalizzò 1.032 yards su ricezione.
Qualificatisi al quinto posto, con un attacco equilibrato guidato da Fouts (333 yards lanciate) e Muncie (125 yards su corsa), i Chargers sconfissero gli Steelers per 31-28 in quel di Pittsburgh.
Tuttavia, sette giorni dopo, i Chargers vennero bastonati per 34-13 a Miami; in quell’occasione, la difesa dei “Killer Bees” intercettò Dan Fouts per ben cinque volte.

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Chuck Muncie

Il 1983 vide Dan Fouts stringere i denti, alle prese con gli infortuni: in conseguenza di ciò, i Chargers faticarono da subito, con un parziale negativo di 3-4. Le cose andarono di male in peggio: un infortunio alla spalla mise fuori combattimento Fouts per sei settimane. Ma la vera nota negativa della stagione fu la difesa dei Bolts, che concesse agli attacchi avversari la bellezza di 462 punti.
La stagione si chiuse così con un pessimo 6-10.

Prima dell’inizio della stagione 1984, la franchigia californiana venne ceduta ad Alex Spanos, che definì l’operazione come “il coronamento di un sogno”.
I Chargers iniziarono alla grande, vincendo quattro dei primi sei incontri in calendario. Tuttavia, le magagne difensive non tardarono a ripresentarsi, e la stagione si chiuse con un record negativo di 7-9, che valse ai Bolts l’ultimo posto.

Nel 1985, una difesa a dir poco porosa (435 punti concessi) continuò ad essere il vero tallone d’Achille dei Chargers, che giocarono un football incostante per tutta la stagione, chiusasi sul 8-8. L’attacco dei Bolts mise invece a segno la bellezza di 467 punti.
Momento indimenticabile della stagione fu la vittoria interna contro i Buffalo Bills per 54-44.

Esordio eccezionale quello della stagione 1986: 500 yards di total offense portarono alla vittoria per 50-28 contro i Miami Dolphins al Jack Murphy Stadium. Tuttavia, i Chargers persero poi ben sette incontri di fila, il che spinse Don Coryell alle dimissioni.
Al Saunders guidò i Chargers nelle restanti partite, ma la squadra non combinò granché, e chiuse con un disastroso 4-12.

Nel 1987, sul parziale di 1-1, la NFL scese di nuovo in sciopero, e le dirigenze decisero di utilizzare delle riserve per non interompere la stagione; quelle dei Chargers vinsero tutte e tre le gare disputate. Al ritorno dei titolari, la striscia vincente continuò con quattro successi di fila ed un parziale di 8-1.
Tuttavia, i Chargers rimasero a secco di energie, e persero tutte e sei le restanti partite, una delle quali si chiuse con un vero e proprio “cappotto”, rimediato per mano dei Broncos nel gelo di Denver.
La sconfitta nella tormenta segnò anche la fine della carriera di Dan Fouts, che si ritirò come secondo passatore più prolifico della NFL, con 43.040 yards lanciate.

La prima stagione senza Fouts, sostituito da un disastroso Mark Malone (sole 1.580 yards lanciate), vide i Chargers in grave difficoltà: prova di ciò, il pessimo record finale di 6-10.
Al termine della stagione, il coach Al Saunders venne silurato, e rimpiazzato da Dan Henning, nonostante un buon finale di campionato dei Chargers, che vinsero quattro degli ultimi sei incontri.

Il 1989 vide sensibilissimi progressi da parte della difesa, che tenne gli avversari sotto i 20 punti in tutte le ultime quattordici partite in calendario. Fu l’attacco, invece, a stentare per tutta la stagione, specie il nuovo QB Jim McMahon, sempre alle prese con gli infortuni.
Il bilancio finale fu un pessimo 6-10.

Nel 1990, i Chargers scelsero Bobby Beathard come loro nuovo General Manager. La sua prima scelta al draft cadde sul LB Junior Seau, chiamato a guidare la giovane difesa dei Chargers.
Tuttavia, il quarto cambio in cabina di regia, con l’arrivo di Billy Joe Toliver, non portò alcun beneficio ai Chargers: i californiani chiusero ancora sul 6-10.

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Il devastante Junior Seau

Pessima partenza per i Chargers nel 1991, con cinque sconfitte nelle prime otto gare. Il bilancio finale fu di 4-12, con il quinto QB, John Friesz, in altrettanti anni.
Al termine della stagione, Dan Henning e tutto il suo coaching staff furono licenziati; sulla panchina di San Diego fu chiamato a sedersi Bobby Ross.

Il 1992 vide l’ennesimo cambio in cabina di regia, con l’arrivo di Stan Humphries: la mossa non parve azzeccatissima, dato che i Bolts persero le prime quattro gare stagionali. Tuttavia, sospinti da una potentissima difesa, i Chargers vinsero quattro incontri di fila.
Dopo aver perso per 16- 14 contro i Chiefs a Kansas City, i californiani misero a segno una striscia vincente di sette incontri: col record finale di 11-5, tornarono così alla conquista della AFC West. Era la prima volta nella storia che un team partito con 0-4 approdava ai playoff.
Al primo turno, la difesa di San Diego imbavagliò i Chiefs, piegandoli per 17-0 al Murphy Stadium. Tuttavia, una settimana dopo, i Chargers vennero bastonati per 34-0 dai Dolphins a Miami.

