Draft 2014 Aftermath: Buffalo Bills
Usciti da una regular season chiusa con il record negativo di 6-10 che ancora una volta ha negato ai tifosi la gioia di respirare l’aria dei playoff, i Bills si sono immersi nella nuova stagione con un carico di attese misto ad incertezze, soprattutto per i cambi al vertice dirigenziale e tecnico, dettati più dalle contingenze del caso che non da una vera e propria necessità. Non si può infatti nascondere che la scomparsa dello storico owner, l’Hall of Famer Ralph Wilson jr, rappresenti anche l’inizio di un nuovo capitolo della storia dei Bills, la cui permanenza nello stato di New York non sembra comunque essere in discussione chiunque sia il nuovo owner, visto che la città di Buffalo si sta già mettendo in moto assieme alla franchigia per garantire un rinnovamento del Ralph Wilson Stadium che porti la stuttura ad un livello di avanguardia tecnologica pari a quella degli altri stadi della NFL e che quindi rappresenti “l’assicurazione sulla vita” per il mantenimento della squadra nella città newyorkese. L’altro importante cambio è stato invece come suddetto quello tecnico, che ha visto l’ingaggio di Jim Schwartz come nuovo defensive coordinator al posto di Mike Pettine, volato in Ohio per guidare un’altra storica franchigia che come i Bills oramai da troppo tempo non vede i playoff, ovvero i Cleveland Browns. Schwartz è stato voluto dal giovane general manager Doug Whaley (alla prima offseason in carriera da GM, ruolo del quale è stato investito nel maggio 2013) per provare a dare continuità all’ottimo lavoro svolto da Pettine con la difesa 4-3, schema questo utilizzato anche dall’ex head coach dei Detroit Lions con buon successo ai tempi dei Titans, oltre che nella meno fortunata esperienza nella Motown del Michigan.
I Bills ripartivano quest’anno da alcuni punti fermi in difesa, uno su tutti la defensive line costituita da ben 3 Pro Bowler su 4 (Mario e Kyle Williams e Marcell Dareus) e capace di chiudere al primo posto in NFL per numero di sack messi a segno (tra l’altro anche nuovo record della franchigia), quindi dall’ottimo rookie Kiko Alonso, middle linebacker serio candidato fino all’ultimo per il premio di Defensive Rookie of the Year e poi dall’eccezionale safety Jairus Byrd, per loro sfortuna però finito sul mercato dei free agent a seguito della scadenza del contratto. Viceversa l’attacco per tutta la stagione è sembrato essere l’anello debole della squadra allenata da Doug Marrone, soprattutto a causa degli infortuni occorsi al rookie quarterback EJ Manuel, che non è così riuscito a trovare continuità per dimostrare di poter essere quel franchise quarterback che a Buffalo oramai attendono dal ritiro del grande Jim Kelly. L’offseason di Buffalo quindi, ha avuto fondamentalmente due linee guida: da una parte potenziare una difesa che è sembrata essere già molto solida, attraverso innesti mirati e soprattutto trattenendo la stella della secondaria Byrd, dall’altra mettere Manuel nella migliore condizione possibile per dimostrare di poter essere un degno franchise QB, migliorando la qualità della offensive line in pass protection e mettendogli a disposizione un parco ricevitori in grado di supportarlo meglio che nella scorsa stagione, oltre che dare ai running back una migliore run protection, altro anello debole dell’attacco di Buffalo.
