Nuovi vincoli regolamentari in tema di salute per i giocatori colpiti da trauma cranico

Il football, si sa (ed è forse qui fin troppo banale affermarlo), è lo sport di contatto per eccellenza. Armatura e casco sono i paradigmi primi, i segni distintivi, che palesano limpidamente della ruvidità, della bruta durezza dello scontro fisico che è poi l’anima vera dello spettacolo agonistico tanto caratteristico di questo gioco.
Ma benché esista una calcolata definizione della “morfologia” del contatto, studiata ed analizzata attraverso l’apporto casistico, non si è ancora arrivati a delineare il contorno di una vera “scienza dell’impatto” utile ad approfondire le conseguenze di quest’ultimo, e in rapporto al quale sarebbe possibile fornire repliche immediate e più accurate di “previsione” e, per riflesso, di precauzione.

Per questo motivo (e da questo punto di vista) il nostro amato gioco è sempre in progress, aperto cioè alla ottimizzazione, alla perfettibilità dei termini normativi di risposta alle evoluzioni tecniche, tattiche e atletiche da un lato, e alle questioni medico-sanitarie che da queste prendono mossa dall’altro (a volte succede che è il regolamento in sé che determina e catalizza certe trasformazioni del gioco, ma questo è un altro tema).

In questo senso ieri l’altro il Commissario della NFL Roger Goodell, attraverso un comunicato ufficiale, ha notificato alle 32 franchigie una nuova serie di disposizioni in materia di prevenzione e tutela dei giocatori disturbati da patologie derivate da trauma concussivo celebrale.
Nello specifico si tratta di una sequenza rigida di norme poste in relazione al return-to-play del giocatore colpito duramente al capo durante uno scontro di gioco e che evidenzia, anche latentemente, uno o più sintomi rivelatori di un trauma cranico.

La Commissione medica della NFL, in collaborazione con i medici di squadra, con una equipe di specialisti esterni, e ancora in accordo con la NFL Player Association, ha così stabilito che un giocatore che soffre di una commozione celebrale non dovrebbe tornare a giocare o ad allenarsi lo stesso giorno quando in esso si riscontrino le sotto elencate patologie e/o sintomatologie, proprie, appunto, di una concussione celebrale.

Perdita di coscienza.

Confusione e disorientamento; incapacità di rispondere adeguatamente alle domande o incapacità di ricordare le assegnazioni e/o i giochi.

Amnesia dimostrata dal vuoto di memoria circa gli eventi verificatisi prima e dopo l’infortunio; l’incapacità di apprendere e memorizzare nuove informazioni.

Anormale esame neurologico, come risposta anomala della pupilla, vertigini persistenti, o anormale equilibrio appurato tramite specifici test in sideline.

Nuovi e persistenti mal di testa, soprattutto se accompagnati da fotosensibilizzazione, nausea, vomito o vertigini.

Altri segni o sintomi persistenti di commozione celebrale.

Con questo pugno di prescrizioni precise la NFL risponde tempestivamente ai troppi casi di ferimenti, lesioni, e traumi alla testa che hanno colpito alcuni, troppi, giocatori nelle trascorse ultime due giornate di regular.
Questo rafforzamento normativo del return-to-play, che entrerà in vigore con la week 13 già apertasi ieri con l’incontro tra Jets e Bills, auspica maggiore sicurezza: alimenterà la spinta verso una più attenta e prudente gestione dei casi patologici di cui sopra nel senso di un atteggiamento conservativo più responsabile al quale sono chiamati a collaborare gli stessi giocatori divulgando sinceramente e integralmente ai medici qualsiasi segnale, sintomo, che possa essere associato ad una commozione celebrale.

“L’evidenza dei fatti dimostra come già gli staff medico-sanitari dei team abbiano operato più serie e scrupolose scelte conservative sui casi di traumi legati alle testa”, afferma Goodell nella nota indirizzata alle squadre NFL, “questo new return-to-play vuole ancora più decisamente rafforzare il nostro impegno circa la sicurezza e la salute dei nostri giocatori. Insieme con attrezzature migliori, una maggiore educazione, e un regolamento aperto a modifiche opportune, si renderà più sicuro il nostro gioco per i professionisti che sono il più importante esempio, il modello primo, per tutti i giocatori di football ad ogni livello possibile”.

Fonte articolo:Nfl.com/Fonte foto:Cbs.com