Individualità e squadre

Sam Bradford è stato eletto come vincitore dell’Heisman Trophy 2008 sabato scorso, un premio che vale il grado di miglior giocatore di college football per la stagione appena conclusasi e che attende la girandola dei bowl. Giusto? Sbagliato? Era meglio Tim Tebow? Il trentesimo quarterback della storia afregiarsi di tale riconoscimento, il secondo sophomore, un anno dopo lo stesso Tebow non si preoccuperà certo di queste cose, si godrà il momento e preparerà al meglio la sfida che, in gennaio, lo proietterà proprio contro il suo predecessore. Tebow contro Bradford, Florida contro Oklahoma. Quanto importerà, quel giorno, chi ha vinto l’Heisman? Poco. Come poco importerà quando al momento del salto in Nfl si dovrà dimostrare che, dietro quel trofeo individuale, c’è la capacità di crescere, di giocarsi un ruolo da protagonista al piano di sopra, che c’è l’attitudine alla National Football League. E non tutti gli Heisman ci riescono, anzi…

L’Heisman accende dibattiti, il sistema del BCS scalda le polemiche; è sempre così, dietro un voto, dietro scelte umane (o informatiche, come nel BCS) che non rispecchiano i desideri della gente, nemmeno per il Pro Bowl, dove è proprio la gente che vota e, alla fine, apre dei dibattiti su chi meritasse cosa. Il sale della vita, si dirà, la discussione, la polemica. In definitiva chi stabilisce che il giornalista X abbia più credenziali di un qualsivoglia lettore di Endzone per stabilire se Bradford sia meglio di Tebow. O se Oklahoma, scelta dai computer, sia meglio di Texas, ad esempio. Siamo quindi pronti alla solita finestra aperta sulle chiacchiere del dopo elezione del MVP della Nfl. Niente di più facile, ormai siamo abituati.

Al Pro Bowl ciò che metterà tutti d’accordo è la difesa della Afc, di questo ne siamo convinti, il resto è opinabile e dipende, come al solito, dal numero di tifosi di una squadra, dall’andamento di un team in stagione, dall’impatto mediatico di un giocatore e di quante volte ce lo troviamo di fronte, in prima pagina, sui siti sportivi più visitati. Siamo tutti influenzabili. E così lo saremmo anche se toccasse a noi eleggere l’MVP della stagione che sta per concludersi. Però il nome per un candidato ci piacerebbe spenderlo, al di là di come finirà la stagione e del fatto se la sua squadra farà o meno i playoff. Così appoggiamo la proposta di Sporting News Today e “consigliamo” Associated Press di puntare il dito verso il reparto difensivo per colmare un vuoto che dura ormai da 22 anni, ossai dall’elezione di Lawrence Taylor nel 1986. E appoggiamo i due nomi primi fatti dalla rivista americana on line: DeMarcus Ware e Albert Haynesworth.

Il primo è il nostro preferito in questo caso, semplicemente superlativo, fulcro del gioco difensivo dei Dallas Cowboys, atleta incredibile esploso definitivamente quest’anno dopo gli ottimi antipasti delle sue prime tre stagioni. Osservato apprezzato per bene soprattutto al suo secondo e terzo anno, nel 2008 ci siamo ritrovati di fronte un guerriero capace di essere spina nel fianco di ogni backfield avversario, duttile, rapido, potente. Già 19 i suoi sack, 7 solo nelle ultime tre gare, 3 contro i Giants nella gara che poteva valere una intera stagione. Poi Haynesworth, da Tennessee, defensive tackle che dopo anni di onorato servizio ha, nelle ultime due stagioni, alzato il proprio livello di gioco a livelli che non credevamo possibile. Anche qui grande solidità, giocatore eccellente sul primo passo, una porta che si chiude di fronte a chiunque, 8.5 sack in stagione, 3 fumble forzati. Il suo infortunio peserà se non dovesse essere pienamente recuperato in gennaio quando la sua leadership sarà indispensabile ai Titans per farsi valere nelle gare dentro-fuori.

Giusto scegliere in difesa secondo noi. Lo scorso anno le 4 squadre al bye durante le Wild Card disponevano di attacchi eccellenti e ammirati da tutti, quest’anno abbiamo, per ora, NY Giants, Carolina, Tennessee e Pittsburgh: rispettivamente 9°, 12°, 19° e 24°. Anche per questo diciamo di andare sulle difese, ma se non accadrà non faremo polemica. Ci mancherebbe, non ci interessa e sarebbe di pessimo gusto. Sono uomini che voltano altri uomini e, come avete visto, anche noi abbiamo espresso un nostro misero, banale favore.