Nel 1993, Stan Humphries fu costretto a saltare diverse partite per infortunio, ed i Chargers giocarono in modo mediocre per tutto il campionato, chiusosi sull’8-8. Nonostante la stagione deludente, il PK John Carney stabilì un nuovo record, con 29 FGs consecutivi.

Esordio col botto nel 1994: Stanley Richard riportò un intercetto in meta correndo per 99 yards, dando il via ad un’indimenticabile rimonta vincente contro i Broncos, nell’incontro chiusosi sul 37-34 a Denver.
Due settimane dopo, il 99 fu ancora il numero magico: Stan Humphries imbeccò il WR Tony con un TD pass da 99 yards contro i Seahawks: i Bolts vinsero ancora in trasferta, questa volta per 24-10.
La formazione californiana continuò a giocare alla grande, con sette vittorie in otto partite. Tuttavia, seguirono poi quattro sconfitte in sei gare.
Quando il primo posto sembrava scivolargli tra le mani, i Chargers si ripresero prontamente, con una bella vittoria per 21-6 sui Jets a New York.
Una settimana dopo, i Chargers recuperarono lo svantaggio iniziale, sconfiggendo in trasferta gli Steelers per 37-34.
La partita era assolutamente ininfluente per gli Acciaieri, ma diede ai Chargers il bye per il primo turno di playoff, ed il record finale di 11-5.
Nel Divisional Playoff, opposti ai Miami Dolphins al Jack Murphy Stadium, i Chargers passarono subito in svantaggio, e si trovavano sotto 21-6 nel terzo periodo. Ma i Bolts cominciarono a correre bene, affidandosi a Natrone Means, ed iniziarono la rimonta contro la stanca difesa dei Dolphins. Mantenendo il possesso per la maggior parte del secondo tempo, i Chargersi si portarono sul 22-21, e si aggiudicarono l’incontro grazie all’errore di Pete Stoyanovich, il cui FG della disperazione terminò largo a destra.
Nel Championship AFC, i Chargers tornarono a Pittsburgh, questa volta con una posta ben più elevata in palio. Gli Steelers dominarono per tutto l’incontro, ma nell’ultima frazione furono i Bolts a portarsi in vantaggio, allorquando Stan Humphries imbeccò il TE Alfred Pupunu per il 17-13. Tuttavia, gli Steelers tornarono velocemente nella metà campo avversaria, ad un passo dalla endzone dei Chargers. La loro difesa serrò i ranghi, e non permise ai padroni di casa di varcare la goal line: Dennis Gibson deflettò il passaggio di Neil O’Donnell in situazione di 4° down, a 1’04” dal termine. Era fatta, i Bolts avevano staccato il biglietto per il Grande Ballo. Al loro ritorno a San Diego, i Chargers vennero accolti da 70.000 tifosi al Murphy Stadium.
Nel primo Super Bowl della loro storia, i Chargers si trovarono opposti ai San Francisco 49ers in quel di Miami, in una sfida tutta californiana. I Chargers vennero semplicemente annichiliti: i 49ers passarono velocemente in vantaggio, e si aggiudicarono infine il Lombardi Trophy con un agevole 49-26. Tuttavia, i Chargers entrarono negli annali, mettendo a segno la prima conversione da due punti nella storia del Super Bowl. Ed anche il punteggio finale fu da primato, con ben 75 punti sul tabellone.
Nonostante la sconfitta nella finalissima, furono 100.000 i tifosi che salutarono i Chargers al ritorno a casa.

Una tragedia funestò la vigilia della stagione 1995: David Griggs rimase ucciso in un incidente d’auto.
I Chargers esordirono con una sconfitta per 17-7 contro i Raiders ad Oakland. La loro stagione fu davvero difficile: sul parziale di 4-7, le speranze di playoff sembravano ormai svanite. Ma con cinque vittorie consecutive, ed un record di 9-7, i Bolts strapparono una Wild Card. L’avventura ebbe però vita breve: tra le mura amiche, il team californiano venne infatti piegato dagli Indianapolis Colts per 35-20.

La tragedia si abbattè ancora sui Chargers nell’offseason del 1996: il backup RB Rodney Culver e la moglie Karen rimasero uccisi nello schianto del volo ValuJet 592 nelle Everglades, in Florida.
I Chargers vinsero quattro delle prime cinque gare in calendario. Ma un infortunio alla spalla di Stan Humphries condizionò il resto della stagione, chiusasi sull’8-8.
Al termine del campionato, Bobby Ross diede le dimissioni, e venne sostituito da Kevin Gilbried.

Pessimo inizio quello della stagione 1997, con tre sconfitte nelle prime quattro gare. I Bolts sembrarono recuperare, con tre successi in quattro partite, ed un parziale di 4-4. Tuttavia, la carriera di Stan Humphries ebbe improvvisamente fine, a causa di un trauma cranico dalla dinamica impressionante.
Perdendo tutte e otto le restanti partite, i Chargers chiusero con un pessimo 4-12.

