2012, una stagione indimenticabile. Parte II: Il destino si compie.
Il football è uno sport che regala spesso storie da raccontare. Qualche volta sono episodi spiacevoli, molto più spesso invece sono eventi che rimangono scolpiti nella mente di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori.
E’ uno sport di squadra, anzi è lo sport di squadra per definizione anche se gli attori spesso non hanno la stessa importanza: ci sono i comprimari, i caratteristi e le star. Ma nessuno può vincere senza che ciascuno reciti la sua parte al massimo delle possibilità. E il finale del film di questi playoff è il frutto di un lavoro di gruppo, della forza di un collettivo, più che dell’exploit di alcuni singoli interpreti che pure hanno dato il loro contributo come playmaker.
E non c’è dubbio che la metafora cinematografica è la più appropriata a raccontare la seconda parte di stagione dei Baltimore Ravens.
L’avversario che all’apertura della postseason si presenta all’M&T Bank Stadium per la wild card è di tutto rispetto. Gli Indianapolis Colts guidati dal rookie QB Andrew Luck vengono da una serie di partite molto ben giocate dove l’ex Stanford ha dimostrato di avere un gran futuro nell’NFL. Ha già preso in mano le redini di una squadra che pareva in declino dopo l’addio di Peyton Manning. Certo non hanno ancora l’appellativo di “Superbowl Contender” come qualche anno fa ma possono mettere in difficoltà i Ravens che finora, in regular season, non hanno certo brillato.
La settimana prima della sfida appare all’inizio non tanto diversa da quelle che hanno caratterizzato i 5 anni di gestione Harbaugh. L’obiettivo è sempre lo stesso, giocare da Ravens i playoff come in questi 5 anni e magari riuscire questa volta a staccare il biglietto per il Superbowl, a New Orleans: “Play like a Raven”.
Ma la routine degli allenamenti e delle interviste di rito è scossa da un annuncio shock: durante un incontro con la stampa, il 2 Gennaio 2013 Ray Lewis annuncia il ritiro, questi playoff saranno la sua “ultima corsa”. A dire il vero diversi giorni dopo si scopre che in realtà Ray Lewis durante il training camp aveva confidato in segreto al compagno di tante battaglie, Ed Reed, che si sarebbe ritirato al termine della stagione. E’ proprio il N.20 a rivelarlo durante una successiva intervista. Nessun altro però è a conoscenza della decisione del futuro “Hall of Famer”. Ray è visibilmente commosso durante l’annuncio e quando i giornalisti nervosamente iniziano a lanciare i primi tweet con gli smartphone, la notizia fa in breve il giro degli USA. I giocatori sono scossi, in modo particolare Terrell Suggs e Ray Rice che sono tra i più legati al grande N.52. Qualche mese prima era già scomparso Art Modell, ex proprietario prima dell’era Bisciotti, e i giocatori hanno giocato buona parte della stagione regolare con un cerchio nero con dentro la scritta “Art” in memoria dell’uomo che aveva riportato il football professionistico dell’NFL a Baltimora.
In tanti sono dell’opinione che la rivelazione di Ray Lewis, nei modi ma soprattutto nei tempi, è l’ultimo di una lunga serie di “shock motivazionali” che il grande midde linebacker ha voluto trasmettere ai compagni di squadra. Una squadra certamente non in gran forma fino a quel momento, ma che saprà ritrovare quelle energie e la spinta morale decisiva per compiere un incredibile salto di qualità. Tutti i giocatori si stringeranno attorno al loro leader per regalargli il più indimenticabile degli addii: dovrà cavalcare verso il tramonto con al dito il secondo anello.
In questo il recupero di diversi infortunati come lo stesso Ray Lewis e Daniel Ellerbe e la decisione di John Harbaugh di schierare Bryant McKinnie come left tackle titolare saranno le ragioni della svolta.
