Prospetti: Ronnie Hillman, RB, San Diego State

Ronnie Hillman, segnatevi questo nome, perché tra qualche anno ne risentirete sicuramente parlare. Nato a Long Beach il 14 settembre 1991, Hillman proviene da La Habra, cittadina di circa 62.500 anime della California del Sud, Orange County, quella di Disneyland e dei parchi di divertimento, posta al confine sud-est con la contea di Los Angeles.

Lì il nostro frequenta la locale omonima High School, mettendosi in evidenza, grazie alla sua rapidità nei movimenti e alla notevole velocità, in sport quali basketball e atletica. Ma è nella squadra di football, che Ronnie colleziona le maggiori soddisfazioni personali. Nel 2007, da junior, accumula complessivamente 1.615 yards e 20 touchdowns. Nel 2008, da senior, registra in totale 2.104 yards e 27 touchdowns. Quelle prodotte su corsa sono per la precisione 1.251 in 97 portate (una media di 12,9 yards a portata) condite da 14 touchdowns. Insomma, il ragazzo corre, riceve, è ciò che potremmo definire l’arma totale degli Highlanders. Se ne accorge Steve Fryer, columnist e sportswriter di football per “OCVarsity”, che gli affibbia l’altisonante soprannome di “Reggie Bush of Orange County”…

A luglio del 2008, tra le proposte provenienti da college della MWC (tra le quali Colorado State Rams, Wyoming Cowboys, New Mexico Lobos) e della WAC (su tutti i californiani Fresno State Bulldogs), Hillman sceglie quella degli Aztecs di San Diego State, che rappresentano peraltro anche la soluzione più vicina a casa, considerato che l’ateneo si trova in Mission Valley, un neighborhood poco a nord di Downtown San Diego (la contea di SD è al confine sud della contea di Orange – nda) e disputano le partite casalinghe nel vicino Qualcomm Stadium, lo stesso impianto dei Chargers della NFL.

Reclutato come slot WR e all-purpose back dallo staff dell’allora HC Chuck Long, Ronnie si reputa molto soddisfatto della scelta effettuata nei tempi opportuni: “I like the environment and coaches at San Diego State. I already feel like I fit in. It’s a full scholarship. So I’m pretty happy. It makes my senior year a lot easier. I don’t have to worry about looking at other schools. It eases my mind.”

Tuttavia, dopo aver appreso alla fine dello stesso anno di significativi cambiamenti nel coaching staff degli Aztecs, Hillman arriva a disimpegnarsi dal verbal commitment in precedenza pronunciato (gennaio 2009), salvo ripensarci dopo appena un paio di settimane a seguito di un incontro con il nuovo HC Brady Hoke, giusto in tempo per firmare la sua letter of intent nel national signing day.

Hoke, che proviene dall’alma mater Ball State, college dell’Indiana militante nella Mid-American Conference, ha trasformato in pochi anni (2003-2008) i Cardinals in un programma vincente. Si tratta di un valido allenatore, ma ancor più di un grandissimo reclutatore, che peraltro conosce molto bene la California. Nella sua precedente esperienza da assistente a Michigan (periodo 1997-2002; come noto quest’anno è invece diventato il nuovo Head Coach dei Wolverines), era compito suo quello di reclutare nel “Golden State”. Fu Hoke, giusto per fare un esempio, a reclutare alla Junípero Serra HS di San Mateo (periferia sud di San Francisco) e a portare ad Ann Arbor un quarterback non particolarmente atletico, né skillato, di nome Tom Brady…

Nei camp prestagionali della season 2009 Hillman lavora spesso con il first team offense. Poi però, a causa di una problematica legata ad alcuni risultati “discordanti” in due test accademici di ammissione (sulla sua iscrizione a SDSU venne posta una “red-flag” dall’ufficio approvazioni dell’ateneo a causa di un risultato insufficiente in uno dei test effettuati tra i mesi di maggio e giugno) è costretto a lasciare San Diego State. Fortunatamente, l’ammissione al college è solo rimandata di un semestre accademico, e all’inizio del 2010 Ronnie è a tutti gli effetti una matricola dell’antica università pubblica di San Diego. Può così partecipare anche alle spring practices dove si mette subito in grande evidenza guadagnandosi il ruolo di tailback titolare.

Hillman, 5-10 per 185 pounds, è un halfback completo. Rapidità di movimenti e velocità di base non sono mai mancate, ma il ragazzo è anche in grado di correre in power-play, oltre a possedere buone mani con le quali sa ricevere fuori dal backfield. Una manna per gli Aztecs, che da diverse stagioni non avevano valide soluzioni nel ruolo, né tantomeno una offensive line abbastanza efficace nei bloccaggi. Lo ammette esplicitamente anche il RB coach Jeff Hecklinski in un’intervista di preseason: “When he’s got the ball in his hands, he has the opportunity on every play to make something special happen. And it doesn’t have to be blocked perfect and that’s exciting.”

