Quali Bears ai Playoffs?
Sorvolare sulla gara di domenica notte contro Green Bay sembra il minimo indispensabile per qualsiasi tifoso della squadra di Chitown che abbia voglia di sperare in qualcosa di buono per la postseason che vedrà i Bears impegnati nel Divisional NFC con avversario da definire. Meglio sorvolare su una gara che ha evidenziato una difesa stanca ed impacciata, incapace di leggere (e reggere) il gioco aereo avversario e di regalare l’impatto decisivo che ci si aspetta da essa. La difesa di Chicago, insomma, non vince più le partite, non ce la fa; almeno, non riesce a farlo da sola. Quindi sorvoliamo anche sull’attacco o, meglio, stendiamo un velo pietoso su quanto fatto dal gioco offensivo, capace di realizzare una sola meta e di concedere 13 punti (su 26) alla difesa dei Packers.
Ormai non ci si chiede nemmeno più quale sia il reale valore di Rex Grossman (2/12, 33 yds, 3 INT), partito come un missile a settembre, infilatosi in un tunnel di alti e bassi e uscito, di nuovo, a pezzi da una sfida che non poteva non essere tranquilla. Il fatto è, però, che Grossman è finito in pessime mani e non sono pochi i tifosi che, pur fischiando lui, non credono più che il progetto Ron Turner (offensive coordinator) debba avere seguito. Non è arrivata la West Coast Offense promessa nella primavera 2005, periodo del suo arrivo, non c’è varietà di giochi, esiste poco e nulla dalla shotgun, poche varianti e le chiamate sono (eufemismo) prevedibilissime. Grossman sta dimostrando limiti mentali e senza il suo pieno recupero Chicago ha poche chances di avanzare in postseason; con la difesa che perde colpi (dio benedica Mike Brown e Tommie Harris e non solo i soliti noti -Brian Urlacher-) l’attacco deve assolutamente mettere numeri in tabellone, altrimenti si rischiano figuracce ben peggiori del 7-26 subito nella gara più attesa dell’anno sulle rive del lago Michigan, zona Soldier Field.
Inutile dire che sia tardi per cercare di recuperare un QB che ormai ha dimostrato di dipendere troppo dall’andamento della gara e che quando commette un errore se lo porta a spasso per tutta la partita, capitolando un gioco dopo l’altro senza convinzione, senza tenacia. Inutile dire anche che il veterano Brian Griese sarebbe adatto in postseason solo per affossare del tutto l’umore di Grossman e cacciare, a fine stagione, entrambi. Griese ha sì connesso con Mark Bradley per un big play che ha regalato l’unico TD dei Bears, ma si è fatto intercettare a sua volte in due occasioni e non ha certo mostrato maggior sicurezza del giovane compagno; farà freddo, a Chicago, ma il sangue di Griese non scende troppo di temperatura, anzi…
Unica nota positiva il secondo anno Cedric Benson, coinvolto in 14 giochi e capace di correre 109 yards (13 portate) e riceverne 22 (una ricezione); almeno qualcosa di buono, sotto il gelido e pallido sole dell’Illinois, comincia a muoversi. Due settimane per riflettere, preparare la gara, e giocarsi tutta la stagione in un attimo. Ci sarà bisogno dei migliori Bears per togliersi qualche soddisfazione in questi playoffs, perchè quelli di domenica notte (ma anche quelli di Boston, Tempe e contro Miami e Minnesota nel rematch) non andrebbero da nessuna parte, con tanti onori per Brett Favre, di nuovo corsaro nello stadio che, in America, lo ha sempre amato meno di chiunque altro.