The Orange Crush Defense

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E’ facile per gli appassionati di football e per i tifosi dei Denver Broncos, soprattutto per i più giovani, identificare la squadra del Colorado con il mitico John Elway. Le sue 5 partecipazioni al Super Bowl, le moltissime partite di playoff giocate e le 47 rimonte nell’ultimo quarto, fanno sì (giustamente) che l’uomo di Stanford sia considerato l’unico simbolo della squadra.
Non tutti sanno, però, che ci sono stati dei Broncos vincenti anche prima di Elway, e che alcuni dei giocatori che facevano parte di quella squadra hanno avuto ruoli importanti anche nelle prime tre partecipazioni al Grande Ballo in cui il quarterback Hall of Famer ha guidato l’attacco di Denver.
Nella seconda metà degli anni ’70, i Broncos sono una squadra che viene da anni di delusioni; generosi e numerosi tentativi di scalare le vette della NFL sono falliti miseramente e le continue rifondazioni non hanno permesso la costruzione di un progetto a medio-lungo termine per la creazione di un gruppo vincente.
Tuttavia, dalla stagione ’76 la franchigia cambia marcia, chiude con un eccellente 9-5, la prima stagione vincente della sua storia, e pur non arrivando ai playoff, un gruppetto di giocatori si fa notare, soprattutto a livello difensivo.
L’anno successivo viene ingaggiato il veteranissimo quarterback ex-Cowboys ed ex-Giants Craig Morton e soprattutto un nuovo head coach, alla prima esperienza tra i professionisti, Red Miller.
Coach Miller dedica tutta la sua attenzione al reparto difensivo e crea quella che da tutti è ricordata come la Orange Crush Defense. Il simpatico appellativo deriva da una bibita al gusto di arancia, la Orange Crush Soda e viene affibbiato alla difesa dei Broncos, oltre che per il colore arancio delle casacche ufficiali della franchigia, anche per sottolineare come questa difesa spremesse e liquefacesse qualsiasi attacco avversario.

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Si tratta di una difesa 3-4 guidata essenzialmente dal gruppo dei linebackers, e in particolare dal ILB Randy Gradishar e dal OLB Tom Jackson.
Gradishar, 14ma scelta assoluta del Draft del ’74, è l’anima della difesa: pur non dotato di masse muscolari esagerate, è uno strepitoso run-stopper, ma sono la sua rapidità e il suo istinto per il turnover a renderlo famoso. In 10 stagioni tutte con i Broncos, Gradishar intercetta 20 passaggi riportandone addirittura 3 in meta, e recupera 13 fumble riportandone 1 in endzone, tutto questo senza contare i big play sfoderati nei playoff. Gradishar viene convocato al Pro-Bowl 7 volte, e nella stagione ’78 vince il Defensive Player of the Year.

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Tom Jackson è il leader emotivo. Il suo fisico è più da safety che da linebacker, da molti snobbato proprio a causa dei soli 180 cm, viene scelto solo al 4° giro nel Draft del ’73. Jackson è una sorta di safety aggiunta, veloce quanto un cornerback, ma capace di colpire in maniera terribile, in più dotato di un istinto innato per il sack; statistiche non ufficiali (il sack non è statistica ufficiale fino al 1982) parlano di 40 sack. Come Gradishar, Jackson vive per il turnover, in 14 stagioni tutte con i Broncos intercetta 20 passaggi riportandone 3 in endzone, recupera 8 fumble e va al Pro-Bowl 3 volte consecutive, proprio negli anni dell’Orange Crush (‘77-‘78-’79).

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Bob Swenson e l’altro OLB. Pur non avendo le doti atletiche di Jackson è più forte nel run-stopping e non è meno temibile nei turnover. In 8 stagioni tutte con i Broncos colleziona 11 intercetti e 9 fumble recuperati e la convocazione al Pro-Bowl nell’81, niente male per uno che non è nemmeno stato scelto nel Draft.
Completa il reparto Joe Rizzo, il meno conosciuto e meno talentuoso, gioca in mezzo accanto a Gradishar. Tuttavia la sua presenza non passa inosservata nelle 6 stagioni in cui, non lasciando mai i Broncos, piazza 9 intercetti e 3 fumble recuperati. Chissà se i Buffalo Bills che l’hanno preso come 369° scelta nel ’73 si sono pentiti di non averlo messo sotto contratto?!
Nonostante i linebackers siano la componente più importante di questa difesa, sarebbe ingeneroso non citare la linea a 3.
Barney Chavous gioca 13 stagioni tutte con i Broncos ed è autore di una media di 5 sack ufficiosi all’anno nella posizione di defensive end, con 8 fumble recuperati e 1 riportato in endzone.
Lyle Alzado in 8 stagioni con i Broncos recupera 14 fumble andando al Pro-Bowl 2 volte consecutive (’77-‘78), autore di numerosissimi sack oltre i 10 ufficiosi in almeno 2 stagioni, ha poi meno successo dopo l’esperienza a Denver.