Nel 1998, la prima necessità dei Chargers era quella di rimpiazzare Stan Humphries in cabina di regia; grazie ad una trade up, si assicurarono il QB Ryan Leaf con la seconda scelta assoluta del draft.
Con Leaf da subito ai comandi, i Chargers vinsero le prime due gare. Ma presto le cose andarono malissimo. Dopo aver faticato nell’incontro successivo, Leaf si inimicò i media, e divenne assolutamente lampante che il ragazzo non era mentalmente preparato per giocare tra i pro.
Sul parziale di 2-4, i Chargers silurarono Kevin Gilbride, rimpiazzandolo con June Jones.
Tuttavia, Leaf non giocò affatto meglio, e venne panchinato dopo aver lanciato soli due TD passes a fronte di ben 15 intercetti.
I Bolts chiusero all’ultimo posto, con un disastroso 5-11. Al termine della stagione, la franchigia californiana scelse Mike Riley come nuovo coach.

Il 1999 vide l’arrivo del QB veterano Jim Harbaugh, e Ryan Leaf fuori per tutta la stagione a causa di un infortunio al polso.
I Chargers iniziarono molto bene, con quattro vittorie nelle prime cinque gare. Tuttavia, un infortunio ad Harbaugh condizionò il cammino dei Chargers, che persero i successivi sei incontri.
Harbaugh fece poi rientro, ed i Chargers terminarono la stagione in modo positivo: con quattro vittorie nelle ultime cinque gare, il bilancio finale fu di 8-8.
Al termine del campionato il GM Bobby Bethard, che aveva trasformato i Bolts in una contentende per il titolo, si ritirò, e venne sostituito da Ed McGuire.

La stagione 2000 dei Chargers fu realmente tempestosa: la squadra perse infatti le prime undici gare, spesso sul filo di lana, e sei volte per meno di un TD.
Il 26 Novembre, i Bolts ottennero la tanto sospirata prima vittoria grazie al piede di John Carney, che all’ultimo secondo mise a segno il FG del definitivo 17-16 contro i Kansas City Chiefs. Ma il successo non accese la miccia: i Chargers sembrarono addirittura peggiorare, e chiusero con quattro sconfitte di fila, che portarono il bilancio finale sull’1-15.
Al termine della stagione, Ryan Leaf venne rilasciato, dopo un campionato costellato di turnover, rivelandosi come uno dei più grossi bidoni nella storia della NFL.

Prima dell’inizio della stagione 2001, i Chargers ingaggiarono un nuovo GM: la scelta cadde su John Butler, che aveva diretto per anni i Buffalo Bills. Butler portò a San Diego alcuni giocatori dei Bills, tra i quali il QB Doug Flutie, scelto per fare da chioccia alla seconda scelta del draft, Drew Brees.
Tuttavia, fu la prima scelta, il RB LaDainian Tomlinson, a rubare la scena a tutti: sin dall’inizio di stagione, si rivelò infatti una vera macchina da punti.
I Bolts partirono alla grande, con un parziale di 5-2. Tuttavia, le prestazioni di Tomlinson cominciarono a calare, e Flutie si dimostrò eccessivamente incline ai turnover, tanto che i Chargers persero tutte e nove le ultime gare in calendario.
Il record di 5-11 valse ancora una volta ai Chargers l’ultimo posto. Al termine del campionato, Mike Riley venne licenziato, e rimpiazzato da Marty Schottenheimer.

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LaDainian Tomlinson sfugge all’avversario

L’era Schottenheimer a San Diego iniziò con quattro vittorie: al giro di boa, il parziale dei Bolts era un ottimo 7-1. Ma nella seconda parte di stagione, i Chargers faticarono oltremodo, vincendo solo una partita e chiudendo al terzo posto in classifica, con un mediocre 8-8 (da segnalare le quattro sconfitte consecutive nel finale di stagione).
Nonostante il tracollo nella seconda metà di campionato, LaDainian Tomlinson si confermò tra i migliori RBs della Lega, con 2.172 yards complessive e ben 15 TDs (miglior prestazione di squadra).
Al termine della stagione, si chiuse invece un’era a San Diego: il LB Junior Seau venne ceduto ai Miami Dolphins, dopo dodici anni con la maglia dei Chargers.

Il pessimo finale della stagione 2002 si estese anche all’inizio di quella successiva, con cinque sconfitte di fila, che sommate alle ultime quattro del campionato precedente, portarono il computo a nove.
Dopo aver messo fine alla striscia negativa con una vittoria esterna contro i Cleveland Browns, il tanto atteso ritorno a casa di Junior Seau nel Monday Night venne brutalmente cancellato, a causa di una serie di furiosi incendi a San Diego, che costrinsero i Chargers a disputare l’incontro a Tempe, Arizona. I Miami Dolphins piegarono i Bolts per 26-10.
Dopo una sconfitta per 20-7 rimediata a Chicago dai Bears, i Chargers decisero di panchinare un Drew Brees in perenne difficoltà in favore del 41enne Doug Flutie. Quest’ultimo fece girare l’attacco a dovere, ed i Chargers sconfissero i Minnesota Vikings per 42-28.
Ma fu solo un sollievo momentaneo, dato che i Chargers continuarono a stentare, e chiusero la stagione con un pessimo 4-12, che però diede loro la prima scelta assoluta nel draft.
Nonostante una stagione da dimenticare, i Chargers videro un raggio di luce nelle tenebre: LaDainian Tomlinson totalizzò 2.370 yards complessive in attacco, mettendo a segno 17 touchdowns.
Nel draft, i Chargers subirono un altro duro colpo: il prospetto di maggior livello, il QB Eli Manning (figlio dell’ex regista dei Saints, Archie, e fratello dell’NFL MVP uscente Peyton), rifiutò di giocare con la maglia dei Bolts, costringendoli a cederlo ai New York Giants in cambio della quarta scelta assoluta, il QB Phillip Rivers.

