Draft, il primo passo della stagione 2007
Se ne è andato il primo giorno di draft, se ne sta andando il secondo, con meno clamore, meno sorprese e, probabilmente, meno interesse. Anche se dal quarto giro in avanti è probabile trovare proprio quegli uomini che in futuro costituiranno la vera ossatura delle squadre NFL e, perché no, quei prospetti rimasti nascosti che poi esplodono al top durante la carriera professionistica, resta il primo round quello dal sapore hollywoodiano, quello dei nomi che per mesi girano tra scout, analisti e appassionati. In ogni testa, su ogni lavagna, su ogni computer.
Ha aperto le danze Roger Goodell, commissioner della Lega che in diretta mondiale (grazie allo streaming di NFL Network offerto dalla pagina principale del sito della National Football League) ha detto la più gradita delle cose, ovviamente per le orecchie di ogni tifoso. “Con questo passo” ha annunciato Goodell, “si apre la stagione Nfl 2007”; applausi. Goodell ha strane idee per la testa, alcune delle quali potrebbero scatenare un Seconda Guerra Civile americana (Super Bowl all’estero? Qualcuno dice così…), e non quella della fantapolitica pellicola di Joe Dante, ma una vera rivoluzione, con tanto di forche e fucili.
Ma la frase con cui Goodell ha aperto la cerimonia ci ha fatto sentire tutti un po’ più vicini a settembre; subito dopo il via alle scelte, con le telecamere che cercano gli sguardi tesi e divertiti dei due favoriti: JaMarcus Russell e Calvin Johnson. Chi prende Oakland, chi prende? Russell o CJ? Le chat di tutto il mondo intasate da tifosi che scommettono, parlano e commentano negli spazi virtuali offerti dalla rete come nei forum di mezzo pianeta, come veri analisti, come i tifosi stipati nelle Draft Rooms organizzate da ogni team in ogni città della Nfl. Chi prende appunti, chi la spara grossa, chi finge di avere voci da insider della squadra e tanti tifosi che incrociano le dita. “With the first pick of the 2007 draft…” con la prima scelta del draft 2007… e arriva Russell. Qualcuno fischia e ti viene da pensare che siano tutti per Calvin Johnson, il fenomeno assoluto del draft. Poi arriva Detroit che pesca proprio CJ, ma qualcuno fischia ancora; saranno tutti per Brady Quinn pensi o, più semplicemente, è la politica Lions che non convince, con il quarto receiver scelto in cinque draft al primo giro.
Quando anche Cleveland passa su Quinn, ragazzo di casa, dell’Ohio, terra dove si mastica football più di ogni altra cosa e patria di sviluppo del football, della Nfl, della Hall of Fame e chi più ne ha più ne metta, il pubblico non ci crede. Il quarterback di Notre Dame, con tutta la pubblicità che si è fatto, sorride, lo aspettano le calde spiagge di Miami o il dome di Minneapolis. Niente. Il dramma si consumerà lento, tra urla incredule del pubblico, telefoni bollenti, sms mandati al vicino di casa che è uscito per annaffiare le rose convinto che Brady Quinn, l’uomo di Charlie Weiss, non un coach come un altro, sia comunque tra i primi dieci. Finirà, com’è giusto che sia, proprio a Cleveland, dopo l’ennesima trade della giornata, uno scambio che ha portato a Dallas la prima scelta dei Browns del 2008 e consegnato il quarterback del futuro al suo Stato di nascita, quando ormai persino i tifosi di Indianapolis erano convinti di poterlo avere come riserva dorata del grande Peyton Manning. La faccia di Quinn, quando esce dopo la chiamata, è quella di chi ha avuto paura; paura che il suo turno non venisse mai, dopo che i primi “rifiuti” erano stati sottolineati da sorrisi, all’inizio, a sbuffate sempre più nervose dopo le scelte di Minnesota e Miami. Poi era sparito, lontano da telecamere e occhi indiscreti, fino al rientro, col sorriso, il sudore freddo sulla fronte e la voglia di urlare al mondo tutto lo sfogo per una frustrazione che, scelta dopo scelta, cominciava a pesare nel cuore del quarterback come il più grande dei macigni. Fortuna che c’è Cleveland, che non dimentica i propri ragazzi, che ha conosciuto il peggiore dei rifiuti, qualche anno fa, quando fu cancellata dal professionismo e che sta cercando, con tutte le forze, di riemergere dai bassifondi della Lega.
