Nel nome del padre.

Cognomi noti, almeno per gli appassionati di College Football e di NFL, in qualche caso addirittura celebri, quelli che vedremo dalla prossima stagione sulle jersey back di diversi ragazzi di Stanford.

Alcuni di questi “eredi” hanno già concorso sul campo a rievocarne qualcuno, contribuendo in modo decisivo all’insperato quanto meritato trionfo dei Cardinal nel Rose Bowl del 1° gennaio 2013. Altri invece lo faranno presto, ché indipendentemente dal raggiungimento dell’obiettivo di giocare tra i professionisti come i rispettivi padri, le doti a disposizione per emergere a questi livelli ce l’hanno eccome, sarà forse per una mera questione di cromosomi.

Dopo averlo visto partecipe sulla sideline per un anno intero, trascorso per lo più a studiare l’ampio playbook offensivo dei Card, finalmente potremo vedere all’opera Barry James Sanders, figlio di una leggenda. Solo il pensare che ‘Junior’ possa avere le ‘stigmate’ di uno dei migliori running back in assoluto della storia del Football Americano, fa già di per se una notevole impressione. Ma lasciando stare l’impareggiabile carriera professionistica del padre (10 anni in NFL tutte da All-Pro e Pro-bowler, 4 stagioni da rushing champion, co-MVP nella season 1997 con 2.053 yard corse, un record di 5 stagioni oltre le 1.500 yard su corsa, Offensive Rookie of the year nel 1989, 3° posto assoluto nel ranking all-time career leading rushers della NFL in soli 10 anni pro… e fermiamoci qui! – ndr), a Palo Alto è viva la speranza che il giovane clone fisionomico di ‘Barry senior’ possa arrivare entro un paio di stagioni a produrre perlomeno la metà di ciò che suo papà fece ad Oklahoma State nel 1988, l’anno in cui vinse l’Heisman trophy con 2.850 rushing yards e 42 touchdowns (più 106 yard su ricezione con altri 2 TD – ndr) in 12 partite complessive, considerando a statistica anche il Bowl disputato a fine anno come si fa oggi. (Nel 1988 Barry Sanders corse per 2.628 rushing yards e 37 TD nelle allora 11 gare di regular season che andavano a statistica, record NCAA per una stagione di Division I-A, poi FBS. Corse quindi altre 222 yard con 5 touchdowns nell’Holiday Bowl di San Diego il 30 dicembre, vinto da OSU 62-14 contro Wyoming – ndr).

Proveniente dai “Chargers” della Heritage Hall High School di Oklahoma City, dove ha vinto da protagonista due titoli statali, Barry J. ha deciso l’anno scorso di firmare per Stanford, un po’ a sorpresa perlomeno rispetto al clamore che verosimilmente avrebbe suscitato quel cognome sul retro di una casacca dell’alma mater del padre, a quasi 25 anni da quella season indimenticabile. Una scelta questa, per sua stessa voce, dettata non solo da evidenti motivazioni accademiche, ma anche dalla differente impostazione offensiva praticata dai Cardinal (pro-style) rispetto ai peraltro “tifati” Cowboys. Scelta che tra l’altro venne resa pubblica in diretta nazionale (con tanto di illustre papà al suo fianco) durante lo U.S. Army All-American bowl del 7 gennaio 2012 (uno degli All-Star Game per i migliori prospetti di High School del paese, si disputa ogni anno nel mese di gennaio all’Alamodome di San Antonio, Texas – ndr), appena due giorni dopo che Oklahoma State e Stanford si erano affrontate nel BCS Fiesta bowl. Un segnale importante e che rivela pure un obiettivo ben chiaro in testa da parte dell’appena 19enne (è nato il 10 aprile 1994 – ndr) Sanders, al di là del comunque prestigioso raggiungimento della laurea in uno dei migliori atenei del mondo.

Barry and Barry

Valutato tra i primi 10 prospetti RB della recruiting class 2012, senza alcun dubbio una delle migliori dell’ultimo decennio (ne fanno parte, tra gli altri, Johnathan Gray di Texas, T.J. Yeldon di Alabama, Todd Gurley e Keith Marshall di Georgia, Tray Williams di Texas A&M – ndr), il giovane Sanders ha già mostrato, sia al liceo sia durante le recenti spring practices a Stanford, di avere nel suo bagaglio tecnico grande agilità ed elusività. Considerato che Barry sr. è stato retato #1 Most Elusive Running Back of All Time da NFL.com, e sulla base di quanto mostrato dallo stesso ‘junior’ negli allenamenti primaverili della squadra aperti al pubblico (compreso il Cardinal & White Spring Game del 13 aprile u.s.), c’è da essere davvero fiduciosi per quanto concerne le sue abilità “atletiche”. Su quelle “tecniche” lavora invece l’affidabile coaching staff di David Shaw che, dopo aver salutato Pep Hamilton (come noto è diventato il nuovo offensive coordinator dei Colts, “raggiungendo” ad Indianapolis Andrew Luck – ndr), include i giovani e preparati Mike Bloomgren (nuovo OC, già OL coach), Mike Sanford (QB e WR coach, già RB coach nonché recruiting coordinator) e Tavita Pritchard (neo RB coach, che forse qualcuno ricorderà QB titolare della squadra giusto prima dell’avvento di Luck). Ma in attesa di una maturazione tecnico-tattica del redshirt freshman (un RB titolare dei Cardinal deve saper essere un fattore anche in pass-protection – ndr) come ha detto lo stesso HC David Shaw “Barry has the chance to be a special player. We’re going to develop a role for him.”

