Il figliol prodigo può aspettare?
Nei giorni scorsi, ha tenuto banco dalle parti di Green Bay una polemica sulla cerimonia di ritiro della maglia numero #4, quella indossata da Brett Favre che, secondo il presidente Mark Murphy, dovrebbe essere programmata in futuro e non ora, per evitare fischi all’ex giocatore, la cui carriera in green&gold è stata sicuramente luminosa, ma che è finita con diverse polemiche compresa la “macchia” dell’andare a giocare a Minneapolis.
Favre, che ha passato sedici anni in Wisconsin e contribuendo al ritorno all’anello dopo quasi trent’anni, ha detto ad ESPN 1000 a Chicago che qualsiasi tipo di ostilità da parte dei tifosi del Lambeau Field non sarà un ostacolo al suo ritorno ai Green Bay Packers.
“Ho sentito dire che era una mia preoccupazione [i fischi n.d.r.], e io sono qui per dirvi che non lo è. Non sono preoccupato per questo. Sono ben consapevole che non si può accontentare tutti. Non tutti possono pensarla alla stessa vostra maniera, e sapete una cosa? Così sia. tuttavia penso che i 16 anni trascorsi a Green Bay parlano da sé. Certo, avete ragione: ho giocato con altre squadre, ma io sarò ricordato come un Packer. Mi sento tale. Penso che i veri Packer, che sono migliaia là fuori, la pensino allo stesso modo. Non sono il primo giocatore ad aver poi giocato per altre squadre o rivali”
Questo il commento di Favre dopo che il presidente del team Mark Murphy aveva ventilato l’ipotesi che la cerimonia di ritiro della jersey di Favre potesse essere posticipata per evitare la reazione risentita della folla. Murphy aveva dichiarato:
“Questo è un problema. Lui non lo vuole, e nemmeno noi. Non vorrebbe tornare indietro per essere fischiato. E non è possibile controllare 80.750 persone… [ma] credo davvero che col passare del tempo, ogni anno che passa, sia meno probabile che venga fischiato, ma attualmente questo è un problema”
Murphy non si è nascosto, riferendosi chiaramente alla volubilità dei tifosi, specialmente riguardo alle scelte dei giocatori dopo il periodo passato con la propria squadra. Favre è senza dubbio una leggenda per i Packers, ma i suoi due anni con i Minnesota Vikings suonano sacrileghi come un omicidio in cattedrale tra i fedeli di Green Bay.
Tuttavia, se mai LeBron James ci ha insegnato qualcosa, è che molti sono ben disposti a riabbracciare le stelle del passato, prima o poi: il tempo guarisce quasi tutte le ferite.
E, se mi è permesso, Favre ed i Packers ebbero una partnership estremamente proficua, nemmeno paragonabile a quella tra James e Cleveland: nei suoi 16 anni con la squadra, il #4 ha vinto tre Associated Press MVP Awards di fila (1995-1997) ed ha fatto segnare record che lo hanno portato ad essere visto come uno dei migliori quarterback di tutti i tempi. I Packers sono giunti al Super Bowl per due anni di seguito nel 1996 e nel 1997, battendo i New England Patriots per vincere il Super Bowl XXXI. Se proprio si vuole essere pignoli, ad una stella del genere, in una squadra come fu quella GB, manca almeno un secondo anello.
Certo, fu particolarmente fastidioso vedere file di camion delle emittenti televisive accampati nel suo vialetto di casa e nella strada adiacente, in attesa di cogliere qualche suo segnale mentre oscillava tra pensione e “rientro”, e fu una pugnalata vederlo andare, tra altre trentuno franchige, proprio nell’odiata Minnesota. Tuttavia questo non cambia quello che Favre ha fatto per Green Bay nel corso della sua illustre carriera. E’ senza dubbio, uno dei migliori giocatori nella storia della NFL e merita di essere onorato in modo appropriato.
Ma se ci si può permettere di esprimere una considerazione personale, stiamo parlando non di una cerimonia “oggettiva” come l’inserimento in una Hall of Fame della NFL, ma di una cerimonia che lega indissolubilmente il nome di un giocatore a quello di una franchigia, e che presuppone che l’uomo in questione sia immediatamente e positivamente associato alla franchigia. E’ più che normale che questa cerimonia questa voglia essere la più condivisa possibile, ed è più che normale che, per prudenza, sia spostata avanti nel tempo. In fondo Favre non ha 90 anni, sarà in formissima anche nel 2015, e ci sarà qualche tifoso in più disposto a chiudere un occhio sul suo essersi presentato in campo con la #4 viola e gialla.