Week 1: note e impressioni.

Due le gare in programma sabato scorso (3 settembre) che vedevano di fronte atenei californiani di Division-I FBS (Football Bowl Subdivision). 

Al Candlestick park di San Francisco è andato in scena l’opener tra California (Pac-12) e Fresno State (WAC, dall’anno prossimo MWC). Cal, che giocherà le altre partite interne della season all’AT&T park, data l’indisponibilità del Memorial Coliseum di Berkeley per lavori di ristrutturazione dell’impianto, ha dovuto affrontare i Bulldogs praticamente in “campo neutro” considerando che sugli spalti dello storico impianto dei 49’ers i supporters di Fresno erano la maggioranza degli oltre 31.000 fans accorsi, e tra questi c’era anche l’ex prima scelta assoluta al draft NFL (2002) David Carr, oggi QB nei Giants di N.Y., arrivato per assistere al debutto collegiale del fratello Derek Carr, il quale ha disputato una partita discreta (21/33 per 142 yards, con 1 td-pass e 1 intercetto) complicata dalle difficoltà avute in pass-protection dalla propria offensive line, messa a dura prova dalla notevole pressione esercitata dalla defense avversaria. Derek ha comunque mostrato braccio, mentalità, visione, e sarà quindi interessante seguirne i progressi nel corso della stagione, a cominciare ovviamente dalla sfida “impossibile” di Lincoln contro Nebraska sabato prossimo. La vittoria dei Golden Bears è stata senz’altro più netta (413-210 yards di total offense) di quanto non dica il punteggio finale (36-21). California è riuscita così a battere per la prima volta Fresno State, che in precedenza aveva vinto le uniche due sfide tra questi atenei (l’ultima nel 2000, quando a guidare i Bulldogs c’era proprio David Carr). Starting QB nei Bears è partito Zach Maynard (16-35 per 266 yards, 2 td-pass e 1 intercetto) ex transfer da Buffalo nonché “fratellastro” del rising star WR Keenan Allen, autore di una prestazione da 8 ricezioni per 112 yards. Anche il WR senior Marvin Jones ha avuto una buona partita, con 5 ricezioni per 118 yards e 2 TD. Per la prima volta da un lustro i Bears mandano una coppia di receivers oltre quota 100 yards: l’ultima volta che ciò avvenne (2006) uno dei protagonisti era un certo DeSean Jackson, oggi superstar dei Philadelphia Eagles. Nei Bulldogs si è sentita un poco l’assenza del FS Phillip Thomas, uno dei perni della difesa, anche se il suo sostituto Cristin Wilson è stato artefice di un TD nel secondo quarto, ricoprendo in endzone un fumble forzato successivo ad un pasticcio su snap del centro Dominic Galas. Cal ha comunque restituito il “maltolto” nel terzo periodo, quando il DE Trevor Guyton ha riportato in endzone un fumble forzato a Carr su un sack dell’OLB Cecil Whiteside. Abbastanza buone le prestazioni sulle corse da ambo le parti, con il piccolo RB Isi Sofele autore di 2 rush TD (uno da 39 yards) nel primo quarto di gioco. La mobilità di Maynard sembra dare una “nuova” dimensione “spread” all’attacco di California. Sull’altro fronte, discreta prova del RB Robbie Rouse (86 yards in 17 portate, avg 5.1) autore del primo touchdown di giornata (una corsa da 9 yards susseguente ad un intercetto del CB L.J. Jones). Singolari gli errori del K paisà Giorgio Tavecchio sui primi due PAT calciati nel primo quarto, entrambi bloccati dall’OL di Fresno Cody Wichmann. Nel ‘rinnovato’ roster di California hanno debuttato ben 14 players (C.J. Anderson, Kameron Jackson, Mustafa Jalil, Kameron Krebs, Zach Maynard, Chris McCain, Stefan McClure, Bryce McGovern, Viliami Moala, Terrance Montgomery, Richard Rodgers, Brennan Scarlett, Avery Sebastian e Cecil Whiteside), 10 dei quali ‘true freshmen’.

