Colts: analisi free agency 2013
Visto il cospicuo margine di manovra per le contrattazioni negoziali nell’anno in corso (circa 43 milioni di dollari), grandi erano le aspettative dei tifosi Colts alle soglie della free agency (FA), nella speranza di veder arrivare giocatori importanti in scadenza di contratto con le rispettive squadre.
Considerate le principali need (offensive line ed in particolare offensive guards, outside linebackers, nose tackle e defensive ends), nei giorni immediatamente precedenti l’inizio della FA si era molto speculato sui nomi di Levitre e Vasquez tra le guardie, e di Kruger e Avril per quanto riguarda gli OLBs.
Il GM Ryan Grigson aveva però in mente un altro programma, basato sulla quantità delle firme piuttosto che sulla qualità delle stesse, strategia dettata dalla necessità di coprire i numerosi punti deboli di una squadra in piena ricostruzione. A questo punto è bene sottolineare una cosa: per sperare che una strategia del genere si riveli vincente, è fondamentale un buon fiuto nello scegliere giocatori sottovalutati in termini di prezzo ma con un gran “potenziale nascosto”; quindi è del tutto evidente come i tifosi della squadra debbano sperare che il giovane general manager ex Eagles possegga buon acume nel valutare i players, cosa non del tutto scontata.
Detto ciò vediamo quali sono state finora le mosse effettuate in free agency, partendo dal reparto offensivo.
Come detto nel precedente articolo dedicato alla linee guida per l’offseason, l’attacco dei Colts ha virato verso un radicale cambio di filosofia con l’ingaggio dell’offensive coordinator Pep Hamilton (ex coordinator di Andrew Luck ai tempi di Stanford), che promette di aumentare i giochi di corsa e ai passaggi corti.
Bene. La prima cosa che serve per sperare di aver successo in questo tipo di transizione è un rafforzamento della linea offensiva, soprattutto per incrementare l’efficacia dei “run blocks”; non è quindi un caso se le prime mosse di questa FA hanno riguardato proprio un right offensive tackle (Goster Cherilus) e un left guard (Donald Thomas).
Cherilus è un OT classe 1984 proveniente da Boston College, selezionato dai Detroit Lions al primo giro del draft 2008. Buon giocatore, però vi è da rilevare come finora abbia giocato tra i pro in un sistema nettamente sbilanciato sul passing game, quindi rimane qualche dubbio sulla sua effettiva adattabilità agli schemi che ha intenzione di implementare Hamilton. Altra critica riguarda la spesa: 34.5 mln in 5 anni sembrano un costo eccessivo per questo giocatore.
Thomas è una guardia classe 1985 proveniente da Connecticut, selezionato dai Dolphins al sesto giro del draft 2008 e successivamente passato ai Lions e poi ai Patriots, in cui ha disputato una convincente stagione 2012 come back up di Mankins. La firma di Thomas è giudicabile come un’interessante scommessa a un buon costo (14 mln per 4 anni), però comunque di scommessa si tratta, visto che il giocatore con è mai partito titolare in NFL.
Proseguendo nella disamina, si vuole evidenziare una mossa che potrebbe rivelarsi molto proficua nell’economia generale del gioco di Indy, ossia l’ingaggio di un vero fullback con abilità in fase di ricezione. Trattasi di Stanley Havili,( classe 1987) prospetto di USC draftato nel 2011 dagli Eagles, in cui è rimasto per un paio d’anni senza la possibilità di esprimere il proprio potenziale. Per lui è stato firmato un contratto di 1,3 mln per 3 anni.
Con una decisione a sorpresa è poi stato effettuato un “switch” tra wide receivers. Rilasciato Avery è arrivato un giocatore dalle caratteristiche molto simili, ossia Darrius Heyward Bey.
Questo giocatore, classe 1987, era stato sorprendente scelto dai Raiders nel draft 2009 con la settima scelta assoluta davanti a WRs del calibro di Crabtree, Maclin, Harvin, Nicks e Britt, con una scellerata mossa che dava un peso enorme alla velocità del giocatore rispetto alle capacità di ricezione. La speranza per i Colts è che il nuovo OC sappia utilizzare Heyward Bey come aveva utilzzato Owusu a Stanford, così da sfruttarne la velocità in tracce corte – medie a tagliare il campo, al fine di far accumulare al ragazzo più “yards after catch” possibili. Nota positiva è comunque l’entità del contratto, dal momento che è stato firmato un annuale di “soli” 3 milioni di dollari.
