NFL Week #2: New York Jets @ Green Bay Packers recap

Rimanere svegli per guardare il football è “stancante” ma ragionevole. Rimanere svegli dopo aver guardato il football è sintomo che qualcosa non funziona, a meno che uno non abbia vinto il Super Bowl.

Ma non è certo il caso di Green Bay.

Ieri notte a Green Bay sono saliti i New York Jets, squadra modesta, in mano ad un QB umorale capace di ottime giocate ma anche di vaccate clamorose. Dall’altro lato della palla una squadra che vuole vincere la division e vuole fare bella figura ai playoff, e vuole scaricare la rabbia della sconfitta con Seattle alla prima giornata.

Risultato? Dopo poco più di sei minuti sta 14-0 per i Jets: fumble perso e corsa di Geno Smith, poi 3&out e due lanci di Smith su  Jeremy Kerley ed Eric Decker con il secondo che vale la segnatura.

L’attacco verdeoro fatica pazzescamente e segna solo su field goal, mentre i Jets imbastiscono un bel drive metodico e segnano con una corsa nel mucchi di Chris Ivory, 21-3. I ragazzi di Rex Ryan aprono varchi sulla linea quando e come vogliono, facendo sempre fruttare le corse e creando situazioni da incubo per i LB di casa. Sale la rabbia, perché prendere un TD ci può stare, prenderne due ok si sopporta, ma prenderne tre senza opporre la benché minima resistenza inizia a dare sui nervi, il Lambeau è silenzioso, ammutolito da una squadra che ha lasciato il cervello e la grinta in locker room.

Il drive successivo di Green Bay che si sviluppa a metà secondo periodo è emblematico: i Packers conquistano due primi down per penalità dei Jets ed uno per una magia di scramble di Rodgers. Alle tre yard, Mike McCarty, sotto 21-3 (e ripeto: sotto 21-3) decide il field goal piuttosto che provare il quarto down, che, male che vada, avrebbe costretto NYJ ad iniziare il drive praticamente dentro la sua redzone. 21-6 e cinque minuti abbondanti all’HT. La difesa di Green Bay da segni di ripresa costringendo i Jets al punt per un 3&out ma l’attacco continua a latitare, Mason Crosby è costretto ad un tentativo dalle 55 che in baia non è mai facile, ma il calcio riesce ed i Jets vedono assottigliarsi il vantaggio a 12 punti.

Qui McCarthy è letteralmente baciato dalla fortuna: Green Bay tenta un goffo onside kick, prontamente recuperato da New York sulle 48, la ghiotta opportunità di mettere almeno due possessi di vantaggio viene sprecata orrendamente da Geno Smith che spedisce la palla su Tramon Williams.

Ma, soprattutto, qui i Jets perdono la gara: Green Bay compie un drive miracoloso, visti i 28 minuti appena trascorsi in assoluta assenza di funzioni vitali: 97 yard in un minuto e 44, TD e gara sul 21-16.

Nella ripresa, la pressione della difesa dei Packers sale, ma sono i Jets a precludersi il gioco di passaggio, logorando Ivory e Chris Johnson in continue corse. Green Bay finalmente mescola corse e passaggi con criterio, il rookie Adams porta i Packers sulla linea della yarda e due lanci su Randall Cobb regalano segnatura e conversione da 2 per il 24-21.

Il gioco di contenimento dei Jets non funziona ora che sono sotto, ma Smith non prova a stuzzicare una secondaria di casa apparsa sempre in ambasce ogni volta che è stata chiamata a difendere. Il FG del pareggio è l’ultimo sussulto di una preda che si consegna al lupo, che però non riesce ad infierire dopo l’eccezionale TD di Jordy Nelson da 80 yard per il 31-24, che con qualche apprensione, come il TD annullato ai Jets per la chiamata di timeout prina del lancio, rimane sino alla fine.

New York ha meritato di perdere essenzialmente perchè non ha saputo mettersi alle spalle l’intercetto di Williams ai danni di Smith, che ha cancellato il passaggio profondo dal playbook dei Jets o, quando era previsto, ha evidenziato un grande tentennamento del giovane QB nel mollare la palla. A parziale giustificazione va detto che almeno due drive di Green Bay sono stati mortiferi e non dev’essere facile replicare a certe stilettate. I segnali positivi sono venuti da una OL sostanziosissima e da un running game eccellente nella prima parte di gara ma che alla lunga ha logorato Ivory e Johnson e tutti i run blocker.

E’ inutile ripeterlo, ma lo facciamo lo stesso: i Packers sono una gran squadra a livello di talento, ma sono motivati in maniera orrenda. Tralasciando il playbook scontato, reso accettabile solo dal talento di un quarterback che da altre parti, tipo San Francisco, avrebbe già vinto tre anelli, è il mordente che manca. Consegnare 28 minuti ai Jets ha significato una gara da 21-9, recuperabile, ma ci si riuscirà sempre? Sinceramente, ne ho le tasche piene di una squadra costretta a trovare motivazioni solo nell’orgoglio personale e nelle situazioni di emergenza sportiva. Un grande coach si vede nel momento in cui trova stimoli per una gara che per molti, aveva un risultato scontato.
Ora ci si chiede cosa deve succedere in Wisconsin affinchè si sterzi dalla pericolosa strada imboccata, ma mi pare evidente che il fattore mentale è un forte sintomo dell’esaurirsi di un ciclo a livello di coaching staff.