Barry Sanders, il piccolo grande Lion

A Wichita, Kansas, il 16 luglio del 1968, nasce quello che, a mio parere, non solo è stato uno dei più grandi giocatori di football della storia, ma anche uno dei più strabilianti atleti che si siano mai visti in qualsiasi competizione sportiva: Barry James Sanders
Il padre, operaio edile, e la madre, infermiera, insegnano a Barry e ai suoi dieci tra fratelli e sorelle, il valore della fatica, dell’umiltà e della determinazione per raggiungere i propri obiettivi. Ancora ragazzino, Barry e due suoi fratelli, nel dopo scuola, assistono il padre nel lavoro.
Nel frattempo, le doti strabilianti che tutti abbiamo ammirato sul campo da football sono celate, in parte dal fatto che Barry, nonostante l’altezza, preferisce la pallacanestro al football, e in parte perché il solito “geniale” allenatore liceale non lo vede come titolare.
Il lungimirante padre di Barry lo convince a concentrarsi sul football, finché persino l’allenatore del suo liceo si decide a dargli una chance a metà del suo ultimo anno.
Nelle ultime cinque partite da liceale, Barry corre per più di 1.000 yards mettendo in mostra, da un lato, il suo infinito campionario di movimenti, dall’altro la totale incompetenza del proprio coach.
Nonostante il grande finale di stagione, la sua virtuale inattività nei precedenti tre anni e mezzo gli fa poca pubblicità, e questo va a ripercuotersi sulle offerte universitarie: soltanto Tulsa, Iowa State e Oklahoma State gli offrono una borsa di studio.

Nell’indifferenza generale, Oklahoma State fa il colpo della vita, ma nei primi due anni il titolare è Thurman Thomas e per questo almeno l’allenatore dei Cowboys ha un barlume di giustificazione.
Una volta passato professionista Thomas, Barry si guadagna il posto di titolare e dà vita a quella che viene ricordata come una delle più incredibili stagioni per un giocatore universitario.
Distrugge 34 record NCAA correndo per 2.628 yards e 37 TD, aggiungendo 621 yards su ricezione e altri 2 TD. Per non citare tutti i record battuti quell’anno, basta indicare la media a portata e le yards corse a partita: rispettivamente 7,6 e oltre 200. Queste statistiche non comprendono la monumentale prestazione nel Holiday Bowl del 1988: Barry guida Oklahoma State alla vittoria su Wyoming per 62-14, correndo per 222 yards e 5 TD prima di accomodarsi in panchina per tutto l’ultimo quarto a vedere i compagni finire il lavoro.
Il talento straordinario di Sanders è finalmente sotto gli occhi di tutti ed infatti la sua indimenticabile stagione viene riconosciuta con la vittoria di un meritatissimo Heisman Trophy.
Inizialmente deciso a terminare gli studi universitari, cambia idea e si rende eleggibile per il Draft in modo da potersi sistemare economicamente ed aiutare la sua famiglia.
Il Draft del 1989 è considerato da molti esperti il più ricco di talento di sempre. Nel primo round ci sono: Troy Aikman, Deion Sanders, Derrick Thomas, Eric Metcalf, Andre Rison e Steve Atwater, senza contare una ventina di ottimi giocatori scelti nei round successivi, come ad esempio Daryl Johnston (il famoso “The Moose”, Fullback dei Dallas Cowboys).
L’allenatore dei Detroit Lions, Wayne Fontes, convince la dirigenza, inizialmente indirizzata su Deion Sanders, a scegliere Barry. Così, viene selezionato al numero 3 (dopo Tony Mandarich!) dai Detroit Lions che, dopo complesse trattative che si protraggono per tutto il training camp, lo mettono sotto contratto per cinque anni a oltre 6 milioni di dollari, quasi un record per un rookie all’epoca.

Nel suo primo anno da professionista, pur saltando due partite per infortunio, Barry corre per 1.470 yards e 14 TD, stravincendo il titolo di Offensive Rookie of the Year.
Nella pre-season qualcuno aveva avanzato qualche dubbio sulla sua efficacia, a causa di una presunta poca fisicità. In realtà, pur essendo alto solo 173 cm, pesa oltre 90 kg, in buona parte concentrati sugli arti inferiori. Barry unisce un’agilità ed un’accelerazione disumana ad un’eccellente velocità in campo aperto, ma possiede anche un grande istinto nel “colpire i buchi” aperti dalla linea offensiva e, a dispetto di quanto pensato da qualche analista, una ragguardevole forza fisica che gli permette di rompere quasi ogni genere di placcaggio.
Un gustoso aneddoto legato all’esplosività muscolare delle sue ipertrofiche cosce, racconta di un Sanders capace di schiacciare in un canestro regolare di pallacanestro (posto a 3,05 metri!).

