La Conferenza Stampa della “Kickoff Week”

A che punto siamo con la situazione concernente il contratto collettivo, mentre ci avviciniamo all’anno senza salary cap?

RG: In conseguenza della tempistica ci rendiamo conto che la situazione si sta davvero facendo difficile per tutti, e realisticamente avremo un anno senza cap. Per quanto mi riguarda si tratta solo di mettersi seduti al tavolo ed iniziare a negoziare. Questo è stato il mio diretto messaggio al Presidente della NFLPA, DeMaurice Smith. E questo è il nostro intento: inziare a negoziare e trattare questi argomenti in riunioni assolutamente private ed in modo costruttivo per arrivare ad un accordo da presentare poi per la ratifica. L’idea che i proprietari possano cercare di temporeggiare e che sarebbe un loro obiettivo è fuori luogo. Non sarebbe un risultato pratico e non sarebbe un beneficio per la Lega.

Ritiene ci possano essere gli estremi per una stagione senza cap?

RG: Temo di sì, a fronte dello stato del negoziato. Dobbiamo lavorare su moltissimi aspetti e ci vorrà diverso tempo. I progressi fatti ad oggi sono minimi.

Normalmente i progressi fatti in anticipo sono sempre minimi. Pensa che invece con l’avvicinarsi della scadenza ci possano essere progressi significativi?

RG: Non predico il futuro. Non ritengo ci siano ragioni per fare questo tipo di supposizioni.

Ci può dare informazioni circa l’azione legale recentemente avviata dal Dipartimento del Lavoro, e avente ad oggetto degli incontri privati tra voi e Troy Vincent, dei quali Gene Upshaw non sarebbe stato informato?

RG: Io non posso sapere quello che il compianto Gene sapesse, ma non ci sono mai stati incontri segreti, per quanto di mia conoscenza. Abbiamo incontrato Troy ed altri dirigenti dell’Unione per discutere molti argomenti, compreso il comitato consultivo che stiamo costituendo in favore dei giocatori, del quale Troy è il principale referente, incaricato dallo stesso Gene. Non mi risulta di essere stati coinvolti in questa disputa legale. Inoltre, non sono a conoscenza di alcun contatto da parte del Dipartimento del Lavoro con noi.

C’è una qualche possibilità che, qualora l’accordo sul contratto non giungesse a breve, si pensi ad estendere la regular season come un problema separato?

RG: Non penso. Non è probabile. In questa stanza abbiamo avuto una discussione molto intensa al riguardo, come parte della nostra prima sessione di trattative ad inizio Giugno. Ne abbiamo discusso un’ora e mezza – due ore: faceva parte di tutto quanto abbiamo raccolto negli ultimi diciotto mesi e che abbiamo presentato ai proprietari.

Roger, ho visto i tuoi commenti l’altro giorno (al Redskins Park) circa l’incontro con l’Unione e penso tu abbia detto di condividere maggiori informazioni con i vertici dell’Unione stessa. Era un’indicazione circa il fatto che, da parte della Lega, vi sia l’idea di condividere maggiormente i dati contabili che l’Unione ha chiesto di vedere o sbaglio?

RG: Jeff può rispondere in modo più approfondito, ma non ho condiviso alcun dato con De. Ci siamo incontrati a pranzo ed eravamo solo noi due – non era un negoziato formale. Dico molto chiaramente che l’Unione dispone di moltissime informazioni riguardanti le operazioni della NFL e delle squadre. Hanno diritto di auditing rispetto alle squadre – così hanno una quantità enorme di informazioni. Credo sia una distrazione rispetto ai veri problemi, cioò il sedersi al tavolo e discutere. Come ho detto, non vogliamo fare della retorica, vogliamo sederci e parlare – non vogliamo prenderci in giro a vicenda, e l’ho detto molto chiaramente a De Martedì scorso.

Ovviamente molte squadre hanno il problema del rinnovo degli abbonamenti, e so che guardare da casa le partite – su uno schermo da 50″ è molto comodo, molto di più che stare sul posto. Dato che diventa sempre più comodo ed economico guardarsi gli incontri a casa propria, può diventare un problema per la Lega?