Ad aprire varchi significativi per le corse (l’affollato backfield di Stanford comprende, oltre a Sanders, il senior Anthony Wilkerson, il redshirt junior Ricky Seale, il junior Remound Wright e il rientrante jolly Tyler Gaffney, ai quali spetta il gravoso compito di sostituire Stepfan Taylor – ndr), penseranno tra gli altri i sophomore Andrus Peat e Josh Garnett.

Il running back Ricky Seale (5-9, 200 pds) è un prodotto della Escondido High di San Diego, dove ha giocato anche da cornerback. Detiene il record carriera di yard corse nella CIF (California Interscholastic Federation) San Diego Section (6.694 rushing yards), un dato statistico sì limitato all’area della Baia, ma non proprio insignificante considerato che quella “zona” ha prodotto RB del calibro di Marcus Allen, Ricky Williams, Terrell Davis e Reggie Bush.

Ricky è il figlio di Sam Seale, 10 anni di carriera NFL tra anni 80 e 90, cornerback nei Los Angeles Raiders (1984-87; 1992), nei San Diego Chargers (1988-91) e nei Los Angeles Rams (1993).

Andrus Peat, colossale (6-7, 310 pds) offensive tackle da Tempe (Corona del Sol HS), Arizona, un anno fa veniva valutato da The Sporting News miglior prospetto overall della classe 2012 e comunque il suo nome appariva sempre tra i primi 3 OT dei principali recruiting website del college football. Dopo averlo visto sporadicamente in azione da true freshman, e soprattutto dopo le spring practices dei Cardinal, ho capito perché: Peat è un tackle davvero potente ma al contempo agile di piedi ed efficace anche in pass-protection, un 5 star che con ogni probabilità sarà il nuovo left tackle titolare, ruolo ricoperto peraltro egregiamente lo scorso anno da David Yankey (vincitore del Morris trophy e FBS Coaches’ All-America team, che potrà tornare al ruolo naturale di Left Guard – ndr) dopo l’approdo in NFL (ai Miami Dolphins) di Jonathan Martin.

Il padre di Andrus, Todd Peat, ha giocato per 6 stagioni da offensive lineman nella NFL a cavallo tra fine anni 80 e primi anni 90 con i St.Louis/Phoenix Cardinals ed i Los Angeles Raiders. Nel 1995 ha avuto poi un’esperienza annuale in Europa nei Frankfurt Galaxy dell’allora neonata World League (diventò NFL Europe nel 1998 – ndr). Il fratello maggiore di Andrus, Todd jr., è invece un defensive tackle nei Nebraska Cornhuskers.

Joshua Garnett è una monumentale guardia (6-5, 317 pds) dalla Puyallup High (una cinquantina di km a sud di Seattle) nello stato di Washington, lo stesso dal quale proviene anche un’altra OG che l’anno scorso è stata selezionata al 1° round del draft NFL (Pittsburgh Steelers) dopo aver fatto il college a Stanford: David DeCastro. Come Peat, anche Garnett è arrivato a Palo Alto come prospetto lineman di primissima fascia ed è stato già impiegato da Shaw nel 2012 da true freshman, una vera rarità a Stanford (gli stessi Martin e DeCastro redshirtarono un anno prima del debutto – ndr), ed è anche partito titolare in una partita, proprio quella contro Washington State. Quest’anno si giocherà il ruolo di Right Guard con il 5th year senior Kevin Danser.

Il padre di Josh, Scott Garnett, ha giocato come defensive lineman nei Washington Huskies dal 1980 al 1983 e poi per un quadriennio (1984-87) nella NFL, tra Denver Broncos, San Francisco 49’ers, San Diego Chargers e Buffalo Bills.

Assieme a loro, vanno tenuti d’occhio anche altri due tackle sophomore: Kyle Murphy (6-7, 275 pds da San Clemente, CA) che potrebbe anche giocare tight end in taluni “packages” e Nick Davidson (6-7, 285 pds da Eden Prarie, Minnesota). Il padre di quest’ultimo, Jeff Davidson, ha giocato dal 1986 al 1989 da OL negli Ohio State Buckeyes (è stato All-B1G da senior) e poi per 4 stagioni (1990-93) con i Denver Broncos, dove nel 1991 e 1992 è partito titolare in tutte le gare (rispettivamente un anno a LT e uno a LG) a protezione del lato cieco dell’Hall of Famer John Elway. Ma probabilmente qualcuno più giovane lo conoscerà come attuale Offensive Line coach dei Minnesota Vikings o come ex OC dei Carolina Panthers (2007-10).

