Ray Anthony Lewis

Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare, ho visto Ray Lewis placcare Eric Metcalf con una mano dopo averlo inseguito da un lato all’altro del campo per 62 yards. Eric Metcalf correva le 40 yards in 4.2 secondi. Forse direbbe così adesso Rutger Hauer se si girasse domani il remake di “Blade Runner”, famoso cult movie di fantascienza. Era il 29 Settembre 1997, e quell’anno le statistiche registreranno ben 184 tackles!

Ray Lewis: un proiettile umano con un’attitudine disumana sparato in un campo da football.

Ci sono stati altri grandi middle linebackers nella storia della NFL, picchiatori come Dick Butkus o Jack Lambert, grandi atleti come Mike Singletary, ma nessuno di questi poteva restare in campo per coprire situazioni di passaggio da terzo down nell’NFL di oggi. Ray Lewis invece poteva arretrare e coprire sul tight-end, su un potenziale screen-pass al running back o persino su un wide receiver.

Pochissimi hanno avuto lo stesso impatto di Ray Lewis nella storia di una franchigia. Si può dire, senza esagerare in retorica che per 17 anni lui è stato i Baltimore Ravens.

Presente sin dalla fondazione, scelto dopo il grande left tackle Johnatan Ogden al primo draft dei Ravens nel 1996, l’ex Miami Hurricanes non aveva una struttura fisica da top middle linebacker ed infatti furono presi 25 giocatori prima di lui. Tra questi, oltre a Johnatan Ogden, quell’Eddie George contro cui avrebbe iniziato in pochi anni una serie di scontri memorabili.

Nato a Bartow, in Florida, il 15 Maggio 1975, ha un’infanzia tormentata, il padre con problemi di droga e alcool abbandona lui, la madre e i suoi fratelli. L’obiettivo di Ray sarà di cancellare tutti i record che il padre aveva nella sua stessa scuola: la Kethleen High School a Lakeland,  Florida. Ci riesce e diventa un all-america. Con il padre si riconcilierà solo svariati anni dopo, nel 2008.

Diventa un Miami Hurricane e le sue statistiche sono impressionanti da subito. Da sophomore è già un all-america e finisce la sua stagione da junior con ben 160 tackles, il secondo miglior record del college. Salta l’anno da senior e si presenta come elegibile al draft dopo tre anni.

Arriva al primo training camp dei Ravens al McDaniel college vestito in modo alquanto bizzarro: giacca blu a strisce sottili, occhiali da sole, e decine di catene d’oro al collo. Pesava solo 220 libbre (100 Kg). Nessuno avrebbe immaginato allora che cosa avrebbe combinato in un campo da football da professionista.

Nel 1997 in allenamento placca il fullback Kenyon Cotton così duramente che rischia di infortunarsi seriamente al collo. E proprio durante i primi  allenamenti che sin da subito Ray mostra quell’attitudine alla preparazione fisica maniacale, allo studio meticoloso delle caratteristiche offensive delle squadre avversarie, anche attraverso le lunghe “film-session”, che ne farà poi un leader carismatico  in campo e nello spogliatoio.

“Ha sempre voluto apprendere il football come se fosse un allenatore, con l’innata motivazione di dover essere il migliore. Sempre. Questo gli permetteva di far rendere al massimo chi gli giocava vicino, e di caricarsi sulle spalle già da rookie il ruolo di il leader della squadra.”

Così lo descrive Marvin Lewis defensive coordinator dei Ravens, Campioni del Mondo nel 2000.

Ray Lewis 1996

E fu proprio la stagione del 2000 quella della consacrazione definitiva, a fianco di hall of fame legends come la free safety Rod Woodson, di autentici bulldozer come i defensive tackles “Big Tony” Siragusa e Sam Adams, e di shutdown cornerback come “C-Mac” Chris McAlister.

Ottenuto il titolo di “Defensive Player of The Year”, durante il divisonal playoff game contro i Tennessee Titans riduce all’impotenza il grande halfback Eddie George e termina la corsa dei Titans verso una possibile vittoria al Superbowl. Gli strappa il pallone dalle mani e lo riporta in touchdown: una pura dimostrazione di volontà di prevalere.

Alcuni analisti sostengono che fu determinante nei molti scontri che i Ravens ebbero in quegli anni con i Titans e che ebbe un impatto notevole nella prematura conclusione della carriera di Eddie George.