La free agency però a dirla tutta, se è vero che non è stata una Caporetto, di certo non ha comunque rappresentato un sensibile passo in avanti per i Bills, che hanno fallito nell’intento di trattenere Byrd, più per la volontà della safety di giocare da subito in una contender a dire il vero, visto che ha rifiutato un’offerta da 30 milioni di dollari per 3 anni propostagli dai Bills, per accasarsi invece per 54 milioni in 6 anni a New Orleans. Whaley inoltre non è riuscito (o meglio non ha ritenuto opportuno visto l’abbondante cap a disposizione di Buffalo) neanche a portare giocatori in grado di alzare il livello della squadra, se si fa eccezione per:
– Mike Williams, wide receiver estremamente fisicato proveniente da Tampa Bay (costato un 6º giro al Draft NFL 2014), un tipo di target di cui lo scacchiere di Buffalo era stato sprovvisto nell’ultima stagione e cui aveva quindi assoluto bisogno
– Corey Graham, cornerback enfant du pays proveniente da Baltimore e firmato a 16 milioni di dollari per 4 anni, che porta la sua esperienza al servizio di una secondaria rimasta a quel punto con i soli Aaron Williams e Stephon Gilmore (atteso nel 2014 alla sua breakout season dopo che l’infortunio nel TC 2013 lo ha limitato nell’ultima stagione) come giocatori di spicco e che dovrebbe vederlo forse proprio sostituto di Byrd nel ruolo di safety, se non schierato nel ruolo di nickel cornerback
– Brandon Spikes, firmato con un annuale da 3,25 milioni di dollari, che porterà la sua esperienza da inside linebacker (accumulata in 4 nei rivali divisionali di New England) nel ruolo di middle (col conseguente spostamento di Kiko Alonso a weak side), rappresentando un importante fit in run defense, nella quale lui eccelle e invece Buffalo era fortemente deficitaria.
Non sono infatti sembrate delle addizioni di qualità quelle della guardia Chris Williams, ex-Rams ingaggiato con un quadriennale da 13,5 milioni di dollari, né quella dell’outside linebacker Keith Rivers, proveniente dai Giants e pagato 5 milioni per due anni. Da ciò è facile comprendere come la squadra allenata da Marrone sia arrivata all’8 maggio sostanzialmente con la necessità di effettuare la medesima tipologia di interventi richiesti all’apertura della free agency, per rafforzare il roster.
Al contrario della free agency però, dove Whaley è sembrato essere piuttosto attendista e mantenere un basso profilo, il Draft dei Bills ha avuto sin da subito un’impronta piuttosto aggressiva, dando il la al valzer delle trade con uno scambio di pick che, per la loro 9ª assoluta ed i loro 1º e 4º giro al Draft 2015 spediti a Cleveland, ha garantito loro la 4ª assoluta con cui sono andati a selezionare quello che era unanimemente considerato il miglior giocatore offensivo di questa edizione del Draft, ovvero Sammy Watkins da Clemson. La voglia dei Bills di andare a prendere il prodotto di Clemson era talmente grande, che stando alle parole del director of player personnel Jim Monos, avrebbero persino trattato con i Texans la 1ª assoluta salvo poi abbandonare il tavolo della trattativa alla chiamata di Ray Farmer, GM dei Browns, con i quali una trade sarebbe stata evidentemente meno sanguinosa. La trade in verità non è costata comunque poco ai Bills, che come detto dovranno rinunciare il prossimo anno ad un primo ed un quarto giro, però se non ci si ferma alle apparenze e si analizza più in fondo ciò che probabilmente potrebbe offrire la classe 2015, impoverita dall’elevato numero di underclassman resisi eleggibili quest’anno, allora ecco che forse potrebbe essere accetabile più del previsto dai fans di Buffalo.
Su Watkins sono stati spesi fiumi di parole e a ragione, perché stiamo parlando di un 3 volte First-team All-American, un playmaker di livello assoluto che non sembra avere concreti punti deboli (lo stesso arresto per possesso di marijuana nel 2012 sembra essere un episodio isolato nella vita dell’ex ricevitore di Clemson, che da quel momento ha smussato il proprio carattere rigando dritto) ma che al contrario ha dalla sua tutte le feature che un allenatore o un tifoso di football vorrebbero nel loro elite receiver: velocità (ha corso alla Combine in 4.43 alla 40 yard dash), mani eccezionalmente educate e ben dimensionate (9 pollici e 5/8), run-after-catch micidiale, ball skill e tracce già di levatura pro, fisico compatto e muscolarmente ben strutturato, ottimo disimpegno nella marcatura da parte dei cornerback avversari con i quali non disdegna affatto il contatto fisico, versatilità che all’occorrenza permette alla squadra di schierarlo anche come slot receiver. Tutto ciò comprovato da 3 anni da titolare con i Tigers, con la cui maglia ha messo su numeri di tutto rispetto (240 ricezioni, per 3.391 yard e 27 touchdown), a garanzia dell’investimento fatto dai Bills. Bills che se ne avranno bisogno, potranno avere in Watkins anche un valido return specialist, anche se chiaramente ci si aspetta da lui più che altro un contributo importante, nel ruolo di ricevitore, per far maturare Manuel. Intanto prima conseguenza dell’arrivo di Watkins il sovraffollamento del parco ricevitori, con l’obbligata trade di Stevie Johnson, volato a San Francisco per un 4º giro condizionale nel 2015 (potrebbe essere fino ad un 3º in base alle prestazioni del ricevitore), pick poi girata il giorno successivo a Philadelphia per il running back Bryce Brown (con la promessa però di avere in cambio un 7º giro nel 2015 qualora il giro sia il 3º invece che il 4º).
