Bill Nelsen
Lo chiamavano “Comandante Nelsen”, un soprannome coniato per lui da uno dei compagni ai Cleveland Browns, Jim Houston, e che derivava da quello dell’Ammiraglio Nelson.
Nonostante la pioggia battente sul Cotton Bowl di Dallas Domenica 28 Dicembre 1969, Bill Nelsen mostrò di sentirsi a casa in condizioni di umidità pari a quelle in cui ebbe a trovarsi l’eroe della Marina inglese. Lanciando per 219 yards e un TD pass, Nelsen sezionò la “Doomsday Defense” dei Cowboys e trascinò i Browns alla vittoria per 38-14, che valse loro il titolo della Eastern Conference.
L’eccellente performance di Nelsen contro la complicatissima difesa texana fu il punto più alto della sua decennale carriera nella NFL, che durò dal 1963 al 1972.
Giocando su ginocchia indebolite dagli infortuni e sfregiate dai bisturi dei chirurghi (quattro cicatrici sul ginocchio destro, due sul sinistro) Nelsen guidò per due volte i Browns ad un passo dall’approdo al Super Bowl.
Doug Dieken, grandissimo OT di Cleveland dal 1971 al 1984, parlando di lui, ricordò quando entrava in palestra il giorno prima delle gare; dalle ginocchia gonfie di Nelsen veniva ogni volta drenato del fluido in eccesso. Era solo uno dei prezzi da pagare per poter giocare il pomeriggio seguente.
“Era più tosto dell’inferno”, disse Dieken; e mentre all’epoca non si faceva altro che parlare delle pessime ginocchia di Joe Namath, Dieken pensava che quelle di Nelsen fossero messe altrettanto male. “Se non peggio“, aggiunse Dieken.
Come Broadway Joe, Nelsen giocava grazie a supporti di alluminio di un pollice e mezzo di spessore, che sostenevano le sue ginocchia martoriate. E come Namath, non si lamentò mai della sua condizione. “Non rimane molto delle mie ginocchia”, disse all’epoca, “ma cerco di trarne il meglio”.
Quell’atteggiamento gli valse il rispetto dei Browns, che se lo assicurarono grazie ad una trade del 1968 con i rivali Pittsburgh Steelers, per fare da backup al titolare Frank Ryan. Nelsen era stato draftato dagli Acciaieri nel 1963, dopo essere uscito da USC. Lo scout degli Steelers, Fido Murphy, conosceva bene i successi conseguiti dal ragazzo a Southern California, tra i quali la vittoria per 42-37 nel Rose Bowl contro Wisconsin. Quando Pittsburgh selezionò Nelsen al decimo giro del draft, un entusiasta Murphy lo definì “il più grande capovolgimento del mondo”.
Nelsen (a sx) ai tempi di USC
Murphy convinse gli Steelers che Nelsen aveva “un braccio da professionista”, ma il boss di Pittsburgh Buddy Parker non era sicuro che il giovane californiano ce l’avrebbe fatta nella NFL.
Il ritiro di Bobby Layne come QB degli Steelers al termine della stagione 1962 offrì a Nelsen un posto a roster, ma questi giocò saltuariamente nelle prime due stagioni, tentando solo 44 passaggi.
Parker pensava che un QB “debba stare nell’ambiente per cinque anni prima di essere qualcosa come professionista”. Nelsen, tuttavia, emerse dall’anominato in una partita della preseason 1965 contro Minnesota, sferzando i Vikings con 172 yards su passaggio e lanciando 3 TD passes.

Giocò dodici delle quattordici partite di regular season con gli Steelers nel 1965, venendo nominato titolare nel 1966, quando Bill Austin rimpiazzò Mike Getto sulla panchina di Pittsburgh. La seconda gara stagionale vide il primo serio incidente alle ginocchia di Nelsen, in seguito ad un placcaggio portatogli da Roger Brown, DT da 300 libbre dei Detroit Lions. Nelsen recuperò dall’intervento chirurgico in tempo per disputare le ultime quattro gare di Pittsburgh nel 1966, stabilendo un primato personale, con il 56.3% su passaggio, ed eguagliando un record NFL completando 13 passaggi consecutivi.
Bill si infortunò nuovamente nel 1967, giocando solo otto gare. Ma i suoi lampi di grandezza convinsero l’HC di Cleveland Blanton Collier a porre in essere una trade per averlo in squadra nel 1968.
Reduci da una stagione in cui avevano conquistato il titolo della Century Division, i Browns iniziarono il campionato 1968 con un parziale di 1-2. Le due brutte sconfitte contro Dallas ed i Los Angeles Rams videro l’attacco di Ryan produrre solo 13 punti, e Collier si convinse di dover apportare qualche cambiamento per salvare la stagione.
Giocando da titolare per la prima volta in stagione contro gli ex compagni, Nelsen completò 16 passaggi su 25 per 190 yards, nella gara vinta per 31-24 nella Week 4. Due settimane dopo, Nelsen lanciò tre TD passes nella vittoria a sorpresa, per 30-20, contro i Baltimore Colts, fino a quel momento imbattuti. Guidando i Browns al record di 10-4 ed alla finale della Century Division, Nelsen completò il 51.9% dei passaggi, lanciando per 2.366 yards e 19 TD passes. Davanti agli 81.497 tifosi che affollarono il Municipal Stadium di Cleveland Sabato 21 Dicembre, Bill imbeccò l’HB Leroy Kelly con un TD pass da 45 yards appena prima dell’intervallo, spronando gli sfavoriti Browns ad un’insperata vittoria per 31-20 contro i Cowboys. Nelsen lanciò per 203 yards, meritandosi le lodi sperticate del proprio allenatore.
“Ho visto QBs con grandi capacità che non sanno vincere”, disse in seguito Collier. “Per farlo, bisogna avere fiducia in se stessi e nei propri compagni. Nelsen ce l’ha”. Ad una sola vittoria dall’approdo al Super Bowl III, i Browns furono sconfitti la Domenica successiva per 34-0 dai Colts, assetati di vendetta, in un pomeriggio freddo e buio a Cleveland.