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Infine il nose tackle Rubin Carter, che in 12 stagioni tutte con i Broncos recupera 13 fumble riportandone 1 in endzone.
L’Orange Crush Defense è una difesa molto particolare, la sua vocazione è fermare le corse e forzare il passaggio, esponendosi a volte anche a rischiosi matchup sui passaggi lunghi. Non è un caso che nelle stagioni in cui si parla del fenomeno Orange Crush e cioè ‘77-’78-’79, le statistiche dicano che i Broncos sono primi nelle yards concesse su corsa, ma tra gli ultimi nelle yards concesse su passaggio. Bisogna però sottolineare che, nonostante la difesa, proprio per i rischi a cui si sottopone, conceda molte yards nel gioco aereo, è sempre tra le prime nel numero di intercetti stagionali. Tutto questo grazie al già citato istinto dei linebackers, ma anche ai poco pubblicizzati defensive backs.
Il più forte è sicuramente Louis Wright, 17ma scelta assoluta del ’75, cornerback con fisico da safety che, in 12 stagioni tutte con i Broncos, piazza 26 intercetti di cui 1 riportato in endzone e 11 fumble recuperati di cui 2 riportati in endzone. I turnover causati, ma anche l’eccellente numero di placcaggi sulle corse, regalano a Wright 5 convocazioni al Pro-Bowl, 3 delle quali consecutive negli anni dell’Orange Crush.

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L’altro cornerback è una 199ma scelta del ’75 che, dopo aver giocato una stagione nell’appena nata e quasi subito defunta WFL, sbarca a Denver nell’indifferenza generale. Steve Foley è bianco e chi segue il football sa che per un cornerback è una vera rarità; nonostante sia alto quanto Wright (186 cm), pesa appena 80 kg, è veloce, ma non velocissimo, non è nemmeno un grande placcatore come il compagno di linea, tuttavia possiede un istinto eccezionale e due mani vellutate. In 11 stagioni tutte con i Broncos Foley, prima come cornerback e poi come free safety, piazza il record di franchigia con 44 intercetti di cui 1 riportato in meta e 4 fumble recuperati di cui 1 riportato in endzone.
Billy Thompson è la strong safety: 61ma scelta del ’69 inizia la carriera come cornerback, ma il suo fisico e le sue qualità di placcatore gli impongono presto il cambio di ruolo. Thompson in 13 stagioni tutte con i Broncos intercetta 40 passaggi riportandone 3 in endzone, recupera addirittura 21 fumble e ne riporta 4 in meta, guadagnandosi 3 Pro-Bowl, 2 dei quali nel periodo Orange Crush.

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Bernard Jackson è la free safety; dopo aver giocato 5 stagioni con i Bengals arriva a Denver proprio con la nascita dell’Orange Crush. Non è l’elemento di spicco della secondaria, ma nei 3 anni di splendore della difesa arancio piazza 8 intercetti, 6 dei quali nella stagione ’78.
La stagione ’77 è straordinaria, i Broncos chiudono a 12-2 e ottengono il vantaggio del campo nei playoff. Per il divisional arrivano al Mile High Stadium i Pittsburgh Steelers, solo due anni prima campioni. La difesa è straordinaria e Tom Jackson un incubo per Franco Harris e compagni, il numero 57 intercetta Terry Bradshaw 2 volte e recupera un fumble fondamentale per il 34-21 finale.
Per il Championship a Denver arrivano i rivali divisionali nonché campioni in carica degli Oakland Raiders. Dopo una buona partenza, i Broncos subiscono la rimonta dei Predoni, ma ci pensa Bob Swenson a intercettare Ken Stabler mettendo la parola fine al regno di Oakland.
Al Super Bowl i favoriti sono i Dallas Cowboys; Gradishar, Jackson e Alzado sono straordinari, ma i 4 intercetti di Morton non lasciano scampo ai Broncos, che vengono sconfitti 27-10.
Nei due anni successivi arrivano due record di 10-6, ma anche due sconfitte al primo turno di playoff contro Pittsburgh e Houston e dalla stagione ’80 la difesa dei Broncos non si può più chiamare Orange Crush. Negli anni successivi alcuni dei giocatori di questa difesa fanno parte anche delle meno pubblicizzate retroguardie dei Broncos che giungono ad altri 3 Super Bowl, in particolare Tom Jackson, Louis Wright e Steve Foley.
Nonostante la breve durata delle sue fortune, la Orange Crush Defense resta una delle difese più straordinarie della storia del football, nonché il secondo simbolo per importanza della storia dei Broncos, dopo il mitico John Elway.

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