Va peggio ad Alan Branch, previsto in caduta libera ma addirittura fuori dal primo giro, come Paul Posluszny, linebacker da Penn State che qualcosa di più meritava di certo. Al di là della parentesi scherzosa, televisiva, e di tutto quanto un evento come il draft riesce a muovere (un plauso alla Nfl che comincia a capirne il senso nei confronti di sempre più appassionati fuori dagli States e regala la diretta) al di fuori della curiosità di vedere quanti mock siano stati azzeccati o chi prenderà la propria squadra del cuore, piuttosto che la più odiata, il Draft 2007 ha regalato più di un sussulto e messo in evidenza l’intenzione di molte squadre di puntare sui WR anche quando non sembrava strettamente necessario. E’ il caso di Miami che passa Quinn per portarsi a casa Ted Ginn da Ohio State, veloce e ottimo ritornatore, ma inferiore a tanti altri prospetti. I Colts, che con la 32 vanno a loro volta su Anthony Gonzales, stesso ruolo e stessa scuola di Ginn quando, dopo aver perso Cato une, un Posluszny ci sarebbe stato proprio bene tra i campioni del mondo. E’ stato anche il draft delle trade, degli scambi tra le squadre, molto frequenti e che sono andati a coinvolgere i giri più bassi e quelli del 2008, dando una buona visione del duro lavoro di scout, general manager e coach, sempre pronti col telefono in mano a muoversi, studiare tattiche e nomi in tempo reale, con pochissimo margine di errore.
E’ ottimo il draft di Cleveland al primo giro, Joe Thomas in linea offensiva è uomo capace di spostare fattori offensivi davvero importanti, mentre dietro di lui, nel backfield, arriva come detto Quinn, probabilmente il prospetto su cui è passato il maggior numero di squadra di sempre nel rapporto “valore teorico/posizione di scelta”. Lascia un po’ di sasso la scelta dei Lions, anche se CJ è un fenomeno puro, il miglior prospetto di tutto il draft, mentre New Orleans tenta di completare la potenza di fuoco offensiva aggiungendo Robert Meachem (altro ricevitore) da Tennessee ai bersagli a disposizione di Drew Brees. Va bene anche per i 49ers, anche loro con due scelte al primo giro di cui, la prima, sul magnifico Patrick Willis di Ole Miss, vincitore dell’ultimo Dick Butkus Award (miglior linebacker NCAA) e giocatore semplicemente fantastico da ammirare in campo.
Bizzarre le scelte dei Cowboys che cedono la prima chiamata per poi riconquistarla a caro prezzo e scegliere Anthony Spencer, giocatore duttile e capace di spostarsi tra la linea difensiva e il pacchetto linebacker ma che non sembrava davvero il talento per cui sprecare tre “pick” successivi. Cade in piedi Chicago che trova il forte TE Greg Olsen alla 31, mentre altri grandi nomi finiscono sparati tra le prime 15, da LaRon Landry safety ai Redskins con la 6, ad Adrian Peterson, RB ai Vikings con la 7, Levy Brown, OT ad Arizona con la 5 fino a Marshawn Lynch, ancora runningback, a Buffalo, con la 12. Primo difensore scelto? Da Tampa, con la numero 4, il grande Gaines Adams attesissimo talento da Clemson e pronto a diventare l’end difensivo del futuro dai Buccaneers. Voti ai singoli draft? Meglio non darli, le analisi arriveranno poi. Vincitore del primo giro? Cleveland, senza dubbio, ma lo diciamo piano, perché i draft sono vincenti negli anni, non il giorno in cui si svolgono. E poi ci sono sette giri, e la squadra, come molti sanno, si costruisce dove meno te lo aspetti.
Se la stagione 2007 ha mosso il primo passo, quindi, buona stagione a tutti, anche se settembre non è così vicino come vogliono farci credere. Però è stato un buon inizio, imprevedibile e attraente come deve essere il football americano.