Jimmy “Spiderman” Allen

Se una singola giocata fosse in grado di riassumere un’intera carriera, per Jimmy Allen si tratterebbe di un ritorno di punt.
Nella sfida contro California del Novembre 1973, Allen ricevette un punt nella propria endzone e senza paura lo riportò in meta per qualcosa come 101 yards.
Ad oltre trent’anni di distanza, si tratta ancora di un record a UCLA, ed anche se è stato eguagliato, difficilmente verrà infranto.
Oggi i suoi trofei e premi, insieme ad un paio di anelli del Super Bowl, giacciono sottochiave in un magazzino, ignorati e dimenticati. Il loro proprietario è lontano mille miglia dai giorni di gloria in cui indossava casco e paraspalle, e la sua vita è ora piena di difficoltà ed isolamento.
Il presente è solo una parte dell’incredibile storia dell’uomo soprannominato “Spiderman”.
Jim Allen nacque a Clearwater, Florida, il 06 Marzo 1952. Durante l’adolescenza, si trasferì a Los Angeles e andò a vivere con gli zii.
La stazza di Jim era grossa per la sua età, con braccia insolitamente lunghe. Questi tratti fisici lo resero un atleta eccezionale, specialmente nel nuoto. Durante gli anni trascorsi alla Los Angeles City High School, Allen infranse tutti i primati cittadini in diverse manifestazioni, e nel 1972 fece addirittura un provino con la squadra olimpica. La presenza del grandissimo Mark Spitz, sfortunatamente per lui, mise fine ai sogni olimpici, ma Allen aveva altre opzioni.
Giocò sia in attacco che in difesa per il suo liceo, e fu nominato All-City nell’anno da senior. Trovò anche il tempo per incontrare la sua futura moglie, Cora Scott.
Dopo il diploma, conseguito nel 1970, entrò al Pierce College. La sua stazza possente ed i suoi lunghi arti lo resero un grande tight end, oltre che un defensive back di alto livello.
Nel 1971 fu nominato All-American in entrambi i ruoli, e ciò gli consentì di iscriversi a UCLA.
Si unì a lui un altro compagno di Pierce, il QB Mark Harmon, che avrebbe però raggiunto la fama mondiale grazie alle proprie performance sul piccolo schermo (interpreta l’agente Jethro Gibbs nella fortunata serie televisiva NCIS, n.d.t.).
Allen giocò a UCLA durante i due anni in cui Pepper Rodgers sedette sulla panchina dei Bruins. In quel biennio, UCLA venne oscurata dalle grandi formazioni di USC (nelle cui fila giocava il futuro WR degli Steelers Lynn Swann), ma sia la squadra che Allen vissero comunque grandi stagioni. Oltre a quel ritorno di punt da record, Allen “pizzicò” dieci passaggi, ed al momento della laurea era il quinto miglior intercettore nella storia dell’ateneo.
Nel 1973, Jimmy fu inserito nel team All PAC-8, e venne nominato diverse volte All-American.
Capitano nell’anno da senior, ricevette due premi per la propria leadership di squadra, e chiuse la carriera universitaria disputando l’All Star Hula Bowl. Si guadagnò inoltre il nomignolo di “Spiderman”, dovuto in parte alle sue abilità in copertura.

In quello che si sarebbe rivelato uno dei più grandi draft nella storia della NFL, i Pittsburgh Steelers selezionarono dei futuri Hall of Famers con le prime tre chiamate, pescando nientemeno che Lynn Swann, Jack Lambert e John Stallworth. Dopodiché, gli Steelers sembrarono puntare sul C di Wisconsin Mike Webster, che Dan ed Art Rooney, Jr. ritenevano ingiustamente snobbato.
Tuttavia, anche Allen era ancora libero, e giunse a Pittsburgh con la 100ma scelta assoluta.
Come gli Steelers speravano, Webster rimase libero fino al quinto giro, e fu il quarto futuro Hall of Famer di quell’anno. Allen fu invece il settimo DB ad essere scelto in quell’edizione del draft.
Solo uno dei precedenti sei, Bill Simpson, avrebbe intercettato più passaggi di lui in carriera.
Fedele alla sua natura spavalda e temeraria, Allen celebrò il suo ingresso tra i pro saltando tutte le lezioni fino alla fine dell’anno, non riuscendo, così, a conseguire la laurea.