Regalata a Manuel quest’altra importantissima freccia per la sua faretra, il secondo obiettivo era quello di pescare un tackle di valore in grado di garantire a C.J Spiller e co. un’adeguata run blocking, che lo scorso anno era fortemente mancata ai ball carrier dei Bills a causa dell’inadeguatezza di Erik Pears. Whaley però, evidentemente sicuro di poter prendere anche qualche turno più in avanti ciò di cui aveva bisogno, ha pensato di metter su una trade down con i Rams dai quali, in cambio della 41ª assoluta, ha ricevuto la 44ª assoluta e la 153ª assoluta (un 5º giro), con cui di fatto è andato abbondantemente a rimettere in pari il bilancio delle pick dopo la perdita del 6º giro girato ai Buccaneers nell’ambito della trade per Mike Williams. Con la scelta numero 44 è quindi andato a selezionare l’offensive tackle da Alabama, Cyrus Kouandjio. Nonostante abbia giocato nel ruolo di left tackle a Bama, Kouandjio sarà verosimilmente impiegato come right tackle, in quanto pur cavandosela in pass protection, soprattutto grazie alle sue notevoli leve misurate alla Combine in 35 pollici e 5/8, da il meglio di sé in run blocking, dove quando ingaggia un avversario poi difficilmente quest’ultimo riesce ad avere la meglio, potendo Kouandjio contare anche su delle mani notevolmente forti. Inconsistenza e soprattutto dubbi sulla salute del suo ginocchio sinistro, al quale era stato operato nel 2011 a seguito di una lesione dell’ACL, hanno invece contribuito a farlo andar via nel secondo giorno nonostante per alcuni fosse anche materiale da fine primo giro. Ancora un po’ raw nella tecnica, qualora poi la sua ridotta velocità (alla combine ha corso in 5.59 la 40 yard dash) dovesse rivelarsi un punto troppo debole anche contro i left End/OLB, allora non sarebbe neanche da escludere un suo spostamento a guardia, ruolo nel quale potrebbe far valere tutta la sua abilità in run blocking, ma sarebbe questa un’ipotesi estrema. D’altro canto a soli 21 anni ha ancora margine di miglioramento (anche se il suo scarso atletismo può essere, relativamente a ciò, penalizzante), il che fa di lui una scelta molto futuribile da parte di Buffalo.
Con il 3º giro in loro possesso i Bills hanno poi scelto Preston Brown, inside linebacker da Louisville. Questa scelta senz’altro convince meno rispetto alle prime due, in quanto i Bills avevano, come già detto, preso in free agency nel ruolo di MLB Spikes, il quale è sostanzialmente un giocatore da primi due down, ottimo contro il gioco di corse ma più deficitario in copertura. Brown è di fatto lo stesso tipo di giocatore, il che se da una parte farebbe propendere per una mossa studiata a tavolino da Whaley per avere un LB pronto-uso per la stagione 2015, quando cioè Spikes, scaduto il contratto annuale, potrebbe anche decidere di accettare altre proposte in free agency, dall’altra costituisce di fatto un’incognita su chi dovrà ricoprire il ruolo di Mike in copertura nei terzi down. Possibile in tali frangenti un ricollocamento di Kiko Alonso nel mezzo? Vedremo. Brown come detto non eccelle nella copertura a zona ed è svantaggiato in quella a uomo dalle proprie limitazioni fisico-atletiche, ha margini di crescita molto limitati non essendo un freak atletico e difetta in accelerazione, fattore che lo limita nei cambi di direzione, ma ha un notevole football IQ, è un comprovato blitzer così come in possesso di un’ottima tecnica da colpitore. Quasi sicuramente oltre che essere il backup di Spikes, avrà molto spazio anche negli special team.