Al Superbowl di Tampa contro i New York Giants placca come una furia, scagliandolo fuori dal campo, Tiki Barber, dopo una corsa incredibile sideline to sideline. E’ questo il gioco che probabilmente più di tanti altri gli vale l’MVP del Superbowl, premio che di rado viene assegnato ad un difensore. I Ravens battono i Giants 34-7 grazie a Ray Lewis e a quella straordinaria difesa.

RayLewis 2001

Unica macchia quell’anno il processo con patteggiamento e condanna per intralcio alla giustizia per il duplice omicidio di Jacinth Baker and Richard Lollar. Fatti di sangue avvenuti durante il Superbowl dell’anno precedente ad Atlanta. Pur non essendo mai stato incriminato per omicidio, quest’episodio gli resterà attaccato addosso negli anni a venire.

In 17 anni di carriera ha lasciato dietro di se una lista notevole di “caduti” sul campo di battaglia. Sempre nel 2000 effettua tackle così devastanti sul running-back dei Cincinnati Bengals Corey Dillon da costringerlo a rifiutarsi di tornare in campo nel quarto periodo. Il giorno successivo questo causerà il licenziamento dell’head coach di Cincinnati Bruce Coslet. Nel 2008 durante uno dei due match contro gli arcirivali dell AFC North, i Pittsburgh Steelers, placca duramente il running back Rashard Mendenhall causandogli la rottura della clavicola.

Fu uno dei pochi middle linebacker a poter dire di essere riuscito ad effettuare un tackle con perdita di yards sul leggendario fullback dei Pittsburgh Steelers Jerome “The Bus” Bettis.

Una giocata che non si può non ricordare, e che sicuramente sarà un highlight per decenni, è quella del 20 Settembre 2009 quando a San Diego contro i Chargers i Ravens devono difendere sulla linea delle 15 yards un vantaggio di 5 punti. Sul 4&2 giocato da Darren Sproles, Ray Lewis con un tempismo eccezionale legge lo snap count e si tuffa in mezzo alla linea di scrimmage senza che nessuno riesca ad intervenire e stende il running back dei Bolts assicurando il risultato alla sua squadra.

Tra il 2001 e il 2005 i Ravens non riusciranno a ripetersi ai massimi livelli, perdendo anche i tanti free agents protagonisti del Superbowl del 2001. E purtroppo Ray subirà svariati infortuni che lo terranno fuori dal campo di gioco per diverse gare. Nel 2001 sarà ancora leader nell’NFL per tackles, ben 162 e nel 2003 è ancora “Defensive Player of The Year”.

Ma è nel 2006 che Ray prova un nuovo attacco deciso al Superbowl. Al comando di una difesa nuovamente in gran spolvero che ottiene ben 14 record come numero di intercetti, yards e punti subiti, e alla guida dell’attacco il quarterback Steve McNair, ex Titans, i Ravens si presentano ai playoff con un record di 13-3 e la seed n.2 avanzando quindi direttamente al divisional round. Purtroppo Ray non può far nulla contro gli Indianapolis Colts di Peyton Manning, e nonostante quest’ultimo non riesce a perforare con i td pass la granitica difesa dei Ravens, la battaglia di field goal che ne esce fuori e i due sanguinosi intercetti lanciati da Steve McNair determinano la sconfitta. Quell’anno Ray colleziona comunque statistiche incredibili: 103 tackles, 5 sacks (record personale), 2 intercetti e 8 passaggi deviati. Questo pur avendo saltato per infortunio due gare.

Ray Lewis 2008

Negli anni successivi non riuscirà ancora a realizzare il sogno del Superbowl e del secondo anello trovando sulla sua strada avversari sempre in grande condizione come gli Steelers per due volte, i Colts, e i New England Patriots che al Championship della stagione 2011-2012 dopo una gara serratissima riescono a prevalere grazie ad un drop pass in endzone e un field-goal sbagliato dai Ravens allo scadere dell’overtime.

Un finale del genere può spezzare il morale di una squadra ma Ray, subito dopo la fine del match, chiama i compagni a raccolta e li incita a continuare a lavorare sodo e ad impegnarsi perché il cammino non si è interrotto e la marcia verso il titolo riparte da quell’esatto momento.

