Week 14: bowls, awards and new plans.
Stanford (11-1, 8-1 Pac12)
Andrew Luck non ce l’ha fatta a vincere il secondo Heisman Trophy della storia di Stanford. Per la seconda stagione consecutiva è giunto al 2° posto nelle votazioni, stavolta dietro al meritevole, sorprendente, quarterback di Baylor Robert Griffin III. È appena il terzo giocatore nella storia dell’Heisman ad arrivare secondo per due anni di seguito (l’ultimo fu il RB Darren McFadden di Arkansas, oggi ai Raiders), ma è il primo quarterback in assoluto, oltre ad essere il runner-up ad aver ricevuto più voti da primo posto. Per l’ateneo si tratta invece della terza volta consecutiva (come noto nel 2009 il RB Toby Gerhart giunse dietro Ingram di Alabama per pochissimi punti).
Ciononostante, impeccabili e sincere le sue parole dopo la proclamazione del vincitore: “Obviously, Robert’s a great player, and very much well deserved. I’m not going to lament on something I could have done or had the opportunity to do. I think it’s very much well deserved for Robert. I’m just proud to be here and very honored to be here.” Beh, a dirla tutta Andrew, forse avresti potuto aggiungere qualcosa sui “superman-calzini mantellati” di Griffin…
A parte gli scherzi; al solito la domanda è se siamo di fronte ad una decisione giusta, ma l’obiettività della risposta non può prescindere dal significato che si vuole attribuire al premio stesso: l’Heisman deve andare al giocatore di college più talentuoso in assoluto oppure al migliore dell’ultima stagione? E in quest’ultimo caso, quanto valore devono avere le statistiche del singolo e quanto i risultati cui ha portato la sua squadra? Ognuno di noi ha di certo la sua opinione in proposito. Senza voler contare poi il sistema di votazione “regionale” che caratterizza l’Heisman. Un unico dato è inequivocabile: l’ultimo giocatore della west coast che non abbia giocato a USC ad averlo vinto è stato proprio Jim Plunkett di Stanford nel 1970…
Luck è stato comunque riconosciuto miglior giocatore dell’anno da due diversi panel di “addetti ai lavori” (sportscasters, sportswriters e soprattutto head coaches) vincendo il Maxwell Award (datato al 1937 è il secondo premio più antico dopo l’Heisman che risale al 1935) e il Walter Camp Award. Inoltre, si è aggiudicato il Johnny Unitas Golden Arm Award, riconoscimento che va al miglior 4th year QB, ma che non guarda esclusivamente alle mere statistiche sul campo: non è quindi un caso che Andrew abbia vinto questo premio, che tra i finalisti aveva pure Griffin, quando invece il ragazzo di colore nato in Giappone si è aggiudicato il Davey O’Brien Award.
L’ultima partita di college, Luck la disputerà il 2 gennaio all’University of Phoenix Stadium di Glendale, Arizona. Stanford, giunta al 4° posto del BCS Standings, si è qualificata automaticamente per un BCS bowl e la scelta ovvia degli organizzatori del Tostitos Fiesta è stata quella di selezionare “at large” i Cardinal quali avversari dei campioni di Big XII, gli Oklahoma State Cowboys (11-1). Al Fiesta Bowl si affronteranno dunque gli unici due atenei affiliati alle major conference con una sola sconfitta al passivo, esattamente come Alabama che disputerà il National Championship Game contro LSU. E se al Superdome di New Orleans andrà in scena lo scontro tra le due migliori difese del paese, quello di Phoenix sarà indubbiamente uno scontro tra due delle migliori offense della nazione.
UCLA (6-7, 5-4 Pac12)
Pac12 Conference Championship Game
UCLA @ Oregon 31-49
A questo indirizzo potete vedere gli highlights della partita:
http://www.pac-12.org/VIDEO/TabId/901/VideoId/2325/12022011-UCLA-Vs-Oregon-Highlights.aspx
Come da pronostico i Bruins hanno perso la finale di Pac-12 alla quale non avrebbero peraltro nemmeno partecipato se non ci fosse stato il secondo e ultimo anno di postseason ban per quella Southern California che li aveva asfaltati 50-0 appena una settimana prima, anticipando il licenziamento dell’HC Rick Neuheisel (21-29 il suo record nelle 4 stagioni da capo allenatore).
Per sostituirlo, a Westwood hanno scelto Jim L. Mora, ex HC in NFL prima negli Atlanta Falcons (2004-06), portati al NFC Championship al debutto nella season 2004 (l’unica vincente finora tra i pro), e poi nei Seattle Seahawks (2009). Mora, 50 anni, figlio di Jim E. Mora (HC in NFL per 15 anni, dal 1986 al 2001, tra New Orleans e Indianapolis, prima ancora in USFL), è nato proprio a Los Angeles ed è alla prima esperienza come head coach nella NCAA. Ha firmato un contratto quinquennale a 12 milioni di dollari, più incentivi.