RG: Economico – è gratis… Credo tu abbia centrato un punto sul quale abbiamo posto l’accento, ed è una delle ragioni per le quali ci siamo focalizzati sull’esperienza degli stadi l’anno scorso per renderli sicuri e godibili, perchè a coloro che ci vanno costa, perchè porta via molto tempo e vogliamo essere certi che i tifosi vivano un’esperienza positiva. Si torna un pò sul discorso del tabellone dei Dallas Cowboys – sul come si crea un miglioramento per rendere il tutto più appassionante. Quando vai a vedere Dallas, è come avere quella TV ad alta definizione proprio davanti a te. Così le nostre squadre hanno lavorato molto duramente per creare quell’esperienza negli stadi ed accertarsi che sia sicuro, godibile, divertente, e che ci siano delle ragioni per andarci, perchè vogliamo degli stadi pieni – e vuole dire molto per noi in televisione. Che la partita vada in onda con uno stadio gremito fa molta differenza dal punto di vista dello spettatore, e vogliamo che sia così, ecco perchè crediamo che la regola del blackout sia stata un ottimo punto di equilibrio tra il desiderio di avere stadi pieni e quello di continuare ad avere le nostre partite gratis in televisione.

La Lega ovviamente difende la regola del blackout. C’è la sensazione che se venisse meno non potreste più reintrodurla?

RG: Penso di non averci mai pensato in quel modo. Ciò che davvero abbiamo pensato è che si tratta di una regola esistente da decenni, ed è stato un approccio intelligente. E’ stata positiva per i nostri tifosi. Lo è stata per la Lega, consentendole di rimanere in gratis. E’ questa la caratteristica chiave.

Nessuna delle parti vuole un blocco dell’attività. E’ preoccupato del rischio che il campionato possa fermarsi nel 2011?

RG: Ho avuto un’esperienza diretta di due blocchi dell’attività, quando i giocatori sono scesi in sciopero negli anni ’80. E’ un’esperienza dolorosa. Comporterebbe gravi perdite per entrambe le parti. Inoltre, in un certo qual modo, incrinerebbe il rapporto coi tifosi. E’ una cosa che i proprietari hanno bene in mente.

Quali lezioni sono state imparate dai precedenti blocchi?

RG: So che i proprietari, e credo anche i giocatori, ne siano perfettamente consci. Ecco perchè penso che entrambe le parti lavoreranno per raggiungere un risultato. Siamo molto distanti dall’obiettivo. C’è molto lavoro da fare. E’ su questo che siamo concentrati. Non credo sia questo il momento di preoccuparcene. Siamo tutti consci delle conseguenze che possono aversi. I proprietari saranno preparati per ogni alternativa. L’obiettivo primario è trovare un accordo per i giocatori ed i proprietari.

Chi finanzierà le modifiche ai benefit dei giocatori in pensione?

RG: Prima di tutto, vediamo di essere chiari, sono soldi dei proprietari. Ottengono quei denari con gli affari, e poi li suddividono con i giocatori in una certa percentuale. I proprietari si sono impegnati a provvedervi. L’hanno dimostrato. Due anni fa, da soli, hanno erogato 10 milioni di $ alla Player Alliance, così che potessimo iniziare ad affrontare i problemi medici in particolare. Ma si sono accorti che c’è molto altro da fare. Sarà oggetto delle trattative, ed è un grosso problema per i proprietari. Infatti con Gene, dopo l’accordo del 2006, abbiamo introdotto alcune modifiche significative, che hanno dato ottime risposte al problema. Ma sappiamo di dover fare ancora molto.

Roger, si assiste frequentemente ad una lotta per i negoziati sull’accordo collettivo. Dici che ci sono troppi soldi in gioco, le parti rinsaviranno e troveranno l’accordo, perchè abbiamo sentito molto di questo nel 2006. I proprietari sono pronti ad assumere una posizione dura come quella dei giocatori senza vacillare?

RG: Non possiamo parlare per i giocatori. Ma Jeff è il negoziatore chiave per i proprietari, e negli ultimi due anni abbiamo passato moltissimo tempo negli incontri di Lega per valutare l’accordo e ciò che in esso va corretto. Dirò chiaramente che c’è l’impegno, da parte delle squadre, a correggere il sistrma nel lungo periodo, ed a far crescere la torta, come dice Jeff, cosicchè tutti possano beneficiarne, giocatori inclusi.

L’Unione ha detto che sta cercando un meccanismo per avere un arbitro indipendente, al quale appellarsi contro i provvedimenti disciplinari comminati ai giocatori. Credi sia un problema negoziabile o sei fermamente convinto che il sistema debba rimanere così com’è?.

RG: E’ stato un problema negoziabile in tutte le sessioni di trattative svoltesi negli ultimi trenta o quarant’anni. Non è un problema nuovo.

Stai seguendo la trattativa Crabtree? Credi possa costituire un brutto precedente?

RG: Non lo farebbe senza rimetterci. Potrebbe perdere tutto il compenso per la stagione. Ovviamente sto seguendo la vicenda. Non sono parte della trattativa. E’ un problema che stanno affrontando i 49ers. Giudicheranno in base a ciò che ritengono meglio per loro.

