I guastafeste
A 1.46 dalla fine di Oklahoma@Oklahoma State, i Sooners stavano completando una stagione non certo esaltante: la sconfitta avrebbe significato 6-3 nella Big 12 e non oltre la quarta piazza nella conference, oltre a regalare il titolo a Cowboys. Bell doveva fare 66 yard se voleva vincerla. Poi la sceneggiatura ha girato pagina: Bell ha chiuso 5 passaggi su 8 e ha riempito le 66 yard che mancavano alla fine del primo piccolo capolavoro: battere Oklahoma State, chiuderle in faccia la porta del titolo Big 12, raggiungerla in classifica.
Aggiungi pure che Baylor finisce al Fiesta, Oklahoma va al Sugar, e i Cowboys non partecipano a nessun BCS Bowl. difficile pensare a una migliore conclusione dell’anno per una squadra giovane, allenata da Bob Stoops, che però qualche sassolino, dopo il Fiesta perso con TAMU, ancora se lo sarebbe voluto cavare. La gara con i “cugini” è stata un piccolo capolavoro, fatto di pazienza, tenacia e fiducia in Blake Bell, sostituto di colui che da metà stagione si era dimostrato più pronto, ovvero Trevor Knight.
Ma il Sugar. Sul sintetico di New Orleans sarebbe scesa Alabama, la squadra probabilmente più forte, al di là dell’infausto Iron Bowl. Oklahoma-Alabama aveva il sapore del blasone, della storia.
E del sangue, dato il massacro che i 16 punti di margine per Bama prevedevano.
Il Sugar però ha avuto uno svolgimento diverso, con una partenza furiosa di Bama in TD dopo pochi ticchettii del cronometro, ma i Sooners privi di due capitani come il FB Millard e il LB Nelson, si sono dimostrati solidi, mentalmente pronti, capaci di rialzarsi dai propri errori (il back to back INT anche grazie alla sufficienza di un McCarron più impreciso del solito) con drive prolungati alla ricerca del medio raggio, ma efficaci, e giocate mirate a stare lontano dai feroci placcatori dei Tide. La iniziale precisione di Knight e la generosità dei WR, hanno dato come risultato di 17-17 in un quarto e un po’, ma soprattutto un eccellente 7-5 in conversione di terzo, che dimostra il metodo con cui sono stati portati avanti i drive della prima frazione.
Zach Sanchez con una pazzesca sporcata ha dato il via ad un eccellente periodo per i Sooners dalla fase centrale del secondo quarto, segnato dal fumble di Yeldon (il primo takeaway di Oklahoma in redzone questa stagione), proseguito con l’eccezionale cambio di passo di Saunders che ha lasciato sul posto Deion Belue, dando un insperato vantaggio 24-17 a 3′ dalla chiusura della prima frazione, terminato prima con i nervi a fior di pelle del junior Julian Wilson per l’ultimo TO usato da OU e poi con il tempismo perfetto di Sanchez che brucia Cooper per il secondo intercetto, chiuso a un minuto dalla sirena con il 31-17 di Shepard.
Il secondo tempo è vissuto sulla speranza nominale dei ragazzi di Bama di recuperare il tempo perso nei primi 30′, di recuperare quell’inerzia persa per un banale fumble sulle 8 yard avversarie. La verità è che Trevor Knight ha guidato ancora con sicurezza una squadra infarcita di freshman (lui, Sanchez, Okoronkwo, Ford, per richiamare i principali) trovando target anche nel profondo. La verità, l’ulteriore dolorosa verità per i ragazzi di un accigliatissimo Saban, è che gli uomini che dovevano guidare la squadra sono caduti su errori che sembrano cali di attenzione: Yeldon che perde una palla con un placcaggio tutt’altro che letale, McCarron che lancia in fretta in una gabbia di tre Sooners… La verità è che per lunghi tratti il gioco metodico è stato quello di Oklahoma, mentre Alabama è stata una specie di saliscendi tra fiammate paurose come i primi due TD e quello su corsa dell’ottimo Henry, e cali di tensione come quelli descritti.
La verità è quella scritta sul tabellone del Superdome, quella che nello scontro tra due nobili del football, ha visto prevalere quella che ha dato, per lunghissimi tratti, veramente il 120% del suo potenziale: meno yard offensive (quasi cento di difetto) ma più punti, capitalizzando cinque turnover che sono valsi questo Sugar, e qualche sassolino in meno nelle scarpe di Stoops. I guastafeste hanno colpito ancora, ed ora può iniziare la loro, di festa.