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La preseason 1974 diede ai rookies NFL diversi vantaggi. La neonata World Football League aveva strappato alla Lega madre diversi talenti, procurando ai “pivelli” nuove opportunità di gioco.
Un breve sciopero dei giocatori contribuì ad accrescere l’interesse per i rookies, e gli accordi che misero fine all’agitazione diedero alle squadre la possibilità di mettere a roster 47 giocatori, quattro in più del passato.
Gli Steelers avevano anche fatto pulizia durante l’offseason, liberandosi di diversi titolari veterani, tra i quali il CB John Rowser. Allen approfittò di queste chance per trovare un posto a roster, principalmente grazie alle sue abilità negli special teams.
In seguito a diversi infortuni, Allen partì per la prima volta da titolare tra i pro nell’ultimo incontro di campionato contro Cincinnati, ma si aspettava di tornare in panchina durante i playoffs.
Tuttavia, una serie di circostanze ed alcune scelte tecniche portarono ad un capovolgimento degli eventi, catapultandolo sul palcoscenico della partita più cruciale nella storia del team.
Gli Steelers regolarono agevolmente i Bills all’esordio nei playoffs, ma approdarono all’AFC Championship come gli sfavoriti di turno contro gli Oakland Raiders. I Predoni avevano piegato i Black & Gold nella postseason del 1973 per 33-14, ed avevano loro inflitto un umiliante 17-0 casalingo al Three Rivers ad inizio stagione. Reduci da una regular season da 12-2, avevano sconfitto i Campioni del Mondo uscenti, i Miami Dolphins, al primo turno, e sembravano poter veleggiare fino al Super Bowl forti del vantaggio campo.
Tuttavia, gli Steelers si presentarono all’incontro con una difesa sulle corse assolutamente feroce, bloccando, di fatto, il gioco su terra dei Silver & Black. Gli Acciaieri avevano impostato un attacco conservativo, volto a controllare palla, e la partita era bloccata sul punteggio di 3-3 verso la fine del terzo quarto. Il WR dei Raiders Cliff Branch stava battendo sistematicamente il CB avversario Mel Blount, ricevendo 8 passaggi contro di lui e stabilendo un record AFC quanto a yards conquistate nei playoffs. Nella terza frazione di gioco, Branch bruciò Blount su un lungo TD pass, portando i Raiders sul 10-3.
Gli Steelers orchestrarono un ottimo drive, che portò al pareggio in occasione del primo gioco dell’ultimo quarto: dopo la parità, ecco arrivare il sorpasso sul 17-10, grazie ad un altro TD propiziato da un intercetto di Jack Ham. Il QB dei Raiders Ken Stabler rispose con un drive impressionante, imbeccando per due volte Branch per lunghi guadagni, fermati solo da due grandi placcaggi di Jack Lambert.
I Raiders giunsero fino ad un 1° e goal, ma non riuscirono a segnare, ed optarono per un FG che portò il punteggio sul 17-13 . Con 4’ ancora da giocare, gli Steelers restituirono palla ai Raiders con un punt, ricevuto sulle 20 di Oakland.
A quel punto, il coach degli Steelers, Chuck Noll, ed il DC Bud Carson fecero una mossa decisiva: invertirono le coperture rimpiazzando il futuro Hall of Famer Blount con l’inesperto rookie Jimmy Allen. L’azzardo pagò, tanto che Branch ricevette un solo passaggio in tre possessi, ed il confuso Stabler lanciò un sanguinoso intercetto nelle mani di J.T. Thomas, che sancì la vittoria degli Steelers per 24-13.
Riguardando le immagini di quell’incontro, si vede chiaramente Jimmy Allen, l’eroe non celebrato della partita, alzare l’indice in segno di vittoria, in mezzo ai compagni festanti a fine gara.
Allen giocò negli special teams e totalizzò due placcaggi nella prima vittoria al Super Bowl degli Steelers contro i Vikings, per 16-6. Il suo momento più memorabile giunse in realtà a fine partita, allorquando fece parte del gruppo di giocatori che sollevarono di peso Chuck Noll e lo portarono in trionfo fuori dal campo.
Durante l’offseason, Jimmy fece ritorno a Los Angeles con moglie e figlio, come avrebbe fatto al termine di ogni anno di carriera.
Nonostante gli Steelers avessero draftato un DB, Dave Brown, al primo giro nel 1975, Allen vide crescere il suo minutaggio durante la seconda stagione tra i pro. Oltre a giocare negli special teams, divenne il nickelback in occasione dei giochi di passaggio. In due partite consecutive a Novembre, mise a segno i primi due intercetti in carriera, contro i Jets (su un lancio di Joe Namath) ed i Browns.
Il ruolo chiave di Allen in squadra, però, era quello di punt returner. Divenne lo swingman, arretrando in copertura in situazioni di ritorno, e fungendo da rusher esterno nelle formazioni di bloccaggio.
In quella posizione avrebbe avuto un ruolo chiave in una delle giocate più critiche nella storia degli Steelers.
I Black & Gold vinsero ancora il titolo della AFC Central, ed ottennero dei difficili successi casalinghi contro i Colts ed i Raiders.
Nel Super Bowl, si ritrovarono opposti ai Dallas Cowboys, giunti all’incontro partendo dalla Wild Card. Pur essendo gli sfavoriti di turno, i Cowboys erano ancora in vantaggio per 10-7 all’inizio dell’ultimo quarto.