Football giocato, quello che conta davvero e si basa sui risultati e non sui giudizi. Il resto, come si dice, sono parole al vento. Se l’anno scorso di questi tempi nessuno avrebbe scommesso nulla sui NY Giants, solo due settimane fa in pochi pensavano di ritrovarsi con la medesima sensazione di dodici mesi or sono. I Giants appaiono come squadra stanca, allo sbando, che forse ha tolto troppo presto il piede dall’acceleratore ma che oggi si trova di fronte a due partite che potrebbero paradossalmente cambiare i detsini della stagione. Domenica notte, Sunday Night Football al Giants Stadium con Carolina che potrebbe battere New York e aggiudicarsi il miglior risultato di regular season per la Nfc. Non improbabile visto la condizione di forma palesata dai due team nelle ultime uscite e sorpasso che avrebbe dell’incredibile. Il fatto è che se anche Minnesota dovesse battere gli Atlanta Falcons allora l’ultima di campionato diventerebbe una sfida per aggiudicarsi anche il #2 del tabellone playoff trasformando quella che avrebbe potuto essere una tranquilla passerella di fine anno in attesa delle vere partite in un crocevia per aggiudicarsi un posto ai playoff senza passare dal via.

Al Metrodome Falcons e Vikings daranno vita a una sfida che riguarderà ben tre division, le uniche ancora aperte in classifica escludendo la West. La vittoria di Minneosta chiuderebbe il discorso nella North senza attendere l’esito del MNF tra Chicago e Green Bay dando gialloviola la prima vittoria divisionale dal riallineamento delle conference. La partita riguarda ovviamente anche la South Division dove Atlanta, a pari punti di Tampa, si gioca un posto alle wild card e questo comporta un interesse anche per la East, dove i Dallas Cowboys e i Philadelphia Eagles proprio con Buccaneers e Falcons stanno giocando una sfida a distanza per un posto a gennaio. Un intreccio che apre mille congetture, ipotesi, decine di conteggi che sarà comunque meglio fare alla fine.

E per non essere da meno e non regalare nulla di scontato e definitivo anche la Afc, che sembrava già chiusa da tempo vista l’inarrestabile corsa di Tennessee, deciderà negli ultimi sessanta minuti di football chi avrà il miglior record della conference. I Titans (14-2) o i Pittsburgh Steelers (11-3) che domenica scorsa hanno fatto più di un passo verso la vittoria della division battendo a domicilio i Baltimore Ravens. Per l’ennesima volta gli “acciaieri” hanno battuto l’avversario negli attimi finali come capitato spesso quest’anno. Nel Maryland è stata battaglia tattica, difensiva, una gara da decidere su un episodio che spostasse sul filo di lana gli esiti finali. Santonio Holmes ha chiuso la gara ricevendo un pallone forse a contatto con la linea di endzone forse no, come quell’ovale che Ben Roethlisberger portò ai sei punti nel Super Bowl vinto contro Seattle. Questione di centimetri. Non la classifica degli Steelers però, questione di una difesa immensa e di un attacco che pur esplicitando le note difficoltà della linea in protezione del quarterback trova in Big Ben un monumento di forza, resistenza e fisicità. Ed un vero comandante in capo. La prossima partita vale quanto in Nfc, lo scontro tra le due migliori della Conference, chi vince prende il primo posto anche se solo Tennessee avrebbe la certezza matematica.

Questi Steelers però giocano ormai (quasi) sempre come vogliono, mandano avanti le danze e se riescono a tenere la musica ad un volume congeniale a loro colpiscono l’avversario nei suoi punti deboli e lo mandano inevitabilmente al tappeto. Pittsburgh è, per esperienza, squadra da temere ben oltre i sorprendenti e pur forti Titans, ed è per questo che qualcuno comincia a temerli davvero anche se domenica a Nashville avremo una misura più ampia del loro valore in questo antipasto di playoff non indifferente. Sconfitti dopo settembre solo da ottime prove dei Giants e degli Indianapolis Colts gli uomini di coach Mike Tomlin stanno preparando il terreno per una postseason di quelle ruvide e se riusciranno a ottenere il fattore campo uscire indenni dal gelo dell’Heinz Field, con Troy Polamalu e soci a lanciare colpi su tutti, sarà davvero difficilissimo. E questo qualunque sarà l’esito di voti, elezioni, pro bowler ed MVP.