Nel terzo ed ultimo giorno i Bills hanno rivolto lo sguardo agli small college, che tanti defensive back hanno fornito alla NFL in questa edizione del Draft, andando a prendere da Duke il cornerback Ross Cockrell con il loro 4º giro. Il prodotto dell’università situata a Durham, non è uno dei cornerback fisicati che stanno prendendo piede adesso e per questo motivo fa fatica contro tight end e grossi wide receiver, così come la propensione per i tackle non è la sua caratteristica peculiare. Qualche dubbi permane relativamente la sua capacità di tenere il passo dei WR più veloci della lega, visto che ha corso le 40 yard dash alla Combine in 4.56, non un cattivo tempo ma comunque qualche decimo abbondante sotto quanto fatto registrare ad esempio da Patterson, Harvin o Wallace e Hill tanto per rimanere nell’ambito della AFC East. Tuttavia ha notevoli ball skill, riesce a capire in anticipo quali tracce correranno i WR grazie ad una buona intelligenza tattica, ha un’ottima elevazione (36,5 pollici, appena 1,5 in meno rispetto ad esempio a Richard Sherman) che lo ha aiutato nel mettere a segno 8 intercetti nelle ultime due stagioni a Duke. Schierabile anche come outside cornerback, in NFL dovrebbe però avere un futuro scritto come slot anche se, qualora i Bills riuscissero a salvarsi dai continui infortuni che avevano afflitto il reparto lo scorso anno, è più facile che venga inserito più progressivamente negli snap difensivi, giocando invece il maggior numero degli snap negli special team.
Con il 5º giro hanno continuato a puntellare la linea offensiva, aggiungendo al roster Cyril Richardson, offensive guard da Baylor. Il ragazzo, reduce da un’ottima stagione collegiale che lo aveva visto eletto First-team All-American, dopo che aveva giocato un ruolo fondamentale nell’aiutare l’attacco dei Bears a classificarsi primo a livello nazionale in “total offense” (618,8 yard in media a partita) ed in “point per game” (52,4 yard in media a partita), era dato come prospetto da 3º-4º giro quindi rappresenta a conti fatti il primo vero steal dei Bills in questo Draft. Per certi versi è un po’ la controparte nel ruolo di guardia di Kouandjio, in quanto è dotato di lunghe braccia (34 pollici e 5/8, appena un pollice in meno rispetto l’OT proveniente da Alabama) e di un’imponente stazza (6 piedi e 5 per 329 libbre) che lo aiutano ad essere un ottimo e potente run blocker. Efficace anche come interior pass blocker, ha dalla sua delle mani potenti che ben utilizza per agganciare i defensive tackle avversari ed aprire varchi per i running back. Come Kouandjio però ha un limitato atletismo che si traduce nel suo caso in un’agilità laterale che lascia molto a desiderare e che pertanto gli preclude eventuali impieghi come offensive tackle, ruolo pure ricoperto nel trascorso a Baylor. Ciò che ha contribuito al crollo vertiginoso delle sue azioni in ottica Draft (a fine 2013 era visto da alcuni mock persino come prospetto da primo giro) è stata probabilmente la pessima prestazione al Senior Bowl (nel quale il defensive tackle Aaron Donald ha letteralmente fatto quello che voleva nella zona di competenza di Richardson) che ha posto su di lui un grosso interrogativo circa l’opposizione che è in grado di fornire contro gli speed rusher. Ciò detto rappresenta comunque un complemento solido per l’offensive line di Buffalo, dotato già di abbastanza esperienza e partite nelle gambe per essere potenzialmente starter sin dalla week 1, ma l’investimento fatto in free agency su Chris Williams delinea come scenario più probabile il lancio di quest’ultimo come left guard titolare ad inizio stagione, con Richardson pronto a subentrare nelle successive partite qualora l’ex-Rams dovesse risultare non adeguato al compito.