Benché gli Steelers avessero mosso palla molto meglio di Dallas fino a quel momento, le giocate degli special team avevano contribuito a tenere i Cowboys in vantaggio. Sul kickoff di apertura, una reverse aveva dato loro una grande posizione di campo, e si era trasformata in un infortunio al K degli Steelers, Roy Gerela, che avrebbe poi fallito due corti FGs. Inoltre, alcuni problemi nel punt team avevano condotto ad un fumble e propiziato il primo TD di Dallas.
Alquanto ironicamente, sarebbe stata una giocata di special team a far volgere l’incontro in favore di Pittsburgh.
Con i Cowboys schiacciati in profondità nel loro territorio, gli Steelers misero in campo una formazione pronta a bloccare il punt. Allen si schierò come rusher esterno, con il compagno Reggie Harrison che arrivava dal mezzo. Jimmy fece un grande movimento e batté il suo bloccatore, correndo verso il P dei Cowboys Mitch Hoopes dall’esterno. Hoopes esitò, poi si riportò all’interno e calciò direttamente in faccia ad Harrison. La palla ballonzolò in endzone, inseguita da Allen, ma oltrepassò la linea di fondo, portando ad una safety.
Gli Steelers poi segnarono 2 FGs, ed in seguito Terry Bradshaw innescò Lynn Swann con un TD pass da cineteca per il vantaggio dei Black & Gold (21-10).
In mezzo a tutto questo, Allen era la cheerleader più scatenata degli Steelers; fu il primo a congratularsi con Gerela dopo il suo FG, ed abbracciò l’ex rivale di college, Swann, dopo il suo TD.
Dopo aver spento le velleità di rimonta di Dallas e portato a casa il successo per 21-17, Allen fu ancora uno dei giocatori più indiavolati nei festeggiamenti, aggirandosi intorno a coach Noll.
Allen continuò a giocare da nickelback nel 1976.
Dopo una partenza sul parziale di 1-4, la squadra vinse le ultime 9 gare, 6 delle quali lasciando a secco di punti gli avversari.
Jimmy saltò 4 gare per appendicite, ma giocò più che nelle precedenti 2 stagioni, spesso entrando come quinto DB nei giochi di passaggio.
Il team affrontò nuovamente i Raiders nel Championship AFC, ma stavolta Oakland sconfisse gli esausti Steelers, mettendo fine al regno biennale di Pittsburgh.
Tuttavia, Allen visse la parte più notevole della sua stagione ’76 fuori dal campo, in un confronto che ancor oggi lascia increduli i suoi compagni.
Durante la preseason, Joe Greene, uno dei giocatori più temuti della Lega, organizzò una festa per la squadra. Allen non vi partecipò, e Greene sentì che non gli mostrava il giusto rispetto.
Il giorno dopo, nella caffetteria, Greene affrontò Allen e cominciò a mangiare nel suo piatto.
Non appena Greene gli ebbe gettato addosso una ciotola di salsa rossa, Allen rispose in modo assolutamente scioccante: prese la ciotola e la scagliò sulla testa di Green, quasi staccandogli un lobo dell’orecchio. Scoppiò una lite furiosa, che si concluse solo quando alcuni compagni riuscirono a dividere i due contendenti.
Dopo essere stato ricucito, quella stessa sera Greene andò nella stanza di Allen e si scusò.
Quando la stagione 1977 ebbe inizio, Jimmy sentì che la sua carriera con gli Steelers era ad un bivio. Era contento dei successi della squadra, ma voleva una chance di giocare titolare.
In un’intervista rilasciata a Sporting News, Allen disse: “Ho passato 3 anni a guardare, e non posso migliorare se va avanti così”.
Con il contratto in scadenza a fine stagione, Allen si chiese se non fosse meglio andare altrove: “Voglio avere una possibilità di essere titolare, e non voglio passare la mia intera carriera in panchina alle spalle di due All Pro (Blount e Thomas, n.d.t.). Penso di esserlo anch’io”.
In quella stagione, Allen ebbe la sua occasione di partire da titolare in due diverse posizioni. L’holdout di Mel Blount in preseason lo portò a ricoprire il ruolo di CB. Al ritorno del compagno, Allen venne spostato a safety, rimpiazzando l’infortunato Mike Wagner. Si guadagnò decisamente il posto, intercettando cinque passaggi e mettendo a segno giocate decisive nelle vittorie contro Cleveland e Dallas, dove mancò per poco la sua prima segnatura in NFL dopo un lungo ritorno di intercetto.
Ma ancora una volta la stagione si chiuse in modo deludente per gli Steelers, estromessi dai playoffs al primo turno da Denver, in un incontro infarcito di penalità e turnovers.
Come avevano fatto dopo una sconfitta al primo turno di playoff nel 1973, gli Steelers pensarono di liberarsi di qualche veterano. Tre titolari della squadra del Super Bowl – Ernie Holmes, Glen Edwards e Jim Clack- vennero ceduti al termine della stagione. Varie furono le ragioni delle cessioni: girarono voci circa eccessive richieste salariali, intemperanze fuori dal campo, problemi di droga, od una combinazione delle stesse.
Allen, che ancora desiderava giocare di più, manifestò apertamente il proprio disappunto in una disputa contrattuale: ma aveva ormai i giorni contati come giocatore degli Steelers.
Dopo aver restituito il playbook e fissato un ultimatum pubblico del tipo “fatemi giocare o cedetemi”, Jimmy Allen fu il quarto giocatore a fare le valigie; il giocatore finì ai Detroit Lions, i quali lo scambiarono con la loro quarta scelta al draft del 1979.

