2012, una stagione indimenticabile. Parte I: affrontando le avversità.

Dopo il Championship perso lo scorso anno a Foxboro, quel maledetto drop pass di Lee Evans e il field goal sbagliato da Billy Cundiff dalle 34 yards, alzi la mano chi pensava che la stagione successiva si sarebbe conclusa nel modo più bello possibile, tenuto conto anche dell’addio di Ray Lewis.

Che ci si creda o no il termine “Squadra del destino” è appropriato.

Ad inzio offseason si sono persi in free agency tanti veterani: Ben Grubbs, Jarret Johnson, Cory Redding, Tom Zibikowsky, Haruki Nakamura.

Ad Aprile Terrell Suggs si infortuna al tendine d’achille, l’anno prima è stato “Defensive Player of The Year” dopo una stagione entusiasmante a livello di prestazioni e statistiche.

Chuck Pagano, il defensive coordinator che riporta la nostra difesa ai suoi standard del passato ci viene “rubato” da Indianapolis che gli offre un posto da head coach.

Non avendo altra scelta si decide per il “next man up”, ovvero puntare sui giovani freschi di draft come Curtney Upshaw, che verranno utilizzati a pieno regime e con minutaggi elevati ben oltre quello che di solito si fa con i rookie. Altri, già veterani, come Paul Kruger o Pernell McPhee passano da giocatori di situazione, nel loro caso rusher da terzo down, a giocatori da tenere in campo ad ogni down.

In Linea difensiva si alternano Arthur Jones, DeAngelo Tyson, Ma’ake Kemoeatu e Terrence Cody.

Sembrava quindi la classica stagione di assestamento, e le prestazioni della squadra lo confermano.

La difesa non è quella dell’anno precedente e concede più di 100 yards di corsa quasi ad ogni gara. Cody e Kemoeatu vengono sistematicamente spostati dagli offensive lineman avversari e non riescono nemmeno a tenere la posizione, Haloti Ngata viene raddoppiato in modo tale che spesso i bloccatori riescono a passare al “secondo livello” ovvero tenere a bada il linebackers avversari. Jones e Tyson pur avendo buone qualità non incidono.

Non è esente da critiche il nuovo defensive coordinator Dan Pees, ex new Englad Patriots e nei due anni precedenti la promozione allenatore dei linebackers, appare con la sua Cover-2 troppo conservativo rispetto a Chuck Pagano e allo stile aggressivo di quest’ultimo fatto di coperture ad uomo ed eclettici ed elaborati pacchetti di blitz.

Il peggio deve ancora venire, alle difficoltà si aggiungono gli infortuni. Prima quello di Lardarius Webb che subisce una rottura del legamento crociato anteriore, il forte cornerback veniva da un infortunio analogo patito due anni prima ma all’altro ginocchio. Poi dopo anche quello di Jameel McClain che da forfait per una contusione alla spina dorsale. Ma vedremo che non saranno gli unici.

Lardarius Webb Injuried

Spazio quindi a Jimmy Simth, prima scelta del 2010 e ancora non affidabile al 100%, e a Corey Graham ex Bears. Dall’altro lato il super criticato Cary Williams che spesso si dimentica del suo uomo mentra guarda l’ovale in aria.

Ed Reed e Ray Lewis hanno tante primavere alle spalle, il primo è logoro da diversi infortuni, uno al collo rischia di farlo restare su una sedia a rotelle, non può quindi buttarsi sull’uomo con la stessa veemenza del passato e il “Re Leone” R52 è sempre il generale in campo e nello spogliatoio, ma le prestazioni non sono quelle, ahimè, dei giorni migliori pur essendo sempre un placcatore con buone statistiche. Anche lui si infortunerà, al tricipite del braccio destro, nella gara casalinga contro i Cowboys. Viene messo in “injured reserve” ma “designated to return”, una possibilità del nuovo regolamento che consente di riportare nell’ “active roster” un giocatore prima in lista infortunati.

