Disastro Grossman, i Bears cadono al Foxboro.

Non è un dramma la sconfitta di Chicago di domenica in casa dei New England Patriots, non lo è perchè il record di 9-2 garantisce un buonissimo vantaggio nella NFC North, né lo è per la conference dove il suddetto punteggio e un calendario d’ora in poi più morbido, assicurano una corsa abbastanza agevole verso il fattore campo nei playoffs di gennaio. A guardare bene non lo è nemmeno sotto forma di risultato, un 17-13 per i Pats che non dà l’idea di dominio assoluto, anzi. E allora il problema dove sarebbe?, si chiederà qualcuno. Partiamo dai lati positivi, perchè il dubbio che sta travolgendo la Chicago del football e i suoi fans è cosa seria, sportivamente parlando.

La difesa è stata semplicemente eroica, come sempre, ha recuperato cinque palloni, ha pressato sul profondo ogni receiver per disturbare i lanci di Tom Brady e permettere due intercetti di Charles Tillman. Ha visto un Brian Urlacher guidare bene le operazioni, Lance Briggs forzare due fumble e Chris Harris sostituire a tempo pieno l’infortunato Todd Johnson in modo esemplare. Dei cinque turnover forzati, l’ultimo è giunto a meno di due minuti dal termine e aveva dato la chance finale proprio all’attacco, poi sprecata sul terzo intercetto di un incredibile Asante Samuel.

Buone le notizie anche dal running game, con ben 153 yards corse in faccia alla seconda miglior difesa della lega, grazie a un Thomas Jones (23/99) che sta finalmente ritrovando la continuità degli anni passati e a un Cedric Benson (10/46, TD) capace di evidenziare una presenza fisica pazzesca e di poterla sfruttare per rotture di blocchi e chiusure di down importanti. Il dubbio ricade di nuovo su Rex Grossman (15/34, 176 yds, 3 INT) di nuovo vittima del mal di trasferta e, soprattutto, di una discontinuità che ogni volta che raggiunge i punti più bassi rischia di compromettere le partite.

Coi Cardinals salvò tutto la difesa, con Miami non c’è stato niente da fare, mentre coi Jets è bastato non forzare spesso, avere pazienza ed aspettare l’errore avversario, insomma senza lode né infamia per dirla tutta. Grossman è il giocatore atteso da quattro anni che oggi si trova al limite per quel che riguarda l’affetto di buona parte dei tifosi. I giornalisti preferiscono mantenere il profilo basso, il loro è un lavoro, e si rendono conto di aver a che fare con un “rookie”. Chi non sembra capirlo è il coaching staff, che spinge sempre troppo “oltre” il quarterback, anche quando è evidente che per lui la stagione è stata anche già troppo lunga, ormai colpito da una crisi psicologica e fisica e assolutamente incapace di agire e ragionare in situazioni difficili come le gare in trasferta, tra il frastuono del pubblico di casa e il fattore campo assolutamente avverso.

E’ ormai chiaro che la partita si giocherà sul fattore campo, se Chicago lo otterrà allora potrà dire la propria e sperare di andare avanti anche in gennaio, diversamente la sconfitta sarà quasi sicura. Lovie Smith ha ammesso che pur non essendoci nessuna controversia e nessuna gara tra QB a Chicago, il buon Rex abbia giocato comunque male un paio di palloni, anche se lui stesso è reo di aver sbagliato “molte chiamate”. Tre intercetti e un fumble in una gara dove Richard Seymour ha bloccato un calcio di Robbie Gould, smorzato un punt di Brad Maynard, creato l’unico sack contro Grossman. E dove Samuel ha fatto il bello e il cattivo tempo nella marcatura a uomo; due intercetti sono quasi e solo esclusivamente merito suo, l’ultimo è una palla appena lunga di Grossman in una situazione dove, visto come andavano le corse, portare palla via terra almeno ai primi giochi sembrava la soluzione più logica.

Se Grossman riducesse del cinquanta percento i propri errori Chicago dormirebbe sonni tranquilli, ma la paura del giocare fuori casa e la capacità di non farsi ingoiare dalla frustrazione al primo errore, sono problemi che deve risolvere in casa propria. Quasi sempre, quando Chicago va in svantaggio, la squadra perde oppure prega nel miracolo difensivo; a volte sarebbe giusto, come a Minneapolis, che fosse proprio l’attacco a cambiare la partita e ribaltare il risultato. Se da Grossman non ci si può aspettare tanta esperienza, ci si aspetta quantomeno che conquisti tranquillità in un huddle che lo considera comunque un leader; così come ci si aspetta che la linea si riprenda e giochi meglio in pass protection; così come ci si aspetta che Lovie Smith tuteli al meglio la propria “creatura”, cominciando a usare Grossman sul profondo solo per colpi a sorpresa e solo quando questo non rischia di abbattere psicologicamente il ragazzo. Il #8 dei Bears sa di avere tra le mani una responsabilità immensa, e sa di aver fatto ottime cose quest’anno; ma sa anche di aver buttato via gare e palloni in modo risibile e di aver bisogno di controllare meglio la propria psiche.

Esaltarsi quando va bene e abbattersi quando va male non è buono per un giocatore di football. Dopo la partita noioso ma ragionata contro i New York Jets ci si aspettava che Chicago continuasse a giocarsela in modo più conservativo per preservare Grossman e sfruttare i turnover che la difesa crea in continuazione. Invece si è sbagliato, e anche tanto. Non solo Grossman, per carità, ma certamente lui più di altri; resta ad vedere quanto migliorerà il ragazzo e quanta fiducia potrà catturare nelle prossime gare verso la fine di stagione, sperando che il pubblico abbia ancora la dovuta pazienza. Gennaio è dietro l’angolo, e Grossman, paradossalmente, si sta giocando ben più dei playoffs NFL.