Le due stagioni successive lo vedono totalizzare oltre 2.800 yards e 29 TD. In particolare, la stagione 1991 è anche la migliore di sempre dei Lions dai tempi dei campionati vinti negli anni ‘50.
Sostanzialmente da solo il nostro eroe porta i compagni alla prima vittoria nei playoff dal 1957 (38-6 sui Cowboys), ma nel NFC Championship i Redskins asfaltano i malcapitati avversari per 41-10. Nelle successive stagioni, Barry porta i suoi compagni alla post-season altre quattro volte, ma nessun’altra partita di playoff viene vinta. Qualche (rarissimo) detrattore rimprovera a Sanders questi insuccessi nella post-season e l’insistente tendenza ad incorrere in portate di palla con perdite di yards (Sanders detiene il poco invidiabile record di corse per yard negative: 446 per una perdita di 1,114 yards). La verità è che la linea offensiva dei Lions è, a detta di tutti gli analisti, una delle peggiori (se non la peggiore) della lega. Non di rado, negli highlights che lo riguardano, possiamo vedere giochi di corsa in cui due o tre difensori avversari, sono già oltre la linea di scrimmage appena Barry riceve l’hand-off. Da quel momento è lui a improvvisare, dato che lo schema chiamato ovviamente non si sviluppa come previsto. Spesso il fenomeno ex-Oklahoma State estrae il coniglio dal cilindro, qualche altra volta soccombe davanti al placcaggio di quattro o cinque difensori avversari.

In quegli anni, peraltro, più o meno tutti i defensive coordinators prendono in prestito dal coach Buddy Ryan alcuni schemi della cosiddetta “46 defense”. Semplificando, si tratta di una difesa 4-3 in cui la strong safety si posiziona all’altezza dei linebacker, scoprendo la squadra su eventuali passaggi a medio-lunga gittata, ma potenziando nettamente la possibilità di fermare le corse. Qualche squadra con cornerbacks di grande valore addirittura piazza sporadicamente un vero e proprio linebacker in più al posto della strong safety.
Inoltre è superfluo sottolineare come quarterbacks che rispondono ai nomi di Scott Mitchell, Erik Kramer, Rodney Peete e Dave Krieg (solo per citare i più “forti” registi suoi compagni in quegli anni), non rappresentino alcuna minaccia reale, consentendo alle difese avversarie di focalizzarsi unicamente su Sanders.
Ciononostante, Barry non scende mai sotto le 1.300 yards stagionali, tranne nel 1993, quando un infortunio lo lascia in infermeria per 5 partite e il suo fatturato arriva “soltanto” a 1.115 yards e 3 TD. La battuta più ficcante che zittisce le assurde obiezioni dei detrattori di Sanders, la conia il preparatissimo e simpaticissimo analista della rete NFL Network, Adam Schefter. Citando il record di yards negative afferma: “Mi hanno detto che anche Cindy Crawford ha qualche difetto”.

Sebbene la sua abilità causi spesso delle figure imbarazzanti ai difensori avversari, mai, dopo una lunga corsa o dopo un TD, Barry si lascia andare a festeggiamenti irridenti. Gli unici gesti li compie per complimentarsi con i compagni e non di rado con gli avversari, in caso di grandi giocate di questi ultimi per fermarlo. Questa figura di campione gentiluomo, certamente non molto diffusa tra le superstar NFL, è universalmente apprezzata dai colleghi e dalla stampa.
L’apoteosi arriva nella stagione 1997. Dopo una pessima partenza nelle prime due gare, Sanders corre per 2.053 yards (con 6,1 yards a portata, a oggi è uno dei soli cinque giocatori nella storia NFL oltre le 2000 yards su corsa) e 11 TD più 305 yards e 3 TD su ricezione; tutto ciò gli vale il titolo di NFL MVP, alla pari con Brett Favre.
La pochezza della sua squadra è testimoniata dal fatto che, nonostante queste cifre, mentre i Packers vanno diretti a giocarsi il Superbowl contro i Broncos, i Lions non riescono nemmeno a raggiungere una Wild Card.
La dirigenza dei Lions in questi anni sceglie di potenziare quasi esclusivamente la difesa. L’operazione non riesce perché le acquisizioni difensive non danno i risultati sperati, così le scelte sbagliate nella retroguardia non permettono il potenziamento dell’attacco e in particolare della pessima linea offensiva. Barry Sanders è lasciato sempre più solo contro tutta la difesa avversaria.