Per fortuna con l’incedere della stagione alcuni giovani dimostrano il loro valore in campo: Courtney Upshaw nel ruolo di Sam Linebacker non pare far rimpiangere più di tanto Jarret Johnson, non è il rusher visto a Bama, ma sigilla bene il suo corridoio laterale dalle corse. Daniel Ellerbe è un ottimo incursore nei blitz ed implacabile nel fermare le corse centrali. Paul Kruger, che ha l’ingrato compito di non far rimpiangere T-Sizzle (Terrell Suggs), dopo un inizio incerto fa registrare una bella serie di sack.

Con una difesa così devastata da cambiamenti in free agency, cambi nel coaching staff, e dagli infortuni, doveva essere l’attacco e il QB Joe Flacco per la prima volta in 17 anni di storia a caricarsi la squadra sulle spalle.

Proprio Joe Flacco in questi 5 anni, dal draft del 2008, ha raccolto più critiche che consensi. Chi scrive è sempre stato un suo sostenitore anche nei momenti più difficili ma allo stesso tempo non ha mancato di criticarlo perché in più di un’occasione è stato assente ingiustificato, vedi ad esempio a Jacksonville contro i Jaguars nel 2011. Certamente il playbook e il sistema “Air Coryell” di Cam Cameron non lo ha mai aiutato, per riuscire questo sistema ha bisogno di una linea offensiva che concede tempo per sviluppare le tracce sul profondo e in questo per tutta la regular season i Ravens sono stati tutto meno che eccellenti. Durante il training camp viene sperimentata con successo una nuova “no-huddle offense” ma poi dopo un inizio incoraggiante verrà un po’ inspiegabilmente messa da parte. Il braccione di Joe non può non essere sfruttato, ma se il tuo QB soffre perché non trova il ritmo, meglio evitare lanci da 40 yds e oltre e adoperare meglio il medio/corto raggio oltre che le sole linee laterali. E’ quello che poi ha fatto Jim Caldwell, senza stravolgere il playbook, cosa impossibile durante la regular season, ma utilizzando i giochi con sequenze diverse e togliendo dalla naftalina alcune chiamate.

Il running game può schierare il duo Bernard Pierce/Ray Rice. Dopo il ritiro di Ricky Williams il rookie di Temple si rivela il perfetto sostituto dell’ex Longhorns e il complemento ideale di Ray Rice. Corre molto bene nord-sud, laddove Rice è esplosivo negli screen pass e nei giochi che sfruttano i lati del campo.

La linea offensiva soffre sin da subito. Bryant McKinnie viene accantonato da John Harbaugh a causa di un comportamento in allenamento non sempre soddisfacente e i problemi di peso e condizione fisica. Come se non bastasse il mastodontico LT si presenta in ritardo all’inizio del training camp adducendo motivi di salute (una presunta caduta in casa con conseguente mal di schiena), e per giunta sovrappeso. Harbaugh lo mette quindi da parte sostituendolo con Michael Oher a sinistra e passando il rookie Kelechi Osemele al ruolo di right tackle. Ai lati di Matt Birk la forte guardia Marshall Yanda e,a turno, Jah Reid o Bobbie Williams.

Purtroppo Oher non è un left tackle, soffre troppo i rusher più esplosivi, Jah Reid è troppo grezzo e Bobbie Williams troppo logoro. Ramon Harewood invece sorprende per i progressi fatti. Le carenze dell’OL si trascineranno per tutta la regular season, e le prestazioni di Joe Flacco e dell’attacco ne risentiranno in modo evidente.

Lo special team ha un nuovo rookie kicker: dai Texas Longhorns viene firmato come undrafted Justin Tucker. Sostituisce Billy Cundiff dopo che i due sono stati messi a confronto durante tutto il training camp. Alla fine Harbaugh e Jerry Rosburg scelgono il giovane Tucker che mostra di avere talento e gamba.

Qualcuno parla di scelta poco oculata e rischiosa per una pretendente al Superbowl. Il ragazzo è pur sempre una matricola e non è facile calciare sotto pressione anche se ha già dimostrato di poterlo fare bene al college.

Questo roster riesce a vincere senza convincere pienamente per tutta la regular season.