Mora jr. è un defensive-minded coach, ex Defensive Coordinator dei San Francisco 49’ers di Steve Mariucci (1999-2003) e prima ancora Defensive backs coach nei Chargers, nei Saints del padre e negli stessi 49’ers. D’altronde, quello di DB fu anche il ruolo di Mora da giocatore negli Huskies di Washington all’inizio degli anni 80, con due partecipazioni (1981 e 1982) al Rose Bowl.
I suoi migliori Falcons furono dunque quelli di Michael Vick, un particolare questo che sarà interessante all’inizio della sua carriera a UCLA, tanto nell’ottica di impostazione della sua offense, quanto soprattutto nella prospettiva di sviluppo del freshman QB Brett Hundley. Questi è l’high recruit dual-threat Quarterback 2011 dei Bruins del quale forse ricorderete il VIDEO (tratto dall’Under Armour All-American Game del gennaio scorso, dove fu agli ordini proprio di Mariucci) che ebbi occasione di inserire nell’articolo relativo al recruiting 2011 dei college californiani.
“Hopefully we win a lot of games and make people proud to be Bruin fans. We have a lot of work to do between now and then. We’ll try to take it in chunks and accomplish as much as we can every day. The first thing is to put together a great coaching staff, a bunch of guys that can recruit and that can motivate and teach and mentor our young student athletes. And then go out and find some players that love to compete and are tough, hard-nosed, athletic guys that can run and hit. Put those two forces together and see if we can’t go win some football games.” Queste le prime parole di Jim Mora da head coach.
Intanto, il prossimo 31 dicembre UCLA giocherà all’AT&T park di San Francisco nel Kraft Fight Hunger Bowl (ex Emerald) contro Illinois. Curioso come entrambe le squadre arrivino a questo appuntamento con l’HC del 2011 licenziato, senza contare le polemiche per il fatto che i Bruins giocheranno un bowl nonostante un record perdente (6-7) dopo la sconfitta di Eugene.
In questa occasione, saranno guidati in sideline dall’interim coach Mike Johnson, OC losangelino arrivato quest’anno a UCLA dopo due stagioni trascorse ai 49’ers, dove è stato anche QBs coach, ruolo nondimeno ricoperto dal 2003 al 2005 proprio nello staff degli Atlanta Falcons di Jim Mora. Vedremo quindi se Mike Johnson sarà confermato nel ruolo di offensive coordinator all’interno dello staff di Mora. Certo, a meno che non gli si prospettino opportunità altrove (ci sono stati rumors in questi giorni di un’offerta da HC per lui dagli Akron Zips, dove Johnson giocò QB alla fine degli anni 80).
California (7-5, 4-5 Pac12)
Un itinerario inverso, dal Nord al Sud della California, attende invece i Golden Bears di Jeff Tedford che il 28 dicembre saranno impegnati al Qualcomm Stadium di San Diego nell’annuale Holiday Bowl in un match di buon profilo tecnico contro i Texas Longhorns di Mack Brown.
Qui sotto potete vedere un breve filmato di highlights della season 2011 di Cal.
http://www.calbears.com/allaccess/?media=286898
Fresno State @ San Diego State 28-35
Ecco gli highlights di una gara avvincente:
http://www.usatoday.com/video/news/highlights-fresno-state-at-san-diego-state/1308343106001
San Diego State (8-4, 4-3 MWC)
Gli Aztecs recuperano uno svantaggio di 3 touchdowns (21-0) all’inizio del match e grazie all’ennesima fenomenale prestazione del RB Ronnie Hillman (178 yards in 29 portate con 4 TD) riescono a vincere una gara entusiasmante nel rinnovato rivalry contro i Bulldogs disputato al Qualcomm Stadium. È la dodicesima volta, nelle sue uniche due stagioni al college, che Hillman supera quota 150 rushing yards (il grande Marshall Faulk lo fece per 16 volte in tre stagioni). Il redshirt sophomore RB, che potrebbe anche dichiararsi per il prossimo draft NFL, ha segnato anche il touchdown decisivo a poco più di un minuto dal termine dell’incontro. Spettacolare altresì la corsa da68 yards all’inizio del secondo tempo che ha preluso al suo 3° TD di serata, quello del raggiunto pareggio (21-21). E pensare che i TD avrebbero potuto anche essere 5 se solo non fosse stato fermato su un tentativo di 4° & goal dalla 1-yard line avversaria nel corso del 1° quarto.
Nonostante l’infortunio alla caviglia che lo ha fortemente condizionato per un paio di partite e dal quale è sembrato (…) completamente recuperato, Hillman ha così totalizzato 1.656 rushing yards nel corso di questa season, superando il record di MWC che apparteneva a Luke Staley di BYU (2001). È il secondo Aztec della storia a superare quota 1.500 rushing yards per almeno due stagioni: Faulk ci riuscì 3 volte nel suo triennio (1991-93) a SDSU.