L’altra partita che vedeva di fronte altre due squadre del nord della California era la pressoché scontata StanfordSan José State. 57-3 il risultato finale in una sorta di “prova generale” per Stanford (data la pochezza degli Spartans attuali) nella quale chiaramente tutti gli occhi erano puntati sul nuovo corso dei Cardinal e sulla prossima “prima scelta assoluta NFL” Andrew Luck, che in scioltezza e senza forzare, nei tre quarti di partita disputati, ha prodotto una prestazione più che discreta (17/26 per 171 yards, 2 td-pass e 1 rush td in tuffo sul paletto destro dell’endzone avversaria – foto gostanford.com) “ridotta” in termini numerici solo dall’efficacia del proprio front seven difensivo e dal lavoro svolto sui ritorni (punt e kickoff) che hanno procurato quasi sempre posizioni favorevoli di campo. Tra aspetti positivi e altri un po’ meno (per esempio, le corse hanno funzionato, ma ci sono state difficoltà in talune conversioni di terzo e corto, oltre a qualche drop di troppo in ricezione) il game ha comunque mostrato dei buoni Cardinal, che appaiono come i più seri candidati al ruolo di contender di Oregon nella Pac-12 (North Division), nonostante il personale rinnovato sulle linee e appunto nel reparto ricevitori, dove ha esordito il true freshman Ty Montgomery. Solita prova di primo piano dei TE Zach Ertz e Coby Fleener entrambi in TD (il primo pescato sul profondo destro dell’endzone da un lob-pass millimetrico di Luck, il secondo su td-pass da 39 yards del soph. QB Brett Nottingham entrato nell’ultimo periodo). Meno bene invece il rientrante Toilolo. In difesa, ottimo l’effort prodotto dai “nuovi” lineman e solida prestazione del pacchetto linebackers (5 TFL sui 7 totali) tra i quali ha debuttato pure il true freshman James Vaughters. Le secondarie hanno invece tenuto a battesimo un altro ‘vero’ freshman, il CB Wayne Lyons, che sta dimostrando di poter essere subito una valida alternativa in un ruolo sempre molto delicato per i Cardinal.

Veniamo alle losangeline. Southern California ha battuto 19-17 Minnesota al Coliseum grazie alle connessioni di un ottimo Matt Barkley (34/45 per 304 yards e 3 td-pass) con il WR Robert Woods (17 ricezioni per 177 yards e 3 TD), nominato Pac-12 Offensive Player of the week, che ha dimostrato nel primo tempo perché deve essere ritenuto il miglior wide receiver della costa occidentale al momento, appena da true sophomore. Considerando che ha ritornato anche per 73 yards da kickoff, potete capire quale sia l’arma principale di USC oggi. Al termine del primo tempo (19-3, Lane Kiffin la smetterà prima o poi di chiamare la two-point convertion dopo ogni TD o quasi…) la partita sembrava sepolta. E invece nella ripresa, vuoi forse anche per un abbassamento di concentrazione di una squadra che, date le circostanze (postseason ban, anche per l’eventuale Pac-12 Championship) potrebbe soffrirne spesso in questa stagione, la gara si è completamente riaperta, con USC che non è più riuscita a concretizzare (0 punti a referto nel secondo tempo) nonostante i 12 primi down conquistati tra 3° e 4° periodo. Così, Minnesota riusciva a rientrare in partita, andando per due volte in touchdown (uno per quarto) e alla fine aveva anche un’incredibile chance di portare a termine la rimonta con un drive che partiva dalle proprie 10 yards a circa 2 minuti dal termine. Quest’ultimo però, veniva ‘spezzato’ a metà campo dall’intercetto del CB Torin Harris sul QB freshman Max Shortell (che ha comunque fatto bene entrando nell’ultimo periodo in sostituzione dell’infortunato nuovo titolare MarQueis Gray). In generale, la difesa dei Trojans non ha eseguito male, specie contro le corse e nella pass-rush, ma deve sistemare diverse cosine in copertura. In attacco per USC si segnalano i debutti del TE Xavier Grimble, del RB D.J. Morgan (con il sophomore RB Dillon Baxter che è invece rimasto praticamente a guardare…) e del WR Marqise Lee (ma non del rinomato WR George Farmer, per il quale sono iniziate a circolare voci di redshirt season…).