In un’atmosfera di grande eccitazione si gioca quindi la prima gara della postseason e l’ultima di Ray Lewis in casa contro Indianapolis. E’ il 6 Gennaio 2013. Per una volta l’astio contro i Colts viene messo da parte (a Baltimora nessuno ha mai dimenticato la notte in cui quasi 30 anni prima i Colts lasciarono la città), l’attenzione è tutta per la propria squadra e per R52.

La partita si rivela, come nelle previsioni, più difficile di quello che sembra e di come potrebbe apparire guardando il solo punteggio finale. Ray Rice ha ben due fumble a statistica, una cosa inconsueta per lui (0 in stagione regolare), e in situazioni di red zone, questo contribuisce a determinare per i Colts il vantaggio del tempo di possesso dell’ovale. Non riusciranno a sfruttarlo anche per l’inesperienza di Andrew Luck che comunque è sempre preciso nei lanci per i suoi ricevitori e riesce ad orchestrare ottimi drive che però non riescono a concretizzarsi in touchdowns. Merito anche della difesa dei Ravens che in redzone si rivela molto efficace ed aggressiva. Con un tempo di possesso limitato invece Joe Flacco trova benissimo i suoi wide receivers in endzone sfruttando la potenza del braccio. Torrey Smith ed Anquan Boldin colpiscono a ripetizione le secondarie di Indianapolis mentre il rookie Bernard Pierce macina yarde su corsa sfruttando gli ottimi blocchi della linea d’attacco e del suo fullback Vonta Leach che segnerà anche un touchdown. Un intercetto lanciato dal giovane QB di Indianapolis chiude definitivamente o quasi la sfida. Andrew Luck pur non avendo complessivamente lanciato passaggi a touchdown dimostra comunque di aver in mano la squadra anche se quest’ultima non è ancora in grado di opporsi ai determinatissimi Ravens. Al termine della gara, durante l’ultimo snap, Ray Lewis entra in campo per un ultima “squirrel dance” e per salutare i suoi tifosi.
17 anni non si dimenticano facilmente e all’M&T Bank Stadium in tanti sono commossi.
I risultati delle altre gare dei playoff, la sconfitta dei Bengals al Reliant Stadium contro i Texans, determina la prossima sfida: i Ravens giocheranno al Mile High Stadium contro gli stra-favoriti Denver Broncos, un avversario che in questo momento a Baltimora in molti vorrebbero evitare preferendo i rivali dell’AFC East, i New England Patriots anche se questi ultimi l’anno precedente avevano causato uno psicodramma collettivo nel Maryland (vedi Parte I). Giocare a Denver in Gennaio a oltre 1500 metri di altitudine con una temperatura di -10,-15°C rende tutto più difficile, oltre al clima devi battere Peyton Manning e due super pass-rusher come Von Miller ed Elvis Dumervil che già in regular season avevano dimostrato di poterti battere già solo contando sulle corse di Knowshon Moreno.
La squadra parte quindi per il Colorado da sfavorita, pochissimi la danno come vincente e obiettivamente i Broncos quest’anno sono davvero la squadra più forte nell’AFC.
Ma come sempre per poter battere i Ravens degli ultimi anni in una gara di playoff devi dare il 110% e non commettere errori e i Broncos saranno abbondantemente deficitari in questi due requisiti.
La gara inizia subito in salita per Baltimora, dopo un 3&out in attacco un errore di Sam Koch che dirige male il punt sulla destra del campo, dal lato dove non era previsto il massimo della copertura, determina il ritorno in touchdown di Trindon Holliday. Un colpo davvero duro in avvio.
Ma l’attacco dopo il 3&out iniziale torna in campo e nonostante parta dalle proprie 10 yds mette subito alle corde la difesa di Denver, la linea d’attacco questa volta tiene bene a bada Dumervil&C e mette Joe Flacco nelle condizioni di martellare le secondarie. Da una bomba di Joe e un corsa centrale di Torrey Smith pescato con una spirale perfetta viene fuori il primo TD dei Ravens dell’incontro.
Nel drive successivo Corey Graham intercetta Peyton Manning e riporta in TD l’ovale. I Ravens vanno avanti sul tabellone del Mile High, qualcosa si incrina nella fiducia del pubblico che inizia a mugugnare e nella testa dei giocatori dei Broncos.