Nel 2004, approssimandosi l’inizio di stagione, i Chargers sono parsi una squadra in transizione, con il rookie Phillip Rivers in attesa di rimpiazzare Drew Brees, ed un conto alla rovescia per il coach Marty Schottenheimer.
L’esordio di stagione è stato buono, con una bella vittoria esterna per 27-20 contro gli Houston Texans. Dopo aver alternato vittorie e sconfitte nelle quattro gare seguenti, i Chargers sono andati vicini al colpaccio esterno contro gli Atlanta Falcons, ma hanno perso sul filo di lana per 21-20. Dopo quella sconfitta, i Chargers hanno dato il via ad una striscia vincente di ben otto partite consecutive, che ha portato alla conquista del titolo divisionale.
A guidare i sorprendenti Chargers, un Drew Brees in stato di grazia, capace di lanciare qualcosa come 3.159 yards e 27 TD passes. Al contempo, LaDainian Tomlinson ha disputato un’altra eccellente stagione, con 18 TDs e 1.776 yards in attacco. Sul fronte ricevitori, il carneade TE Antonio Gates ha sciorinato prestazioni eccezionali, con 13 TDs e 964 yards.
I Chargers hanno chiuso con un solido 12-4, allenati da quel Marty Schottenheimer in predicato di essere silurato ad inizio stagione, ed infine premiato come Coach of The Year.
Tuttavia, l’avventura ai playoff ha avuto breve vita: i Bolts sono stati infatti sconfitti in overtime per 20-17 dai New York Jets nel turno di Wild Card. I Chargers, in difficoltà per tutto l’incontro, hanno rimontato nell’ultima frazione di gioco, mettendo a segno dieci punti e mandando l’incontro ai supplementari, favoriti anche da un roughing the passer chiamato ai danni di Eric Barton.
In OT, quando i Chargers sono entrati in territorio avversario, Schottenheimer è diventato, però, eccessivamente conservativo: ha optato per un FG da 40 yards, che pareva di sicura realizzazione. Ma il pur bravo rookie Nate Kaeding l’ha fallito, cosa che il collega dei Jets non ha fatto.

I Chargers hanno iniziato la stagione 2005 senza il TE All-Pro Antonio Gates, sospeso per due gare da Marty Schottenheimer per essersi messo in holdout durante il training camp. I Bolts hanno evidentemente sentito la sua mancanza, perdendo le prime due gare in calendario, sprecando il vantaggio in entrambe le occasioni.
Nella Week 3 Gates ha fatto ritorno, ed i Chargers si sono preparati a mettere nel mirino il QB dei New York Giants Eli Manning, che in occasione del draft si era rifiutato di firmare per loro. Trascinati da un LaDainian Tomlinson capace di correre per 192 yards e segnare tre mete, i Chargers si sono imposti con un perentorio 45-23.
Sette giorni dopo, i Chargers si sono mantenuti caldi, piegando i New England Patriots per 41-17, con Tomlinson di nuovo protagonista (134 yards e due TDs); con quella vittoria, i Bolts hanno messo fine alla striscia vincente di 21 incontri casalinghi dei Pats.
Una settimana più tardi, San Diego è stata però sconfitta dai Pittsburgh Steelers allo scadere nel Monday Night, per 24-22. Dopo il successo sugli Oakland Raiders, i Chargers hanno visto terminare la striscia di 18 gare consecutive con almeno un TD di Tomlinson; in quell’occasione Nate Kaeding si è visto bloccare e riportare un FG in endzone, nell’incontro perso per 20-17 contro i Philadelphia Eagles.
Dopo la sconfitta esterna, i Chargers hanno vinto cinque partite di fila, portandosi sul parziale di 8-4. Ma una settimana prima del big match contro gli Indianapolis Colts, i Chargers hanno perso a sorpresa in casa contro i Miami Dolphins per 23-21.
Opposti in trasferta agli imbattuti Indianapolis Colts (13-0), con la qualificazione ai playoff a rischio, i Chargers hanno disputato la miglior gara della stagione: la difesa, guidata dal LB Shawne “Lights Out” Merriman (poi nominato Defensive Rookie of The Year) ha messo sotto grande pressione Peyton Manning per tutto l’incontro, ed i Chargers si sono portati sul 16-0 nel terzo quarto. Ma i padroni di casa hanno rimontato furiosamente, passando a condurre per 17-16 nell’ultima frazione di gioco. I Chargers sono nuovamente tornati avanti con un FG di Nate Kaending, chiudendo poi la gara con una splendida corsa vincente da ben 83 yards di Michael Turner.
Ma una settimana dopo i Chargers hanno perso in trasferta contro i Kansas City Chiefs per 20-7, con un acciaccato LaDainian Tomlinson limitato a sole 47 yards.
I Bolts hanno perso anche l’ultima di campionato contro i Denver Broncos per 23-7; ma oltre al danno, ecco la beffa: Drew Brees si è slogato una spalla, ed i Chargers hanno chiuso al terzo posto col record di 9-7.
Ma basta dare un’occhiata al loro calendario per capire quanto la classifica finale fosse bugiarda: non solo hanno dovuto affrontare dieci team con record vincenti, ma si sono anche dovuti sobbarcare quattro lunghissime trasferte per affrontare squadre della East Coast. Al termine del campionato, i Chargers hanno incredibilmente deciso di rilasciare Drew Brees, per puntare sulla prima scelta del draft 2004, il suo backup Philip Rivers.