Per finire la disamina sull’attacco, vi è da sottolineare l’ingaggio di Matt Hasselbeck, ottimo QB ex Seahawks e Titans, la cui lunga carriera in NFL, oltre a giovare alla crescita di Andrew Luck, fornisce una valida garanzia nella malaugurata ipotesi che il nostro QB titolare incappi in qualche infortunio. Il contratto firmato da Hasselbeck ammonta a 8 mln in 2 anni.
Veniamo ora al reparto difensivo.
Come detto nell’articolo dedicato alle linee guida per la presente offseason, in difesa il leit motiv è rappresentato dal proseguimento di quel processo di transizione verso lo schema 3-4 iniziato lo scorso anno. A questo proposito è utile evidenziare come per giocare in modo efficace uno schema 3-4 è condizione necessaria (sebbene non sufficiente) avere a disposizione un ottimo nose tackle e 2 bravi outside linebakers; meglio poi se uno di questi 2 OLB eccella in fase di pass rush verso il QB avversario.
Per quanto riguarda il nose tackle, i Colts lo scorso anno avevano pensato di appoggiarsi ai servigi di McKinney (riserva dei Ravens) e di draftare al quinto giro Chapman, proveniente dal prestigioso college di Alabama. Gli infortuni di entrambi i giocatori hanno però indotto la dirigenza a cambiare rotta, scommettendo sull’arrivo in free agency di ben 2 players in grado di ricoprire questo delicato ruolo: trattasi del veterano Aubrayo Franklin e del giovane Ricky Jean Francois.
Franklin, classe 1980, è un prospetto di Tennessee draftato nel 2003 al quinto round dai Ravens (sempre loro!). La sua carriera è poi proseguita con i 49ers, in cui ha lavorato con l’attuale defensive coordinator Manusky, per poi passare ai Saints e ai Chargers. Il contratto firmato da Franklin è un sostenibilissimo one year deal del valore di 1 milione di dollari.
Jean Francois, classe 1986, è un prospetto di Louisiana State draftato dai 49ers al settimo giro (!!) del draft 2009. A San Francisco non è mai partito titolare, ma ha comunque mostrato una buona crescita, oltre alla capacità di giocare, alla bisogna, anche nel ruolo di defensive end. Per quanto riguarda il prezzo, aver sganciato 22 mln per 4 anni per una riserva resta senz’ombra di dubbio un bell’azzardo.
Affrontiamo ora il delicato ruolo di outside linebacker.
L’anno scorso si era scelto di perseguire la strada interna, spostando i 2 DE storici, Freeney e Mathis, a OLB. Tale soluzione era evidentemente un rattoppo derivante dalla necessità di concentrare l’attenzione, e gli sforzi, sul fronte offensivo. L’esigenza di rafforzare questo reparto, però, è diventata assolutamente inderogabile, anche perché Freeney nella nuova posizione ha giocato sotto i suoi standard ed è pure stato rilasciato mentre la prima scelta del draft 2010, l’OLB Hughes, con si è ancora dimostrato affidabile.
Purtroppo per le sorti di Indy, le prime mosse di questa free agency alimentano più di qualche preoccupazione in merito al ruolo in oggetto, dal momento che sono stati messi sotto contratto 2 giocatori che arrivano da prestazioni deludenti presso le relative squadre, ossia Erik Walden (ex Packers) e Lawrence Sidbury (ex Falcons).
Walden, classe 1985, è un prospetto proveniente da un programma di secondo piano come Middle Tennessee State, scelto al sesto giro nel draft 2008 dai Cowboys per poi essere girato subito ai Chiefs, e da qui ai Dolphins e ai Packers. L’anno scorso, per via dell’infortunio di Perry, ha avuto la possibilità di partire diverse volte titolare come OLB di sinistra a Green Bay, palesando molte lacune in fase di protezione contro le corse, soprattutto negli schemi di zone read tipiche dei QB mobili come Kaepernick (non un nome a caso, visto l’esito del turno di playoff tra Packers e 49ers, ndr). Oltre a destare perplessità per il valore del giocatore, questa mossa desta perplessità per la cifra spesa, visto che il giocatore è costato 16 mln per 4 anni.