Con il primo dei 7mi giri in loro possesso (221ª assoluta), sono andati poi ad aggiungere un altro giocatore in grado di dare profondità al reparto linebacker, ovvero Randell Johnson da Florida Atlantic. Il ragazzo, un OLB, dovrebbe verosimilmente giocarsi un posto assieme a tutti quei linebacker che non hanno la certezza di far parte dei 53 che supereranno il final cut di settembre, fondamentalmente perché è un giocatore ancora tutto da costruire che ha nel suo atletismo il motivo principale che ha spinto Buffalo a selezionarlo. Il suo ruolo all’interno della 4-3 dei Bills dovrebbe essere quello di strongside linebacker, anche perché pur avendo fatto intravedere sprazzi di pass rush è ben lungi dall’essere un defensive end da linea a 4. Forse potrebbe anche trovare posto nei sub package come linebacker di copertura, ruolo nel quale abbiamo visto che Buffalo ha problemi di personale, ma di acqua ne dovrà passare sotto i ponti perché come detto per ora al di là delle prestazioni fisiche Johnson ha molto lavoro da fare a livello di tecnica. Più realisticamente, qualora dovesse rientrare nei 53, è più facile che inizialmente trovi impiego negli special team.
Con la loro settima ed ultima pick (un 7º giro, 237ª assoluta) i Bills sono andati invece a mettere a segno quella che forse può essere considerata la loro scelta più intrigante, certamente uno dei “boom or bust” di questo Draft: l’offensive tackle Seantrel Henderson in uscita dall’Università di Miami. Il ragazzo originario di Saint Paul in Minnesota, già ai tempi dell’high school era considerato uno dei talenti più puri del panorama nazionale, tanto da essere addirittura definito da uno scout come “un incrocio tra Jonathan Ogden ed Orlando Pace”, due dei migliori interpreti del ruolo dell’ultimo decennio (già Hall of Famer il primo, non dovrebbe tardare ad esserlo anche il secondo). All’Università di Miami però, per tutta una serie di circostanze (un infortunio, una concussion dovuta ad un incidente automobilistico, tre sospensioni per uso di marijuana ed anche una scarsa attitudine al mestiere) non è riuscito mai a dare l’impressione di essere quel fenomeno che era stato sino all’uscita dall’high school, nonostante che comunque, quando sano e presente con la testa, abbia fatto intravedere sprazzi di quella dominanza, garantita da un atletismo eccezionale ( alla combine ha corso in 5.04, persino meglio di Jake Matthews che pesa 26 libbre in meno di lui…) per un mammuth della sua stazza (6 piedi e 7 per 331 libbre), che uno normalmente si aspetterebbe da lui. Di base Henderson sarebbe un left tackle naturale, ma i suddetti problemi hanno portato Miami a schierarlo in questi anni sempre a destra della offensive line, e sempre in questo ruolo viene visto in NFL. Fisicamente, come già detto, un gioiello per il ruolo di tackle (ha un braccio che misura 34 pollici e 5⁄8 e una mano 10 pollici e 1⁄2, in assoluto le migliori misure se confrontate con quelle degli elite tackle di questa edizione del Draft), Henderson ha una rapidità laterale più che adeguata per respingere anche i più veloci pass rusher, è efficiente sui second level blocks ed è in grado di essere efficace anche in run blocking dove riesce a far valere la sua forza. Tuttavia, principale conseguenza del poco lavoro svolto a Miami, ha una tecnica molto grezza, è inconsistente e nell’arco di un’intera partita spesso le sue prestazioni tendono a calare. Se a ciò aggiungiamo l’immaturità messa in mostra sino ad oggi (anche alla Combine è risultato positivo alla marijuana), si capisce bene come uno che secondo molti ha persino più upside di Greg Robinson, OT selezionato con la 2ª scelta assoluta dai Rams, poi alla fine sia scivolato così in basso nel Draft.
La scelta dei Bills comunque è stata un’ottima scommessa, perché ad un costo tutto sommato irrisorio con un bel po’ di fortuna rischia di ritrovarsi per le mani un tackle su cui poter costruire le proprie fortune future. Sta ora a Henderson dare seguito e veridicità alle belle parole pronunciate alla vigilia del Senior Bowl (“voglio che le squadre sappiano che le sospensioni al college erano frutto di positività alla marijuana, ma voglio anche che sappiano che sono pronto a voltar pagina e lasciarmi questi capitoli bui della mia vita alle spalle”), di certo c’è che avrà molto da lavorare e difficilmente (per non dire sicuramente) in questo primo anno lo si vedrà in campo, perché deve svolgere a fondo quel lavoro di tecnica che gli è mancato al college, poi si faranno le opportune valutazioni. Anche perché se dovesse nel frattempo essere divenuto un complemento solido tanto di testa quanto di tecnica, con Kouandjio che salvo ricadute fisiche dovrebbe essere il tackle destro di riferimento per molte stagioni, beh allora ecco che vedere Henderson tornare in quello che sulla carta è il suo habitat naturale, il blind side, non sarebbe un’ipotesi remota. Nel frattempo, il suo primo obiettivo deve essere quello di non commettere leggerezze di cui ha già dato prova in passato e lavorare duro per non deludere le aspettative della squadra, anche perché Whaley è già stato molto chiaro e sintetico a tal proposito: “Gli abbiamo parlato. Ha una sola opportunità”.
