SuperMario Lions

Intervista di Carlo Mantovani. Foto: Rubini.

Per cominciare, quello che tutti gli appassionati di football vogliono sapere: come avete fatto a battere i Giants nel SB, dopo che in regular season vi avevano dominato?

Mettendoci tanto cuore e tanto orgoglio, caratteristiche che da sempre contraddistinguono i Lions e che nelle situazioni più difficili non esitano a venire fuori. La grinta e la voglia di vincere dei più giovani, unite al buon insegnamento dei più anziani hanno fatto il resto. Dal punto di vista tecnico, invece, hanno giocato a nostro favore una perfetta preparazione da parte del coaching staff e l’essere stati in grado, a differenza delle due partite giocate nel corso della regular season, di contenere il numero degli errori nel corso del match.

Lei ormai è considerato il vincente per antonomasia, uno standard con cui misurarsi, un modello da imitare: quale è il segreto per vincere 11 titoli consecutivi?

Riuscire a puntare su un gruppo di ragazzi italiani facendoli crescere e motivandoli fin dalla giovane età e inserendo in questo gruppo, come ciliegina sulla torta, degli ottimi giocatori stranieri. Nel caso dei Lions, inoltre, a fare la differenza sono gli allenatori di alto livello che, oltre a preparare la squadra dal punto di vista tecnico, insegnano a giocare a football. Questo ci permette ogni anno di arricchire la formazione con i giocatori provenienti dalle giovanili, protraendo in questo modo il carattere vincente dei Lions. Voglio ricordare che quest’anno in prima squadra abbiamo più di venti giocatori sotto i 24 anni.

Come giudica la divisione in due leghe che da quest’anno caratterizza il football italiano: ridicola, assurda, spiacevole, inevitabile, necessaria, o salutare?

Spiacevole ma necessaria per far capire che chi ha costruito l’egemonia NFLI non ha fatto una cosa giusta. L’augurio è quello che il football riesca al più presto ad unirsi sotto un’unica sigla, che sarà quella che avrà saputo lavorare meglio e saprà dimostrare di poter dare di più al movimento.

E’ vero, secondo lei, che la presenza di giocatori americani può inibire lo sviluppo dei talenti italiani?

Assolutamente no. Gli americani non rubano spazio agli italiani, ma al contrario la loro preparazione è stimolo ed esempio per il resto della squadra e in particolare per i più giovani. Pensiamo ad Andrea Ghislandi, uno dei migliori runningback in Italia e al nostro linebaker Daniele Cantù.

E’ soddisfatto della organizzazione del primo Italian-SuperBowl o c’è qualcosa che vorrebbe cambiare, se potesse?

Forse avrei voluto un coinvolgimento di pubblico ancora maggiore. A fronte delle oltre duemila presenze ad una finale organizzata in poco tempo, però, non possiamo lamentarci. A differenza degli anni scorsi, al Super Bowl organizzato a Cattolica hanno partecipato tantissimi neofiti, persone che erano al primo contatto con il football e questo è senz’altro un segnale molto positivo per questo sport. Per quanto riguarda l’organizzazione del weekend dedicato al football tutto è stato pressoché perfetto.

Ha visto la finale del campionato FIF, alla Lunetta? Come le è sembrato il livello di gioco?

Non ho visto la finale, ma posso dire che se il livello tecnico delle prime due o tre squadre in classifica è buono, il resto è molto basso.

Ritiene che le squadre migliori dell’altra lega, ad armi pari, possano competere con le vostre?

Se ad armi pari intendiamo la possibilità di schierare degli stranieri, direi che le prime squadre dell’altra lega possono certamente competere nella fascia media delle squadre di IFL. Ma il ragionamento è molto più complesso e questa rischia di essere una banalizzazione.

Pensa che prima o poi potremo tornare ad un unico SB?

E’ quello che mi auguro. Disputare un’unica finale, così come avere un’unica sigla, permetterebbe infatti di unire le forze e di poterci muovere insieme verso la promozione di questo sport.

Che cosa ne pensa della proposta – che mi dicono essere stata lanciata – di un campionato unificato con un solo straniero, per l’anno prossimo?

Non penso nulla perché la stessa proposta avrebbe dovuto già essere attuata nel 2008, ma poi qualcuno ai vertici della NFLI ha cambiato le carte in tavola. I Lions, comunque, al di là di ogni decisione rimarranno legati al progetto IFL e quindi alle sue regole.

Come vede il futuro del nostro football? Sempre dominato dai Lions?

Il futuro sarà dominato da chi saprà coltivare un settore giovanile forte e preparato alle grandi sfide. Non smetterò mai di ripetere che la squadra vincente è e sarà quella che potrà contare sul gruppo italiano migliore e non sul giocatore straniero più forte.