Parte male invece la stagione “verità” per coach Neuheisel e UCLA, sconfitta a Houston dai Cougars 38-34. Bruins sempre ad inseguire nel corso del match (10-0 alla fine del primo quarto, 31-14 all’intervallo, poi 38-28 a metà ultimo periodo) e battuti nonostante 554 yards di total offense a referto. La defense ha concesso 469 yards totali agli avversari, 310 yards su passaggio, un po’ troppe per le secondarie, specie nella prima frazione di gioco, considerato che il miglior giocatore di Houston si chiama Case Keenum. Micidiale l’1-2 con cui i Cougars hanno chiuso il primo tempo: in due minuti una corsa di Michael Hayes da 34 yards e due completi da circa 25 yards l’uno di Keenum per il WR Tyron Carrier (intervallati da una pass-interference fischiata al CB Sheldon Price che in NCAA vale 15 yards di penalità) portavano il match da un punteggio in sostanziale equilibrio (17-14) a più di due possessi di differenza alla fine del tempo (31-14). Eppure UCLA riusciva a ricucire nel terzo quarto con i touchdowns su corsa del RB Derrick Coleman e del QB Richard Brehaut autore di una partita importante (17/26 per 264 yards e 2 td-pass, più 87 yards in 13 portate – avg 6.7 – con appunto 1 TD su corsa) dopo aver sostituito lo starter Kevin Prince uscito per una concussion nel secondo quarto di gioco. Ottime le prove del RB Johnathan Franklin (128 yards in 16 portate, media 8.0, con il primo rush TD dei Bruins da 18 yards) e del TE Joseph Fauria (6 ricezioni per 110 yards e TD). L’ultimo TE di UCLA ad avere una prestazione da più di 100 yards era stato Mercedes Lewis nel 2005 contro Arizona State. Nell’ultimo quarto però ancora Houston avanti di 10 a conclusione di un drive ben orchestrato dal QB Keenum, con il WR Carrier che su un 2° e goal veniva pescato su una slant ma poi forzato al fumble sulla1 yard line dal MLB Patrick Larimore. Il fumble era tuttavia ricoperto dal centro Thompson in endzone per il 38-28. Sul drive successivo UCLA si arenava sulle 15 di Houston e andava al field-goal sbagliato (32 yards) dal kicker Kip Smith, che non pare ancora pronto a prendersi l’eredità di Kai Forbath. I Bruins riuscivano di nuovo ad andare in TD grazie alla connessione di Brehaut con l’H-back Anthony Barr, ma ancora l’extra point di Smith era bloccato e il punteggio rimaneva sul 38-34. L’onside kick dei Bruins a poco più di un minuto dal termine non produceva esito.

San Diego State ha vinto al Qualcomm Stadium contro Cal Poly (il ‘Politecnico’ statale di San Luis Obispo, situato nella Central Coast Californiana) per 49-21 nel debutto di Rocky Long come head coach. Si è trattato del 25° confronto tra i due atenei (14-11 per SDSU) ma occorre rimarcare che per gli Aztecs questa è la prima vittoria contro i Mustangs dal lontano 1967, dato che negli ultimi due incontri il college appartenente alla FCS (Great West Conference) l’aveva spuntata in entrambe le occasioni. Ottima la prova dei due migliori elementi dell’attacco, il senior QB Ryan Lindley (15/27 per 203 yards e 4 td-pass) ed il sophomore RB Ronnie Hillman (189 yards in 28 portate, media 6.8, con 2 touchdowns). Lindley ha così raggiunto quota 71 td-pass a SDSU, career record per l’ateneo. Hillman invece ha prodotto una gara da oltre 100 yards per la settima volta in carriera, tutte quante peraltro marcate oltre quota 150 yards… Molti occhi erano rivolti al reparto ricevitori, che come noto doveva rimpiazzare i titolari dell’anno scorso (Vincent Brown e DeMarco Sampson). Buone nuove sono arrivate dall’ex walk-on Dylan Denso che ha ricevuto 2 dei quattro td-pass di Lindley. Ma non solo. Buona la prova del TE sophomore Gavin Escobar e addirittura sorprendente quella del soph. WR Colin Lockett, autore di una ricezione da TD (18 yards) nel terzo quarto e di un TD su kickoff return da 94 yards nell’ultimo. Considerato che nel primo periodo Lockett aveva ricevuto anche un passaggio da 59 yards, è parso evidente molti come gli Aztecs potrebbero aver trovato il nuovo flanker per il braccione del loro NFL caliber quarterback.