I rookie e i veterani ci mettono il cuore e riescono a vincere gare, aiutati anche da un pizzico di fortuna, al limite dell’incredibile. Nessuno si scorderà facilmente della vittoria a San Diego e di quel 4&29 convertito con uno screen pass da Flacco a Ray Rice e che diventa il gioco simbolo di tutta la cavalcata verso il Lombardi Trophy. Tante gare vengono risolte sul filo di lana come all’M&T Bank Stadium di Baltimora contro i Dallas Cowboys, grazie ad un field goal di Justin Tucker. Si riescono a portare a casa match rocamboleshi e quantomeno bizzarri come quello contro i Chiefs a Kansas City, fatto più di errori madornali e strafalcioni incredibili, specie dei padroni di casa, che di highlights.

Ma si prendono anche delle bastonate altrettanto difficili da dimenticare.

Per la prima volta in 5 anni, i Ravens perdono con uno scarto di 30 punti, a  Houston contro i Texans, dopo una prestazione difensiva imbarazzante. Questa gara, assieme ad altre, di li a poco costerà il posto all’offensive coordinator Cam Cameron.

Si perde anche a Washington contro i Redskins nella classica “Beltway Battle”. Il talento del QB Robert Griffin III viene contenuto abbastanza e quando deve abbandonare la partita per infortunio la difesa crolla inaspettatamente sotto i colpi del sostituto Kirk Cousins, che porta a compimento un incredibile drive da 8 punti, recuperando lo svantaggio tra la comprensibile esaltazione, e forse anche incredulità, dei tifosi di Washington. Sul 28 pari si va all’overtime dove i “pellerossa” vincono con un field goal di Forbath dalle 34 yards.

Questa sconfitta segna uno spartiacque nella stagione. La difesa soffre molto le pesanti assenze e l’attacco ristagna e non riesce a macinare yards. John Harbaugh prende una decisione che sembra più il frutto della disperazione che di una corretta pianificazione: sostituire l’amico di lunga data Cam Cameron. Jim Caldwell viene promosso dal ruolo di allenatore dei quarterbacks a offensive coordinator. Una mossa che in pochi farebbero a poche partite dalla fine della stagione regolare e ad un passo dai playoff. Ma il coraggio di John Harbaugh sarà ripagato.

In casa contro i Broncos, Joe Flacco complice una traccia eseguita male da “Q” Anquan Boldin si fa intercettare sulle 5 yds avversarie e l’intercetto viene riportato in TD. Emblematico il tuffo di Joe che tenta un tackle disperato, rimane poi sdraiato a terra per qualche secondo dando vita a diversi sfottò: nasce il “flaccoing”. La difesa contiene bene Peyton Manning ma concede tantissime yds su corsa, gli errori dell’attacco fanno il resto. Si perde tra i “boo” dell’M&T che, anche questo è insolito, si svuota a 5 minuti dalla fine della partita. C’è l’attenuante di una difesa che gioca con le terze linee ma questo non basta a tranquillizzare i tifosi.

Copyright: Baltimore Sun
Copyright: Baltimore Sun

Ma nella sfida casalinga contro i Campioni del Mondo New York Giants la difesa risorge e riduce all’impotenza il quarterback Eli Manning, mentre l’attacco guidato da Joe Flacco pare rinascere e inzia finalmente a fare intravedere quello che poi sarà l’epico cammino dei playoff. Lancia per 309 yards, con un 25/36 e 2 TD. Ma sarà il gioco di corse a far male ai Giants ben 228 tra Bernard Pierce e Ray Rice. L’attacco metterà a segno quindi un totale di 533 yards, record stagionale.

Copyright: Fox Sports
Copyright: Fox Sports

Oltre alla vittoria viene ottenuto il titolo divisionale per il secondo anno consecutivo. La successiva sfida in trasferta contro i Bengals sarà esclusivamente una passerella per le seconde linee e in difesa, anche a causa degli infortuni, giocherà praticamente la pratice squad.

I Ravens  si presentano quindi ai playoff con la seed N.4 e da campioni dell’AFC North, ma anche con tante incognite e perplessità. Nessuno tranne alcuni tifosi la vedono come accreditata a raggiungere il Superbowl e tantomeno a vincerlo.