Dopo il caso Michael Vick, alcune squadre, diciamo così, hanno monitorato i propri giocatori in modo più approfondito. C’è la sensazione, da parte della Lega, che si possa esagerare nel tenere sotto controllo gli atleti?

RG: Non direi proprio così, non intendo insinuare che li stiano controllando. Credo stiano prendendo in seria considerazione il carattere dei giocatori, e ritengo sia uno sviluppo positivo. Il vero problema è che siano davvero concentrati sul fornire ai giocatori delle risorse, per far sì che assumano decisioni migliori. I direttori dello sviluppo giocatori sono estremamente validi. Proprio l’altro giorno a Washington, James Thrash, appena uscito dal campo, era intento ad aiutare questi giovani a fare scelte migliori mentre sono giocatori NFL, ma anche ad aiutarli nella transizioni al di fuori della Lega.
Voglio portare la Vostra attenzione su un altro aspetto. Safe Rides, ad esempio: è un programma esistente (ma abbiamo sviluppato un rapporto con l’Unione per la relativa fornitura, qualora non lo sapeste), in cui abbiamo stabilito che, se un giocatore fosse fuori casa ed avesse assunto sostanze alcoliche, anzichè mettersi alla guida del proprio mezzo potrebbe chiamare la Safe Rides e farsi accompagnare a casa. I guidatori, in realtà, sono poliziotti fuori servizio. Abbiamo introdotto questo programma per giocatori, allenatori, personale del front office. Ma i giocatori ci hanno espresso recentemente, proprio la scorsa primavera, la loro preoccupazione al riguardo, ritenendo che fosse un modo per controllarli e scoprire dove vanno. Allora abbiamo detto all’Unione: va bene, voi vi occupate del programma per i giocatori, e noi per il front office. Abbiamo siglato l’accordo per quest’ultimo, e De ha fatto sapere che stanno facendo progressi sul fronte giocatori. Non abbiamo alcun interesse al controllo: siamo interessati a che siano in grado di guidare e fare buone scelte nel prosieguo
.

Quanto sei preoccupato dell’intera problematica della guida in stato di ebbrezza nel contesto disciplinare e degli incidenti provocati dall’alcool che finiscono sul tuo tavolo

RG: E’ molto preoccupante. Proprio ieri ci siamo incontrati in questa stanza con i rappresentanti della MADD. I nostri giocatori, ed in un certo qual modo gli allenatori, hanno la più alta probabilità e vulnerabilità, sotto il profilo demografico, alla guida in stato d’ebbrezza. Ho detto ripetutamente ai giocatori attraverso il loro comitato consultivo ed ogni volta che li incontro che questo è un problema molto serio, dal quale possono scaturire conseguenze tragiche – il che sfortunatamente è successo – e che devono accorgersi che bere e mettersi alla guida è inaccettabile. E’ un problema importante.

Due domande a proposito di Vick: in primo luogo, parteciperà a delle campagne di sensibilizzazione per la Lega?

RG: No, non è oggetto di discussione.

Si è mai parlato con gli Eagles, prima che lo mettessero sotto contratto, che se l’avesse fatto la sospensione di sei partite avrebbe potuto essere abbreviata? Hanno mai avuto l’idea che fosse un’opzione?

RG: No. Sapevano ciò che tutti voi sapete pubblicamente.

Commissioner, quanto può essere profonda una presenza della Lega in Europa? Vede in futuro più partite di quella che si disputa a Londra? Parlando apertamente del futuro, è in grado di prefigurare uno scenario in cui vi sia una squadra in Mexico, Canada o addirittura in Europa?

RG: L’esperienza che abbiamo avuto là, specialmente con gli incontri di regular season – questa sarà la terza gara in tre anni – è stata straordinaria. Nei primi due anni abbiamo visto crescere l’interesse e l’entusiasmo per il gioco. Altri barometri, come la televisione ed i prodotti di consumo, hanno vissuto un incremento simile. Così continueremo a seguire questo trend, e continueremo ad incrementarlo, onestamente. Stiamo considerando l’idea di giocare più partite a Londra, a cominciare dall’anno prossimo. Non penso sia impossibile avere una franchigia a Londra in futuro.