Dunque un Draft molto variegato quello dei Bills, che da una parte si aggiudicano uno dei giocatori di questa edizione dal rendimento più sicuro in ottica NFL (per quanto la possibilità di bust vada messa in conto per qualunque prospetto proveniente dal football college), chiaramente Watkins, dall’altra tre offensive lineman dal rendimento più incerto per differenti motivi, Kouandjio e Richardson da una parte e Henderson dall’altra che, oltre a confermare in maniera definitiva la predilezione di Marrone (OL coach fino al suo primo incarico da head coach a Syracuse) per gli enormi uomini di linea (quest’anno Buffalo potrebbe ergere una vera e propria muraglia dinanzi le difese avversarie, con il centro Eric Wood a rappresentare il mattone più “piccolo”, un blocco da 6 piedi e 4 per 310 libbre, della starting line…), potrebbero rivelarsi anche degli steal capaci di proteggere l’attacco dei rosso-blu reale per i prossimi 10 anni. In mezzo c’è poi spazio per una serie di elementi che dovranno nelle intenzioni di front office farsi trovare pronti se necessario, ma principalmente studiare oggi per mettere in pratica domani.
Forse andava preso un defensive end per dare profondità alla defensive line, dove oltre Mario Williams c’è ben poco soprattutto come pass rusher, visto che anche l’altro titolare, Alan Branch, è piuttosto deficitario sotto quest’aspetto. Non è da escludere comunque che qualcosa verrà fatto prima della chiusura della free agency, anche perché i Bills hanno spazio salariale a sufficienza per ingaggiare un veterano, fermo restando che di top DE liberi sul mercato oramai non ce n’è più l’ombra per quest’anno. Secondo alcuni andava presa anche una safety, ma non essendo particolarmente profonda la classe, ed avendo i Bills necessità più urgenti nei primi giri, forse è stato giusto rimandare l’ingaggio al prossimo anno, quando si avranno anche le idee più chiare circa la suddetta eventuale adattabilità di Graham al ruolo. Come già spiegato, non convince appieno neanche la scelta di Brown, ma va detto che i migliori inside linebacker abili anche in copertura erano già stati presi precedentemente e l’altro ottimo MLB presente a quel punto nel board, l’undersized Chris Borland preso qualche chiamata dopo dai 49ers, non ha a sua volta nella pass coverage il fiore all’occhiello.
Per questi motivi, se è solitamente difficile esprimere un giudizio sui Draft delle squadre, lo è ancor di più per il Draft dei Bills, che fatta eccezione per Watkins difficilmente vedrà altre scelte dare un fondamentale apporto alla causa nell’immediato. Una cosa però la si può senz’altro dire: questo Draft ha chiaramente dimostrato che Buffalo ora può ricominciare la sua rincorsa ad un posto (per ora) nei tanto agognati playoff sotto la guida di un general manager capace tanto di muoversi con disinvoltura all’interno del board, quanto di dare una scossa al piattume delle scorse stagioni sia con scelte coraggiose come la trade up per Watkins sia con scelte rischiose come ad esempio per Henderson, ma soprattutto capace di dare l’impressione di aver un progetto ben delineato in testa. Forse quel che era mancato più di ogni altra cosa negli ultimi anni e ciò che i tifosi dei Bills hanno apprezzato di più. Difficile dire se riusciranno a strappare un posto tra le squadre ancora protagonisti a gennaio (New England sembra ancora nettamente strafavorita e nel complesso il livello dell’AFC è salito), ma l’impressione è che comunque la squadra sia uscita rinforzata da questa offseason, nonostante l’importante addio di Byrd, soprattutto in attacco dove c’erano gli interventi più urgenti da fare. Ora sta a Manuel caricarsi la squadra sulle spalle e metterci quel qualcosa che ancora manca.