Nelle prime gare della stagione frosh è subito “boom”. Corre per complessive 443 yards in 3 partite consecutive (147,6 yards a partita, media di 7,4 yards a portata) con 7 touchdowns, 4 nel secondo tempo della trasferta di New Mexico State. In week 3 arriva la prima sconfitta, in casa dei ben più quotati Missouri Tigers della Big XII, che peraltro hanno la meglio (27-24) solo a pochi secondi dal termine, grazie ad una connessione da 68 yards del QB Blaine Gabbert con il WR T.J. Moe. Eppure, ciò che resta impresso in chi vede la gara è la strabiliante performance di Hillman: 228 yards in 23 portate (media 9,9 yards a portata) con 2 touchdowns, uno da 75 yards alla fine del primo tempo e uno da 93 yards per il momentaneo sorpasso nell’ultimo periodo.

In un editoriale sul San Diego Union Tribune, principale quotidiano della città, il giornalista Nick Canepa richiama volutamente alla memoria le gesta del solo predecessore con simili prerogative che abbiano mai visto da quelle parti: “It’s eerie. To say we haven’t seen anything like this since Marshall Faulk began to run himself into Aztecs folklore as a freshman tailback in 1991 doesn’t need saying. It’s ridiculous.” Esattamente vent’anni fa Marshall Faulk, uno dei migliori 10 running back della storia del football moderno, appena eletto nella Hall of Fame della NFL, era il rookie sensazione di San Diego State. La partita che passò alla storia della sua prima fantastica stagione agli Aztecs fu senza dubbio la seconda, quando il non ancora titolare Faulk corse letteralmente sopra alla University of the Pacific (un college privato di Stockton, CA, di FCS -Division I. La squadra di football dei “Tigers” ha giocato nella “Big West” Conference fino al 1995) mettendo a referto 386 rushing yards (che fu allora record di Division I, poi superato da Tony Sands di Kansas in quella stessa stagione e successivamente dal record ancora vigente di LaDainian Tomlinson) con 7 (!) touchdowns. Quale il paradosso? Era il 14 settembre 1991…il giorno in cui nacque Hillman…

Ma c’è un’altra stranezza analogica che lega Ronnie al grande Faulk. Al primo hand-off della carriera collegiale, quello ricevuto nell’opener contro Nicholls State, Hillman commette fumble, il che gli vale pure una bella sfuriata da parte di coach Hoke che lo richiama subito in panchina. “I fumbled my first handoff, too. I was at the game when he (Hillman) fumbled. I went up to him and told him not to feel bad, that the same thing happened to me.” Parole di Marshall Faulk.

Un’altra partita da ricordare in questa prima stagione è l’upset del 18 ottobre ai danni dell’allora n° 23 del ranking Air Force (prima vittoria di San Diego State contro un top-25 team dal 1996). Nel successo per 27-25 al Qualcomm, il freshman meraviglia corre per 191 yards con 2 touchdowns, una scorrazzata da 65 yards che apre le marcature e un’altra da 44 yards che chiude i conti a due minuti dal termine. Ronnie Hillman viene nominato National Freshman of the Week da “Rivals”.

La stagione rookie si chiude con statistiche a dir poco eccezionali. Hillman chiude al decimo posto assoluto tra i running back della NCAA ed al primo tra i freshmen. 1.532 yards in 262 portate (media 5.85) in 13 gare, per 117,9 yards a game. E 17 touchdowns. WOW!

A dirla tutta però, i TD sono 18, perché al Poinsettia bowl contro Navy, nell’ambito di una performance quasi imbarazzante per quanto esplosiva, Hillman realizza anche il suo primo TD su ricezione al college, prendendo all’inizio dell’ultimo quarto un td-pass da 15 yards dal QB Lindley a seguito di un ben eseguito fake hand-off di quest’ultimo. A quello però somma un’altra prestazione stratosferica, fatta di 228 yards corse (nuovo record del Poinsettia bowl) in 28 portate (media 8.1) condite da altri 3 touchdowns. La cornice del Qualcomm e di San Diego, città di “Top Gun” e della “Air Station Miramar” degli “US Marine Corps”, fanno da contorno ad un evento importante, che già di per sé è una specie di “derby”. SDSU realizza un record vincente e raggiunge la post-season per la prima volta dal 1998 (record 2010: 8-4), ma è dal lontanissimo 1969 che non vince un bowl. Il 35-14 finale è un trionfo per l’ateneo e i 4 touchdowns di Ronnie Hillman (votato poi da ESPN miglior running back dei bowls) entreranno negli annali di San Diego State University. Ma la fama sportiva di questo ragazzo è ben lungi dall’essere conseguita. La carriera del nuovo Marshall Faulk è appena agli inizi.