Sidbury, classe 1986, è un giocatore molto interessante proveniente dal college di Richmond; scelto al quarto round al draft 2009 dai Falcons, non è tuttavia mai riuscito a emergere in tale squadra. Con i Colts ha firmato un contratto annuale del valore di 715.000 dollari.
Considerato che la società ha rilasciato Freeney e che i suddetti Walden e Sidbury potrebbero trovare collocazione come backup di Mathis, è presumibile pensare che al primo giro del draft possa essere scelto proprio un OLB che sappia agire sul lato destro difensivo, ossia quello rivolto ad affrontare il lato debole dell’attacco avversario, con compiti specifici di pass rush.
Si chiude l’articolo analizzando le mosse del reparto secondarie.
Ricordato come i Colts si siano privati della seconda scelta al prossimo draft a vantaggio dei Dolphins per avere il CB Vontae Davis , è ovvio presupporre che il giocatore sarà fatto partire titolare (al netto degli infortuni). Dall’altro lato del campo, lasciato andare Powers, si è scelto invece di puntare su Greg Toler.
Toler, classe 1985, è un prospetto proveniente da un college di division II (St. Paul’s), cosa che non gli ha impedito di venir scelto al quarto giro del draft 2009 dagli Arizona Cardinals. Le sue prestazioni (assolutamente non disprezzabili) sono state fortemente limitate da un serio infortunio che l’ha costretto a saltare l’intera stagione 2011. Nel suo caso possiamo dire che il valore potenziale giustifica la spesa (15 mln in 3 anni).
Per ciò che concerne il ruolo di safety, lasciato andare il FS Zbikoswki si è puntato su LaRon Landry, che con tutta probabiltà verrà fatto giocare nella posizione di strong safety con un ritorno di Bethea a free safety. Attenzione qui perché trattasi di giocatore di qualità sopraffina, scelto addirittura con la sesta scelta assoluta al draft 2007 dai Redskins. Dopo un’ottima stagione da rookie nella posizione a lui meno congegnale di free safety, la sua carriera è stata un po’ compromessa da problemi fisici al tendine d’achille. Viste le sue performance ai Jets dell’ultimo anno però ci sono buone possibilità che il giocatore si sia completamente ristabilito, ragion per la quale potrebbe anche non essere così eccessivo il maxi investimento di 24 mln in 4 anni.
Resta da evidenziare come le prestazione delle secondarie siano legate a doppio filo da quelle del c.d. “front seven”, e in specie dalla capacità degli OLBs di portare pressione al QB avversario. Quanto detto per ribadire, ancora una volta, l’importanza di avere in formazione un valido ouside linebacker.
Come giustamente sottolinea Davide, sarà un training camp di competition nel ruolo di OLB pass rusher ai Colts dopo la fine dell’era Freeney. Ai nomi da lui citati nel pezzo, si aggiunge (accordo raggiunto ad articolo ultimato) il “tenente” Josh McNary (6-0, 251 pds), ex LB e DE ad Army dove nell’ultima season (2010) ha messo a segno 12.5 sacks (4 in una sola gara) per un totale carriera di 28 sacks e 49 tackles for loss con i black knights, tutti school records. Ovviamente arriva in NFL con un contratto da undrafted dopo i 2 anni di servizio (obbligatori per tutti coloro che escono da West Point) e sarà dunque un rookie di 25 anni.
Indianapolis deciderà chi tenere a roster tra lui, Sidbury (annuale), il deludente ex prima scelta Hughes e EriK Walden, al quale comunque è stato fatto un contratto pluriennale, ma con soli 4 milioni (3 del primo anno salario base + 1 di signing bonus) garantiti. Oltre a Mathis, ovvio.
I Colts arrivano così al draft con diversi giocatori in quel ruolo e si riservano la possibilità di scegliere il miglior prospetto disponibile alla 24 (Indy come scritto da Davide non ha la second round pick) tra l’OLB rusher (scendesse un D. Moore non credo ci penserebbero troppo), un WR (gli anni passano anche su un campione come Reggie Wayne) e un cornerback. Attendiamo fiduciosi.