Nella stagione 1998 sfiora le 1.500 yards, ma con soli 4 TD all’attivo. Dopo il decimo Pro-Bowl consecutivo, tutti gli analisti parlano della stagione successiva come quella che consentirà a Sanders di raggiungere e superare il grande Walter Payton per yards corse in carriera, mancandogliene solo 1.457.
Seppur in ottime condizioni fisiche, frustrato e demoralizzato, desideroso di non essere il fuoriclasse legato a una squadra perdente, bensì il leader di una squadra che lotta per il titolo, Barry sciocca tutti gli amanti di questo sport annunciando il suo irrevocabile ritiro a soli 31 anni. I primi ad essere sconcertati sono i membri del front-office dei Lions che, solo due anni prima, gli hanno fatto firmare un contratto di sei anni per oltre 35 milioni di dollari, di cui oltre 11 garantiti come signing bonus. La vicenda finisce in tribunale, con Barry costretto a restituire parte del bonus già incassato.

A dispetto del sopra menzionato strascico polemico, la carriera di questo strepitoso atleta non può che brillare come poche altre nel firmamento delle stelle del football professionistico.
In 10 meravigliose stagioni le cifre, seppur straordinarie, sono riduttive nell’analizzare l’impatto che questo eccezionale giocatore ha avuto nella fantasia dei tifosi e sulle difese avversarie.
A causa sua, interi game-plan difensivi sono stati cambiati e una squadra che per oltre 30 anni non ha visto i playoff, grazie a lui li ha raggiunti 5 volte in 10 anni.
Infine, se l’altro grande runningback di quegli anni, Emmitt Smith, aveva al suo fianco Troy Aikman, Michael Irwin e una linea d’attacco con una ventina di Pro-Bowl raggiunti, i compagni del nostro eroe si chiamavano Herman Moore e Scott Mitchell.
Gli appassionati di tutto il mondo non saranno mai d’accordo e le discussioni su chi è il migliore tireranno sempre in ballo straordinari atleti come Emmitt Smith, Walter Payton Eric Dickerson, O.J. Simpson, Jim Brown e qualche altro. Tuttavia, se si sommano le prestazioni di punta, la durata negli anni di prestazioni di alto livello, e il cast di supporto che ognuno aveva a disposizione, anche i più riottosi faranno fatica a non decretare il vincitore: Barry Sanders.

CIFRE DA PROFESSIONISTA
• 15,269 yards su corsa (3° all-time)
• 5.0 yards di media a portata
• 99 touchdown su corsa
• 2921 yards su ricezione
• 10 touchdown su ricezione
• 18190 yards dalla linea di scrimmage (5° all-time)
• 2053 yards su corsa in una stagione (3° all-time)
• 14 partite consecutive oltre le 100 yards su corsa (record NFL)
• Oltre le 1000 yards su corsa nelle prime 10 stagioni (record NFL)
• 5 stagioni consecutive oltre le 1500 yards su corsa (record NFL)
• Rushing Leader per 4 stagioni (1990-1994-1996-1997, 2° all-time a pari merito)
RICONOSCIMENTI DA PROFESSIONISTA
• NFL Rookie of the Year (1989)
• 10 volte convocato al Pro-Bowl (dal 1989 al 1998)
• 2 volte NFL Offensive Player of the Year (1994-1997)
• NFL MVP (1997 a pari merito con Brett Favre)
• Maglia # 20 ritirata dai Detroit Lions (1999)
• Nominato membro del 90’s All Decade Team
• Eletto nella Hall of Fame (2004)
Grandissimo!!!!
Barry Sanders
Ho sempre detto che per me Barry Sanders
grazie Carlo per l’ottimo articolo.
Ps: puoi aggiungere che persino il grande Rod Woodson si infortun
Complimenti x l’articolo
Lady and gentelman Mr. Barry Sanders
barry era elettrizzante vederlo correre con la palla in mano… uno dei giocatori che mi ha fatto innamorare di sto sport + di 20 anni fa!!