Hai detto che 24 squadre su 32 non hanno aumentato i prezzi. Come sai, ci sono biglietti invenduti in tutto il Paese, alcuni dei quali sull’Hudson. Pensi che non si sia fatto abbastanza, o l’equazione non torna? Anche voi avete tutti questi suites disponibili…

RG: Sono 18 squadre su 32 [ad aver fatto il tutto esaurito]? Allora quando dici “in tutto il Paese” ricordaTi che 18 su 32 hanno fatto registrare il tutto esaurito, almeno. E’ eccessivo dire che ci sono biglietti in tutti il Paese. Ci sono biglietti disponibili, specialmente in certi mercati e le nostre squadre stanno lavorando duramente per risolvere quei problemi nei modi di cui abbiamo discusso precedentemente: accettando i cambiamenti che abbiamo fatto nelle nostre politiche per consentire loro maggior flessibilità nella vendita, aumentando il personale, concentrandosi sulle vendite di gruppo, concedendo termini più ampi. Si stanno facendo tutte queste cose, ed efficacemente, perchè stiamo vendendo biglietti, alcuni dei quali ex novo in quei mercati. Alcune persone, tuttavia, stanno vicendo momenti difficili. Che abbiamo perso il lavoro o siano preoccupati di prendersi degli impegni, non intendono continuare a spendere in quel modo. Fortunatamente sono arrivati dei nuovi tifosi, e tutte le nostre squadre hanno sperimentato nuova crescita e nuove vendite in quell’area, ma queste sono controbilanciate da coloro che potrebbero non essere in grado di continuare. Lo comprediamo. Nella maggior parte o in tutti i casi, non è una carenza di interesse – sfortunatamente è una circostanza che una famiglia può trovarsi a vivere.

Come quantificherebbe il calo, in termini statistici?

RG: Bè, è una proiezione – la nostra si colloca al di sotto del 10% in fatto di vendite di biglietti.

L’influenza suina è una grossa preoccupazione per il nostro Paese e la comunità medica. La Lega sta prendendo delle precauzioni, ce ne può parlare?

RG: Si, ci siamo concentrati su questo problema. Abbiamo ingaggiato due esperti.

Ci sono stati casi documentati di contagio in capo a qualche giocatore NFL?

RG: Alcuni casi hanno destato preoccupazione, lo so.

Non c’è bisogno di un vaccino, comunque?

RG: Penso che non ne esista nemmeno uno attualmente, per quanto ne capisco.

Martedì al Redskins Park hai detto qualcosa circa le vendite di biglietti di Agosto, che secondo te non stavano andando bene perchè i tifosi non stavano vedendo il miglior football NFL. L’anno scorso parlando di una stagione da venti partite, hai detto che avreste migliorato la qualità prendendo due partite senza senso rendendole significative inserendole nel mosaico dei venti incontri. Se la gente non vede partite NFL di qualità, e l’anno scorso quelle gare erano priva di significato, perchè i tifosi pagano il prezzo pieno?

RG: E’ esattamente ciò che penso stiamo facendo, ristrutturando la stagione e dando ai tifosi più di ciò che vogliono. Pensiamo che le partite di preseason siano valide, ma pensiamo specialmente all’ambiente in cui ci troviamo adesso, bisogna vedere la qualità. E’ verso di essa che la gente si sta muovendo. Questo ci mette in buona posizione perchè penso che il nostro gioco sia visto in termini di qualità. Ma a noi è chiaro che la qualità della preseason non è soddisfacente e dobbiamo fare meglio. Stiamo facendo dei passi per migliorare la qualità della preseason, ma la realtà è che uno dei modi migliori per farlo è togliere la metà del prodotto e renderlo reale. Crediamo che ciò renderà le rimanenti gare di preseason più interessanti.

Nel frattempo, raccomanderesti alle squadre di abbassare i prezzi degli abbonamenti?

RG: I prezzi degli abbonamenti sono determinati da ciascuna squadra. Si tratta di decisioni individuali di ogni team. Lo capiscono e fanno le loro valutazioni in base a ciò. Guardate le partite di preseason; ci sono molti posti vuoti – la maggior parte è di persone che non sono venute pur avendo già pagato. Ciò che intendevo dire Martedì è che dobbiamo ascoltare i nostri tifosi; stanno mandando un messaggio estremamente chiaro.

Ovviamente il Super Bowl dipende dai proprietari, ma mi stavo chiedendo se il 50° Super Bowl a LA è una realtà oggi più di quanto lo fosse sei mesi fa. E’ stato fatto qualcosa in proposito?

RG: Abbiamo avuto alcune discussioni all’interno con i comitati, ma non siamo più vicini a realizzarlo.

Ci sono stati progressi sui test per l’HGH e gli steroidi?

RG: No, ma continuiamo a finanziare la ricerca per svilupparli. Sono stati fatti progressi, ma non sufficienti da poter testare oltre 2.000 giocatori. Eseguiamo oltre 10.000 test all’anno – possiblmente fino quasi a 15.000.

Niente a propsito del caso StarCaps?

RG: Ci attendiamo una decisione della Corte d’Appello prima dell’inizio della stagione, quindi pensiamo entro la prossima settimana.

Potete leggere la prima parte dell’intervista cliccando qui, la seconda cliccando qui.

Fonte foto: espn.go.com