La capacità di trascinare i compagni, di caricarli dentro e fuori lo spogliatoio con discorsi memorabili, famoso è il “Where Would You Rather Be?”, di esaltare il pubblico con la “squirrell dance”, che lo ha da sempre contraddistinto si è manifestata al suo meglio proprio alla fine di questo viaggio durato 17 anni.

Il 2 Gennaio 2013 annuncia alla squadra e alla stampa il ritiro.

I Ravens e il loro quarterback  Joe Flacco vengono da una stagione di alti e bassi, arrivano comunque ai playoff da vincitori di division e la seed n.4, ma in pochi li danno come favoriti nella corsa al Superbowl. Ray stesso si é infortunato gravemente al tricipite e la sua carriera é molto vicina ad una triste conclusione. Ma in pochi mesi di duro lavoro, un tutore al braccio, e l’aiuto di una modifica al regolamento NFL avvenuta un anno prima, riesce ad essere pronto per la postseason.

Ray Lewis new facemask

Il suo annuncio di “ultima corsa” ha un impatto emotivo notevole: i suoi compagni vogliono regalargli un addio indimenticabile.

E addio indimenticabile sarà.

Dopo un epico cammino nei playoff,  la battaglia vittoriosa a Denver contro i super favoriti Denver Broncos guidati dal quarterback futuro hall of famer Peyton Manning conclusa dopo ben 2 tempi supplementari,  la rivincita compiuta nell’AFC Championship contro i New England Patriots di Tom Brady, si arriva quindi al secondo appuntamento della carriera al Superbowl. Si gioca a New Orleans contro i temibili San Francisco 49ers.

Joe Flacco si rivela eccezionale in questa postseason, e dopo aver condotto i Ravens al Superbowl, con tre td pass fa accumulare ai suoi un vantaggio di 28-6 subito dopo l’inizio della seconda metà di gara, grazie anche ad un ritorno di kickoff di Jacobi Jones da 108 yarde. Ma ecco il colpo di scena: un blackout elettrico. Il gioco si ferma per 38 minuti e dopo la ripresa i 49ers rimontano velocemente. Con poco più di 2 minuti di cronometro rimasti devono percorrere solo 5 yards per arrivare in endzone e ottenere, oltre al vantaggio, la possibile vittoria. Il destino sembra aver preparato l’uscita di scena di Ray Lewis nel modo più cinematografico possibile. Ancora una volta sarà il vecchio “re-leone”, uno dei tanti soprannomi cha ha avuto dai suoi compagni, a dover portare la sua squadra sulle spalle fino al titolo. Lo farà guidandoli, più che con i tackles, e i 49ers si infrangono nel muro eretto dalla difesa dei Ravens a protezione del Lombardi Trophy che viene conquistato pochi secondi dopo.

Ray Lewis conclude la carriera con il secondo anello al dito, e come ultima partita una vittoria al Superbowl, un’impresa che è riuscita soltanto a John Elway, Jerome Bettis e Michael Strahan.

Il 6 Febbraio 2013 dopo i festeggiamenti in città di fronte a 200.000 tifosi in delirio e una cerimonia all’M&T Bank Stadium, ritira per un’ ultima volta gli effetti personali dallo spogliatoio del Castello, il centro sportivo dei Ravens, lasciando solo una vecchia tuta d’allenamento.

La sua targhetta viene rimossa.

Si chiude un’era per i Baltimore Ravens.

Ray Lewis Squirrel Dance

Premi e riconoscimenti:

•   2 Vittorie al Superbowl (XXXV, XLVII)
•   Super Bowl XXXV MVP
•   13 Pro Bowl (1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2003, 2004, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011)
•   2 Associated Press  NFL Defensive Player of Year (2000, 2003)
•   3 AFC Defensive Player Of The Year (2000, 2001, 2003)
•   2 NFL Alumni Linebacker Of The Year (1999, 2003)
•   2 All-American (1994, 1995)
•   Record di 13 Pro Bowls per un Inside/Middle Linebacker
•   Record 10 All-Pro selections per un Inside/Middle Linebacker
•   Record 10 All-Pro selections per un Linebacker (in comunione con Lawrence Taylor)
•   Più presenze per un Inside/Middle Linebacker (227)
•   Più yards di ritorno in un intercetto per un middle/inside linebacker (503)
•   Più stagioni per un Inside/Middle Linebacker (17) 
•   Record di tackles in postseason, anno 2000
•   Squadra del decennio NFL 2000
•   40 sack/30 intercetti combo. Record assoluto

Guido aka “Raven”