Il primo kick off
Nella notte tra giovedì e venerdì New York Giants e Washington Redskins hanno dato inizio alla stagione Nfl, calciando il primo kick off del campionato 2008 e dando un’emozione fortissima a tutti gli appassionati che, finalmente, si ritrovano investiti dalla febbre da palla ovale. I Giants hanno vinto 16-7 in una partita abbastanza brutta anche se, a dire il vero, stranamente non ricordiamo un opening game particolarmente esaltante. Così, su due piedi. Un po’ la ruggine dei giocatori assenti da gare “vere” ormai da mesi, il rodaggio da fare, da una parte una squadra, Washington, che riparte da un nuovo coach e da un nuovo staff, tutti particolari che difficilmente potevano rendere indimenticabile questa partita. I Giants sono partiti bene, Eli Manning sembrava quello dei playoff prima di cominciare ad incepparsi via via sempre più spesso, Plaxico Burress non mollava un pallone, Brandon Jacobs correva contro chiunque abbattendo gli avversari come birilli. Il problema di NY è stato quello di non riuscire ad avere la giusta lucidità in redzone dove, per due volte, si è accontentata del kick off quanto Washington sembrava completamente in balia dell’avversario e, in attacco, non riusciva a concludere nulla di buono.
Primo touchdown stagionale proprio di Manning, MVP allo scorso Super Bowl, il quale ha giocato una option uscendo a destra della tasca e finendo l’azione correndo fino alla endzone avversaria. La partita è via via calata fissandosi sul risultato finale già a fine secondo quarto. Poi tanti errori, pochissima continuità e zero punti nei restanti trenta minuti di gioco. Un po’ pochino, ma rivedere il football che conta dopo sette mesi ha accontentato tutti al di là dello spettacolo che raramente arriva sin dalle prime battute.
Emozionante l’inizio quando, in trepidante attesa, il pubblico ha potuto assistere alle celebrazioni per i campioni in carica. Un immenso Vince Lombardi Trophy era posizionato al centro del campo del Giants Stadium e, dopo la classica musica che suona sempre prima della premiazione a fine campionato (una marcetta trionfale che abbiamo sempre impressa nella testa), l’uscita dal finto trofeo di Michael Strahan con in mano la coppa (quella vera) che arriva davanti al microfono per ringraziare i tifosi e per qualche dichiarazione di rito.
La Nfl ha deciso anche di celebrare Gene Upshaw, direttore esecutivo della Nfl Player Association scomparso in agosto. Di Upshaw si è parlato molto in questi ultimi due anni e, soprattutto, il suo nome è stato citato più volte l’inverno e la primavera scorsi quando a capo dell’assogiocatori aveva difeso le pretese degli stessi davanti alle minacce dei proprietari per essere poi “attaccato” da Matt Stover, kicker dei Baltimore Ravens, che avanzava la propria candidatura a sostituirlo. Ne parlammo anche su Endzone, cercando di chiarire la situazione e di capire in quale direzione si stava andando col rischio di un lockout (il blocco del campionato) tra tre stagioni. Con la sua dipartita cambia poco, il vecchio contratto da cui i proprietari hanno votato di uscire è da rivedere prima che il 2010 si trasformi in una stagione senza salary cap.
Come annunciato mesi fa da Roger Goodell ci sarà da lavorare per accontentare tutti e, nel frattempo, attendere che si decida chi sarà il sostituto di Gene Upshaw nel ruolo di direttore della NFLPA, incarico attualmente ricoperto, ad interim, da Richard Berthelsen. Upshaw, dicevamo, è stato celebrato dalla Nfl che per tutta la settimana inaugurale del campionato presenterà un simbolo nero recante la scritta GU 63 al suo interno sui manti erbosi degli stadi di New York e Oakland (che, a quanto pare, lo manterrà per tutta la stagione). Lo stesso logo sarà applicato sulle maglie di tutte le 32 franchigie della Lega per tutto il campionato.