È solo la terza volta nella storia dell’ateneo che gli Aztecs riescono a recuperare 21 punti di scarto: nel 2007 ci riuscirono contro Wyoming, mentre la prima volta fu nel 1974, contro Fresno State… Se Hillman ha guidato San Diego State alla vittoria, notevole è stata anche la prova fornita in attacco dal sophomore TE Gavin Escobar (6 ricezioni per 125 yards) e in difesa dal senior LB Miles Burris (2 sacks) e dal senior CB Larry Parker (settimo intercetto stagionale nell’ultimo drive di Fresno State). Insieme all’altro junior CB Leon McFadden (7 tackles, top di squadra), questi ragazzi sono stati tutti inseriti nel first All-conference team di Mountain West.
Ottima la prima stagione dell’HC Rocky Long, che è riuscito a confermare il record (8-4) con cui l’anno scorso Brady Hoke aveva portato SDSU a vincere il Poinsettia bowl. Quest’anno gli Aztecs saranno la prima squadra californiana a scendere in campo nei bowls di fine anno: lo faranno sabato 17 dicembre nel R+L Carriers New Orleans Bowl che disputeranno contro Louisiana-Lafayette (8-4, 6-2 Sun Belt Conference) al Mercedes-Benz Superdome, lo splendido impianto che ospita le partite dei Saints della NFL e quest’anno anche il National Championship Game della NCAA. San Diego State è alla prima partecipazione back-to-back nei bowls da quando l’ateneo è in Division-I.
È dei giorni scorsi infine la notizia che, assieme a Boise State, Houston, SMU e UCF, San Diego State entrerà a far parte della Big East BCS Conference a partire dalla 2013 season.
Fresno State (4-9, 3-4 WAC)
Nonostante alcune pass-plays iniziali davvero spettacolari scaturite dal braccio del proprio sophomore QB Derek Carr (un td-pass da 88 yards per il WR Jalen Saunders; poi un lancio da 54 yards per il WR Isaiah Burse – che ha stabilito con 1.580 il nuovo record di yards su kickoff return in una stagione NCAA – cui ha fatto seguito un altro td-pass da 23 yards per il WR Josh Harper), i Bulldogs sono usciti sconfitti anche dal Qualcomm Stadium (quinta sconfitta nelle ultime 6 partite) chiudendo così con un record W-L decisamente al di sotto delle aspettative prestagionali (che si riflettevano pure nella schedule, particolarmente impegnativa).
Dopo 15 anni si è quindi arrivati al licenziamento dell’HC Pat Hill (appena alla terza stagione perdente a Fresno), che ha pagato non solo per il bissato record annuale di sconfitte della squadra (9) e per il trend negativo tanto negli incontri di conference (WAC) quanto nelle gare contro avversari più quotati, ma pure per l’andamento decrescente delle presenze di pubblico al Bulldog Stadium: “We’ve been evaluating data after each season for the last several years and we saw a trend that was not reflective of us being able to pursue the goal of a conference championship. And our community was not responding any longer to the record that we had.” le parole dell’Athletic Director Thomas Boeh.
Al suo posto è stato ingaggiato Tim DeRuyter, defensive coordinator nelle ultime due stagioni a Texas A&M (guiderà gli Aggies da interim coach nel Meineke Car Care Bowl del 31 dicembre contro Northwestern dopo il licenziamento di Mike Sherman) e prima ancora DC nell’alma mater Air Force (2007-09), a Nevada (2005-06) e ad Ohio University (1995-98 e 2002-04) dove nondimeno Boeh è stato AD per un decennio (1995-2005) prima di assumere quel ruolo a Fresno.
DeRuyter è di Long Beach e grazie anche ai suoi “legami” con la SoCal ha reclutato spesso nel Golden State. Ha firmato un quinquennale da 650 mila dollari (come Hill) ma con bonus a salire fino a 1,8 milioni $ l’anno, al raggiungimento di determinati obiettivi sul campo e fuori. È alla prima esperienza da head coach ma il suo arrivo ai Bulldogs è affascinante: correrà una spread passing offense che dovrebbe esaltare le qualità tecnico-atletiche del QB Derek Carr (3.544 passing yards, con il 62.6% di completi, 26 td pass a fronte di 9 int. più 3 rush td nel 2011) e dei giovani promettenti wide receivers di Fresno State, ma è soprattutto in difesa dove ci si attende la vera “metamorfosi” che possa rendere la squadra competitiva in Mountain West Conference (dove i Bulldogs giocheranno dall’anno prossimo). DeRuyter dovrebbe impiantare la sua 3-4 defense la cui filosofia aggressiva si ispira in particolare agli schemi della “zone-blitz” che Dick LeBeau ha reso celebre nei Pittsburgh Steelers. Il suo operato ha trasformato nel giro di una sola stagione Texas A&M da cenerentola a contender di Big XII e ha contribuito all’esplosione di tante giovani promesse, a partire dall’OLB Von Miller seconda scelta assoluta dei Denver Broncos al draft di quest’anno. La speranza è che abbia altrettanto successo nella San Joaquin Valley.