Anche il nonno di Nick, Jim, fu un Backeye nei primi anni sessanta (All-American tackle, 1964) ed è stato una prima scelta dei Buffalo Bills nel 1965, in American Football League. Insomma, un bell’albero genealogico il suo, non c’è che dire.

Sempre tra gli offensive lineman, lotta per entrare nelle rotazioni il Centro redshirt sophomore Kevin Reihner (6-4, 295 pds). Il padre George ha giocato OG a Penn State (1972-75) ed è stato un rincalzo in NFL negli Houston Oilers (1977-79 e 1982) dopo essere stato scelto al secondo round del draft 1977.

Più conosciuto, di sicuro a Stanford, il true sophomore WR Kodi Whitfield (6-2, 197 pds) che si giocherà con il velocissimo redshirt freshman Michael Rector il ruolo da titolare opposto a Ty Montgomery. Proveniente dalla Loyola HS di Los Angeles, Kodi è il figlio di Bob Whitfield, All-American (1991) offensive tackle dei Cardinal che fu 8^ scelta assoluta dei Falcons nel 1992 e che poi ha giocato per 15 anni nella NFL (1992-2003 Atlanta; 2004 Jacksonville; 2005-06 N.Y. Giants – ndr) con una nomination All-Pro (1996) e un viaggio al Pro Bowl (1998).

Kodi è per ora un talentino (4 star per Rivals nel 2012) dalle buone mani, con un gran bel fisico, velocità e grande pulizia nel correre le tracce. Sono convinto che ne risentiremo parlare presto.

Andrà seguita con grande attenzione anche la carriera dell’OLB Noor Davis (6-4, 227 pds), proveniente dalla Florida (Leesburg HS) ma nato a Los Angeles, che pure deve ancora debuttare per i Cardinal ma difficilmente lo farà quest’anno, chiuso in un reparto pieno di talento dai più esperti Trent Murphy, James Vaughters, Blake Leuders e Kevin Anderson. Davis, retato da Rivals come il miglior outside linebacker tra quelli in uscita dal liceo nella classe 2012, ha vinto nel 2011 il Butkus Award (il noto premio per il miglior LB collegiale viene attribuito dal 2008 anche al miglior LB della NFL e al miglior LB delle high schoolndr), e ovviamente è “figlio d’arte”.

Il padre, Chris, ha giocato anche lui nella NFL anche se per sole due stagioni (1987 N.Y. Giants; 1988 New England Patriots) dopo aver fatto il college a Purdue e San Diego State. Ma Noor Davis è anche il nipote dell’Hall of Famer Andre Tippett, OLB nei New England Patriots dal 1982 al 1993. Eccolo qui sotto, all’epoca 14enne, vicino a zio Andre nel giorno della sua Induction nell’agosto del 2008.

Noor Davis and Andre Tippett

Gli ultimi due ragazzi dal cognome noto che ovviamente cito in questa short list sono anche i due pezzi più pregiati tra i defensive backs dei Cardinal, già artefici della fantastica stagione trascorsa.

Il primo è il redshirt junior FS Ed Reynolds (6-2, 205 pds) da Greensboro, North Carolina, autore di un 2012 a dir poco straordinario: 43 tackles, 5 passaggi difesi e soprattutto 6 intercetti (massimo per un Cardinal dal 1973) con 301 yard ritornate (ad 1 sola yard dall’NCAA single-season record di Charles Phillips – USC, 1974) e 3 touchdown (record per l’ateneo di Stanford). E pensare che nel Pac-12 Championship Game contro UCLA ha ritornato il suo ultimo intercetto stagionale per 80 yards, fino alla one-yard line…

Ed (io un free safety che si chiama così lo prenderei sempre se facessi il GM nella NFL…) è tra i migliori prospetti nel ruolo già per il draft del 2014 ed è il figlio di Ed Reynolds sr. linebacker nei New England Patriots (1983-1991) e N.Y. Giants (1992).

L’altro è il true sophomore CB Alex Carter (6-0, 205 pds) da Ashburn, Virginia. Già Gatorade Player of the year per lo stato della Virginia nel 2011-12, è partito titolare nelle ultime 7 partite stagionali (dunque per metà delle gare disputate da Stanford), registrando 39 tackles (31 solo) con 3 TFL e 3 forced fumbles (top di squadra). Eccellente contro le corse, Alex sta crescendo esponenzialmente anche nelle coperture sui passaggi ed il suo futuro professionistico (facendo gli opportuni scongiuri) pare già scritto.

Il padre, Tom Carter, è stato una prima scelta (17^ overall) al draft NFL del 1993 dei Washington Redskins dove ha giocato cornerback fino al 1996, prima di passare ai Chicago Bears (1997-99) ed infine ai Cincinnati Bengals (1999-2001). Nelle sue 9 stagioni NFL ha registrato complessivamente 27 intercetti.