GU sono, ovviamente, le iniziali di Upshaw, mentre il 63 è il numero di maglia indossato dallo stesso quando, per 15 stagioni, calcò i campi del football professionistico. Già, perché prima di diventare un politico del football così chiacchierato Upshaw è stato un grande giocatore e la Nfl, più che celebrarne le gesta dietro la scrivania, era quasi certamente intenzionata a ricordare quelle sul campo. Selezionato al terzo giro del draft Nfl del 1967 decise di accasarsi agli Oakland Raiders che, nelle scelte della American Football League, lo avevano chiamato al primo con la diciassettesima chiamata.
Upshaw, guardia offensiva nata proprio in California, avrebbe così passato l’intera carriera nella baia di San Francisco, giocando 217 partite di cui 207 da titolare e tre Super Bowl, uno in ogni decade in cui ha ha fatto parte del mondo professionistico, unico nella storia: 1967, 1976 e 1980. Vincerà due titoli, sarà selezionato per 7 Pro-Bowl, undici volte All-Pro, inserito nel team ideale degli anni ’70 ed eletto nell’All Time Team della Nfl nell’anno del 75° anniversario della lega. Nel 1999 la rivista The Sporting News lo inserirà al 62° posto della Top 100 del secolo scorso.
Riconoscimenti, premi, memorie, quei due trofei alzati e, nel 1987, l’immortalità della Hall of Fame, raggiunta grazie alle imprese sul campo e all’impegno dopo la carriera agonistica. Un pezzo di storia immenso che non può essere ricordato per le diatribe, più o meno giuste, avute per tutelare i giocatori, un pezzo di storia che vale la pena celebrare, ricordare. Sua moglie Terri, visibilmente emozionata, ha dato il via a questa stagione al lancio della moneta prima della gara, un altro modo per ricordare il grande Gene, un altro modo per farla sentire sempre parte della famiglia Nfl.
Le ultime notizie arrivate sul caso più “caldo” della off season italiana, ossia la presenza del campionato Nfl sui canali televisivi del Belpaese, non sono per niente buone. La Rai passerà la Nfl su Rai Sport Più ma sarà obbligata a criptare il segnale sul satellite per una questione di diritti esteri. Questo significa che il tutto (una partita la domenica alle 22.30 e una al martedì alle 18.30, entrambe in differita) sarà visibile solo su digitale terrestre e solo in alcune zone d’Italia. Non un buon modo quindi se si sperava di alzare il numero di “contatti” per il football. Buone notizie? Ce ne sono: una è che il Super Bowl sarà visibile a tutti su Rai Due in diretta. L’altra riguarda il commento: non sappiamo come Valerio Iafrate e Roberto Gotta se la caveranno davanti ai microfoni, non è un mestiere facile e loro sono, in un certo senso, alle prime armi (nessuno dei due ha mai commentato football in TV). Una cosa però è certa, la Rai, spesso contestata per le (pessime) scelte dei suoi telecronisti, “esperti” e giornalisti vari, questa volta ha fatto centro: la competenza è assicurata.
Il football in TV è però anche, e a questo punto soprattutto, Nasn. Il canale della famiglia Espn ha iniziato la scorsa settimana le programmazioni di Ncaa e, lo ammettiamo, abbiamo perso il conto di quante partite siamo riusciti a vedere. Una manna dal cielo che però accresce la rabbia dei tifosi che non possono godere dello stesso servizio anche per la lega del “piano di sopra” anche se è evidente che la speranza di arrivare prima o poi ad avere il canale 213 intasato anche dal football pro è sempre più viva e, presumiamo, probabile.