Philip Rivers

Nel 2006, dopo aver fallito l’appuntamento con i playoff, i Chargers volevano mandare un messaggio nella prima gara stagione, un Monday Night in trasferta contro gli Oakland Raiders, e così hanno fatto: l’attacco dei Raiders è stato imbavagliato dalla difesa dei Chargers, e San Diego si è imposta per 27-0.
Sette giorni dopo, all’esordio casalingo, i Bolts sono stati altrettanto impressionanti, bastonando i Tennessee Titans con un impietoso 40-7; solo il TD pass della bandiera di Vince Young per Drew Bennett ha impedito alla difesa dei Chargers di chiudere le prime due gare senza concedere punti agli avversari.
La settimana seguente, è stato però l’attacco di San Diego ad andare in stallo: a Baltimore, i Ravens, dopo aver messo a segno un safety, hanno segnato nove punti negli ultimi minuti, finendo per imporsi col punteggio di 16-13.
I Chargers si sono ripresi prontamente nel secondo Monday Night della stagione, superando in casa i Campioni del Mondo in carica dei Pittsburgh Steelers per 23-13.
Nel turno successivo hanno sconfitto i conterranei San Francisco 49ers in trasferta per 48-19, trascinati dalle 334 yards di Phillip Rivers e dalle quattro mete di LaDainian Tomlinson.
Dopo la seconda sconfitta stagionale, per mano dei Chiefs a Kansas City (30-27), i Chargers hanno premuto sull’acceleratore, battendo, nell’ordine, i St. Louis Rams ed i Cleveland Browns.
Priva di Shawne Merriman, costretto a saltare la seconda partita (su quattro) per squalifica, dopo aver assunto sostanze proibite, la difesa dei Bolts ha concesso a Carson Palmer ed ai suoi Cincinnati Bengals qualcosa come 440 yards su passaggio e 41 punti. Ma l’attacco ha fatto il suo dovere: Rivers ha lanciato per 338 yards, mentre Tomlinson ha segnato quattro mete per la seconda volta in stagione, ed alla fine San Diego l’ha spuntata per 49-41.
Tomlinson ha calato il tris una settimana dopo: col successo esterno per 35-27 sui Denver Broncos, i Chargers si sono portati al comando della AFC West. Una settimana dopo, i Chargers si trovavano in svantaggio contro i mediocri Raiders nell’ultimo quarto: ma grazie ai due TDs di Tomlinson e ad un suo TD pass, i Bolts si sono imposti per 21-14.
Merriman è tornato in campo nella Week 13, ed i Chargers hanno conquistato la sesta vittoria di fila, superando in trasferta i Buffalo Bills per 24-21.
Nella sfida di ritorno contro i Broncos al Qualcomm Stadium, LaDainian Tomlinson è entrato nella storia, battendo il record di Shaun Alexander quanto a TD segnati in una sola stagione, ben 29, ed i Chargers hanno vinto la Division, superando Denver per 48-20.
I Chargers non hanno più perso in regular season, chiudendola con dieci successi di fila ed assicurandosi il vantaggio campo nei playoff, oltre a realizzare il miglior record nella storia della franchigia (14-2). Al contempo, grazie al suo record di 31 segnature, LaDainian Tomlinson è stato nominato sia Offensive Player of The Year che NFL MVP, superando l’ex compagno Drew Brees, protagonista di un’eccellente stagione d’esordio con la maglia dei New Orleans Saints. Degne di nota che le prestazioni di Shawne Merriman, che nonostante la sospensione di quattro gare è stato capace di guidare la NFL con ben 17 sacks; proprio quella sospensione gli ha impedito di essere nominato Defensive Player of the Year, dato che per molti votanti sono rimasti delusi dalla sua condotta.
Nei playoff, i Chargers hanno affrontato i New England Patriots, guidati da Bill Belichick; una sfida che certo non vedeva favorito Marty Schottenheimer, che aveva esperienze perdenti nei playoff. I Chargers sono partiti a spron battuto, portandosi sul 14-3, prima che i Patriots tornassero in partita con un TD allo scadere del primo tempo. Gli avversari si sono portati a -1, ed i Chargers sembravano essersi ripresi il controllo delle operazioni grazie al secondo TD di Tomlinson all’inizio dell’ultimo quarto, che ha portato il punteggio sul 21-13. Il tempo correva sul cronometro, ed in situazione di 4° e lungo sulle 41 yards dei Chargers, Tom Brady si è fatto intercettare da Marlon McCree. Ma quest’ultimo, anziché fermarsi e mantenere il possesso, ha tentato di riportare il pallone, che gli è stato strippato da Troy Brown; così i Patriots si sono ripresi, ed hanno avuto altri quattro tentativi a disposizione. Il loro drive si è concluso in modo vincente, con il TD pass di Brady per l’ex di turno, il WR Reche Caldwell. I Pats hanno pareggiato, con la conversione da due punti di Kevin Faulk su un direct snap. Anziché affidarsi a Tomlinson, Schottenheimer ha puntato sul gioco di passaggio, ma il tentativo di guadagnare velocemente yards è fallito. I Pats hanno ripreso palla, e sono passati a condurre per 24-21 a 1’10” dal termine. I Chargers hanno giocato il drive della disperazione, ma le chances di pareggiare sono svanite con l’errore di Nate Kaeding, il cui tentativo di trasformazione da 54 yards a 3″ dalla sirena è terminato corto: la stagione da sogno dei Chargers si è conclusa amaramente, con la sconfitta per 24-21.
Dopo la gara, sono iniziate a circolare voci sul fatto che il posto di Schottenheimer fosse a rischio. In un primo momento era stata annunciata la riconferma per la stagione 2007; non altrettanto per quanto riguarda l’OC Cam Cameron, divenuto HC dei Miami Dolphins, e il DC Wade Phillips, scelto dai Dallas Cowboys come allenatore capo. L’addio di entrambi i coordinator ha portato al siluramento di Marty Schottenheimer, in disaccordo col GM A.J. Smith sui nomi dei sostituti.
Smith ha poi nominato allenatore capo Norv Turner.