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Con la possibilità di giocare titolare, Allen emerse come leader della secondaria dei Lions .
Spostandosi saggiamente in posizione di free safety, si calò nel suo personaggio di “Spiderman”, un soprannome utilizzato sia dai compagni che sovente da lui stesso, e addirittura sfoggiò una speciale fibbia da cintura a forma di ragno.
Sul campo, Allen divenne leggendario nella NFC Central per gli sfottò ed il trash talking, il cui bersaglio preferito era il QB (e poi Hall of Famer) dei Vikings Fran Tarkenton.
Allen non si limitò a parlare: infatti, guidò i Lions quanto ad intercetti in tutte e 4 le stagioni passate a Detroit, e segnò il suo primo ed unico TD nel 1978.
Tuttavia, ai Lions non fu circondato dalla stessa pattuglia di Hall of Famers che gli Steelers potevano vantare in quel di Pittsburgh. Le sue prime due annate nel Michigan furono perdenti, ma una terribile stagione 1979 si rivelò una benedizione.
Il record di 2-14 dei Lions valse loro la prima scelta nel draft del 1980, e l’arrivo del vincitore dell’Heisman Trophy, Billy Sims, portò una nuova attitudine vincente alla franchigia.
Per festeggiare, Allen registrò una cover del celebre brano dei Queen “Another One Bites The Dust”, con il compagno James Hunter a fargli da spalla.
Il singolo divenne una hit locale, e conteneva alcuni versi immortali, come “last year we were 2-14, but this year it’s New Orleans”.