Immaginiamo sia stato abbastanza sconcertante per chi si avvicinava per la prima volta al mondo collegiale leggere certi risultati, assistere a papere incredibili, errori madornali, partite a senso unico e chiamate di giochi che spesso sembrano ideati sul momento. Non è così, la tecnica nel football collegiale ha un suo peso, la tattica non vale meno di quella Nfl anche se si lavora con materiale diversi a disposizione. Sarà difficile, per molti, avvicinarsi a tale mondo con l’appiglio del tifoso “vero” tentando di comprendere la tradizione e la magia che circondano il primo e vero campionato americano di football.
Potrebbe essere un’impresa capire perché alcune squadre devono lottare anni per vincere una sola partita in stagione, primeggiare in una storica rivalità, piuttosto che puntare al campionato. Ma qui, al contrario che in Nfl, non si parte alla pari. Ci sono conference importanti e conference minori, ci sono università che spendono una marea di milioni per avere i migliori coach e per distribuire decine di borse di studio per i più promettenti giocatori del futuro e centinaia di college che spendono, al contrario, decisamente meno. Ci sono quattro divisioni (e quattro campioni nazionali anche se quello che conta è il primo), dalla prima che regala l’incredibile palcoscenico del BCS all’ultima (la Division III) dove il gioco è ancora solo passione e fatica e non esistono borse di studio.
Ci sono ragazzi che si battono come fossero grandi uomini, con i loro limiti e i loro sogni per il futuro che, nella maggior parte dei casi, non corrispondono a una vita milionaria nel dorato mondo Nfl. Ci sono giochi assurdi, squadre di divisioni minori che si offrono nei primi turni di fare da “sparring partner” ai college più prestigiosi che hanno bisogno di fare un po’ di rodaggio. Sarà complicato per molti entrare davvero a contatto con la magia del college, capire quale sia il senso di famiglia che si vive per la propria università, capire come centomila persone possano stipare uno stadio per vedere dei diciottenni che giocano a football o fare file alla ricerca di un (introvabile) biglietto evidenziando un tifo maniacale, una passione viscerale che dà la dimensione di un mondo per noi solo a tratti davvero comprensibile fino in fondo.
Il ranking, le conference, i bowl, le rivalità, il Championship, l’Heisman Trophy, la storia e l’evoluzione del gioco con la palla lunga un piede. Questo è football vero e divertente, e la scorpacciata vissuta su Nasn è stata esaltante per noi quasi quanto il primo kick off stagionale tra New York e Washington. E pazienza se, come cantava Vasco Rossi, “non siamo mica gli americani…”
Situazione Nfl e Tv.
Complimenti per il suo accurato articolo in cui tra i pochi giornalisti in italia sottolinea la mancanza di copertura televisiva di questo splendido sport.Qualche precisazione , ritengo che sia stato un fallimento per sky dopo tanti anni di nfl e di ”reclutamento” di appassionati gettare la spugna proprio quando il ”calcio sgonfiato” avrebbe prestato il fianco ad uno switch di appassionati.Il tentativo di dare ossigeno agli appassionati con Nasn fa’ solo accrescere la rabbia per la mancata occasione di includere un canale che trasmetta football di prima scelta e non ”i saranno famosi”(forse),condivido che sia interessante ma pagare un pacchetto sport e poi non vedere il Superbowl non ha alcun fondamento commerciale.Sky esce con le ossa rotte da questa situazione ed ha gia ‘ collezionato diverse disdette,la sua mancanza di comunicazione ha acuito a dismisura il disappunto di tanti appassionati.La Rai perde invece l’occasione di avvicinare ai suoi progetti un target qualitativo e dalla passione sfrenata.Il futuro era Internet, in Italia e’ diventato per l’Nfl il presente,precorrendo tappe che neanche negli states sono state raggiunte,grazie a Sky!
Compimenti ad alessandro santini per l’articolo sempre scritto molto bene e chiaro e grazie per dare la possibilita di esprimere commenti.
Per quanto riguarda l NFL su Rai sport piu penso che sia una cosa che solo in Italia pu
Un mare di brutte notizie dalle prime indicazioni NFL su RaiSportPi
Tutto sommato la prima della Rai nel mondo della NFL non