L’arrivo del nuovo HC ha coinciso col ritorno dei Chargers ai caschi bianchi delle origini: i Bolts speravano di cancellare la grande delusione della sconfitta ai playoff dell’anno precedente.
Nell’opener, l’attacco ha faticato ad entrare in partita; i Chicago Bears hanno infatti chiuso sul 3-0 all’intervallo. Ma con un TD pass da 17 yards di Rivers per Antonio Gates, i Chargers sono passati a condurre alla fine del terzo quarto, e grazie alla difesa hanno chiuso con la vittoria per 14-3.
Tuttavia, l’adattamento ad un sistema di gioco completamente nuovo si è rivelato inizialmente difficile: i Chargers hanno infatti perso per 38-14 nella Week 2 contro i New England Patriots in diretta televisiva nazionale; con quella sconfitta è iniziata una striscia negativa di tre incontri.
I Chargers si sono finalmente rimessi in carreggiata nella Week 5, in trasferta a Denver: lì i Bolts hanno inflitto ai Broncos la peggior sconfitta casalinga in oltre quarant’anni, un perentorio 41-3. A guidare gli scatenati Chargers è stata la difesa, capace di provocare tre turnover, uno dei quali, un fumble, è stato riportato in meta per 23 yards da Brandon Silver, mentre Michael Turner ha superato LaDainian Tomlinson quanto a yards corse (147).
Sette giorni dopo a San Diego, LT è tornato sotto i riflettori, correndo per 198 yards e segnando quattro TDs, coi quali i Chargers hanno sconfitto per 28-14 gli Oakland Raiders.
Il turno di riposo non è stato però tale per San Diego e la squadra: una serie di furiosi incendi ha infatti minacciato l’area intorno allo stadio, e diversi giocatori sono stati costretti ad evacuare le proprie case, aiutati dal team. Quando i Bolts sono tornati a calcare i campi, ad aprirgli la strada sono stati il Governatore Arnold Schwarzenegger ed i pompieri che si erano prodigati nella lotta contro le fiamme. Con il successo per 35-10 sugli Houston Texans, i Chargers hanno vinto per la loro città, superando quota .500.
Ma una settimana dopo hanno fatto un passo indietro, allorquando la loro difesa è stata schiantata dal rookie HB dei Vikings Adrian Peterson, che ha stabilito un record per una singola gara, correndo per 296 yards e tre TDs: grazie a lui, Minnesota si è imposta per 35-17.
I Chargers si sono ripresi al ritorno a casa: Darrren Sproles ha riportato un kickoff e un punt in meta, e la difesa ha messo a segno ben sei intercetti ai danni di Peyton Manning; i Bolts hanno così piegato gli Indianapolis Colts per 23-21. Tuttavia, una settimana dopo è giunta una nuova battuta d’arresto, stavolta contro i Jacksonville Jaguars, vittoriosi per 24-17.
Ma quello è stato l’ultimo passo falso della stagione: da lì in avanti, Norv Turner, il coaching staff e la squadra hanno trovato l’alchimia giusta, chiudendo la regular season con sei vittorie di fila ed aggiudicandosi il titolo divisionale col record di 11-5. Nei playoff, i Chargers speravano di cancellare le delusioni dell’anno precedente, ma sono partiti col freno a mano tirato, sotto per 6-0 contro i Tennessee Titans. Ma com’era accaduto all’esordio stagionale, è stata la difesa a tenerli in partita, consentendo all’attacco di rimettersi in carreggiata nel secondo tempo: con un TD pass da 25 yards di Rivers per Vincent Jackson, i Bolts sono passati a condurre verso la fine del terzo quarto, vincendo poi la prima gara di playoff in tredici anni col punteggio di 17-6.
Opposti in trasferta ai Campioni uscenti, gli Indianapolis Colts, sette giorni dopo, i Chargers hanno subito una grave perdita, con la distorsione al ginocchio di LaDainian Tomlinson nel secondo quarto. Ma Phillip Rivers è salito in cattedra, ed ha messo a segno tre TD passes, uno dei quali da 56 yards per Darren Sproles, che ha portato i Chargers a condurre per 21-17 nell’ultimo gioco del terzo quarto; in quell’azione, però, si è infortunato lo stesso Rivers. Se i Chargers volevano vincere, avrebbero dovuto farlo con i backup, sia in cabina di regia che nel backfield. Quando i Colts sono ripassati in vantaggio, le cose si sono complicate terribilmente per San Diego. Ma il backup QB Billy Volek ha condotto un buon drive, segnando con una sneak che ha portato i Chargers avanti per 28-24, risultato poi conservato fino alla fine grazie alla difesa.
Nel Championship AFC, contro gli imbattuti New England Patriots, i Chargers (con LaDainian Tomlinson e Phillip Rivers in non buone condizioni) erano dati come ovvi sfavoriti. Mentre non c’è stato nulla da fare per LT a causa del dolore al ginocchio, Rivers in qualche modo è riuscito a rimettersi in piedi; i Chargers hanno messo in campo tutto ciò che avevano. Ma alla fine i Pats hanno messo in cassaforte la vittoria nell’ultimo quarto, approdando al quarto Super Bowl in sette anni col punteggio di 21-12.