Peyton Manning però riesce ad orchestrare un drive dei suoi e a riportare in parità il match. Risponde l’attacco dei Ravens guidato da Joe Flacco grazie ad un incredibile ricezione di Torrey Smith che mantiene il possesso dell’ovale proiettando in avanti le braccia e controllando un perfetto lob in profondità.
Le due squadre si alterneranno nel punteggio per tutto il divisional game, i Broncos riescono anche ad ottenere un altro touchdown dello special team in avvio di ripresa grazie ad un altro spettacolare ritorno di Holliday. Due TD dello special team in una gara di playoff sono un macigno che i Ravens devono scalzarsi dalle spalle e non ci riescono almeno fino agli ultimi due minuti di gara quando grazie ad un buon uso dei timeout rimasti e ad un three&out procurato da Ray Lewis & C l’ovale torna nelle mani dell’attacco e di Joe Flacco.
Ed è qui che accade un miracolo, Ray Lewis non userebbe forse parole differenti. I Broncos a meno di un minuto dalla fine, in vantaggio 35-28, avrebbero proprio dovuto vincere, ma …
… si dimenticano di Joe Flacco e di Jacobi Jones!
Joe dopo lo snap non trova subito dei ricevitori e mentre la tasca sta collassando effettua uno scramble e lancia una bomba in profondità che pesca Jacobi Jones libero! Rahim Moore, la free safety dei Broncos commette un errore madornale di posizione: anziché rimanere sul profondo fa due passi in avanti subito dopo il lancio lasciandosi Jacobi Jones alle spalle. Il n.12 non deve far altro che correre indisturbato verso l’endzone e festeggiare con la sua nota danza tra l’incredulità del pubblico, dei Denver Broncos e dei telecronisti della CBS!

E’ il pareggio che sposta l’inerzia nelle mani di Baltimora. Non accade nulla nei primi 14 minuti di overtime ma prima dello scadere del tempo Peyton Manning fa in tempo a farsi nuovamente intercettare da Corey Graham, un errore insolito per un QB come lui, futuro hall of famer. Il possesso regala l’occasione che i Ravens stavano aspettando. Ray Rice converte un paio di corse e così il rookie kicker Justin Tucker può calciare dalle 47 yards il FG che darebbe ai neroviola una vittoria incredibile contro tutti i pronostici d’America e non solo.
Snap di Morgan Cox, hold perfetto di Sam Koch e “the field goal is goooooooooood”.
I Ravens battono i Broncos dopo due tempi supplementari, in trasferta, a -18°C e 1500m di altitudine, con pochissimi giorni di riposo dalla precedente gara di playoff, e dopo una partita che Dan Diedorf , commentatore della CBS, non esita a definire “una delle vittorie più incredibili e spettacolari della storia dell’NFL”.
I Ravens si trovano quindi esattamente nella medesima posizione di un anno prima, al Championship AFC contro gli arcirivali di Conference: i New England Patriots. La promessa che Ray Lewis aveva fatto un anno prima ai suoi compagni è stata mantenuta: “Lavorate sodo, ripartiremo da questo esatto momento per riprenderci quello che ci è stato tolto”. E’ come se il tempo si fosse in qualche modo fermato per poi riprendere a scorrere.
Coach Harbaugh è riuscito nell’impresa di far giocare alla sua squadra ben 12 gare di playoff in 5 anni con ben 3 Championship disputati compreso questo. Un’impresa notevole considerato anche che la squadra ha subito notevoli defezioni in free agency ad inizio stagione.
Tutti a Baltimora aspettano la rivincita, la sconfitta dell’anno precedente brucia ancora e l’avversario è quello che ci si sognava di incontrare nuovamente. Stavolta si spera però di portare in città il “Lamar Hunt Trophy”.