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Piccola parentesi: il figlio di Allen, Jimmy Jr., sarebbe poi diventato un aspirante rapper in California; per la serie, talis pater…
Grazie ad un’eccellente annata del rookie Sims, Detroit chiuse con un record di .500, e l’orizzonte pareva più sereno.

La stagione 1981 fu ricca di contrasti per i Lions.
La squadra vinse le prime sette gare casalinghe in calendario, ma fu disastrosa fuori dalle mura amiche. Allen, nonostante un trauma cranico subito verso la fine della stagione, stabilì il primato personale di nove intercetti, che lo collocò al secondo posto nella NFC alle spalle di Everson Walls. Tuttavia, la secondaria dei Lions fu falcidiata dagli infortuni, e fu tra le peggiori della Lega quanto a yards su passaggio concesse agli avversari.
Nonostante tutto, il team giunse all’ultima di campionato con la possibilità di staccare il biglietto per la postseason, per la prima volta in 11 stagioni: ma per farlo avrebbe dovuto superare in casa i Tampa Bay Buccaneers. Sfortunatamente, non andò così.
Una serie di errori e di turnovers consentì ai Buccaneers di rimontare e conquistare il successo nell’ultimo quarto, lasciando i delusi Lions con un palmo di naso.
La sconfitta costrinse anche il front office di Detroit a considerare seri mutamenti nel personale durante l’offseason: tra gli obiettivi, quello di ringiovanire e rendere più veloce la secondaria.
Queste decisioni portarono ad una serie di eventi che fecero sì che quella contro Tampa Bay diventasse l’ultima gara in carriera per Jimmy Allen.
Un giocatore più giovane, Alvin Hall, scalpitava per trovare un posto nella secondaria dei Lions.
Appena prima dell’inizio del training camp nel 1982, i Lions puntarono su Hall, cedendo un sorpreso Allen ai Kansas City Chiefs, in cambio di una scelta al successivo draft; quest’ultima sarebbe dipesa dal minutaggio di Allen con i Chiefs, ma si pensava che i Lions avrebbero accettato, nel peggiore dei casi, una scelta al nono giro. Allen si presentò al training camp, ma dalle visite mediche emerse che soffriva di aritmia cardiaca. I Chiefs decisero quindi di non cedere la scelta ai Lions, e rilasciarono Allen subito prima dell’inizio del campionato.
Dopo 8 stagioni, 110 partite, 31 intercetti e 2 Super Bowl vinti, la sua carriera era finita.
La fine repentina della sua esperienza tra i pro lasciò Jimmy amareggiato ed impreparato alle sfide della vita dopo il football. Ritornato a Los Angeles, aprì una lavanderia automatica, ma gli affari andarono male in pochi anni, costringendo gli Allen a vendere la casa di famiglia ed a trasferirsi in un appartamento.
Man mano che gli anni passavano, Jimmy prese sempre più le distanze dalla sua carriera: perse i contatti con gli ex compagni di squadra, affrontando inoltre seri problemi personali e di tossicodipendenza. Nel 1992, lui e la moglie Cora si separarono. Trovò un lavoro temporaneo tornando alle proprie radici di atleta, lavorando per il Comune di Los Angeles come bagnino.
Infine, nel 2000 Allen lasciò la sua casa, e divenne un clochard per le strade della metropoli californiana, facendosi ospitare, a volte, da qualche amico o parente. La sua attuale residenza rimane sconosciuta, e la sua famiglia può solo immaginare dove si trovi.
So che a Jimmy piace la spiaggia”, disse la moglie Cora.
All’inizio del 2004, alcuni ex compagni degli Steelers e dei Lions sono venuti a conoscenza della situazione di Allen.
Molto dispiaciuti, diversi giocatori si sono detti pronti ad accoglierlo, a riabbracciarlo e ad aiutarlo: ma ciò avverra solo se e quando “Spiderman” deciderà di fare ritorno.

Fonte: http://www.profootballresearchers.org/Coffin_Corner/26-05-1042.pdf

Autore: John Bennett

Originariamente pubblicato su “The Coffin Corner

Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.