Dopo l’ottimo finale della stagione precedente e la partecipazione  al Championship, i Chargers hanno iniziato il campionato 2008 col sogno di approdare al Grande Ballo. Purtroppo, un infortunio al ginocchio di Shawne Merriman ha avuto un forte impatto sulla difesa di San Diego, tanto che i Bolts hanno perso all’esordio per 26-24 contro i Carolina Panthers; a sigillare la vittoria, il TD pass da 14 yards di Jake Delhomme per Dante Rosario allo scadere.
Una settimana dopo, la sconfitta contro i Denver Broncos, per 39-38, è stata ancor più frustrante: dapprima il QB avversario Jay Cutler ha imbeccato Eddie Royal con un TD pass, dopodiché la decisiva conversione da due punti è giunta a soli 24″ dal termine. La rimonta di Denver è stata ancor più frustrante, a causa di un errore del capo arbitro Ed Hochuli, che ha considerato come passaggio incompleto un fumble di Cutler, mantenendo in vita il drive che avrebbe poi portato al successo i Broncos.
I Chargers hanno sfogato tutta la propria frustrazione contro i New York Jets, piegandoli per 48-29 e conquistando il primo successo stagionale. Ma i Bolts hanno continuato a stentare, giungendo al giro di boa con un misero 3-5: tra quelle sconfitte, anche il 37-32 per mano dei New Orleans Saints al Wembley Stadium di Londra.
Reduci dal turno di riposo, i Chargers hanno rischiato nuovamente di capitolare all’ultimo minuto, ma l’errore nella conversione da due punti dei Chiefs a 23″ dal termine ha consentito a San Diego di spuntarla per 20-19.
Sono poi giunte tre sconfitte di fila, che hanno portato il bilancio sul 4-8. Con i playoff apparentemente fuori portata, i Bolts hanno bastonato i Raiders per 34-7.
Sette giorni dopo, i Chargers sembravano ormai ad un passo dall’eliminazione, sotto per 21-10 in trasferta a Kansas City a meno di 2′ dalla fine. Ma inaspettatamente sono andati a segno, con un TD pass da quattro yards di Rivers per Malcolm Floyd; dopo aver fallito la conversione da due punti, i Chargers hanno ricoperto l’onside kick, mantenendo vive le speranze di vittoria. Quest’ultima è giunta col TD pass di Phillip Rivers per Vincent Jackson a 36″ dalla sirena, che ha fissato il punteggio sul 22-21.
I Chargers hanno conquistato la terza vittoria di fila una settimana dopo, segnando 21 punti consecutivi contro i Tampa Bay Buccaneers, piegati per 41-24. Quel successo, e la contemporanea seconda sconfitta consecutiva dei Denver Broncos, hanno rimesso le chances di playoff nuovamente nelle mani di San Diego, che necessitava di una vittoria casalinga proprio sui Broncos per vincere la Division col record di 8-8.
In diretta televisiva nazionale nel Sunday Night, i Chargers hanno vendicato la precedente sconfitta, chiudendo il primo tempo sul 24-6 e non guardandosi più alle spalle; LaDanian Tomlinson, che talvolta era sembrato un giocatore normale durante la stagione, è tornato nella forma smagliante del 2006, segnando tre mete e portando i Chargers al successo per 52-21. I Bolts sono così diventati la prima squadra nella storia della Lega a raggiungere i playoff dopo una partenza sul 4-8. Nella sfida di Wild Card, i Chargers hanno giocato in trasferta contro gli Indianapolis Colts, giunti ai playoff dopo aver vinto ben nove gare consecutive. Ma con Darren Sproles ai comandi nel backfield, i Chargers sono sempre rimasti a contatto degli avversari, tanto che la partita è giunta ai supplementari, dopo che i primi quattro quarti si erano chiuso sul 17-17, grazie al FG da 26 yards di Kaeding a 26″ dal termine. I Bolts hanno vinto il coin toss, e Sproles ha continuato a confondere i Colts, correndo intoccato per 22 yards e segnando il TD della vittoria; San Diego ha quindi battuto Indianapolis nei playoff per la seconda stagione di fila.
Ma l’avventura nella postseason si è chiusa sette giorni dopo, con la sconfitta per 35-24 per mano dei futuri Campioni del Mondo dei Pittsburgh Steelers nel Divisional Playoff.