Al Gillette Stadium questa volta la musica è diversa come diverso è il direttore d’orchestra che l’impone. Dopo un inizio con qualche difficoltà nel primo quarto, Joe Flacco guida con sicurezza l’attacco dei Ravens nel secondo e terzo quarto, e grazie alle incredibili ricezioni di Anquan “The Q” Boldin che in endzone è letteralmente devastante, riesce ad ottenere un vantaggio di 8 punti per la sua squadra. “The Q” controlla e riceve tutti i passaggi che gli arrivano a mezz’aria sopra l’elmetto ed è virtualmente immarcabile dai cornerback avverari.

Tom Brady invece dal terzo quarto in poi non riesce più a far gioco, appare sottotono come il suo WR preferito, Wes Welker che “droppa” un paio di palloni in modo inspiegabile, impedendo ai Patriots di convertire dei terzi down fondamentali. C’è da sottolineare che la squadra di Boston è priva anche del super TE Rob Gronkowski, questo ha limitato in buona parte le opzioni di gioco in attacco, specie sul medio-corto raggio dove Tom Brady esprime il meglio.
Nel quarto periodo l’attacco dei Patriots collassa definitivamente e la difesa dei Ravens sale in cattedra.
Tom Brady si fa intercettare due volte, Pernell McPhee devia due passaggi dalla linea di scrimmage, Daniell Ellerbe e Cary Williams ringraziano:
I Baltimore Ravens battano i New England Patriots 28-13 e SONO NUOVAMENTE AL SUPERBOWL, a 12 anni di distanza dalla vittoria di Tampa contro i New York Giants.
Questa volta le lacrime saranno solo di gioia, non ci saranno delusioni e recriminazioni. Negli spogliatoi la squadra festeggerà il “Lamar Hunt Trophy” con il proprietario Steve Bisciotti e O.J. Brigance, l’ex special teamer che giocò e vinse il precedente Superbowl e che adesso soffre di una grave forma di SLA.
I 49ers vincono l’NFC Championship battendo gli Atalanta Falcons dopo una sfida serratissima aggiudicandosi il George Halas Trophy. Saranno quindi loro a battersi a New Orleans contro i Ravens per aggiudicarsi il Superbowl XLVII.
Per la prima volta si affrontano al Superbowl, già battezzato dai media come HarbBowl, due fratelli come head coach. Jim Harbaugh dei 49ers contro John dei Ravens. Papà Jack, anche lui rinomato coach, non può che esserne orgoglioso.
La settimana prima del grande evento scorre come al solito tra decine di interviste, discussioni, analisi. Fa tutto parte dello show business ma lo staff tecnico e i giocatori dei Ravens appaiono sin da subito più rilassati, Joe Flacco e alcuni compagni si concedono anche qualche uscita serale tra i locali di New Orleans assieme alle famiglie. I 49ers appaiono invece più nervosi ed eccitati dall’evento. C’è da considerare che sono una squadra di grande talento ma con un’età media più bassa quindi in teoria potrebbero risentire maggiormente della pressione di un match così importante. Sono guidati dal giovane QB Colin Kaepernick che poche settimane prima ha sostituito il veterano Alex Smith e ha dato all’attacco dei 49ers un’impronta decisamente diversa guidando una read option offense che si è rivelata efficacissima in postseason.
I Ravens si troveranno quindi di fronte l’ennesimo avversario difficile e ancora una volta sono dati perdenti da quasi tutti gli analisti NFL.
Il campo però sin da subito fa capire che il verdetto sarà diverso da quello dei pronostici. La difesa regala immediatamente un 3&out e Joe Flacco è subito preciso e mortifero nel pescare i suoi ricevitori in lungo e in largo martellando da ogni posizione le secondarie di San Francisco. Il primo touchdown così è neroviola quando Anquan Boldin riceve in endzone l’ennesimo pallone aereo. Curtney Upshaw ed Ed Reed procurano due turnovers, il primo con un tackle molto duro sul running back LaMichael James e il secondo con un intercetto (il primo della storia dei 49ers in un Superbowl) che lo fa arrivare al record di 9 in postseason. Flacco converte in TD i palloni recuperati grazie ad un passaggio in endzone al tight end Dennis Pitta e ad una bomba sul profondo per Jacobi Jones che, finito a terra per ricevere l’ovale, si rialza e con un paio di “mosse di danza” delle sue si tuffa in touchdown!

