NFL Week #6: Detroit Lions @ Minnesota Vikings recap

Siamo solo alla sesta giornata e Detroit @ Minnesota era per certi versi già una partita da dentro o fuori per le due sfigate della division, soprattutto per i padroni di casa, che dovevano evitare di incassare una L contro i rivali divisionali e che non potevano rischiare di perdere ulteriore terreno, da una Green Bay che in un modo o nell’altro riesce sempre ad stare un passo avanti a tutte le altre contendenti della NFC North, dopo le rispettive concenti sconfitte fatte registrare nella week 5.

Il primo tempo si apre con un TD pass di Stafford per Riddick, che in poco meno di 4 minuti riesce a capitalizzare il primo possesso della partita per Detroit: sarà questa l’unica marcatura del primo tempo, nel quale al di là dei ben 3 intercetti lanciati da Bridgewater saranno gli special team a salire in cattedra e chiudere i rispettivi drive. Il primo intercetto in maglia purple & gold di Bridgewater arriva già nel primo drive dei Vikings: giunto in prossimità delle 15 yard di Detroit, il rookie QB effettua un passaggio bruttissimo in una zona coperta da Patterson ma comunque fuori portata per il prodotto di Tennessee, quando oramai i tifosi di casa già pregustavano il gusto dolce del primo TD pass dell’ex QB dei Louisville Cardinals. Difficile dire quanto a livello psicologico l’episodio possa aver influito su Bridgewater, fatto sta che curiosamente questo sarà l’avanzamento maggiore che Minnesota raggiungerà nell’arco dell’intera partita. Da quel momento in poi si conterà un punt a testa per le due formazioni prima del tentativo da 50 yard sbagliato da Matt Prater. Distanza impegnativa per giunta col vento laterale poi per carità, ma i Lions sembrano quasi oggetto di una macumba da parte di qualcuno quando si tratta di usare il piede per mettere punti sul tabellone.. La partita comunque va avanti e si addormenta sotto l’effetto di ben 8 punt consecutivi (4 per parte) che evidenziano le difficoltà dei rispettivi attacchi delle due squadre, di andare a touchdown. Proprio quando la partita sembra indirizzato verso un 7-0 parziale in favore degli ospiti, ecco però che arriva a 49 secondi dal termine della prima metà di gioco il secondo intercetto della partita, sul quale però Bridgewater stavolta ha colpe prossime allo zero visto che è il RB Matt Asiata a deviare l’ovale nelle mani del LB Tahir Whitehead con un drop pesantissimo. Minnesota era a quel punto sulle proprie 48 yard e la sua difesa nel drive seguente non riesce a far meglio che costringere Detroit al field goal: tentativo ancora una volta proibitivo (52 yard) ma stavolta Prater non sbaglia e le due squadre vanno così a riposo sul 10-0 parziale.

Pronti via ed il secondo tempo si apre subito col terzo intercetto di giornata subito da Bridgewater, ancora una volta messo a segno da Whitehead. La dinamica dell’azione è per la terza volta differente: Teddy riceve la palla dal centro e tenta il passaggio corto verso Patterson non accorgendosi però della pessima pass protection della linea che permette al DE Devin Taylor di saltare indisturbato e deflettare l’ovale nelle mani del collega di reparto. Ancora una volta nel possesso successivo all’intercetto, Detroit non riesce a far meglio che ripiegare su un tentativo di trasformazione del field goal, ma stavolta come nei peggiori incubi si ripresenta il fantasma dell’errore su calcio, questa volta per giunta da una distanza un po’ più accessibile (44 yard). Dopo un altro punt di Minnesota arriva poi il secondo touchdown di giornata a firma del RB Joique Bell, il quale con una corsa da 1 yard riesce a coronare con successo un drive durato circa 8 minuti. Il resto dell’incontro è invece ancora una volta una fiera di punt (a fine partita saranno ben 14, 7 per parte per oltre 540 yard complessive, i punt calciati da Detroit e Minnesota) fatta eccezione per il tentativo di field goal da 40 yard realizzato da Blair Walsh, che ai fini statistici non fa altro che evitare l’onta del cappotto per i padroni di casa.

Insomma, Detroit @ Minnesota è stata una partita che inevitabilmente fa emergere tanti punti di domanda sulla squadra di Zimmer, la cui linea offensiva (con 4/5 dei giocatori che aiutarono Peterson nel 2012 a conquistare il titolo di MVP!) nelle ultime due partite ha regalato a Green Bay e Detroit qualcosa come 14 sack, ed il cui rookie QB non ha reso come ci si aspettava (ma l’apporto di cui sopra della OL ha avuto il suo peso non indifferente) mettendo a referto 3 intercetti a fronte del primo TD pass che ancora stenta ad arrivare dopo 3 partite. Certo, è pur sempre la terza partita in NFL di un ragazzo il cui supporting cast è per giunta privo di due pedine fondamentali quali Peterson e Rudolph senza ricordare i numerosi drop sanguinosi del parco ricevitori, però è inevitabile dire che ci si aspettavano più attributi da quello che si spera possa essere il franchise QB che da tanto si aspetta in Minnesota. Spazio per recuperare terreno c’è, visto che ora, prima del bye, arriva un trittico di squadre con diversi problemi come Buffalo, Tampa e Washington, ma serve un inevitabile cambio di rotta della squadra, a partire dalla OL che deve inevitabilmente dare più protezione e tempo di rilascio al proprio QB.

Detroit invece dal canto suo, se può essere soddisfatta per essere rimasta in testa alla division e per aver messo a segno il secondo successo su due incontri nell’economia degli scontri divisionali (che a fine stagione regolare può sempre avere un peso più o meno determinante nell’accesso alla post season), non può di certo esserlo per il modo in cui tale vittoria è maturata. Certo, mancavano due elementi fondamentali nell’ambito della manovra offensiva come Megatron Johnson e Reggie Bush, però a fronte di una difesa elite e di assoluto valore l’attacco diretto da Stafford ha fatto non poca fatica a mettere punti sul tabellone. Inoltre anche per Detroit la linea offensiva è forse in questo momento l’anello più debole della catena (4 sack subiti dalla difesa di Minnie, senza contare i 6 subiti la settimana precedente dall’eccezionale difesa di Buffalo) e se si vogliono fare progressi nelle prossime partite, bisognerà inevitabilmente aiutare Stafford con una più efficiente pass protection. I Saints visti all’opera in questo inizio di stagione ed i Falcons prima del bye sono obiettivi tutt’altro che irresistibili per la squadra diretta da Caldwell, però le due formazioni della NFC South hanno attacchi pur sempre più performanti di quello di Minnesota e pertanto nei prossimi due incontri non basteranno Suh & co. per portare a casa la W, ma anche Stafford verosimilmente sarà chiamato in causa per dare il suo contributo. Tutto ciò ovviamente per tacere del fatto che l’apporto del kicker (stavolta l’esperto Matt Prater) è stato ancora una volta tutt’altro che sufficiente (1/3 i FG trasformati) e che pertanto quantomai attesi miglioramenti dovranno arrivare categoricamente anche da questo fronte.

 

– Teddy B. –