Nel 2009 i Chargers hanno esordito con uno scontro diretto, opposti in trasferta agli Oakland Raiders nel Monday Night. La gara è stata più dura del previsto per i Bolts, che pur imponendosi per 24-20 hanno chiuso l’incontro piuttosto ammaccati, dato che i vecchi rivali hanno giocato in modo molto fisico. Due uomini di linea hanno infatti lasciato anzitempo il campo, Nick Hardwick e Louis Vasquez, insieme a LaDainian Tomlinson. San Diego ha anche perso, per tutta la stagione, il DT Jamal Williams.
Gli infortuni hanno giocato un ruolo decisivo nella sconfitta per 31-26 contro i Baltimore Ravens nel primo incontro casalingo; dopo cinque gare, il bilancio dei Chargers era di 2-3. Lentamente i Chargers hanno apportato degli aggiustamenti, che hanno visto Tomlinson sostanzialmente escluso dall’attacco, mentre Phillip Rivers ha realizzato il primato personale di 4.254 yards su passaggio e 28 TD passes.
Dopo le vittorie consecutive contro Kansas City Chiefs e Raiders, i Chargers hanno superato i New York Giants in trasferta a Meadowlands, con un finale al cardiopalma. Sotto per 20-14 a 2′ dal termine, Phillip Rivers ha orchestrato un drive da 80 yards, imbeccando Vincent Jackson con un TD pass da 18 yards a 21″ dalla sirena, che ha dato il successo ai Bolts per 21-20.
Una settimana dopo, a rubare la scena è stato LaDanian Tomlinson, che segnando due mete ha superato Marcus Allen quale terzo miglior RB di sempre, trascinando i Chargers al successo sui Philadelphia Eagles per 31-23.
I Bolts si sono installati saldamente al comando della AFC West battendo per 32-3 i Denver Broncos in trasferta, vendicandosi della sconfitta patita nella Week 6 e portandosi sul 7-3. San Diego ha continuato a dominare per il resto della stagione, vincendo il quarto titolo divisionale consecutivo ed il quinto in sei anni, col record di 13-3.
Giunti ai playoff sull’onda di undici successi di fila, i Chargers erano considerati una delle squadre da battere.
Dopo il bye al primo turno, i Chargers hanno ospitato i New York Jets nel Divisional Playoff. Da subito i Chargers hanno dominato l’incontro, controllando sia l’orologio che il campo. Ma alla fine del primo tempo erano in vantaggio solo per 7-0, dato che il kicker Nate Kaeding aveva fallito due FGs, uno dei quali da 36 yards sul secondo possesso di San Diego. I Jets hanno messo i primi punti a referto nel terzo quarto grazie ad un FG, e l’inerzia è passata dalla loro parte. Verso la fine del terzo periodo, con il pallone sulle proprie cinque yards, Phillip Rivers ha commesso un grave errore: il suo lancio, inteso per Antonio Gates, è stato infatti intercettato da Jim Leonhard sulle 16. I Jets sono passati a condurre nell’ultima frazione di gioco, allorquando Mark Sanchez ha capitalizzato al meglio il turnover avversario, con un TD passa da due yards per Dustin Keller. I biancoverdi hanno ulteriormente aumentato le distanze, portandosi sul 17-7 grazie ad una splendida corsa da 53 yards di Shonn Greene. Al contempo, i Chargers hanno seguitato a stentare, e Kaeding ha fallito la terza trasformazione della serata. I Bolts hanno segnato a 2’14” dal termine con una corsa da una yard di Phillip Rivers, ma i Jets hanno recuperato il successivo onside kick e consumato i secondi sul cronometro; la vittoria per 17-14 li ha così proiettati al Championship AFC.
Dopo l’ennesima delusione ai playoff, i Chargers hanno profondamente ristrutturato il proprio roster durante la offseason, rilasciando nientemente che LaDainian Tomlinson: quest’ultimo, ironia della sorte, è approdato proprio ai Jets.

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Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.