Per i 49ers è notte fonda e in 30 minuti di football collezionano la miseria di 2 calci piazzati. Baltimora si permette persino di sprecare un quarto down con un fake field goal.
La partita sembra finita quando dopo la prima metà di gara Jacobi Jones ritorna in touchdown il kickoff di apertura del terzo quarto. Sono 108 yards! Record per il Superbowl. Il punteggio è di 28-6 per i Ravens.
Ma la sceneggiatura prevede il classico colpo di scena! Un guasto all’impianto elettrico del Louisiana Superdome interrompe per una buona mezzora il gioco e spezza l’inerzia della partita che era saldamente nelle mani di Baltimora che da questo momento inizierà a soffrire.
Kaepernick ritrova fiducia dalla “pistol formation” e manda in TD Michael Crabtree complici anche un paio di placcaggi mancati dai defensive backs di Baltimora. Flacco non riesce a rispondere e subisce un sack, il punt successivo viene ritornato fino alla linea delle 20 yards dei Ravens. Gore con una corsa magistrale e degli ottimi blocchi che mettono fuori gioco i DB di Baltimora ottiene va a segno per altri 6 punti, 7 con la successiva trasformazione di Akers.
Adesso i Ravens cominciano a temere il peggio. E il peggio puntualmente arriva quando Ray Rice subisce un fumble, il terzo della postseason, dopo un placcaggio di Tarell Brown sempre sulla linea delle 20 yards. I 49ers provano quindi a portarsi quasi in parità ma la difesa di Baltimora tiene botta e forza San Francisco al field goal. Il punteggio è ancora a favore dei Ravens 28-23.
Flacco orchestra un buon drive che porta 3 punti ma non basta: Colin Kaepernick in appena 5 giochi ottiene i 7 punti grazie ad una sua corsa di 15 yards. E’ il record di yards per un TD di un quarterback nel Superbowl.
I Ravens rispondono con un altro drive da 3 punti. Ma San Francisco a 4.19 minuti dalla fine ha il pallone e la possibilità con 2 timeouts di chiudere la partita e portare a casa il sesto Lombardi Trophy.
Ancora una volta dopo tanti anni di battaglie sul campo tocca alla difesa e a Ray Lewis opporre l’ultima strenua resistenza. I 49ers marciano sul campo fino alle 7 yards avversarie ma si troveranno contro una delle migliori difese in red-zone dell’NFL che farà di quella manciata di yards la propria Stalingrado. I 4 tentativi si infrangono nel muro eretto da Ray Lewis e compagni. L’attacco torna in campo e fa utilizzare l’ultimo timeout ai 49ers lasciando solo 12 secondi nel cronometro, 7 dei quali vengono bruciati dal punter Sam Koch che si fa penalizzare con una safety volontaria uscendo dalla linea laterale della endzone. Sul safety punt successivo Ted Ginn viene placcato a tempo scaduto dal linebacker Josh Bynes. 34-31 è il punteggio finale.

I Ravens sono Campioni del Mondo per la seconda volta.
Dopo un’incredibile stagione di alti e bassi si consacrano alla storia giocando una postseason eccezionale grazie anche alla sicurezza del QB Joe Flacco che sarà anche MVP del Superbowl. I fantasmi degli ultimi 5 anni, le sconfitte contro gli Steelers, i Colts e i Patriots sono ormai elaborate e metabolizzate.
L’ultima corsa di Ray Lewis si conclude nel modo più bello, con l’anello. Ma questa vittoria è anche il coronamento di carriere straordinarie come quelle di Matt Birk e di Ed Reed a cui mancava soltanto il “Vince Lombardi Trophy”.
Oltre 200.000 persone a Baltimora festeggeranno i loro eroi al ritorno in città!

il destino ha le magliette zebrate…