Euforia a Chicago, i Bears dominano ancora.
Il volto di Brian Urlacher dopo il touchdown di Lee Evans è tutto un programma; prima meta su lancio subita in casa dopo più di un anno, sul 40-0 per i Bears non dovrebbe essere un dramma, eppure lui, l’indiscusso leader della più grande difesa attualmente presente in NFL resta scuro ed insoddisfatto. Forse perché Lovie Smith ha fatto giocare, per tutto il quarto periodo, giocatori della squad 2, sia in difesa che in attacco, per non rischiare infortuni, per valutare altri uomini. E’ fatto così Smith, cauto nelle scelte, raramente un azzardo; si fida di ciò che ha e prova a tirarne fuori il meglio, ma non ama tirare troppo la corda. Qualcuno già si chiede se alla week 17 i giochi saranno già fatti come si comporterà contro Green Bay, una sfida che a Chicago non si può mai perdere. Questo a prescindere.
Il touchdown di Evans evita uno shutout e salva l’onore di Buffalo, grazie a un fumble di Benson che aveva dato buona posizione di campo alla squadra di Dick Jauron, proprio ex allenatore di Chicago. Una sfida dentro la sfida: Jauron contro Smith, gli ultimi due coaches, in ordine di tempo, a riportare la squadra ai playoffs, con il primo capace di ottenere un pesantissimo 13-3 che fece tremare la NFL. Nulla a che vedere con la squadra di oggi, capace di schiantare i suoi bufali nel giro di un paio di quarti segnando, come ormai di consuetudine, in ogni modo. Nemmeno una difesa rimaneggiata soffre contro J.P. Losman e compagni, anzi dà persino l’opportunità di dimostrare una volta in più a Mark Anderson (2 tckl, 2 sacks, 1 FF) chi sia il vero candidato all’utlimo Steal of Draft. La partita è cominciata subito in discesa grazie ad un errore del long snapper dei Bills il quale, snappando troppo basso l’ovale, ha provocato l’errore di Brian Moorman causando un fumble ricoperto da Brandon Ayanbadejo. Robbie Gould ha potuto così mettere i primi tre punti della gara e dare il via a un’altra grande giornata per Chicago.
Il giovane kicker segnerà anche il 6-0 nel primo quarto concludendo poi la gara con un 4/4 che gli ha permesso di generare la miglior striscia di field goal validi da inizio stagione per la propria franchigia. Un giorno perfetto per festeggiare visto soprattutto come sono andate le cose nel secondo periodo. Bene per Rex Grossman, un po’ freddo all’inizio ma esplosivo nei drive tra fine primo quarto e metà secondo all’interno dei quali ha guidato la squadra sempre all’interno della redzone generando poi altrettanti TD. Due su passaggio, per il solito Bernard Berrian e per Rashied Davies, ed uno, il primo in carriera, su corsa di Cedric Benson.
Archiviato il terzo periodo con un altro calcio e Buffalo assolutamente incapace di reagire, nell’ultima frazione ecco i rincalzi, con Brian Griese che può scaldare il braccio (4/4, 29 yds) e Cedric Benson (14/48) che può segnare addirittura una seconda meta. Dopo un suo fumble, infine, il drive vincente dei bills, quello che ha reso un po’ più triste il pomeriggio di Urlacher, ben consapevole che, tale primato, potesse resistere un’altra giornata ancora.
Dopo una passeggiata come questa resta solo lo spazio per le chiacchiere e l’euforia, per commenti su una partita vinta sin troppo facilmente contro un avversario che si presentava in forma. Si temevano la mobilità di J.P. Losman e le corse di Willis McGahee, con il risultato che la difesa si è messa sugli scudi concedendo appena 145 yards (58 nette su corsa e 87 su lancio), piazzando tre sacks, altrettanti intercetti (Lance Briggs, Alex Brown ed il “solito” Ricky Manning) e forzando un fumble. Difesa che, nel primo tempo, ha creato i presupposti per giungere a tre take away e tre three and out, mentre nella ripresa, prima di concedere il famoso touchdown, si era accontentata di due soli turnover a favore e di nuovo tre punt giunti dopo tre giochi appena. Insomma, verrebbe da dire che quando Buffalo riusciva ad arrivare al punt poteva quantomeno tirare un sospiro di sollievo.
L’attacco ha fatto il suo dovere come al solito. Grossman non ha spinto più di tanto, il suo 15/27 per 182 yards e due TD vale per il rating più che per i numeri ed è figlio di un’ottima prestazione ottenuta nella fase centrale durante la quale il QB ha pescato bene parecchi target ottenendo il solito big play su Berrian (62 yards, record stagionale) e mandando in meta i compagni. La linea ed il running game stanno tornando quelli di un anno fa, duri e compatti, con Thomas Jones che, pur senza segnare, ha sfondato per la prima volta in stagione le 100 yards fermandosi per l’esattezza a 109 su 22 portate e dimostrando di essere tornato completamente operativo. Bernard Berrian infine: non ci sono più parole per questo WR capace di correre tracce profonde senza aver mai un CB in grado di incollarsi a lui e perfetto a ricevere tanto nel mezzo braccato dagli avversari, quanto in acrobazia se l’over the shoulder dovesse risultare un tantino lungo. Solo un piede sulla linea vanifica un suo secondo TD lanciato da Grossman da distanza incredibile, ma questo non sminuisce una prestazione sopra le righe da 97 yards.
Unica nota stonata Muhsin Muhammad, in forte difficoltà coi propri marcatori, cercato poco e spesso anticipato con l’aggiunta di un drop piuttosto clamoroso. Il suo 2/10 stona un po’ con l’andamento ottenuto finora, ma visto il ritorno in pianta stabile di Desmond Clark, l’attacco di Chicago può permettersi anche qualche pausa di Moose.
Alla fine, insomma, un 40-7 che proietta i Bears sul 5-0 con il miglior risultato per punti segnati e subiti nella lega, fattore che, insieme al record vinte/perse, non si verifica dal 1956 quando i Lions di Raymond Parker partirono a razzo per chiudere poi 9-3 proprio dietro ai Bears. Un record condito da prestazioni che cominciano a far sprecare i paragoni con il lontano e mitico 1985, stagione dell’unico Super Bowl vinto dalla franchigia dell’Illinois. Presto, troppo presto per parlare, ma Chicago sta pian piano accumulando la consapevolezza che serve ai grandi team per puntare in alto, sta imparando a giocare a tutto tondo, variando in attacco come in difesa, conducendo i giochi e dominando le partite. Quello che si chiedeva a coach Smith ad inizio anno, una stagione che confermasse la forza e la rinascita dei Bears, non un altalenante cammino verso dei playoffs che, visto la division di militanza, per tanti, forse troppo, sembravano scontatissimi. Chicago sta dimostrando di saper vincere e di saperlo fare bene, quanto questo sia sufficiente, per il 2006, non lo sappiano, ma la strada per dominare la NFL e rimanere nell’elite in pianta stabile per un po’ è quella giusta e, nessuno di noi, si stancherà mai di ricordarlo.
L’euforia può sembrare tanta, ma da queste parti si aveva voglia di grande football, di continuità, di sogni che, prima o poi, finiranno. Nessuno però dimentica che lovie Smith è arrivato a Chicago per vincere il Super Bowl e, continuando così, potrebbe non tardare il suo incontro con una finalissima. La strada è perfetta, resta da fissare l’appuntamento perchè poi, si sa, certi treni non passano più.