Chele di granchio
Nelle sale da té, tra una fetta di pie e una partita a burraco, ci si domanda come mai il football sia diventato uno sport dove ci sono così tanti ragazzi violenti.
Bisognerebbe ridere, invece si è costretti a fare buon viso ed intavolare infinite discussioni sul perchè e il percome ci sono a piede libero personaggi come Peterson e Rice e come, ommioddio, è potuto accadere che abbiano insozzato i terreni di giuoco di una lega così rispettabile come la NFL per così tanto tempo.
Negli Stati Uniti, secondo una statistica del Dipartimento di Giustizia, ogni giorno tre donne e un uomo sono uccisi dal proprio partner (circa l’85 per cento delle vittime di violenze domestiche sono donne). Tra il 2000 e il 2006 le violenze domestiche hanno causato 10 mila e 600 morti, i soldati statunitensi morti in battaglia nello stesso periodo, sono stati 3.200.
Allora, di cosa stiamo parlando? Di qualcosa che tutti i giorni succede sotto i nostri occhi e che non si capisce perchè, statisticamente, non dovrebbe coinvolgere anche dei giocatori di football.
Forse sarà perchè c’è l’idea che Goodell sta cercando in tutti i modi di rendere la NFL un posto pulito, con attenzione all’abuso di sostanze, ai contatti pericolosi in campo, con la giornata dei padri eccetera. Come se in NFL ora entrassero solo persone selezionate, mentalmente stabili, forbite, magari un po’ troppo tatuate ma intelligenti nella vita almeno quanto brillanti sul campo.
La fava.
Un dato, per dirne uno: EA Sports NCAA Football ha venduto in media due milioni di pezzi all’anno.
Significa che a partire dal college, ma prima ancora dalle scuole superiori, girano attorno a questi ragazzi, un fracco di soldi. Ed il denaro, essendo profano, profana tutto quello che tocca, anche il vecchio caro concetto di studente-atleta.
Ricordo brevemente come funziona la vita di un ragazzo dalla HS ai pro: i recruiter ti corrono dietro offrendoti vetture in usufrutto, lauti pasti, appartamenti pagati, extra pagati, contanti che passano di mano in maniera vorticosa. Un buon esempio può essere quell’illustre del padre di Cam Newton, per dare un’idea di cosa può succedere quando si fa ora di scegliere il college.
Le medie scolastiche… Beh, cerchiamo di essere ottimisti, ma nemmeno idioti: chi alla Combine NFL fa 4-5-6 al test di Wonderlic, difficilmente ha perso brillantezza mentale nei quattro anni di università.
Proprio all’università in un numero abnorme di atenei, i ragazzi non vengono più scelti per le scolarship attraverso un processo di selezione morale e di competenze. Conta come giochi, per le scolarship legate al football, di conseguenza puoi essere anche un molestatore di vecchiette, che poco importa, una volta entrato, l’unica cosa che devi fare è non metterti nei casini nel posto sbagliato e giocare bene a football. Un buon esempio ve lo può dare la vicenda umana di un cervello di gallina come Dorial Green-Beckham, scaricato per disperazione da Missouri e prontamente reclutato con faccia di bronzo ad Oklahoma.
In buona sostanza, si parla di ragazzi che con lo studio non hanno nulla a che fare, che persino in college tutto sommato prestigiosi come Notre Dame, vengono aiutati a taroccare i test pur di mantenere la scolarship nello stretto tempo necessario a fare il bene del dipartimento sportivo. Qui non entrerò nei dettagli di pratiche scorrette come l’over-recruiting, i finti infortuni e l’uso improprio delle redshirt e greyshirt. Farò finta che tutto vada bene.
A questo punto entra in gioco la balordaggine dell’accoppiata NCAA-NFL: se le qualità di gioco lo permettono, i ragazzi possono dichiararsi dopo due anni di college.
Ora viene da domandarsi: ma che studente-atleta sei se dopo due anni vuoi andare a giocare professionista, con tutte le incognite del caso, e lasci a metà il tuo privilegio di studiare gratis nei migliori atenei della nazione?
La risposta è semplice: la parola “studente” è fittizia, e la NCAA e la NFL in questi casi non si nascondono nemmeno dietro a lauree a dir poco comiche (Peterson per dire è laureato in filosofia, ce lo vedi?) ma mettono nero su bianco, tollerando il Draft degli underclassment, che a loro delle carriere di studio non gliene frega un beato.
Cosa succede quindi? Una selezione per un gioco iperaggressivo, nel suo percorso da HS a pro, non ha mai tenuto in considerazione qualità morali, tollerando comportamenti in altri casi inaccettabili (chiedetevi quanti studenti che taroccano un test poi tornano nella stessa università con una borsa di studio) e limitandosi ad arginare le situazioni più gravi con allegri buffetti sulla guancia. I due QB delle due squadre arrivate al National Championship Game, Marshall e Winston, sono stati beccati uno a fumarsi i cannoni e l’altro a rubare chele di granchio da un negozio. Risultato? Pochi minuti di partita dalla sideline. Kenny Hill, il nuovo fenomeno di Texas A&M, è stato arrestato in offseason perchè completamente ubriaco fuori da un pub. Risultato? Titolare fisso e titoloni sui media.
Come pensate possano arrivare questi ragazzi in NFL quando al college sono stati semidei a cui vengono perdonate praticamente tutte? La loro istruzione continua ad essere claudicante, la disciplina rimane coltivata dentro il rettangolo di gioco, hanno il football e basta, anzi, mi correggo, hanno il football, un pacco di soldi e basta. Vi aspettate che siano in media meno misogini, meno violenti e più riflessivi della media nazionale?
Inutile dire che una lega vigliaccamente bacchettona a posteriori dovrebbe fare molto di più a priori.
Altrimenti sarebbe più onesto dire “questa è la nostra carne da cannone, finchè ce n’è la usiamo, e quello che succede fuori dal campo, non è affar nostro, tutt’al più è colpa anche nostra”.
Idolo. xD