Il Barbaro spenna i Pellerossa!

E venne il giorno di Tony Romo: dopo tre settimane di sospiri e magoni ingoiati dai tifosi dei Dallas Cowboys, il ragazzo da Eastern Illinois ha riacceso la luce su una squadra che sembrava spenta e alla deriva. A dispetto del mignolo fratturato e protetto da un piccolo tutore – spiegato con dovizia di particolari da John Madden durante la telecronaca della partita -, a dispetto di un intercetto in avvio di gara, a dispetto di tutti coloro che lo hanno sempre sottovalutato, il quarterback dei Cowboys ha dimostrato in questa partita di essere lui l’arma in più della squadra, e di avere un carisma da leader che riesce ad influenzare non solo le prestazioni dei suoi compagni d’attacco, ma evidentemente anche galvanizzare una difesa apparsa trasformata rispetto alle precedenti uscite.

Se ci si riflette, in fondo nulla è cambiato negli uomini e nelle tattiche rispetto alle partite precedenti, se non il ritorno in squadra di Romo e la stamina di una partita contro i rivali storici dei Washington Redskins. E forse la preparazione svolta ad inizio campionato, che inizia ora a dare i suoi frutti: le premesse sembrano ottime. Marion Barber ha contribuito con una partita stellare (24 corse per 114 yards e 1 TD) a dare consistenza al gioco d’attacco e a bruciare il tempo sul cronometro. La difesa ha recuperato palloni e fermato la macchina da guerra giallorossa dopo qualche piccolo imbarazzo iniziale. Il risultato è un 14-10 che rimette in corsa i Cowboys per uno spot nei playoffs, costringendo Washington alla seconda sconfitta consecutiva e con i Philadelphia Eagles mezzo passo indietro rispetto a queste due squadre.

A Cincinnati è maturato infatti un 13-13, pareggio che mancava dai tabellini della NFL da ben sei anni, da quel 34-34 tra Pittsburgh Steelers ed Atlanta Falcons del 10 novembre 2002. E come al solito, parafrasando una nota pubblicità, “no Brian Westbrook no party“: il runningback infatti è stato ben contenuto dalla difesa tigrata (14 corse per 60 yards), oltre ad essere stato chiamato ben poco in causa da Donovan McNabb, che ha preferito invece bombardare la difesa avversaria, finendo con un 28/58 per 339 yards e 1 TD pass. Non è bastato un intero overtime per rompere il pareggio conseguito nei quarti regolari, e alla fine chi ha rischiato di più è stata proprio Philadelphia, che ha visto uscire di pochissimo un tentativo di field goal da 47 yards di Shayne Graham a otto secondi dalla fine.

Niente di nuovo da segnalare invece sul fronte New York Giants, che hanno agevolmente disposto dei Ravens mettendo la partita in ghiaccio già prima dell’intervallo. E’ la sesta vittoria consecutiva degli Electric Blue, striscia che non riusciva loro dal 1990. Partita giudiziosa di Eli Manning (13/23 per 153 yards, 1 TD e 1 intercetto): forse è proprio nell’affidabilità del quarterback il segreto del successo di questa squadra. Dopo anni di rendimento ondivago, il Manning più piccolo sembra arrivato al momento della maturazione personale come uomo e come atleta, e la squadra ovviamente ne risente positivamente.

New York incrocerà la prossima settimana i caschi con i frizzanti Arizona Cardinals di Kurt Warner: un vero e proprio esame di maturità per i Giants. Philadelphia viaggerà a Baltimora nella tana dei Ravens, mentre Washington volerà nello stato omonimo per vedersela con i Seahawks. Potrebbe essere un turno importante per i Cowboys, impegnati in casa contro i San Francisco 49ers, per rilanciare ulteriormente le proprie ambizioni.