Nonostante la débacle, Nelsen e compagni riuscirono a ripetersi nel 1969. Lanciando per 2.743 yards e 23 TDs (record personale), Bill trascinò Cleveland al record di 10-3-1 e ad un altro titolo della Century Division. Proseguì il cammino con la sua memorabile prova contro i Cowboys in un Cotton Bowl sferzato dalla pioggia. Indossando la divisa marrone-arancione scuro n. 16 di Cleveland, Nelsen dipinse un vivido ritratto quel giorno, in cui un QB sembrò un comandante in campo.
“Cerca consigli e si prende la colpa”, disse Collier. “Agli altri giocatori piace”.
I Browns, tuttavia, vissero un’altra forte delusione nella sfida contro Minnesota. Giocando in un freddo polare, Nelsen si infortunò ad un nervo del braccio con cui lanciava, in seguito ad un colpo sferratogli ad inizio gara dal DE dei Vikings Jim Marshall. Nelsen rimase in campo nonostante il dolore, completando 17 passaggi su 33 per 181 yards e un TD, ma i Browns non riuscirono ad approdare al Super Bowl IV, perdendo per 27-7.
Cleveland chiuse col record di 7-7 nel 1970, al primo anno nella neo-istituita Central Division dell’American Football Conference.

Al lancio contro i Vikings
La stagione 1971 fu il canto del cigno di Nelsen. Giocando su ginocchia ormai quasi prive di cartilagine, il 30enne QB completò il 53.5% dei suoi passaggi e lanciò per 2.319 yards, guidando i Browns al record di 9-5, che valse il titolo della Central. Nuovamente opposti ai Baltimore Colts, nell’incontro di playoff AFC disputatosi a Cleveland il giorno di Santo Stefano, i Browns persero per 20-3. Nelsen, che faticò a trovare varchi nella complessa difesa a zona dei Colts, completò solo nove passaggi, venendo intercettato tre volte. Verso la fine della gara fu sostituito dal giovane Mike Phipps, per poi ritirarsi al termine della stagione 1972.
In carriera, Nelsen completò il 50.6% dei passaggi (963 per 1.905), totalizzando 14.165 yards e 98 TD passes.
Tra il 1973 ed il 1984, Bill visse una vita nomade, come QB coach di vari team NFL, tra i quali New England, Atlanta, Tampa Bay e Detroit. Si trasferì in Florida al termine della stagione 1984, ed ora lavora quattro giorni a settimana in un negozio di Orlando dedicato al golf. Quando non vende mazze, le usa; passa infatti i suoi tre giorni liberi sui campi.
Ma è il suo gioco ispirato da QB – quando guidava un attacco che comprendeva RBs come Leroy Kelly e Bo Scott, WRs come Paul Warfield, Gary Collins e Milt Morin, oltre ad OL del calibro di Monte Clark e Gene Hickerson – a costituire ancor oggi un ricordo ben vivo nella mente di coloro che seguivano i Browns nei tardi anni ‘60.
“Ho sempre saputo di non essere un QB classico”, disse Nelsen, “ma ho sempre sentito di essere sufficientemente intelligente e forte da poter svolgere il mio lavoro se avessi potuto giocare con l’aiuto adatto”.
E il tutto si avverò in quel di Cleveland.
Fonte: http://www.profootballresearchers.org/Coffin_Corner/22-03-850.pdf
Autore: Ed Gruver
Originariamente pubblicato su “The Coffin Corner”
Il sopra riportato testo costituisce una traduzione dell’elaborato originale, i cui diritti di proprietà intellettuale ed economica spettano al relativo Autore.
grande Diego! grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Non sapevo avesse giocato per i B&G;!.
Che ragazzo sfortunato, quanti gravi infortuni…
bella Warner!!!